Occhio agli sprechi



Ve ne state a casa vostra a fare la doccia dopo una dura giornata di lavoro. Una bella doccia con il vostro bagnoschiuma preferito. Un mese prima ne avete comprata una dozzina di confenzioni, approfittando di una promozione del supermercato sotto casa, particolarmente vantaggiosa. La prima confezione l’avete già finita, praticamente. In effetti, avendone così tanto, ci siete andati un po’ pesanti. Inoltre, quando l’avete buttata, ce n’era rimasto ancora un po’ sul fondo, ma ci metteva così tanto a scendere…

Stessa situazione: una bella doccia, ma questa volta in campeggio, un bel campeggio in un’isoletta della Sardegna lontano dal mondo ma, purtroppo, anche dal più vicino supermercato. Per fortuna che ve ne siete portati una confezione, sempre di quello in promozione. Questa volta, tuttavia, avete razionato le dosi, facendo attenzione che non finisse subito. Vi mancano ancora sei giorni alla fine della vacanza e siete sicuri che lo userete fino all’ultima goccia.

Due situazioni differenti: il bagnoschiuma è sempre lo stesso, il prezzo iniziale pure, voi non siete né più ricchi né più poveri nell’una piuttosto che nell’altra situazione, ma il comportamento è diametralmente opposto. «Bella forza» direte. È ovvio: nel primo caso ho abbondanza di risorse, nel secondo no, per cui ci si sta più attenti.

Vero. Discutibile forse il fatto di sprecare risorse anche quando se ne ha in abbondanza, specialmente se si pensa che c’è sempre qualcuno a cui mancano, ma che i due comportamenti siano egoisticamente coerenti con la situazione specifica non si discute. Non solo, questo genere di atteggiamento, che porta a un maggior spreco quando si ha abbondanza di risorse e ad una maggiore attenzione quando queste vengono a mancare, è in parte indipendente dalla ricchezza del soggetto. In genere le persone più povere fanno maggiore attenzione, ma anche loro, di fronte a una sovrabbondanza di una certa risorsa, dimostrano minore cura nel non sprecarla.

Il problema, tuttavia, si presenta non solo a fronte di una reale abbondanza o meno di risorse, ma anche e soprattutto a fronte di una percezione di tale abbondanza o carenza. In pratica, spesso si finisce per credere a quello che ci viene detto, senza verificare, a volte per ignavia, a volte per oggettiva difficoltà a farlo, se tale abbondanza o carenza sia reale o meno. La questione è particolarmente grave quando si opera in un sistema chiuso, ovvero in un sistema dove non esiste la possibilità di introdurre dall’esterno eventuali risorse che dovessero venire a mancare.

L’Italia è un sistema aperto: se manca una risorsa, la si può cercare da un’altra parte, anche se poi il costo potrebbe diventare proibitivo. Il Mondo no: è un sistema chiuso, almeno fintanto che non saremo in grado di procurarci risorse a un costo ragionevole da altre regioni del Sistema Solare. Il che vuol dire che un’errata valutazione dell’abbondanza di una certa risorsa, può attivare comportamenti controproducenti, ovvero indirizzati verso lo spreco, piuttosto che la conservazione.

E allora che fare? La risposta mi sembra ovvia: nel dubbio, evitare sempre e comunque gli sprechi. Lo so, non è facile, ma di un bagnoschiuma possiamo pure fare a meno, di altre cose, no.

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