Il terrorismo non ha «amici»



Leggo oggi sul giornale che l’imam della moschea di Um al Kura, la sede del Consiglio degli Ulema, riferendosi al rapimento della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, ha detto che «Giuliana è un’amica venuta in Iraq per raccontare la verità» e che «i nemici sono gli americani».

Nel leggere queste parole mi viene in mente la facile previsione che avevo fatto subito dopo il brutale assassinio di Enzo Baldoni e che ho riportato a fine ottobre 2004 nell’articolo «Terrorismo e pacifismo: qualcosa da capire» su questo blog:

…per questa gente [N.d.A. i terroristi]…persone come Baldoni sono molto più pericolose dei soldati che occupano il loro Paese, proprio perché sono lì per fare il loro lavoro e per aiutare la loro gente. Queste persone sono da colpire perché rischiano di sgretolare quella rete di odio che sta alla base stessa dell’esistenza di queste organizzazioni terroristiche. … Cerchiamo di ricordarcene la prossima volta che un altro Baldoni sarà rapito…

E invece ci si continua a chiedere sgomenti perché abbiano rapito proprio una persona come la Sgrena, una che crede nella pace e che lavora per un giornale che ha sempre affermato di essere contrario a questa guerra. Si continua a pensare che presentando Giuliana come un’amica del popolo iracheno, i rapitori, mossi a pietà, la lascino libera senza chiedere nulla in cambio. Certo, le due Simone sono state liberate, ma non sappiamo cosa effettivamente sia stato dato in cambio. Perché qualcosa in cambio è stato dato. Perché chi le ha rapite, per loro fortuna, ha ritenuto più utile rilasciarle in cambio di qualcosa piuttosto che tagliare loro la gola come è successo a tanti altri ostaggi, non certo più meritevoli di tale sorte delle due ragazze italiane.

E così ci si continua a interrogare: perché non rapiscono un americano, uno dei "cattivi", perché continuano a prendersela con giornalisti, membri di organizzazioni non governative, persone andate in Iraq per aiutare, persone "di pace"? In pratica si continua a non capire che un terrorista non è un soldato, non è un partigiano, non è neppure un guerrigliero. Un terrorista è un criminale, qualcuno che può uccidere senza pietà centinaia di bambini o sgozzare a sangue freddo poveri lavoratori che dai Paesi asiatici vanno in Iraq per guadagnare in pochi mesi quanto non riuscirebbero a guadagnare in un anno nel loro Paese, ed aiutare così le famiglie rimaste a casa. Qualunque sia il motivo per cui un terrorista combatte, che lo faccia per stabilire un regime o per abbatterlo, poco importa. Sono i mezzi che usa che lo condannano, il modo nel quale combatte e soprattutto chi combatte: non i soldati nemici, ma poveri civili che non hanno alcuna colpa se non quella di fare il loro lavoro.

Sempre poi che si tratti di terrorismo, perché in Iraq oramai rapire gli stranieri è diventato un vero e proprio business, nel quale decine di bande armate alle quali della politica non interessa nulla, rapiscono forestieri di ogni nazionalità e credo religioso per venderli alle varie fazioni politiche armate che ormai abbondano in quel Paese.

Comments (9) to «Il terrorismo non ha «amici»»

  1. L’ottusità non ha limiti. Quella del pacifismo è una palla grande da raccontare a chi ci crede. E ci credono in molti purtroppo. Anche davanti l’assassinio di Baldoni , qualcuno getto’ subito omnbre mettendo la solita Cia che ultimamente se ne è pure andata via a quanto pare dall’Irak. Basta leggere le ultime dichiarazioni di una delle Simona per capire che nulla hanno imparato da quella brutta avventura, a quanto pare hanno imparato solo shure ed hanno anche avuto l’apprezzamento da parte dei media . Intanto l’Italia ha sganciato quattrini per poi avere serpi in seno capaci di dire ancora che il voto in Irak è una farsa.

    Non amo far politica e sciacallaggip su fatti gravi come questo ennesimo rapimento da parte del terrerismo , ma sarebbe opportuno che qualcuno a sinistra aprisse gli occhi della gente su fatti gravi. E’ pericoloso , molto pericoloso far finta di stare dalla parte degli “irakeni”, perchè molti di quei “guerrigliweri resistenti” non sono affatto irakeni, quelli veri hanno alzato al cielo il dito marchiato di libertà.

    Scusa per la logorrea non sono solito fare commenti cosi’ lunghi ma visto che non avevo mai commentato su questo blog era un modo per conoscerci meglio credo che prendero’ spesso questa strada blogghesca . A presto

    Nilo by L@R@dice

  2. Arcroyal says:

    Analisi lucidissima, commento ineccepibile.

    Concordo in pieno.

