“Pacchi”… postali



Ci sono invenzioni che non solo hanno segnato l’evoluzione della nostra civiltà, ma hanno rappresentato un chiaro esempio di civilazzazione, una dimostrazione di crescita culturale e sociale che in qualche modo ha comportato il passaggio da un’epoca a un’altra. A volte si è trattato dell’acquisizione di una specifica capacità, come nel caso della cosiddetta scoperta del fuoco o dell’estrazione e utilizzo del ferro; altre volte di vere e proprie invenzioni, come quella del motore a scoppio o dell’elettricità; altre volte ancora dello sviluppo di un nuovo concetto, come la previdenza sociale o il sistema bancario.

Il sistema postale ricade proprio in quest’ultima categoria. Le poste nascono in Cina, c’è chi dice oltre 4.000 anni fa, chi all’epoca del primo Imperatore, Shih-huang-ti, più conosciuto come il costruttore della Grande Muraglia. Un sistema di spedizione basato sui corrieri era già presente nell’Antico Egitto, fra gli Ittiti e gli Incas, così come fra molti altri popoli del passato come i Greci, i Persiani e, ovviamente, i Romani. All’inizio questo genere di servizi era a disposizione solo delle classi dominanti, ma con il tempo venne esteso a fasce sempre più estese della popolazione. Già nel XII secolo, gli appartenenti alle scuole religiose, ai conventi e alle università, potevano disporre di un servizio postale rapido ed efficiente, non solo via terra e via mare, ma anche via aerea, grazie ai piccioni viaggiatori.

La rete postale si sviluppò inizialmente, in prevalenza, lungo le grandi vie di comunicazione commerciali, per poi raggiungere con meccanismi diversi anche i più remoti angoli della terra. Ben presto si svilupparono un po’ ovunque due strutture: una formata da corrieri privati, ad uso e consumo prevalentemente dei mercanti, e una di stampo governativo, utilizzata dai monarchi, dai nobili e dagli amministratori. Tuttavia, con il passare del tempo, alcuni corrieri privati crebbero a tal guisa da diventare di fatto i primi a gestire l’intera rete postale sia per i privati che per il governo. Ad esempio, nel 1465 la Repubblica di Venezia concesse alla Compagnia dei Corrieri Veneziani la titolarità del monopolio postale. Fu verso la fine del XVI secolo, tuttavia, che in Europa iniziò a formarsi un vero e proprio servizio postale a livello statale. Fu infatti Elisabetta I d’Inghilterra a istituire il primo servizio nazionale. Un forte impulso fu dato dall’utilizzo delle diligenze, ma l’esplosione vera e propria ci fu con l’avvento delle ferrovie. Fu all’inizio del XIX secolo, tuttavia, che nacque il servizio pubblico vero e proprio, e il 6 maggio 1840, in Inghilterra, nasceva il primo francobollo il famoso Penny Nero.

Per quasi due secoli il servizio postale ha rappresentato uno dei principali meccanismi di comunicazione fra privati, tanto che neppure l’avvento del telefono è riuscito a scalfirlo significativamente, anche perché molti tipi di comunicazione, soprattutto quelle legali, richiedevano la presenza di un supporto cartaceo e la verifica dell’effettivo recapito del messaggio. La posta cartacea, il telegrafo e il facsimile hanno rappresentato fino agli anni ’80 del XX secolo la colonna portante delle comunicazioni pubbliche fra individui, aziende, uffici pubblici e privati. Solo alla fine del XX secolo, con l’avvento della posta elettronica e dei servizi di fax digitale il ruolo della posta convenzionale è stato significativamente ridimensionato. Oggi, a parte casi specifici nei quali è necessario spedire telegrammi, raccomandate e assicurate, la posta elettronica è diventata il meccanismo per eccellenza di comunicazione personale, proprio come il cellulare ha ormai quasi completamente soppiantato il telefono fisso e i telefoni pubblici. Resta tuttavia alle Poste un ruolo fondamentale, ed è quello della spedizione dei pacchi postali.

Il servizio postale non ha rappresentato tuttavia solo un meccanismo di comunicazione a uso e consumo di un gruppo più o meno ristretto di individui, come nell’antichità, o di tutti, com’è oggi. Esso ha portato allo sviluppo di principi fondamentali come quello della riservatezza della corrispondenza, stabilito a Parigi subito dopo la Rivoluzione francese come corollario al principio di libertà di espressione. Ben presto Paesi di stampo liberale come l’Inghilterra e gli Stati Uniti d’America fecero dell’efficienza e della riservatezza del servizio postale un vero e proprio modello di civiltà, tanto che ancora oggi violare la riservatezza della corrispondenza privata è considerato un reato molto grave in diverse nazioni. Dell’efficienza del servizio postale, poi, nazioni come l’Inghilterra, hanno fatto un vero e proprio motivo d’orgoglio.

