Quella materia che non c’è



Avete mai provato a dare un’occhiata alle materie che si studiano nella scuola secondaria in Italia? Come tutti sanno, gli otto anni previsti sono suddivisi in due gradi: tre anni di scuola secondaria inferiore, detta anche scuola media, e cinque di scuola secondaria superiore, detto anche liceo. Dopo la riforma Gelmini la scuola secondaria di secondo grado è stata a sua volta divisa in sei differenti licei: classico, scientifico, linguistico, artistico, musicale e coreutico, e delle scienze umane, alcuni dei quali sono a loro volta differenziati per indirizzo. Ad esempio il liceo scientifico ha un indirizzo tradizionale e uno per le scienze applicate, mentre quello artistico ha ben sei indirizzi come ad esempio l’indirizzo per le arti figurative o quello scenografico.

Ogni grado, liceo e indirizzo si differenzia ovviamente per tipologia di materie trattate e per numero di ore assegnate a ogni materia. In alcuni casi le materie vengono accorpate, come la matematica e l’informatica al primo biennio dei vari licei; altre volte vengono trattate separatamente, come l’informatica nell’indirizzo per le scienze applicate del liceo scientifico.

Ci sono materie che sono comuni a tutti i licei, ovviamente, come la lingua e la letteratura italiana; altre che ne accomunano solo alcuni, spesso solo nel primo biennio, oppure nel secondo biennio e nel quinto anno — anni che prima della riforma Gelmini formavano il cosiddetto triennio. Ci sono infine materie che sono specifiche solo di alcuni licei, come il laboratorio della figurazione, la chimica dei materiali o la pedagogia.

Ho voluto divertirmi a fare una tabella sintetica delle singole materie per le varie scuole e indirizzi ed è venuto fuori un quadro oggettivamente piuttosto articolato. In linea di massima abbiamo un primo gruppo di materie umanistiche, come l’italiano, la storia e la geografia che sono presenti in tutta la scuola secondaria, dalle medie fino ai vari licei, sebbene ultimamente la geografia sia stata molto penalizzata (ma di questo parleremo dopo). Stessa cosa per la filosofia che tuttavia è circoscritta al solo triennio. Abbiamo poi le lingue antiche, come greco e latino, ormai trattate con una certa serietà solo nel solo liceo classico, anche se nello scientifico tradizionale e nel biennio del linguistico si insegna ancora latino, sebbene non con la stessa cura che al classico.

Vengono poi le lingue straniere, con una spennellata più o meno approfondita delle corrispondenti letterature, a seconda dei licei e degli indirizzi. Si parte con l’inglese nelle medie affiancato da una seconda lingua comunitaria a scelta, fino al linguistico dove sono ben tre le lingue insegnate, anche non comunitarie, in teoria. Purtroppo, per qualche strano motivo, dopo aver fatto lo sforzo di portare ben due lingue straniere sia alle medie che al biennio, nei successivi tre anni di liceo la seconda lingua, inspiegabilmente, scompare.

E veniamo alle discipline scientifiche tra le quali mettiamo anche la matematica, sebbene non sia proprio una scienza. Qui la materia maggiormente presente è la fisica, seguita a ruota dalla chimica che non è tuttavia sempre presente e comunque è quasi sempre accorpata a biologia e scienze della Terra. Nel primo biennio alla matematica è spesso accorpata anche l’informatica, sebbene non sia trattata con l’attenzione che oggi meriterebbe. Nel liceo delle scienze umane, infine, abbiamo anche discipline più specifiche, come antropologia, psicologia, pedagogia e sociologia, con un timido accenno di diritto ed economia che scompare tuttavia nei tre anni finali dell’indirizzo tradizionale, continuando solo in quello economico-sociale, appunto. Anche di questo parleremo più avanti.

Un quinto raggruppamento di materie riguarda le materie artistiche: a parte musica, presente anche nelle scuole medie, storia dell’arte, comune a tutti i licei, e disegno, che c’è sia allo scientifico che ovviamente nel liceo artistico, la maggior parte di queste materie sono confinate nel liceo artistico e in quello musicale e coreuitico e sono davvero molte: si va dal laboratorio di design a quello audiovisivo e multimediale passando per la danza, la scultura, la pittura e via dicendo. Ben trenta in tutto, anche se ogni indirizzo ne ha in effeti solo dalle quattro alle sei al massimo.

Abbiamo infine le scienze motorie, ovvero la vecchia “ginnastica” e la cosiddetta “ora di religione” che alle medie è obbligatoria mentre nella scuola secondaria superiore è facoltativa e può essere sostituita con attività alternative. In molte scuole l’ora di religione verte ancora sulla religione cattolica la quale, tuttavia, sempre più spesso, viene affiancata da nozioni relative ad altre religioni, soprattutto quelle monoteistiche.

