Malattie infettive feline



Malattie infettive feline
della Dott.ssa Barbara Parenti

Calicivirosi

La Calicivirosi, proprio come la Rinotracheite Infettiva Felina, colpisce le prime vie respiratorie del gatto e pertanto le due malattie sembrano presentare molte analogie.

Il contagio

La Calicivirosi è sostenuta da un RNA virus appartenente alla famiglia dei Calicivirus, molto contagioso fra i gatti e che permane a lungo nell’ambiente; la trasmissione avviene attraverso il contatto con individui malati o con secrezioni infette.

I sintomi

I ceppi del virus sono numerosi e quelli meno gravi provocano lesioni limitate al cavo orale dando luogo a febbre e depressione modesta accompagnate da scarso appetito; le infezioni più gravi invece causano vescicole linguali che evolvono in ulcerazioni del cavo orale, prurito nasale, starnuti, congiuntivite e dispnea provocando febbre alta, polmonite, forte anoressia ed abbattimento, mortalità elevata se colpisce soggetti giovanissimi. Alcuni ceppi possono causare dolori articolari e muscolari.

La terapia

La malattia si cura attraverso la somministrazione di antibiotici ad ampio spettro, vitamine, aerosol, colluttori e contando su una perfusione endovenosa di mantenimento. Il decorso è piuttosto lungo perché le infezioni da Calicivirus del gatto, come detto in precedenza, sono difficilmente controllabili e curabili per la loro estrema contagiosità; può esserci guarigione completa ma in particolare, nelle colonie di gatti, l’infezione può restare attiva per tempi indefiniti perché i soggetti colpiti (portatori sani) ne restano a lungo diffusori.

La profilassi

Come tutte le malattie altamente contagiose l’unico modo per proteggere i nostri piccoli amici resta la vaccinazione annuale, in grado di conferire protezione immunitaria sufficiente a combattere questa brutta infezione.

Rinotracheite Virale del Gatto

È una malattia infettiva e contagiosa ad eziologia virale sostenuta dall’Herpesvirus felino tipo 1 che appartiene alla famiglia Herpesviridae, genere Varicellovirus; tale virus è responsabile di una sintomatologia respiratoria. Spesso insieme ad altri agenti patogeni quali il Calicivirus felino, la Chlamydophila felis e la Bordetella bronchiseptica è causa di quello che viene definito «complesso delle infezioni respiratorie del gatto». In natura sono sensibili all’infezione non solo i gatti domestici ma anche alcuni felidi selvatici come il leopardo, la tigre, la lince e il ghepardo.

Il contagio

Il virus viene eliminato dai gatti durante la fase acuta della malattia o dai soggetti portatori tramite le secrezioni oculari, nasali e faringee. Il principale serbatoio dell’infezione herpetica sono proprio i gatti portatori in cui il virus rimane latente nelle cellule infettate senza dar vita ad alcuna sintomatologia ma che in seguito a condizioni stressanti, patologie concomitanti o superinfezioni può riattivarsi determinando la malattia nel gatto e la sua eliminazione nell’ambiente esterno.

Oltre al contatto con materiale infetto l’infezione può essere trasmessa durante la gravidanza con i gattini che presenteranno una sintomatologia di solito dopo le 2 settimane di vita in seguito alla caduta dell’immunità colostrale materna. Il virus una volta penetrato nell’organismo per via oro-nasale o congiuntivale è in grado di replicare solo in condizioni di temperatura intorno ai 37 °C e quindi i suoi effetti dannosi sono limitati solo alla mucosa congiuntivale, ai turbinati nasali e al rinofaringe, mentre il tratto respiratorio inferiore (bronchi e polmoni) non è coinvolto.

I sintomi

Sintomatologicamente si possono avere diversi quadri clinici anche se di norma l’infezione si manifesta in forma acuta con sintomi respiratori quali starnuti, scolo nasale e oculare sieroso, febbre, anoressia e congiuntivite all’inizio sierosa e poi muco-purulenta; tale forma colpisce soprattutto gatti di età tra le 6 e le 12 settimane.

Se si verifica una complicazione batterica secondaria (specialmente in gatti molto giovani) si potrà avere cheratite, ulcere corneali, simblefaro (aderenza della congiuntiva con se stessa o con la cornea lesionata) e il prolasso permanente della terza palpebra. Dopo 2-3 settimane la sintomatologia respiratoria tende a cessare e possono presentarsi crostosità cutanee a carico del canto mediale dell’occhio, delle narici e sulle pinne auricolari.

L’azione del virus a carico dei turbinati nasali comunque determina un danno permanente con maggior predisposizione dell’animale a sviluppare riniti, sinusiti, e congiuntiviti batteriche croniche nel futuro. Nelle infezioni croniche il virus può essere causa di patologie cutanee (dermatite erpetica) o, in gatte gravide, aborto, anche se questa eventualità si verifica raramente.

Nei gatti adulti l’infezione da virus herpetico è spesso causa di una sindrome oculare chiamata «cheratite erpetica» con grave blefarospasmo, iperemia congiuntivale, scolo oculare sieromucoso e ulcere della cornea.

La terapia

La diagnosi non può essere basata solo sulla sintomatologia clinica presente, vista l’aspecificità dei sintomi, ma è necessario ricorrere a specifici test di laboratorio. La terapia non prevede l’utilizzo di farmaci sistemici specifici contro l’azione del virus ma l’utilizzo di farmaci antivirali per uso oftalmico, di interferone omega felino somministrato per via s/c (nei gattini che presentano una sintomatologia acuta grave) e di farmaci di supporto in seguito alle lesioni oculari croniche secondarie.

