E se ci pensassimo prima?




Plesso di Via Euticrate

Ogni tanto capita di sentire al telegiornale o di leggere sui giornali di questo o quel palazzo che è crollato, di un cornicione caduto o di un piano, ristrutturato da poco, che ha ceduto, il tutto spesso, purtroppo, con gravi conseguenze per gli occupanti dell’abitazione. Altre volte, per fortuna, la tragedia è solo sfiorata, come nel caso della scuola elementare di Casette d’Ete, un piccolo centro vicino a Fermo, nella quale è crollato durante la notte del 27 ottobre il controsoffitto in un’aula del primo piano. Fosse successo qualche ora più tardi sarebbe stata una strage.

Naturalmente, ogni volta che avvengono fatti del genere, dopo, si scatena la caccia al responsabile. E così si scopre in molti casi che la possibilità di un eventuale cedimento era già stata segnalata in passato agli uffici competenti o che l’edificio era stato da poco ristrutturato. È un film che si ripete tragicamente ogni anno. In definitiva il problema è sempre relativo al controllo, alla prevenzione.

Perché questa premessa? Perché stamane ho portato mia figlia a scuola e ho letto un comunicato del preside che informava noi genitori del fatto che finalmente la tettoia fatiscente posta sul cancello d’ingresso della scuola materna di via Euticrate, a Roma, uno dei plessi del 154° Circolo Didattico della capitale, era stata rimossa.

Era da oltre un anno che il dirigente scolastico del circolo aveva segnalato come tale struttura fosse pericolante e rappresentasse quindi un serio pericolo per i bambini che frequentano l’istituto, ma l’ufficio competente si era ben guardato dall’intervenire. Chi ha figli sa bene come le scuole italiane combattano quotidianamente con problemi di bilancio, e così il preside si trovava in difficoltà a intervenire direttamente, non avendo i fondi per far effettuare i lavori di demolizione. Tuttavia, grazie alla sua perseveranza, alla generosità di un genitore e alla disponibilità di un’impresa edile della zona, alla fine la struttura è stata smantellata.

Durante i lavori i tecnici hanno potuto verificare l’effettiva pericolosità della tettoia che avrebbe potuto crollare da un giorno all’altro. Questa volta la tragedia è stata evitata, ma non, come avrebbe dovuto, grazie al pronto intervento di chi istituzionalmente è preposto a tale compito e a tale scopo è pagato con i soldi dei contribuenti, ma solo alla costanza e all’iniziativa di un dirigente scolastico e di un genitore che non si sono arresi di fronte all’ignavia della Pubblica Aministrazione. Questa volta. Ma quante altre volte questo non succederà? Quante altre tragedie potrebbero essere evitate e non lo saranno? Di situazioni come quella della scuola di Via Euticrate, in Italia, ce ne sono a migliaia, e non solo nelle scuole, ma negli ospedali, negli uffici pubblici, in edifici privati di ogni genere.


La scuola elementare di
San Giuliano di Puglia

Esistono uffici appositi che avrebbero il compito di verificare lo stato di salute di queste strutture e di intervenire prontamente e, soprattutto, preventivamente, per sanare eventuali irregolarità e garantire così l’incolumità di chi vi abita, studia o lavora, ma spesso questo non viene fatto, anche a fronte di specifiche segnalazioni, e le conseguenze le possiamo leggere ogni anno sulle cronache dei giornali. Che poi i «colpevoli vengano puniti» una volta avvenuta la tragedia, alle vittime e ai loro parenti pensate possa importare? Non so per voi, ma se succedesse qualcosa del genere a mia figlia, che poi si prendano e si sbattano in galera quattro disgraziati che hanno solo rubato lo stipendio interesserebbe ben poco.

Il fatto è che la responsabilità non è solo di qualche tecnico inetto o di qualche impiegato del comune negligente. La responsabilità è di tutti noi che, quando ci troviamo di fronte a queste situazioni, non ci alziamo dalla sedia e andiamo a prendere il tecnico in questione per la collottola e lo portiamo di peso a fare quel controllo che potrebbe salvare la vita ai nostri figli; è responsabilità della stampa e dei media in genere che, invece di perdere tempo dietro all’ennesimo capriccio della diva di turno o del calciatore del momento, invece di riempire le pagine di opinioni sulle opinioni riguardo alle opinioni espresse a fronte delle dichiarazioni di questo o quel politico, potrebbero alzare i loro pomposi deretani dalle sedie alle quali sono incollati e andare in giro a cercarla davvero la notizia, ma non con lo scopo di vendere qualche copia in più del giornale, ma di fare quello per cui esiste l’informazione in un Paese civile: offrire un servizio alla cittadinanza, cosa della quale si sono evidentemente dimenticati.

Questa volta è andata bene. Se andrà bene anche domani, a questo punto, dipende da tutti noi.

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