Sull’Otto Marzo
Scritta l’8 marzo 2004:
Fintanto che continueremo a ragionare in termini di uomini e donne, non ci libereremo mai dei sessismi e delle discriminazioni che cercano di delimitare i ruoli maschili e femminili come se esistessero delle leggi di natura a determinare cosa può fare ed essere un uomo e cosa può fare ed essere una donna.
Cerchiamo di superare questi concetti. Cancelliamo la Festa della Donna e istituiamo quella del Rispetto della Dignità dell’Individuo, che sia uomo o donna, etero od omosessuale, giovane o vecchio, di qualunque etnia e credo religioso o politico.
Cancelliamo la festa del Papà, della Mamma, degli zii, dei nonni, dei figli e dei nipoti, e istituiamo quella della Solidarietà, che dovrebbe essere alla base di qualunque unione, che sia la Famiglia nel senso tradizionale del termine, o una qualunque delle altre forme di convivenza basate su affetto e stima reciproca.
Se vogliamo veramente andare oltre a tutte le forme di discriminazione, dobbiamo smettere di pensare di risolvere questi problemi solo da un punto di vista formale, istituendo quote, percentuali obbligatorie, minimi e massimi. Forse che ci si preoccupa di bilanciare in un concorso i biondi e i bruni, quelli con gli occhi chiari e quelli che li hanno scuri?
Dobbiamo lasciarci alle spalle queste ipocrisie perché altrimenti rischiamo di ottenere l’effetto opposto e magari potremmo ritrovarci domani un femminismo trasformato nel maschilismo del Terzo Millennio. Perché nessuna ingiustizia può bilanciare un’ingiustizia precedente: due ingiustizie che si contrappongono non fanno certamente un mondo più giusto ed equilibrato, solo uno più triste.
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