How many Alice must die?



Warning: this article is available in English language only by automatic translation (Google Translate).
Press the button below to translate. Please, note that automatic translation is far to be perfect.

Il caso di Massimo Rossetti non è un caso isolato. Sono decine di migliaia i padri che, inutilmente, ogni anno, denunciano l’impossibilità persino di vederli, i propri figli, spesso preoccupati di comportamenti non adeguati da parte della madre e, ancor più spesso, del convivente o di occasionali "amici". Le Procure sistematicamente ignorano e archiviano queste denunce. Almeno finché qualcuno non è costretto a portare in ospedale bambini inspiegabilmente caduti per le scale, pieni di lividi o in condizioni di grave denutrimento. Ma neanche di questo si parla, di solito: non è sufficiente, non abbastanza per i media. Solo la morte riesce a portare questi casi sui giornali o in televisione. Eppure, senza arrivare, non dico all’omicidio, come nel caso di Alice, ma neppure alle violenze, già solo quello che si chiama mobbing familiare viene del tutto ignorato dai media e soprattutto dai tribunali e dall’assistenza sociale, che spesso fa più danni che aiutare. Molti neanche sanno che esiste.

Le associazioni di genitori separati denunciano da anni una situazione sociale inaccettabile sul piano civile, ma i giornali parlano di questi problemi solo con sedicenti "esperti", per lo più professionisti che hanno tutto l’interesse affinché il conflitto continui a sostenere un giro d’affari arrivato a oltre due miliardi di euro l’anno.

Altro che sciopero degli avvocati! Nessuno scende per strada per i nostri bambini: né i sindacati, né i partiti, né tanto meno giudici ed avvocati. Nessuno dice che così non si può più andare avanti. Chi lo fa, al massimo, trova posto in qualche forum in rete o in un trafiletto di un giornale locale. Ma un’inchiesta seria, che dia trasparenza a una situazione che da anni pochi hanno il coraggio di denunciare, è ancora al di là dal venire.

Quante Alice dovranno morire prima che si affronti seriamente il problema? Un solo esempio, su tutti: in questi giorni, nella maggior parte degli articoli dedicati alla bambina, quasi nessuno ha parlato del vero padre, di Massimo Rossetti, e solo in seguito qualcuno ha incominciato a raccontare delle sue denunce e di come questo omicidio efferato poteva essere evitato. In fondo è solo un padre, che conta? I padri non sono madri: loro, non soffrono.

Comments (1) to «How many Alice must die?»

  1. fraleric says:

    Signore, signori, scusate se, come si dice in gergo, entro a gamba tesa nel vostro bellissimo forum, mi presento: sono Rita, da Terni, e sono qui per farvi un invito, un invito che a mamme attente come voi non può sfuggire: quasi un anno fa il nostro paese, il nostro bel paese, veniva segnato da una fra le più brutte vicende degli ultimi dieci anni almeno, il rapimento e l’omicidio del piccolo Tommaso Onofri: a distanza di un anno la famiglia pian pianino sta raccogliendo i cocci, per quanto ciò possa essere possibile dopo una tragedia simile,e, supportata da tante e tante persone, mamme e papà come me, come voi, profondamente colpite (anche se forse sarebbe più corretto dire straziate) da quanto successo, ha deciso di far sentire la propria voce, la voce delle vittime : nel sito http://www.tommynelcuore.it, all’interno del forum, troverete una sezione denominata “Proposta di legge per il contenimento del crimine violento”: venite a leggere e soprattutto a discutere con noi sull’opportunità e la necessità di cambiare questo nostro sistema che troppo spesso tutela Caino dimenticandosi di Abele, e ignora il valore della vita di bimbi innocenti.

    Spero con tutto il mio cuore di mamma di tre bimbi di leggervi numerosi, perchè quello che è successo al piccolo Tommy , a Youssef (quanti altri ancora?) non debba accadere MAI PIU’.

    Un abbraccio a tutte.

    Oggetto: IERI, IN VIA DEL TRAGLIONE…..

    Ieri mattina eravamo lì, io , Cate, Vit, Pippi con i suoi palloncini, e , chi prima, chi dopo, anche gli altri ragazzi del forum, in un peregrinare silenzioso, in QUEL POSTO LI’….quel fazzoletto di terra visto tante volte in TV, pensato e immaginato nei miei momenti più tristi ….

    C’erano i bimbi di Barbara che giocavano e ridevano alla vista dei pupazzetti lasciati vicino al nostro abete, quello addobbato per Natale, ieri però spoglio e triste, orfano pure delle ranocchiette luminose rubate dai soliti ignoti nei giorni scorsi…

    Sentivo i bimbi ridere e non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel paletto, piantato lì e ancora avvolto dal nastro della polizia scientifica, e pensavo al mio bimbo che lì sotto è rimasto per un mese intero e a cosa poteva aver fatto per aver meritato uno scempio tale…

    Non mi è arrivato l’eco delle sue risate in mezzo a quelle degli altri bimbi, per quanto mi sforzassi, non sono riuscita a sentirlo….

    Solo non dimenticherò mai più quel pugno di terra, lievemente imbiancato, col suo freddo paletto di legno infilato ….

    Quel paletto ora è virtualmente affondato nel mio cuore, nella mia anima, nella mia coscienza…..NON PUO’ FINIRE COSI’.

    Un bacione dietro al collo, piccolo guerriero !

    _________________

    TOMMY FOREVER

No trackbacks or pingbacks to «How many Alice must die?»

Please use Facebook only for brief comments.
For longer comments you should use the text area at the bottom of the page.

Facebook Comments

Leave a Reply





In compliance with the appropriate provisions of the law I state that this site is no profit, has not a predefined recurrence and is not updated according to a deadline. It may therefore not be considered an editorial product under Italian law #62 of March 7th, 2001. In addition, this site makes use of the right of citation for academic and criticism provided in Article 10 of the Berne Convention on copyright.