Figlio di un’altra terra



8 luglio 2008, Milano, giardini di via Stendhal: tre uomini pestano a sangue, riducendolo in fin di vita, un immigrato di 53 anni originario del Ghana. Qualcuno parla di aggressione a scopo razziale, altri di un regolamento di conti fra spacciatori. La realtà è molto diversa. I tre spacciatori, guidati dal pluripregiudicato trentottenne Giorgio Giurato, hanno massacrato il ghanese Edward Gardner perché assieme ad altri volontari, italiani e non, da tempo girava nella zona di Parco Solari per convincere i giovani a non drogarsi.

La vicenda è passata quasi inosservata. Pochi giornali ne hanno parlato, i telegiornali ne hanno appena accennato, eppure quello che ha fatto questo immigrato, questo extracomunitario, quest’uomo di colore, uno dei tanti arrivati nel nostro Paese con un pugno di speranze in tasca e poco altro, meriterebbe ben altra risonanza. Erano nostri i figli che quest’uomo cercava di salvare e nostri sono stati i suoi carnefici. E noi? Cosa abbiamo fatti noi per lui?

Per un immigrato riuscire a integrarsi nel nostro Paese è estremamente difficile. A molti immigrati spesso si rifiuta anche la possibilità di affittare un’abitazione. Molti, anche laureati, sono costretti a fare quei lavori che ormai nessun italiano vuole più fare, figuriamoci riuscire ad avere la cittadinanza: un sogno. Eppure se arriva un calciatore in Italia, se un’atleta vuole entrare nella squadra olimpica, di colore o no, nel giro di pochi mesi ha la cittadinanza. È la solita legge, che non è uguale per tutti.

E allora forse ci vorrebbe un gesto, un gesto simbolico che ricordi a tutti noi che non è il colore della pelle o il Paese di origine a fare un individuo ma il suo carattere, i suoi principi, la sua determinazione. E allora il Presidente della Repubblica, quel Napolitano che troppo spesso afferma che da noi va tutto bene e che siamo un grande Paese, lo dimostri davvero, concedendo la cittadinanza italiana e la medaglia al valore civile a questo figlio di un’altra terra che nella nostra terra ha rischiato di morire per aver fatto quello che dovremmo fare noi.

Sempre che "tale onore" a questo punto lo accetti, Edward Gardner, perché a volte anche noi ci sentiamo in imbarazzo ad essere italiani, soprattutto quando vediamo tanto disinteresse e ipocrisia di fronte a uomini e donne che ancora credono in quei valori che dovrebbero essere le fondamenta della nostra società e che noi, da tempo, abbiamo dimenticato.

Commenti (4) a «Figlio di un’altra terra»

  1. utente anonimo ha detto:

    Io ho un pallino, quello della scrittura ma anche quello di imparare. Questa sera facevo l’ennesima ricerca in internet sui corsi di scrittura e tra i nomi dei docenti mi ha colpito quello De Judicibus. Forse perchè ne sento la necessità. Ma anche un’altra parola ha guidato il mio mause: L’indipendente. Si anche di questo ce ne sarebbe di tanto bisogno.

    Eppoi eccolo l’informazione cruda e vera. E mi viene alla mente che si, qualcosa avevo sentito alla tv a tal proposito. Continuo nella lettura e un nodo, tra i tanti, che già sento nel mio cuore e nella mia testa si aggiunge. E mi guardo intorno spaurita, ma dove sono gli altri? Ma perchè non ci lasciano più nemmeno la dignità di indignarci e urlare. E ringrazio chi ha scritto questo testo, chi ha avuto la forza di lasciare una traccia di realtà nel vasto mondo di vita irreale. Ma oltre alla vergona che provo per quella giovane vita uccisa due, tre ,cento volte, sento molta paura. Io non avrei saputo quali nefandezze succedonointorno a me se, per caso, per soddisfare la mia curiosità la voglia di imparare, perchè quel nome. De Judicibus non mi parlava alla memoria di qualcosa di cui siamo carenti, io sarei andata a dormire in questa serata afosa senza nemmeno un pensiero per una vita umana buttata nell’inceneritore della TV SPAZZATURA.

    Grazie

    Marina da Venezia

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Grazie a te Marina, grazie per le tue parole e per il tuo desiderio di conoscenza. L’unica certezza che abbiamo nella vita, oltre al fatto che prima o poi finirà, è quella della nostra ignoranza. Dobbiamo essere orgogliosi di essa, perché se non fossimo ignoranti non sentiremmo il bisogno di imparare, di capire, di migliorarci. Essa è così vasta che il primo dei grandi non è poi così più saggio e sapiente dell’ultimo degli analfabeti. E questo ci rende simili e ci accomuna. Ciò che ci differenzia, invece, è proprio nel desiderio e nella determinazione, nonostante si sia consci che ciò che non sappiamo sarà sempre più di quello che conosciamo, di apprendere, di comprendere, di provare. E in questo sei tu la grande, perché non ti accontenti di ciò che ti viene detto, ma cerchi, con la tua lanterna, la verità che forse non troverai mai, ma la cui sola ricerca è già ricerca di maturità e saggezza. Un abbraccio.

  3. utente anonimo ha detto:

    Girgione! Devi farti la galera è non uscire più speriamo che il giudice butti via la chiave, vergognati! Anche il tuo tirapiedi Lele del panino 900 di vi savona.

    Lo conosciamo bene noi della zona, Girgio va chiuso x sempre è sempre stato brutale e violento!

  4. utente anonimo ha detto:

    Peccato che il reo “Giorgio Giurato” rischi non scontare la sua pena, è tossico e dice:

    Voglio andare in comunità così scappo evado trovare il povero Edward.

    Io quel Girogio lo conosciuto, e veramente una bestia non è mica la prima volta che fa un uso brutale della sua forza, come va la giustizia oggi…. pensiamo a Pietro Maso…. se fanno uscire lui non fanno uscire il Giorgione?. Fra 3 anni è già in giro a far disastri da barbone, perchè di un barone si tratta, spacciatore? il Girgione? Si! x farsi con 4 soldi.

    Te la do io la comunità va la!

    GIORGIO VA CHIUSO PER SEMPRE.

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