    Bisognerebbe ricordare ogni giorno a coloro che sproloquiano su guerriglia e resistenza, e si immaginano che tra il Tigri e l’Eufrate siano all’opera dei romantici combattenti alla Che Guevara, le parole di Al-Zarqawi nell’ultimo comunicato:

    ” La democrazia si basa sulla libertà di credo e di religione che permette a una persona di scegliere la fede che vuole; si basa sulla libertà di parola, qualsiasi forma essa abbia, anche se insulta la religione; si basa sulla separazione tra Stato e Chiesa che contraddice i principi dell’Islam; si basa sui partiti politici e sui gruppi, al di là della loro ideologia, sulla regola della maggioranza, anche se è corrotta, che permette all’infedeltà e alle pratiche sbagliate di moltiplicarsi.

    O musulmani! Non fate la pace con chi vuole la democrazia, con chi fa pace con voi solo a patto che rinunciate alla vostra religione e con chi a questi obbedisce”

    Questo è il nemico. Continuare a nasconderselo non è solo sbagliato, sta diventando pericoloso.

  3. utente anonimo says:

    No Dario, ti sbagli. I terroristi, qualche amico ce l’anno.

    In Italia, di recente, uno si è palesato, e portava una toga nera.

  4. Sinceramente non ho potuto seguire la vicenda in questione. Se ben ricordo il giudice in questione si è giustificando affermando di aver solo applicato la legge. A questo punto vedo tre possibilità:

    1. non è vero, o comunque la legge è stata interpretata in modo eccessivamente garantista.

    In questo caso la Cassazione dovrebbe intervenire dando indicazioni più adatte a fronteggiare la situazione attuale.

    2. è vero e non esisteva un margine interpretativo tale da poter sentenziare altrimenti.

    In questo caso il Governo dovrebbe intervenire immediatamente con un opportuno decreto legge e il parlamento discutere la questione per approvare una serie di modifiche alla legge attuale.

    3. è vero ma esistevano comunque margini per una sentenza più restrittiva dato il clima nel quale viviamo

    In questo caso si dovrebbe agire su tutti e due i fronti, ovvero come nel caso 1 più il caso 2.

    Le polemiche non servono. Se è stato commesso un errore, bisogna adoperarsi per evitare che si ripeta; se è stata applicata la legge, bisogna riconsiderare la legge a fronte della nuova realtà internazionale.

    Questa almeno è la mia opinione.

  5. Gnash says:

    Ti assicuro che la mia non voleva essere una polemica, ma solo un’amara considerazione.

    Credo che siamo cascati nel caso 3, e mi sembra importante *ipotizzare* quali possano essere state le forze in gioco a causare una decisione cosi *strana*.

    Strana perché “controcorrente”, strana perché inpopolare, strana perché di *vago* sapore politico.

    Ma questo non è l’unico caso di applicazione della Legge che sconcerta “l’uomo comune della strada”, basti pensare alla cronaca delle ultime 2 settimane. Che succede? Come mai c’è tutto questo scollamento tra ciò che le persone si aspettano e ciò che viene deciso?

  6. Ti comprendo perfettamente. Anche se razionalmente cerco di esprimere un’opinione “ponderat”, anche a me tutto ciò ha dato un fastidio viscerale. Sono d’accordo con te che esiste un forte divario fra ciò che lo Stato considera “giusto” e ciò che il cittadino si aspetta dalla giustizia. Basta che leggi i miei ultimi due articoli per rendertene conto: «Quella giustizia con le mani macchiate di sangue» e «Licenza di violenza».

  7. Gnash says:

    … proprio a quelli volevo riferirmi, in particolare al secondo. E’ difficile far funzionare il cervello quando lo stomaco si stringe…

  8. Nel caso dei 4 terroristi rilasciati dal giudice , c’è un eccesso di garantismo evidente nonchè a parere mio (ma credo siano in molti a pensarlo) vi è stata una sentenza abnorme con evidenti e gravissime mancanze da parte del giudice.Il tira e molla poi avvenuto tra magistartura , Ministero interno e ministero giustizia presuppone che il fatto sia di entità grave. Nn solo rilasciati ma neanche rimpatriati ovviamente. Perchè non ve ne erano motivi. Non uso spesso giri di parole e neanche frasi fatte , ma in Italia il “fattore giustizia” diventa davvero grave da sostenere , urge ad ogni modo una riforma di ampie convergenze , ma alla sinistra italiana non credo faccia piacere sgambettare chi spesso gli ha dato una mano.

  9. Credo che il problema giustizia abbia travaricato quella linea che vede contrapposta il centrosinistra al centrodestra. La maggior parte dei cittadini, qualunque parte votino, si trova sempre più a non riconoscersi in un sistema giudiziario oramai diventato incomprensibile ai più. Troppi innocenti che lottano per anni contro un sistema che rende loro impossibile la vita, troppi colpevoli che invece sfuggono con facilità alle maglie della giustizia. Sull’argomento, il divario fra i cittadini da una parte e i partiti e le istituzioni dall’altra, sta diventando un baratro. Sinistra e destra dovranno tenerne conto, al di là delle loro beghe delle quali orami non ne possiamo più.

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