Risulta quindi evidente come il servizio postale rappresenti ancora oggi un elemento importante di una società civile, e come tale va gestito con attenzione e rispetto per chi lo utilizza. Oltre che efficiente, tempestivo e riservato, quindi, il servizio postale deve essere trasparente, gestito in modo da garantire non solo il meccanismo in sé, ma ogni aspetto del processo di spedizione e recapito del prodotto postale.

Purtroppo questo non è vero per quello che riguarda le nostre Poste. Da quando le Poste Italiane si sono infatti riorganizzate, hanno sviluppato tutta una serie di caratteristiche negative tipiche di molti esercizi commerciali, senza peraltro riprodurne quelle positive. Lungi dall’essere efficienti come i corrieri privati, almeno quelli di maggiori dimensioni, l’appoggiarsi di Poste Italiane a SDA ha creato tutta una serie di problemi di non scarsa rilevanza per gli utenti, primo fra tutti lo scaricabarile che le due società hanno sviluppato ogni volta c’è un reclamo relativamente alla spedizione di pacchi.

Da quando c’è SDA capita sempre più spesso, ad esempio, che venga lasciata la cartolina che segnala il mancato recapito di un pacco anche quando c’era effettivamente qualcuno in casa, non si capisce bene se è perché così si velocizza il giro, o per altri motivi. Volendo pensar male, verrebbe da chiedersi se il fatto che il pacco ritorni a SDA possa rappresentare un aggravio per l’amministrazione postale e, quindi, un ritorno per SDA. Probabilmente è solo una cattiveria, ma un po’ più di trasparenza eviterebbe domande di questo tipo. Sempre per quello che riguarda la trasparenza, viene da chiedersi perché sul sito di Poste Italiane ci sono le tariffe per i pacchi celeri internazionali ma non quelle per i pacchi ordinari internazionali, mediamente molto meno costosi. Molti poi non sanno che per spedire un involto che pesi meno di 2 chilogrammi all’estero c’è la Posta Raccomandata Internazionale, che costa molto meno di un pacco e tra l’altro è tracciabile. Tutto il sito sembra disegnato per dare maggiore evidenza ai servizi più costosi piuttosto che a quelli più economici, ma forse è anche questo un pensar male.



Sul sito delle Poste Italiane è ben evidenziato il Pacco Celere Internazionale con tanto di tariffario,
mentre si accenna appena all’esistenza di un Pacco Ordinario Internazionale
e per avere le tariffe è necessario telefonare volta per volta al numero verde.

E allora, di nuovo, dare maggiore trasparenza, offrire un’informazione più ampia, con una maggiore attenzione ai servizi che costano di meno, non sarebbe una cattiva idea. Bisognerebbe inoltre evitare disservizi come quello di considerare un pacco proveniente dall’estero semplice corrispondenza, il che prevede, non entrando ovviamente l’involto nella cassetta delle lettere, che venga posto al di sopra o accanto al portone alla portata di chiunque. L’utilizzo di SDA, inoltre, ha portato a un inaccettabile ritardo di 24 ore fra il momento nel quale si riceve la cartolina nella cassetta delle lettere e quello nel quale il pacco può effettivamente essere ritirato all’ufficio postale. Infine, c’è da chiedersi perché non esista più la posta ordinaria. Una volta la posta prioritaria rappresentava un servizio alternativo: oggi è la norma, il che è una contraddizione in termini, dato che rispetto a cosa si è prioritari se non esiste più l’ordinario?

Se l’efficenza, la tempestività e soprattutto la trasparenza del servizio postale è segno di civiltà, allora il nostro Paese ha fatto un passo indietro, uno dei tanti che fan sì che oggi l’Italia stia diventando sempre di più la Cenerentola d’Europa, superata in molte classifiche ormai anche dai cosiddetti Paesi Emergenti del Terzo Mondo.

Comments (2) to «“Pacchi”… postali»

  1. utente anonimo says:

    Mi sono imbattuto casualmente in questo articolo e se penso a quanti soldi ho buttato o "regalato" in corrispondenza,mi piange il cuore.
    Invio spesso corrispondenza a Cuba e sapendo questo discorso della raccomandata intern.,voglio proprio provare ma piu che altro,esporla al momento della spedizione e valutare e vedere cio' che mi viene detto dall'altro lato del vetro.
    Ringrazio infinitamente lq Vs redazione.

  2. Nunzia says:

    Sinceramente, dopo tutti i guai che le poste mi hanno combinato, ho deciso di utilizzare corrieri privati; tra questi, ho scoperto https://www.spedirecomodo.it/ e lo trovo una vera e propria manna dal cielo! Dovreste provarlo.

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