Blame the Euro!



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«La Stampa Web» di oggi propone il seguente sondaggio:

 
Di chi è la maggiore responsabilità
dell’attuale crisi economica?  

Cinque le possibili risposte:

Dell’euro
Della congiuntura internazionale
Di questo governo
Dei governi precedenti
Della concorrenza dei paesi emergenti

Al di là delle risposte date dai visitatori del sito, che alle 23:20 del 18 maggio davano al primo posto il governo, seguito a una certa distanza dall’euro, ci sono un paio di considerazioni che mi preme fare.

Iniziamo a parlare di euro. Forse sarò di coccio, ma ancora, dopo tanti anni, non riesco a capire cosa significhi esattamente che il caro vita o la crisi economica dipendano dall’euro. L’introduzione di una moneta unica ha significato per i cittadini di Eurolandia tutta una serie di vantaggi, soprattutto per chi viaggia ma anche per chi ha scoperto di poter finalmente comparare i prezzi fra le varie nazioni. In un mondo dove acquistare una macchina fotografica da un sito francese o uno stereo da uno tedesco costa di spese di spedizione lo stesso che se li si acquistasse in Italia, ma spesso un buon 30% in meno di quanto costano da noi, l’arrivo dell’euro ha significato soprattutto risparmiare.

E poi, se l’euro ha creato questa terribile crisi, ha fatto lievitare i prezzi, perché solo da noi? Perché non in Francia, o in Spagna o in Germania? Forse perché noi abbiamo avuto la sfortuna di ritrovarci un rapporto fra le vecchie mille lire — vera unità di misura della vecchia valuta, più che la singola lira, neppure presente fra le nostre monetine — e l’euro di quasi due a uno. Su questo rapporto molti, e dico proprio molti, hanno giocato in modo vergognoso, raddoppiando di fatto tutti i prezzi. Questo, negli altri Paesi non è successo perché mancava la trappola psicologica del 2 a 1. Con la solita ottusità impenditoriale tipica di noi italiani, tutti si sono riempiti allegramente le tasche finché qualcuno non si è accorto che non ce la faceva più a tirare avanti, e così ha smesso di spendere o ha iniziato a fare più attenzione a come spendeva.

Ed ecco che è scoppiata la crisi: le aziende piccole e grandi così come i commercianti hanno iniziato a strapparsi i capelli, a lamentarsi, a chiedere interventi da parte del governo, a fare persino la pubblicità allo spendere in sé — ve la ricordate quella dell’omino che andava in giro con il sacchetto degli acquisti e si sentiva ringraziare da tutti per strada? — a fare di tutto, insomma, meno l’unica cosa che avrebbero dovuto fare: abbassare i prezzi. Una reale crisi internazionale, soprattutto legata al petrolio, e la capacità dei Paesi emergenti di essere più concorrenziali, ha dato l’ultima botta a un gigante che aveva i piedi d’argilla ormai sgretolati da cupidigia e mancanza di una visione a lungo termine.

A questo punto che fare? Dare la colpa all’euro! Oppure inventarsi idiozie come quella della banconota da 1 euro, o quella di eliminare le monete da un centesimo, tutte manovre costruite a tavolino per nascondere le vere cause di una crisi che non ha nulla a che vedere con l’euro, ma solo con l’ingordigia di quella stessa classe imprenditoriale che ora chiede a gran voce i dazi nei confronti della Cina. Li vogliono? Li avranno. Servirà solo ad allungare l’agonia: tempo tre anni e l’economia italiana sarà completamente cancellata dall’intelligenza e la lungimiranza di Paesi che oggi alcuni si ostinano ancora a chiamare del Terzo Mondo.

