A subtle form of racism



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Guardate queste tre immagini. Sono le copertine di tre fra i più importanti quotidiani presenti in Rete: il Corriere della Sera, La Stampa e La Repubblica. Notate nulla? Vi ricordate cos’è successo ieri? Sì, mi riferisco agli oltre 190 morti e 500 feriti della strage di Mumbai (Bombay). Beh, dov’è finita? D’accordo, è successo ieri, ma di quelle di New York, Londra, Madrid e Sharm el-Sheikh se n’è parlato per settimane. E allora? Com’è che a distanza di 24 ore dall’attentato non se ne parla già più sulle copertine di due dei tre quotidiani in questione, e che solo «La Stampa» vi dedica ancora un trafiletto che, peraltro, rimanda a un articolo della sezione Esteri?



Corriere della Sera


La Stampa


La Repubblica

Possibile? Sembrerebbe di sì… D’accordo, a New York i morti furono quasi tremila, ma a Madrid furono altrettanti (191 morti), a Sharm el-Sheikh una novantina e a Londra ci furono solo 52 vittime. E allora, dov’è la differenza? Certo, c’è da considerare l’addio di Lippi al calcio, le esternazioni della madre di Zidane a Materazzi, i mal di pancia di D’Alema sul rifinanziamento della missione di pace in Afghanistan… Notizie di tutto rispetto, ci mancherebbe!

Viene tuttavia un dubbio. Solo un dubbio, ovviamente, nessuna accusa implicita, ma… Le vittime di New York erano per la maggior parte cittadini americani ed europei, ed europea era la maggior parte delle vittime a Madrid e a Londra, sebbene fra loro ci fossero numerosi immigrati, così come turisti occidentali erano molte delle vittime di Sharm, anche se furono diversi i morti fra i locali. Ma a Mumbai? Ben pochi gli occidentali, forse nessuno. Per lo più indiani delle tante etnie. Difficile accettare che sia solo questa la differenza, eppure lo vediamo anche in Iraq, in Iran, e ancor più nelle miriadi di guerre dimenticate dell’Africa. Il fatto è che forse…

…non è il numero di morti che conta:
è DOVE e, soprattutto, CHI.

Comments (3) to «A subtle form of racism»

  1. mc2033 says:

    Piccola provocazione: tu, a livello personale, soffri allo stesso modo se muore un cinese qualsiasi, un americano qualsiasi o tua moglie?

    Se si soffrisse allo stesso modo per ogni morto, parente o no, vicino o lontano geograficamente, molte guerre non si sarebbero mai combattute, ma così non è.

    E geograficamente non è secondario (oltre la parentela, intendo). Pensaci bene: reagisci allo stesso modo se leggi di un tale che salta dalla finestra in una città lontana o se una mattina uscendo di casa trovi la gente raccolta attorno al portone affianco per lo stesso motivo…

    Non so se sia giusto, ma è così che siamo fatti…

  2. Certo, quello che dici è vero, ma qui la questione è ben diversa.

    Parliamo di media e di informazione, non di singoli individui che, giustamente, possono anche reagire emotivamente in modo diverso a seconda di quanto vicino li tocchi un problema.

    E non stiamo parlando di qualcuno che si butta dalla finestra, ma di uno dei tanti attentati di un terrorismo globale, che ha già colpito e continua a colpire in tutti i continenti. Sarebbe come se i giornali ricordassero, delle vittime dello stesso serial killer, solo alcune e non altre, solo perché le prime bianche e le seconde di colore.

  3. Lorenews says:

    Giusto… scandalosa stampa italiana … Ti invito a leggere il mio post “Disinformazione” … fammi sapere … un saluto, Lorenzo

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