Questo il quadro generale. In linea di massima si tratta di un programma abbastanza variegato di cultura generale, eppure, analizzandolo più a fondo, c’è qualcosa che non quadra. Non si tratta tanto della ricetta nel suo complesso, che potrà anche essere discutibile ma tutto sommato è valida quanto altre, quanto piuttosto di un’assenza eclatante e difficile da comprendere.

Mi riferisco all’economia. È vero che nel liceo orientato alle scienze umane c’è una materia denominata “diritto ed economia”, ma al di là del fatto che è trattata ampiamente solo nell’indirizzo economico-sociale, mentre in quello tradizionale è relegata a sole quattro ore settimanali, l’aver messo insieme due materie così corpose fa capire quanto poco spazio sia stato lasciato anche lì a questa importante materia.

Non stiamo parlando di discipline plastiche e scultoree o storia della musica: l’economia è forse, di tutte le materie, quella con la quale abbiamo più a che fare ogni giorno. Basti pensare che non c’è giorno che non facciamo acquisti o paghiamo una qualche bolletta, tassa o balzello. L’economia è di fatto la struttura portante delle società moderne perché ne determina l’esistenza stessa.

L’assenza dell’economia lascia davvero perplessi: primo perché è una materia di importanza pari alla storia o alla fisica; secondo perché le sue basi possono essere tranquillamente insegnate anche alle scuole medie e non è certo più complessa della trigonometria o di greco antico. Non solo essa è totalmente assente, ma quel poco di economia che una volta si faceva a geografia, quando si studiavano le risorse dei vari Paesi, è stato di fatto ridotto ai minimi termini dal significativo taglio al numero di ore dedicato a questa importantissima materia che già comprende in realtà al suo interno discipline importanti come l’astronomia e la geofisica.

In effetti questa mancanza non è relativa alla riforma Gelmini ma è sempre esistita nel nostro sistema scolastico. Solo agli inizi degli anni ’90 lo studio dell’economia fu timidamente inserito per la prima volta nel liceo classico e in quello scientifico ma solo come un esperimento, sperimentazione durata appunto fino al 2010 quando la riforma Gelmini la segregò definitivamente nel liceo delle scienze sociali.

Ma perché una materia così importante non è presente nel nostro sistema educativo? Dovrebbe essere insegnata fin dalla scuola media, mentre la si trova trattata ampiamente, oltre che al liceo delle scienze sociali con indirizzo economico-sociale, solo negli istituti tecnici. La maggior parte di noi non ha mai studiato a scuola cosa sia la moneta, come funzionino le banche, la teoria della domanda e dell’offerta e tante altre nozioni assolutamente fondamentali per capire cosa stia succedendo oggi, cosa sono le bolle speculative, l’inflazione, i derivati, come funzioni il credito o cosa dia valore a una valuta.

È difficile credere che questa mancanza sia solo un caso, anche perché, come già detto, i principi base dell’economia non sono certo così complessi da non poter essere spiegati anche a uno studente delle scuole medie e comunque, certamente, a uno della scuola secondaria superiore. Ne consegue che tale assenza deve essere voluta, ovvero, non si vuole che i cittadini abbiano una buona infarinatura di economia, finanza e discipline collegate. Se infatti il popolo avesse una certa conoscenza di questi meccanismi, sarebbe molto più difficile fare disinformazione su questi argomenti e quindi far accettare alle persone determinate decisioni politiche e determinate leggi o normative finanziarie e bancarie.

Nalla nostra società, infatti, la distribuzione della ricchezza è sempre più asimmetrica e si allarga sempre di più la forchetta fra i pochi che hanno molto e i molti che hanno il minimo necessario per vivere, a volte neppure quello. Se queste persone avessero una buona comprensione dei meccanismi finanziari ed economici, determinati gruppi di potere avrebbero molta più difficoltà a mantenere ampio questo divario, con una conseguente perdita di potere e di denaro a vantaggio della maggioranza della popolazione.

Oggi, più che mai, una buona conoscenza dell’economia è un fattore chiave per lo sviluppo e la crescita della nostra società e non dovrebbe mancare nell’educazione delle nuove generazioni, specialmente in un Paese come l’Italia dove al potere c’è al momento un governo non eletto che rappresenta proprio quei poteri forti che controllano la finanza internazionale e che sta letteralmente smantellando l’economia produttiva, quella sana, quella che produce ricchezza e dà valore alla moneta, a vantaggio di una finanza chiusa in se stessa in meccanismi incapaci di creare vero valore e di sostenere l’economia del Paese.

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