In quale lingua sto cercando?



Uno dei principali problemi di molte grandi marchi della rete è che, anche se hanno un approccio globale, restano fondamentalmente americani, ovvero mantengono una visione monoculturale. Qualcuno potrebbe obiettare che se esiste un Paese dalle mille culture questi sono proprio gli Stati Uniti d’America, ma in realtà l’inclusione di culture anche molto differenti all’interno della società americana spesso finisce per diluire le differenze e uniformare i comportamenti piuttosto che arrichire di diversità la società a stelle e strisce. Ecco allora, che sebbene aziende come Google, ad esempio, siano presenti praticamente in quasi tutti i Paesi del mondo e si propongano in varie lingue, la loro visione della varietà linguistica è piuttosto primitiva.

Prendiamo proprio Google. Certamente è possibile fare ricerche in rete utilizzando diverse lingue, tuttavia il risultato finale è poco soddisfacente quando non è chiaro in quale lingua sia il termine utilizzato. Uno stesso termine, infatti, può avere significati diversi in lingue diverse e se non si ha modo di specificare esplicitamente la lingua della chiave di ricerca, si finisce per ottenere risultati che non hanno nulla a che vedere con quello che stiamo cercando. Ad esempio, in italiano il termine “camera” si riferisce a una stanza, mentre in inglese indica un apparecchio fotografico. Si tratta ovviamente di due oggetti molto diversi, ma come faccio a dirlo a Google?

Ci sono poi concetti, a volte, che hanno lo stesso significato in tutte le lingue, come ad esempio il nome di un attore, “Sean Connery”, o di un servizio, “Facebook Reader”, ma come faccio a dire a Google che voglio solo gli articoli in una certa lingua? Non lo posso fare direttamente nel criterio di ricerca e spesso non lo posso fare neppure dalla ricerca base, utilizzando gli “Strumenti di Ricerca”: devo andare sulla ricerca avanzata, relegata in basso a sinistra sulla pagina. Poco pratico, specialmente se si effettuano spesso ricerche in lingue diverse.

Ed è qui che entra in gioco la cultura americana, poco avvezza al multilinguismo. Nel mondo, infatti, sono sempre più le persone che parlano o quantomeno sono in grado di leggere più lingue, per cui ormai è normale fare ricerche cercando articoli in questa o quella lingua, se non in entrambe. In molti casi non è poi così strano dover cercare articoli in una lingua diversa dalla propria, una lingua quindi che in genere non ha alcuna relazione con la nazione di appartenenza. Molti sistemi invece cercano di evincere quale sia la lingua di riferimento attraverso la localizzazione del richiedente o le impostazioni della periferica che si sta utilizzando. In realtà in quale lingua mi interessano i risultati spesso dipende da cosa stia cercando o da quale punto di vista mi interessa, per cui cambia in continuazione.

Sempre su Google, se cercassi un’immagine non avrei neppure modo di specificare il linguaggio nella ricerca avanzata perché di fatto non c’è. Così, scrivendo “compressa” potrei ottenere una serie di immagini di pillole medicinali se il termine dovesse essere interpretato nella lingua italiana, oppure dei rotoli di garza nel caso la lingua fosse il portoghese. Analogamente scrivendo “latte” e interpretandolo in italiano potrei ottenere immagini di bottiglie e confezioni di latte, mentre in tedesco quelle di tazze di latte macchiato o cappuccino, oppure di assicelle di legno, ad esempio quella del salto in alto.

Volendo affrontare questo problema in Google, potremmo pensare a due meccanismi basati sugli stessi codici linguistici usati in HTML, ovvero it per l’italiano, fr per il francese, en-US per l’inglese americano, en-UK per quello britannico e così via. Ad esempio, volendo cercare delle stanze potremmo usare it:camera mentre en:camera servirebbe a indicare degli apparecchi fotografici. Analogamente, per trovare tutti gli articoli su Facebook Reader in inglese e francese si potrebbe scrivere qualcosa tipo facebook reader >en,fr.

Qualunque tecnica si usi è di fatto irrilevante, tuttavia: quello che importa è che queste grandi aziende comprendano che se si vuole operare su un mercato globale devono partire dal presupposto che si tratta di un mercato multi-linguistico, nel quale la stessa persona può comunicare in più lingue nello stesso momento con interlocutori differenti, per cui i sistemi devono sapersi adattare e comprendere quale lingua di comunicazione si stia utilizzando dato che questo impatta spesso anche le modalità di comunicazione e i contenuti.

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