Jok il Profeta



Quanti di voi conoscono il nome di Joseph Kony? Avete mai sentito parlare della LRA, la Lord’s Resistency Army, ovvero l’Esercito di Resistenza del Signore? Ho il sospetto di no, e comunque non sono nomi che si trovano di frequente sui nostri quotidiani, né si sentono spesso in televisione. Eppure sono oltre vent’anni che Kony, detto il Profeta dei Dieci Comandamenti, è a capo della più spietata armata di guerriglieri che funesta il nord dell’Uganda.

J. Kony è nato nel 1961 a Odek, un piccolo villaggio di etnia acholi a est di Gulu. Fin da piccolo entrò a far parte di una milizia armata comandata da sua zia Alice Lakwena, un’ex-prostituta che aveva fondato l’Esercito dello Spirito Santo per combattere le milizie dell’allora regime di Yoveri Museveni. I primi armati di bastoni e pietre, i secondi di mitragliatrici, fu un vero massacro. La sacerdotessa Lakwena, come amava farsi chiamare, si ritirò in esilio in Kenya lasciando a Joseph Kony la sua eredità di morte.

Nacque così l’LRA, come movimento di liberazione dell’etnia acholi nei confronti del governo di Kampala. Come già l’esercito della zia, anche l’LRA venne caratterizzato da una cultura religiosa di stampo biblico. D’altra parte la Bibbia offre ben più di uno spunto a chi vuole giustificare le violenze più efferate nei confronti dei nemici, facendole passare per Giustizia Divina. Qualche esempio?

Ora uccidete tutti i ragazzi e anche tutte le donne che sono appartenute a un uomo, ma conserverete in vita per voi le ragazze ancora vergini.

Numeri, 31, 17

Quando il Signore, vostro Dio, ve la darà nelle mani, ucciderete tutti gli uomini. Terrete come bottino di guerra le donne, i bambini, il bestiame e quel che c’è nella città. Disporrete liberamente dei beni dei nemici, che il Signore, vostro Dio, vi avrà consegnato.

Deuteronomio, 20, 13-14

In quel tempo prendemmo tutte le sue città e votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini; non vi lasciammo alcun superstite. Soltanto asportammo per noi come preda il bestiame e le spoglie delle città che avevamo prese.

Deuteronomio, 2, 34-35

E Kony non se lo fece dire due volte: eccidi, violenze di ogni genere, stupri etnici, mutilazioni e persino atti di cannibalismo. Dal 1990 ad oggi, sono ben 12 i crimini contro l’umanità e 20 quelli di guerra dei quali lo ha accusato il Tribunale Internazionale dell’Aia, e questa è solo una piccola parte delle violenze delle quali è responsabile. La sua religione è un misto di Cristianesimo, Islamismo, Animismo e stregoneria, in nome della quale sono state uccise in modo orribile decine di migliaia di persone, uomini, donne e soprattutto bambini. Molti sono stati massacrati a colpi di panga, un coltellaccio simile a un machete, altri costretti a compiere violenze inaudite, come massacrare i propri genitori o schiacciare la testa del proprio fratellino ancora in fasce. Bambine bruciate vive dopo essere state stuprate, donne incinta sgozzate o alle quali è stato strappato dalla pancia, ancore vivo, il feto. Tutto nel nome di Dio.

La follia di Kony, che afferma di essere una sorta di spirito-guida divino, di creare una nazione basata sul rispetto letterale dei Dieci Comandamenti, si è estesa a tal punto da punire con il taglio delle natiche coloro che violano un undicesimo comandamento, da lui inventato, ovvero «non dovrai mai guidare una bicicletta», e di massacrare chiunque possieda polli bianchi e maiali. Gli erba, come sono chiamati i guerriglieri dell’LRA, devono inoltre portare in battaglia una pietra che dovrebbe, nelle intenzioni di Koly, servire, se gettata, a creare una vera e propria montagna per ostacolare i nemici, e una bottiglietta d’acqua con dentro un legnetto che, versata, dovrebbe formare un fiume per bloccare le pallottole avversarie. Kony afferma inoltre che arriverà un giorno, detto del mondo silenzioso, in cui tutte le armi da fuoco taceranno, dando così la supremazia a chi combatte con le armi bianche.

