Antigone: il primato della coscienza sulla legge



Οὐ γάρ τί μοι Ζεὺς ἦν ὁ κηρύξας τάδε,
οὐδ’ ἡ ξύνοικος τῶν κάτω θεῶν Δίκη·
οὐ τούσδ’ ἐν ἀνθρώποισιν ὥρισαν νόμους·
οὐδὲ σθένειν τοσοῦτον ᾠόμην τὰ σὰ
κηρύγμαθ’ ὥστ’ ἄγραπτα κἀσϕαλῆ θεῶν
νόμιμα δύνασθαι θνητὸν ὄνθ’ ὑπερδραμεῖν.
Οὐ γάρ τι νῦν γε κἀχθές, ἀλλ’ ἀεί ποτε
ζῇ ταῦτα, κοὐδεὶς οἶδεν ἐξ ὅτου ‘ϕάνη.

Ma per me non fu Zeus a proclamare quel divieto,
né la Giustizia, che dimora con i demoni
degli inferi, tali leggi fissò per gli uomini.
E non pensavo che i tuoi editti avessero tanta forza,
che un mortale potesse trasgredire le leggi
non scritte e incrollabili degli dèi.
Infatti queste non sono di oggi o di ieri, ma sempre
vivono, e nessuno sa il dì che nacquero.

Questo è un brano tratto dall’Antigone di Sofocle, quando la donna, rivolgendosi a re Creonte che le chiedeva per quale motivo avesse trasgredito le sue leggi, afferma che esse, in quanto leggi degli uomini, non possono certo avere la priorità su quelle degli dèi, ben più elevate e sacre.

Volendo interpretare questa antica tragedia greca in chiave moderna, Antigone pone al re un importante quesito la cui risposta è tuttora ragione di dibattito e scontro: quale legge è più importante, quella morale, ovvero ciò che si ritiene giusto, o quella scritta, ovvero ciò che formalmente è considerato legale? E ancora, evidente corollario della questione appena posta: una legge va sempre rispettata anche quando la si considera ingiusta, oppure dobbiamo seguire sempre e comunque la nostra coscienza anche quando essa contrasta con la legge scritta?

Gli antichi romani dicevano «Dura lex, sed lex», ovvero la legge è dura ma è pur sempre legge. Per loro quindi la risposta è chiara: la legge scritta va sempre rispettata anche quando la si considera ingiusta, salvo lottare affinché venga modificata o cancellata. Fintanto che questo non succede, tuttavia, essa ha comunque la precedenza sulla coscienza non solo del singolo, ma anche del popolo.

Non è questione di lana caprina. Non dobbiamo pensare che leggi ingiuste siano esclusiva solo di dittature e Stati autoritari dove la volontà del popolo è sottomessa a quella di una classe politica oligarchica e antidemocratica. In tutte le democrazie esistono leggi profondamente ingiuste o anche semplicemente sbagliate. Molto spesso non vengono modificate per ignavia o per semplice mancanza di conoscenza da parte dell’opinione pubblica. Ad esempio, alcune leggi colpiscono fortemente solo alcune minoranze che, per ragioni storiche o culturali, non sono sufficientemente tutelate. Così la maggioranza non si preoccupa di modificarle mentre la minoranza non ha i numeri per poterlo fare.

La questione che si pone Antigone tuttavia è più profonda: se il singolo individuo ritenesse che una determinata legge vada contro i suoi principi, la dovrebbe rispettare lo stesso? Tenete presente che Antigone accetta la pena per aver commesso quello che dal punto di vista di Creonte è un reato. Tuttavia ribadisce la sua scelta e non indietreggia di un passo. Voi cosa fareste al suo posto?

Ovviamente non si sta discutendo di leggi di secondaria importanza, dato che stiamo parlando di principi: immaginate una legge fortemente discriminatoria o che preveda una pena del tutto sproporzionata, a vostro avviso, a fronte dell’atto compiuto. Una legge che vi tolga i figli senza aver fatto nulla per averlo meritato, o che vi impedisca di stare con una persona cara a causa di un pregiudizio, o che semplicemente neghi a voi quello che ad altri è permesso, solo per quello che siete o in cui credete. Davanti a una legge del genere, cosa fareste? Una legge che vi obbligasse a fare ciò che considerate sbagliato, o che vi impedisca di fare ciò che per voi è giusto… la violereste?

Io sì, senza pensarci due volte.

Commenti (1) a «Antigone: il primato della coscienza sulla legge»

  1. Sandro ha detto:

    Ciao Dario.

    Condivido “in astratto” il tuo pensiero che, in linea di principio, non fa una piega, ma credo che, se mi dovessi trovare nella condizione di metterlo in pratica… ci penserei non solo due o tre, ma una decina di volte!

    Il rischio di non rispettare qualche legge palesemente “ingiusta” (forse e’ meglio definirla iniqua, dal momento che, essendo stata varata da chi amministra la giustizia, nasce “giusta” d’ufficio) e’ di passare dalla parte del torto.

    Tornando all’esempio del vedersi sottrarre i figli o eventuali soluzioni altrettanto gravi, il mancato rispetto di quella legge, potrebbe farci cadere dalla padella alla brace: violando la legge, si compie ufficialmente un reato, e si rischia di essere perseguiti penalmente, perdendo di fatto gli eventuali diritti che ancora ci spetterebbero se l’avessimo rispettata e avessimo cercato, con armi “legali”, di combattere per riottenere cio’ che la legge iniqua ci aveva sottratto.

    Grazie per l’attenzione e complimenti per l’ottimo blog.
    Un saluto.
    Sandro

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