E veniamo alla seconda considerazione, che poi si lega comunque alla prima. Andiamo a rileggere le risposte gentilmente proposte dalla Redazione de «La Stampa»: euro, congiuntura internazionale, governo attuale, governi precedenti, concorrenza dei paesi emergenti. Ma che buffo. Tutti fattori esterni. E dove sono la mancanza di attitudine al rischio delle imprese italiane, l’incapacità di fare vera innovazione, i ridicoli investimenti in ricerca e sviluppo, l’eccessiva burocratizzazione delle imprese, la carenza di una classe dirigenziale capace e determinata, l’incapacità di fare vera aggregazione, l’inaffidabilità ai fini dell’accesso al credito, la polverizzazione dei finanziamenti dati a pioggia per motivi elettorali, il clientelismo, l’analfabetismo scientifico che ci ha tagliato fuori da tecnologie come il nucleare o le biotecnologie, la mancanza di una cultura meritocratica e di un mercato del lavoro dinamico che premi chi è veramente capace? Dove sono tutte queste risposte? Non sarà che sono fattori un po’ troppo interni per ammettere che possano aver avuto una qualche influenza in quello che sta succedendo?

 

Ma no! Figuriamoci! Noi siamo italiani, siamo geniali, popolo di navigatori e santi! La colpa è del governo, la colpa è dell’euro, la colpa è degli immigrati, la colpa è dei cinesi, insomma, la colpa è sempre degli altri. Noi? Noi siamo italiani, brava gente, giusto?

Comments (10) to «Blame the Euro!»

  1. Loreanne says:

    Beh,l’euro c’è anche altrove..eppure…!

    Questo governo, invece no: non c’è anche altrove!

  2. Non intendo spezzare una lancia a favore di questo governo, ma trovo troppo comodo da parte del mondo imprenditoriale far cadere sul governo tutta le responsabilità dell’attuale situazione economia.

    Primo perché da liberale, credo che in un mercato veramente libero debba valere il motto «aiutati che il governo t’aiuta», ovvero, i primi a dover dimostrare attitudine al rischio, spirito di innovazione, disponibilità a investire in sviluppo e ricerca, dovrebbero essere proprio gli imprenditori.

    In Italia, per anni, soprattutto al sud, ma in una certa misura anche al nord, si è campato sui finanziamenti pubblici, sugli appalti pubblici, sugli aiuti politici a livello nazionale e locale. Inoltre si è costruita un’imprenditoria «casalinga» senza marchio né capacità di marketing che è vissuta al seguito di poche aziende capofila. Come queste hanno spostato gli investimenti all’estero, le PMI sono crollate perché hanno perso di colpo le commesse. Invece di aggregarsi, costruire dei poli capaci di riacquisire commesse dall’estero, differenziare l’offerta, costruire marchi territoriali e di prodotto, si sono rinchiuse nei loro gusci invocando aiuti e protezione, fino a morire di inedia.

    Secondo, anche ammesso che un governo debba aiutare l’imprenditoria in difficoltà, lo deve fare in ben altro modo che sostenendo dal punto di vista puramente economico aziende che dimostrano di non sapere investire intelligentemente i soldi che ricevono. Ad esempio, deve rendere più facile costituire nuove società, ridurre la pressione fiscale nei primi anni, facilitare l’incubazione, favorire l’aggregazione, incentivare la ricerca e sviluppo ma solo se a fronte di innovazione di processo e tecnologica si hanno poi progetti reali di realizzazione capaci di dimostrare effettivi ritorni economici.

    Inoltre bisogna investire in ricerca almeno il 3% del PIL e riprendere a studiare tecnologie come il nucleare, la genetica, i materiali avanzati, la domotica.

    Stiamo facendo con gli OGM quello che anni fa facemmo con il nucleare. Oggi, in un recente sondaggio, il 54% degli italiani è favorevole al nucleare, contro il 23% contrario. Troppo tardi. Vediamo di non fare lo stesso errore con gli OGM.

    Meno demagogia, più competenza tecnica e scientifica, più coraggio e meno lagne. E forse — dico forse — ce la facciamo.

  3. utente anonimo says:

    Churcill diceva (se non sbaglio) che il peggior difetto degli italiani è la furbizia.

    Eh già… quello che molti italiani considerano un pregio in realtà è un gran difetto!!!

    Evadere il fisco è considerato da molti come una “furbata” anziché un reato a danno di tutti gli onesti… ah sì gli onesti ovviamente passano per cretini perché rispettano le leggi, le regole e il prossimo.

    Se in ufficio pubblico non c’è alcun controllo né alcuna punizione o premio di produttività allora perché mai il furbo dovrebbe lavorare sodo e onestamente? C’è il collega onesto? OK, allora facciamo fare tutto a lui e noi potremo grattarci la pancia indisturbati (noi siamo più furbi di lui!!!).

