Niente ai posteri



Viviamo nell’era dell’informazione e dei contenuti multimediali. Ormai sono più di 2 miliardi le persone che si collegano alla rete e che producono ogni giorno un miliardo di terabyte di dati, ovvero più o meno il 90% di quanti ne sono stati prodotti solo negli ultimi due anni, anche se molti sono in effetti ridondanti o duplicati. Una progressione esponenziale esplosiva, indubbiamente, ma quanto di tutto ciò che produciamo resterà davvero ai posteri?

Ovvero, quanto di tutto ciò che pubblichiamo in rete, articoli, immagini, filmati, sopravviverà alla nostra morte? Ormai la rete non contiene più solo quello che rendiamo pubblico, ma grazie alla tecnologia della “nuvola”, contiene anche buona parte di quello che una volta avevamo solo sui nostri sistemi personali. Quanto si salverà quando non saremo più noi a mantenere tutta questa informazione?

Prendiamo un dipinto. Gli affreschi preistorici che sono arrivati fino ai nostri giorni hanno dai 30 ai 40.000 anni, dato che sono stati dipinti nel Paleolitico. Certo molti si sono preservati solo grazie alle particolari condizioni presenti in alcune grotte; si tratta comunque di un risultato notevole, come vedremo fra poco. Se in effetti confrontiamo le pitture rupestri con gli affreschi murali, quest’ultimi hanno già una vita molto più breve. Quelli delle antiche civiltà, infatti, hanno dai 5.000 ai 2.000 anni: in genere un affresco ha tuttavia una vita media che va dai 400 ai 1.000 anni, prima di iniziare a deteriorarsi significativamente, a seconda di come è stato preparato il supporto e soprattutto l’intonaco.

Un dipinto a olio su tela o legno può arrivare anche al millennio ma di solito ha una vita media compresa fra i 200 e i 500 anni. Ovviamente tutto dipende da come è stato conservato, la temperatura e l’umidità dell’aria nel locale dove è stato tenuto, se è rimasto per molto tempo al buio o se è stato esposto frequentemente alla luce del sole. Bisogna anche considerare come siano stati preparati i colori: ci sono dipinti a olio che iniziano a deteriorarsi già dopo 50 anni. Oggi, in effetti, si usano molto i colori acrilici, ma esistono solo da ottant’anni circa, per cui è difficile dire quanto a lungo possano durare prima di alterarsi. È probabile comunque che siano molto più resistenti sia dell’olio che della tempera, per cui si può ipotizzare che un dipinto realizzato con colori acrilici possa arrivare a durare diversi secoli, forse anche un millennio.

E le foto? Quelle in bianco e nero sono abbastanza resistenti ma già dopo qualche decennio iniziano a sbiadire. Quelle a colori sono ancora più delicate. Una vecchia foto a colori stampata su carta fotografica può iniziare a deteriorarsi già dopo 50 anni. Molto dipende dal fatto che sia stata o meno esposta a lungo alla luce del sole. Le carte fotografiche a colori più recenti si dice possano reggere dai 75 ai 150 anni, ma non esistono da così tanto tempo da poterne essere certi. In ogni caso una lunga esposizione alla luce, come è il caso di una foto incorniciata, può far svanire l’immagine anche dopo 40 anni.

Se poi la foto o l’immagine è stata stampata su carta normale con una comune stampante a getto di inchiostro, i colori possono già iniziare a sbiadire dopo 20 mesi. In genere un’immagine stampata a colori su carta semplice può durare dai 2 ai 10 anni prima di iniziare a deteriorarsi significativamente.

E una foto digitale in rete? In teoria potrebbe quasi essere eterna, dato che potrebbe venire duplicata molte volte su decine di sistemi diversi. Tuttavia un singolo disco fisso ha una vita media di 5 anni e, se l’immagine non è stata duplicata, potrebbe andare persa anche prima. I dischi di molti sistemi in rete sono utilizzati 24 ore su 24 per 7 giorni alla settimana e quindi sono soggetti a usura molto di più di quelli di un sistema casalingo. D’altra parte la vita media di un portatile personale, ad esempio, non è caratterizzata tanto dalla sua componentistica quanto dall’obsolescenza tecnologica: in genere la gente cambia computer ogni 3 anni, soprattutto chi lo usa per lavoro.

Ecco allora che la nostra immagine digitale, potenzialmente eterna, potrebbe diventare la Cenerentola delle immagini storiche, soprattutto se la confrontiamo con le pitture rupestri o gli affreschi funerari degli Antichi Egizi. In pratica, la foto della vostra famiglia pubblicata su Facebook, Pinterest o Flickr potrebbe scomparire dalla rete fra meno di dieci anni semplicemente perché non interessa a nessuno.

Oggi gli archeologi riportano alla luce documenti e opere artistiche che hanno secoli se non millenni. Molte non sono opere di grandi artisti, ma disegni e scritti di gente comune, come i graffiti che i gladiatori incidevano sulle pareti in attesa di combattere nell’arena. Grazie ad essi noi sappiamo molte cose di un passato che altrimenti sarebbe scomparso. Ma se quello che oggi produciamo resterà solo se relativo a persone famose, mentre quanto realizzato dalla gente comune verrà irrimediabilmente rimosso dalla rete, non sarebbe forse meglio tornare a dipingere sulle pareti delle grotte? Perché a questo punto anche i graffiti moderni sui muri delle case rischiano di avere vita breve, dato che ormai nelle nostre città le vecchie case sono spesso distrutte per far posto a nuovi palazzi.

In pratica, forse vivremo anche nell’era dell’informazione e dei contenuti multimediali, ma ci sono buone probabilità che di tutto quello che oggi produciamo ben poco resterà ai posteri.

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