Ma chi protegge Kony? Dove trova questo criminale i soldi per acquistare armi e sostenere le proprie truppe? La maggior parte dei membri dell’LRA sono proprio i figli delle vittime di questo esercito di feroci guerriglieri. Rapiti, trascinati via dalle famiglie e dalla loro tribù, viene insegnato loro fin da piccoli a uccidere e mutilare senza pietà, spesso iniziando proprio dai loro cari. Non sono pochi quelli che hanno dovuto uccidere il fratello o la sorella, colpevoli di essersi rifiutati a loro volta di uccidere altre persone. Si calcola che i bambini rapiti, violentati, schiavizzati e mutilati siano stati alla data oltre ventimila, ma la guerra ha provocato oltre un milione e mezzo di profughi che si sono ammassati in campi nei quali la dissenteria, la malaria, l’AIDS e altre malattie stanno falciando vite come spighe di grano che cadono sotto la mano del contadino.

In quanto ai soldi per le armi, il principale finanziatore dell’LRA è stato per quasi vent’anni il regime islamico di Karthum. In cambio, Kony, ha fornito uomini e donne per partecipare alle operazioni di pulizia religiosa che il governo sudanese ha organizzato nei confronti dei cristiani che abitano nelle regioni meridionali del Paese. Oggi, tuttavia, quelle regioni hanno un governo autonomo, per cui Karthum non ha più interesse a finanziare Kony, sebbene continui a mandare viveri e munizioni. Non si sa mai. Nonostante il trattato che garantisce l’autonomia ai cristiani sudanesi, firmato nel gennaio 2005, il governo sudanese continua a perseguire una politica di discriminazione religiosa. Uno come Kony può sempre tornare utile, prima o poi.

Ma torniamo alla domanda iniziale: avevate mai letto di Joseph Kony e dei terribili massacri che avvengono da due decenni in Uganda? Perché di lui non si parla mentre di altri dittatori, terroristi e criminali si fa un gran vociare su giornali e TV? Perché quelle morti sono ignorate mentre altre, magari di minore entità, magari meno efferate, prendono le prime pagine dei giornali? Perché il Medio Oriente attira tanto l’attenzione dei media, mentre l’Africa Sudsahariana è del tutto ignorata? Come mai, ancora, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non si occupa dei massacri in Sudan, in Uganda, e in decine di altri stati dell’Africa Nera? Pochi lo sanno, ma anche in quei Paesi ci sono truppe ONU. In genere formate da contingenti ridotti provenienti da Paesi del Terzo Mondo, come gli otto Caschi Blu guatamaltechi massacrati proprio dalle milizie di Kony rifugiatesi nella provincia dell’Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo. Anche loro dimenticati, come le migliaia e migliaia di vittime di Jok, come viene chiamato Joseph Kony, e dei tanti Signori della Guerra che affliggono il continente africano.

Per loro i Grandi del pianeta non si muovono; per loro le folle di pacifisti non scendono in piazza. Sono mondi lontani, così distanti da noi che ben difficilmente possono essere usati sul piano politico. In fondo — lo avete notato? — non c’è dibattito sulla guerra e sulla pace che non si presti a essere trasportato nell’orticello politico di casa nostra: lo vediamo anche in questi giorni con il conflitto israelo-libanese. Ad ogni parte sul campo si può associare uno schieramento nostrano; a ogni confronto in Medio Oriente si può collegare un confronto politico del tutto italico. Ma l’Uganda? Il Congo? Il Sudan? Chi è di destra? Chi di sinistra? Chi fascista o comunista? Chi guerrafondaio e chi pacifista? Troppo complicato. E allora meglio lasciar perdere: che se la cavino da soli. Noi abbiamo già abbastanza conflitti da strumentalizzare, da usare per i nostri giochini interni nei quali manipolare folle di persone urlanti e amanti della piazza per attaccare l’avversario di turno. Né tali conflitti servono a Stati Uniti o Russia per lanciare anatemi contro i vari Imperi del Male che affliggono il mondo. Forse il Sudan, al massimo, essendo un regime islamico, ma ci si è già provato e si è visto che il gioco non vale la candela: niente petrolio laggiù, lontano dagli equilibri geopolitici asiatici, di fondamentale importanza per l’Occidente, e nulla da ricostruire, perché c’è ben poco da distruggere. L’amara verità è che sono guerre inutili, almeno per noi.

Commenti (1) a «Jok il Profeta»

  1. Moritz ha detto:

    meriti attenzione

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