Il prezzo del niente



Che cos’hanno in comune una confezione di cioccolatini al caffè e una di gel antirughe? Due marche diverse, due prodotti completamente diversi, comprate in due negozi differenti. Nulla, direte voi. Eppure qualcosa ce l’hanno in comune e basta aprirle per rendersene subito conto: all’interno di entrambe le confezioni c’è una piccola paratia di cartone che serve a dividere il prodotto da… niente. Esatto, da niente. Infatti l’unico scopo della paratia è quello di non far ballare il prodotto nella confezione dato che questa è più grande di circa il 50% di quello che servirebbe effettivamente.

Come mai? Beh, se qualcuno vi dirà che serve a proteggere il prodotto da un eventuale schiacciamento o per conservarlo meglio, vi sta mentendo. L’unico motivo per il quale esiste quella paratia è semplicemente per mettere sugli scaffali una confezione più grande, ovvero per dare l’impressione che stiate acquistando più prodotto di quello che effettivamente è presente nella confezione. Una truffa? No, almeno dal punto di vista giuridico, dato che la quantità effettiva di prodotto è comunque scritta sulla confezione. Tuttavia, diciamocelo chiaramente: voi sapreste dire quanti sono 15 millilitri di gel o 37,5 grammi di cioccolatini?

Quando compriamo qualcosa la prima valutazione è sempre fatta ad occhio e comunque, anche dovessimo leggere il volume o il peso effettivamente presente nella confezione, avremmo problemi a valutarlo, specialmente se si tratta di un prodotto composto da più ingredienti.

Adesso vi propongo di fare una cosa: andate in cucina o in bagno, ovunque abbiate vari prodotti ancora nelle loro confezioni originali e provate a vedere quanto prodotto in effetti ci sia rispetto alla confezione. Controllate anche il livello dei liquidi nelle boccette appena acquistate, soprattutto quelle di profumo, deodorante e sapone. Ovviamente non parlo dello spazio necessario ad eventuali imballaggi di protezione, ma della parte vuota della scatola, del barattolo, del flacone o del vasetto. A parte rarissimi casi in cui lo spazio vuoto ha un suo razionale, come nel caso di certi prodotti che emettono gas, scoprirete che soprattutto in quelli più voluttuari, come le merendine, i cereali per la colazione, molti cosmetici e anche diversi prodotti di elettronica, soprattutto accessori, quello che state acquistate è sostanzialmente spazio vuoto.

Ovviamente questo non vuol dire che vi abbiano truffato e venduto per pieno uno spazio vuoto, o quantomeno, non possiamo parlare di truffa in senso stretto. In effetti il motivo per cui c’è tanto spazio vuoto in molte confezioni è semplice: più grande è la scatola, maggiore è il valore che le date. Anche il colore, le immagini e la forma a volte contano, ma le dimensioni questa volta contano davvero, almeno per il consumatore medio. In pratica si tratta di un semplice trucco per vendere di più.

La cosa vi dà fastidio? Sì? No? Beh, aspettate di sentire il resto, perché non è una questione puramente etica bensì estremamente pratica.

Primo, maggiori sono le dimensioni delle confezioni e la quantità di imbottitura, maggiori sono i rifiuti che vengono prodotti quando la confezione è buttata. Mi direte, cosa sarà un pochino di cartone in più? Ebbene, quel po’ di cartone in più, moltiplicato per tutti i consumatori che l’hanno acquistato, per tutti i prodotti che usano questo piccolo trucco, per tutti i giorni della settimana, del mese, dell’anno, fanno un mucchio di spazzatura in più. Più spazzatura vuol dire maggiori costi di trasporto, di smaltimento e, a volte, maggiore inquinamento se invece che essere di cartone la confezione è di plastica, magari del tipo non biodegradabile.

Secondo, una confezione più grande a parità di prodotto vuol dire meno confezioni trasportate a parità di carico. In pratica, il maggior volume della confezione implica costi più alti di trasporto e di immagazzinamento. Inoltre vuol dire meno prodotto sugli scaffali a parità di volume e quindi un maggior lavoro per il personale che deve continuamente assicurarsi che gli scaffali siano pieni. Tutti costi che potrebbero essere evitati e che ovviamente pagate voi, non certo il produttore. Tutti questi fattori, infatti, incidono sul prezzo finale del prodotto.

Inutile dire, a questo punto, che una normativa che imponesse che la percentuale di “vuoto” all’interno di una confezione sia fortemente limitata a meno che non sia più che giustificata da esigenze pratiche, permetterebbe alla comunità di risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti e al consumatore di risparmiare nel fare la spesa. Certo, il produttore, il confezionatore e il trasportatore guadagnerebbero un po’ di meno, ma neppure questo dovrebbe essere dato per scontato. Infatti il risparmio complessivo potrebbe essere comunque ridistribuito su tutta la filiera e alla fine avremmo un mondo più pulito e un’economia più sana.

Ma questo sarebbe troppo ragionevole, no? Voi che ne pensate?

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