    I furbi pensano solo al tornaconto personale, senza guardarsi attorno o pensare al futuro.

    Chi doveva controllare il cambio dei prezzi da lire a euro dove si trovava mentre i furbi arrotondavano le 1000 lire ad 1 euro?

    Proprio sapendo che siamo un popolo di “furbacchioni” la vigilanza sul cambio avrebbe dovuto essere massima e prolungata.

    Adesso è troppo tardi: chiedere a TUTTI (ma proprio tutti) di abbassare i prezzi è praticamente impossibile. Dobbiamo sorbirci la crisi economica consumando di meno e sperando di aver imparato la lezione: la furbizia alla lunga danneggia ciascuno di noi.

    S.L.P.

  4. Aribandus says:

    Legato al problema dell’Euro, c’è il problema della percezione dell’Euro stesso.

    Concorde col fatto che bisognava controllare, anche se qualcuno dice che era impossibile, rimane il dato di fatto, a mio avviso indiscutibile, che la nuova moneta, proprio per i tagli, non viene valutata come le vecchie Lire, ma viene valutata la metà.

    Esempio: se una volta davo 500 lire di elemosina, adesso do 50 centesimi. Se prima davo 1000 Lire adesso do 1 Euro.

    Una volta ho dato 2 Euro. Ma cavolo, sono 4000 Lire! E lo so, e lo sapevo! Allora già la pensavo così. Ma le ho date lo stesso. 4 mila Lire.

    Se mantenendo il giusto cambio mi sembrava di dare poco al barbone (per cui ho dato esattamente il doppio), sono sicuro che ai negozianti meno furbi sembrava di vendere i prodotti a metà prezzo rispetto a quando c’era la Lira.

    Non è solo questione di furbizia. Anche quella, sicuramente al 50-60%, ma è proprio il problema della percezione del valore dell’Euro il vero problema.

    E sai anche da cosa è causato? Non tanto dal taglio delle banconote, ma da quello delle monete e delle loro dimensioni e peso.

    La moneta da 100 Lire adesso la identifichiamo con quella da 50 centesimi (il doppio).

    La moneta da 200 Lire la identifichiamo con quella da 1 Euro (5 volte tanto).

    La moneta da 500 Lire la identifichiamo con quella da 2 Euro (8 volte tanto).

    A livello di memoria tattile e visiva siamo ancora legati alla Lira. Anche nella stessa lettura dei prezzi.

    1000 Lire un caffè… metterlo a 50 centesimi sembra di regalarlo.

    Nell’immediato non si pensa che un prezzo è in Lire e l’altro in Euro.

    Si vede il 1000 da una parte e il 50 in corrispondenza. Anche se uguale, 50 sembra esageratamente basso.

    Non lo avvertiamo come cambio positivo di 1 a 2, ma come cambio negativo di 1 a 1/2 (o 1 ventesimo).

    Poi, le cifre dei centesimi dopo la virgola nessuno le considera.

    _ _ _

    Loreanne: il problema dell’Euro c’è anche altrove.

  5. Tutto quello che vuoi, ma o siamo degli idioti completi, oppure siamo così ricchi che possiamo permetterci di fregarcene.

    Voglio dire: d’accordo sulla percezione, d’accordo sugli effetti psicologici, ma questo vale per le prime settimane, i primi mesi.

    Poi, o il nostro cervello è sul livello di uno scimpanzé (senza offesa alla scimmia) oppure qualunque persona con un minimo di intelligenza si rende conto della cosa e ci fa attenzione. Bastano pochi mesi per entrare nel nuovo ordine di idee, se ci si mette un po’ d’impegno.

    E tanto per iniziare: ricordatevi che UN CENTESIMO sono circa venti delle vecchie lire e 5 CENT sono 100 lire. Quindi, quelle monetine piccole HANNO un valore.

    Vi ricordate quando qualcuno vi chiedeva: «Che ce l’hai cento lire?»

    Beh, non farevi ingannare: ora sono 5 centesimi, non 50 o peggio ancora un euro!

    E fateci attenzione, che diamine!

  6. Aribandus says:

    ricordatevi che UN CENTESIMO sono circa venti delle vecchie lire e 5 CENT sono 100 lire.