La profilassi

La prevenzione all’infezione è possibile grazie ai vaccini presenti in commercio con la prima vaccinazione tra le 6 e le 12 settimane di età (a seconda dei rischi di contrarre l’infezione) con il primo richiamo dopo 21 giorni e i successivi annuali. A questo però deve essere associata, in particolar modo nei gattili e negli ambienti ad alta densità di animali, un’adeguata disinfezione, un basso grado di umidità e una buona ventilazione dei locali e una corretta quarantena prima di introdurre i nuovi arrivati con gli altri gatti.

Rinotracheite Infettiva del Gatto

Le malattie delle prime vie aeree del gatto sono causate da vari agenti infettivi, possono presentarsi in una forma acuta che spesso va incontro a cronicizzazione e possono colpire gruppi di felini.

I principali responsabili di queste forme sono due virus: il Calicivirus e l’Herpesvirus felino. È stato anche dimostrato come importante sia l’intervento di germi come la Bordetella bronchiseptica e la Chlamydia psittaci.

Il contagio

Difficile è distinguere le forme provocate da uno o dall’altro degli agenti causali in questione, dato che il più delle volte essi intervengono in forma associata. L’infezione si trasmette per contatto diretto attraverso secrezioni orali, oculari, nasali ed indiretto attraverso attrezzi, personale addetto alla custodia nei gattili, ciotole, ecc. Tra i vari agenti causali il Calicivirus felino è il più resistente potendo sopravvivere sino a 10 giorni nell’ambiente esterno: i soggetti maggiormente a rischio sono i gattini, gli animali che vivono in gattili e quelli non vaccinati, i gatti colpiti dal virus dell’immunodeficenza felina: circa l’80% dei gatti che superano l’infezione divengono portatori subclinici per più anni; i portatori sani possono eliminare il virus per 2 settimane in coincidenza con la riacutizzazione dell’infezione latente a causa di situazioni stressanti come ad esempio la lattazione, il parto, il trasporto.

I sintomi

A scopo esemplificativo potremmo ricordare come il Calicivirus sia responsabile di una sindrome relativamente lieve caratterizzata da scolo nasale ed oculare, ulcere orali, del cuscinetto plantare e febbre. I gatti colpiti possono anche presentare inappetenza, starnuti e congiuntivite. Nonostante questo quadro tipico di malattia, il virus in questione può provocare nel gattino la comparsa di una grave polmonite così come un’infezione inapparente.

L’Herpesvirus felino, dopo un periodo di incubazione di 2-6 giorni, provoca la comparsa di depressione, inappetenza, febbre, intensa starnutazione, intensa salivazione. In seguito si osserva una congiuntivite con scolo nasale ed oculare, tosse, difficoltà respiratoria. Meno frequentemente il virus può essere causa di polmonite o manifestazioni neurologiche. Nelle gatte gravide è stato segnalato l’aborto. Il danno indotto dal virus a carico delle vie nasali può predisporre gli animali colpiti alla comparsa di una forma cronica.

La terapia

Il trattamento delle malattie virali delle vie aeree superiori del gatto consiste soprattutto in un’accurata pulizia degli occhi e del naso. in un adeguato supporto nutrizionale, nella reidratazione, nella somministrazione di vitamine del gruppo B, di stimolanti l’appetito e di antibiotici per controllare le eventuali, ma frequenti infezioni batteriche secondarie. Possono essere impiegati antibiotici a largo spettro o mirati in funzione di un esame batteriologico che evidenza la sensibilità di un determinato antibiotico rispetto ad un altro. Nei casi cronici la terapia antibiotica potrà essere prolungata per 3-6 settimane.

La profilassi

Per il controllo di questa affezione è consigliata la vaccinazione. Sono disponibili in commercio diversi prodotti in grado di assicurare un’adeguata immunità: è consigliabile sottoporre a vaccinazione il gatto con due dosi a distanza di 3-4 settimane a partire dalla 9 settimana di vita (quando il livello degli anticorpi di origine materna è assai diminuito) e quindi procedere ad un richiamo annuale. Talora, se i livelli anticorpali materni sono bassi, i gattini possono sviluppare questa affezione prima del completamento del programma immunizzante. Le misure di controllo adottabili per prevenire l’introduzione o la diffusione delle malattie respiratorie all’interno delle popolazioni feline dipendono dalla situazione in cui sono tenuti gli animali.

All’interno di un nucleo familiare le malattie respiratorie sono controllabili mediante il rispetto di un programma vaccinale e, quando si intende lasciare la casa per un periodo di ferie, sarebbe più opportuno affidare il gatto alle cure di un vicino o familiare nello stesso ambito domestico. Nel caso di gattili o pensioni per gatti, questi dovrebbero essere ricoverati singolarmente in recinti separati; è opportuno lavare e disinfettare quotidianamente ciotole, cassette igieniche e utensili. Il personale che opera all’interno dovrebbe essere provvisto di stivali di gomma, da disinfettare prima di entrare negli ambienti che ospitano gli animali. Una buona ventilazione contribuisce a garantire un ambiente non umido e a ridurre la possibilità di sopravvivenza degli agenti infettanti.

Ulteriore buona norma è quella di isolare le gatte gravide tre settimane prima della fine della gravidanza per far sì che l’Herpesvirus sia eliminato, ove eventualmente riattivato in seguito allo stress conseguente alla modificazione del ricovero. Se si sospetta che la madre possa essere portatrice dell’Herpesvirus si potrà procedere ad uno svezzamento precoce dei gattini a 4-5 settimane.

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