Ricatto di Stato



Si può mettere a repentaglio la continuità di questo governo, impegnato in un programma di attività ben definito, senza offrire pesanti ragioni ai più malevoli e anche interessati critici detrattori del nostro paese, pronti a proclamare l’ingovernabilità e inaffidabilità? I contraccolpi a nostro danno si vedrebbero subito e potrebbero risultare irrecuperabili.

Così Giorgio Napolitano “blinda” il Governo Letta. In pratica, se il governo cade vi ritrovate sulle spalle l’aumento dell’IVA e l’IMU sulla prima casa, entrambe sospese ma non certo cancellate.

Non so come si chiama da voi, ma a casa mia questo si chiama ricatto. In pratica un sistema politico che ha visto traballare le sue fondamenta dopo le elezioni nazionali e quelle amministrative, le prime che hanno visto un numero elevato di voti andare a un movimento nuovo di zecca, ingestibile secondo i canoni tradizionali della politica italiana, le seconde che hanno visto la più alta astensione mai registrata in Italia, corre ai ripari.

Prima rielegge lo stesso Presidente della Repubblica per la seconda volta, caso unico nel nostro Paese, per l’evidente incapacità di trovarne uno che andasse bene a tutte le forze politiche; poi fa un governo di coalizione che finisce per scontentare tutti gli elettori, quelli del centrodestra, quelli del centrosinistra e quelli del Movimento 5 Stelle. Dopodiché, consci che il popolo è sempre più arrabbiato, deluso, scontento, sconfortato, per giustificare la propria sopravvivenza, invece di eliminare due leggi che manderebbero definitivamente a fondo l’economia italiana, già martoriata da una pressione fiscale intollerabile e dalla totale mancanza di idee serie per far tornare a crescere il Paese, le sospende, creando così una doppia Spada di Damocle che pendendo sulla testa degli italiani, li mette di fatto sotto ricatto permanente: se ci fate fuori, tagliamo il filo e vi prendete entrambe le lame sul collo.

Che bello… dopo la dimostrazione da Stato di Polizia del caso Ablyazov, adesso pure il Ricatto di Stato. Cos’altro ci riserverà il futuro?

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