    Quello è anche il problema, hanno formati scomodi e di nessuna importanza visiva e tattile, per cui non vengono considerate. Un altro conto sarebbe stato se avessero diametro e peso simile a quelle di 1 Euro.

    Per quanto riguarda l’abitudine, io avrò il cervello di uno scimpanzè, ma si fa veramente fatica. Oltretutto in quei pochi mesi necessari, come dici tu, tutti i prezzi si sono alzati. Dopo chiaramente non li abbassa più nessuno.

  7. Sarà che ho vissuto negli Stati Uniti, per cui mi ritrovo benissimo con gli euro, ad ogni modo, anche se le tue proposte fossero state valide per le lire, non lo sarebbero state per le altre monete europee.

    A parte la Grecia e la Spagna, che comunque non avevano una valuta così piccola come la lira, infatti, negli altri Paesi monete del genere erano perfettamente normali: franchi francesi e belgi, marchi, scellini e via dicendo, avevano tutti centesimi o equivalenti.

    Non ci siamo solo noi italiani, con le nostre idiosincrasie per i centesimi, in Europa: la norma era quella per cui in ogni Paese la moneta base valeva UNO (un marco, un franco, uno scellino, una sterlina, una corona, un fiorino, ecc…). Non è colpa degli altri se una lira era un valore quasi inesistente.

    Personalmente trovo che fare i calcoli con due decimali invece che con una sfilza di zero sia di gran lunga più facile. D’altra parte, quando andavi all’estero, come facevi i tuoi ragionamenti? Non mi dirai che convertivi ogni volta tutto in lire prima di fare i calcoli, o no?

  8. keeton says:

    sicuramente questo governo ha la colpa di aver “normalizzato” l’illegalità e di aver applicato una serie di misure d’emergenza, quando il nostro paese aveva bisogno di misure strutturali. Se non fosse per l’euro pagheremmo la benzina 6000 lire al litro, gli interessi dei mutui sarebbero alle stelle e, con le crisi finanziarie degli ultimi anni, staremmo guardando l’Argentina dal basso all’alto.

    buona giornata!

  9. Va bene, ma in quanto a misure strutturali, quale governo italiano le ha mai applicate? Il fatto è che misure di quel tipo richiedono

    – competenza

    – visione

    – tempo

    Soprattutto quest’ultimo gioca a nostro sfavore. Ai politici non piacciono quelle iniziative che non hanno un ritorno immediato in termini elettorali. Soprattutto odiano iniziare qualcosa di cui si potrebbe prendere il merito l’avversario politico o comunque il governo successivo sei anni dopo.

  10. LongJohnSmith says:

    Al giorno d’oggi non si può fare a meno del nucleare. I paesi che hai citato, Francia, Germania e Spagna hanno tutti il nucleare e per il PIL l’energia è fondamentale. Churcill diceva che aravamo furbi. Bhe forse lo eravamo davvero, ma oggi siamo davvero i meno furbi. Siamo tutti ecologisti, io per primo, ma il trenta per cento della nostra energia la compriamo dalla Francia atomica. Con i nostri soldi i francesi costruiscono altre centrali atomiche, quindi stiamo finanziando il programma atomico di una nazione che ci fa concorrenza come Pil.

    Se l’Italia fa poco Pil è a causa di un super euro. E son contento che sia così perchè gli italiani si stanno comprando mezzo mondo con l’euro così forte, cosa che ai tempi della lira era impossibile.

    Abbiamo meno esportazioni, certo, con il super euro si esporta di meno, ma in proporzione investiamo di più nel mondo e vorrei proprio sapere quanto è il Pil che tutte le imprese italiane fanno tra Italia e estero.

    Mettere dazi alla Cina è fare protezionismo, mercantilismo di stampo nazista, fascista, stalinista, castrista. Se noi dovessimo bloccare le loro magliette, loro avrebbero tutto il diritto di caciare dal loro suolo gli imprenditori italiani che le producono. Le producono in Cina perchè lo stato sociale prtende e vuole la tangente sulla produzione. Non siamo ipocriti per favore!

    Questo governo ha solo dei meriti, se poi Berlusconi non sa spiegarli è tutta colpa sua e della sua mancanza cronica di oportunismo politico.

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