Malagiustizia



Ogni tanto mi capita di affermare in rete come in Italia la Giustizia non esista, che la discrezionalità di molti magistrati sia diventata eccessiva, che spesso ci si trovi a lottare contro ignavia, superficialità, incompetenza e qualche volta persino malafede. Ogni volta, puntualmente, mi vedo rispondere che la mia è una visione soggettiva e che mediamente la Giustizia funziona e che i magistrati, anche se non esenti da difetti e anche se, da esseri umani, soggetti a errore, sono tutti sostanzialmente in buona fede. Guarda caso queste affermazioni mi arrivano prevalentemente da chi nei tribunali ci lavora, in primis, gli avvocati.

Qualche giorno fa ero in aereo per una delle sempre più frequenti trasferte di lavoro a Milano, quando leggo sul Corriere il seguente articolo di Luigi Ferrarella:

GIUSTIZIA AMMALATO DOPO 247 GIORNI AGLI ARRESTI. SOTTO ACCUSA PER 8 ANNI
Il maestro assolto e risarcito «Non violentò due alunni»
La Corte di Milano: ma la sua vita resterà stravolta. Il ricorso.
L’Avvocatura dello Stato impugna il risarcimento: «158 mila euro concessi sono troppi»

In genere quando leggo queste cose, finisco per arrabbiarmi, anche perché sono anni che combatto in prima persona una durissima battaglia contro la malagiustizia e so perfettamente come sia impossibile per un cittadino difendersi da essa. I classici meccanismi di difesa, infatti, sono disegnati in realtà più per proteggere il sistema stesso che l’imputato, il quale si trova spesso a dover spendere cifre che finiscono per metterlo a terra economicamente mentre i tempi assurdamenti lunghi lo schiacciano sull’altro fronte, ovvero quello della sua vita personale. D’altra parte, quegli stessi avvocati che mi dicono che sono io che non capisco e che la giustizia tutto sommato esiste anche da noi, sono gli stessi che sanno benissimo che loro, che vincano o perdano, l’onorario richiesto lo prenderanno sempre, né più né meno. Mi riesce difficile pensare che un professionista possa essere davvero motivato quando il risultato non conta ai fini della remunerazione e d’altra parte la mia esperienza personale è che quando il gioco si è fatto davvero duro, pur di non avere noie o problemi con l’Ordine o con la magistratura stessa, hanno mollato. Perché stupirsi, a questo punto?

Ma torniamo all’articolo in questione. Lo potete leggere direttamente sull’archivio in rete del Corriere, ma ne riporto qui alcuni stralci per poterli commentare.

Il primo

Due mesi in carcere, altri sei agli arresti domiciliari rigidissimi, psicoterapia di sostegno una volta tornato libero, subito la sospensione dal lavoro in via disciplinare, poi 3 anni sulla graticola in attesa della sentenza di primo grado e 7 per approdare a quella d’Appello: assolto, entrambe le volte, «perché il fatto non sussiste».

Tre anni in attesa della sentenza di primo grado, sette per quella d’appello… nel frattempo l’accusa infamante di pedofilia, una di quelle che ti isola, ti emargina, ti fa perdere gli amici e guardare male dai vicini di casa, senza contare il fatto di aver perso il lavoro, ovvero di ritrovarsi a dover sostenere spese pesantissime e in più perdere ogni forma di sussistenza. Basterebbe già solo questo a far andare fuori di testa una persona, a farla infuriare e a voler prendere per il collo questa gente e pretendere giustizia, vera giustizia ma soprattutto in tempi umani, perché a che serve avere giustizia alla fine se nel frattempo il sistema ti schiaccia, ti porta via tutto quello che hai e ti spezza sul piano fisico e psicologico? So come ci si sente: l’ho provato di persona, quindi non ho potuto che provare una forte empatia per quella persona, così diversa da me, eppure in qualche modo compagna di una comune disgrazia.

Il secondo:

Laureato in Lettere e Filosofia, apprezzato insegnante da 25 dei suoi 56 anni, dichiaratamente omosessuale, nello specchio rovesciato dell’ arresto il 25 giugno 2002 si ritrova descritto dall’ordinanza di custodia cautelare come un soggetto «sessualmente deviato» che dietro una «maschera di persona perbene» adotta comportamenti «da mostro».

E qui rivedo un film già visto, uno schema che si ripete: la discriminazione. Le aule dei tribunali sono piene di pregiudizi, preconcetti fossilizzatisi addirittura nella Giurisprudenza stessa e come tali quindi non solo accettati, ma considerati praticamente Legge. I giudici dovrebbero giudicare al di là persino delle loro stesse opinioni personali, ma ciò non avviene, e così se sei laico e fai scelte laiche ma ti trovi un giudice integralista cattolico, le tue libertà diventano le tue catene; se sei un padre e ti trovi un giudice maschilista o di quel femminismo degenerato che non cerca più la parità, ma la vendetta, allora vieni schiacciato, umiliato, distrutto; se i tuoi principi politici non corrispondono a quelli di chi ti deve giudicare, diventano aggravanti, perché alla fine il giudice ha una notevole discrezionalità nella sentenza così come nella pena, e la può usare per colpire colui che ritiene “abbia torto” per le sue idee piuttosto che le sue azioni. Quanto quindi quelle parole, «sessualmente deviato», che avrebbero dovuto riferirsi alla pedofilia, invece trovano le sue origini nell’omofobia?

Il terzo:

A San Vittore, dove finisce nel sesto raggio, il maestro deve essere guardato 24 ore su 24 per tutelarne l’ incolumità fisica in un ambiente che a causa del tipo di accuse lo espone alle leggi non scritte del carcere.

Si dice che una persona sia innocente fino a prova contraria e la prova deve essere tale: non una testimonianza né una serie di indizi ma uno o più riscontri oggettivi. E qui invece cosa abbiamo? Qualcosa che è così comune da essere diventato uno dei problemi maggiori della nostra giustizia: oggi basta una testimonianza, persino la stessa semplice accusa, perché per certi tipi di reati il magistrato provveda a prendere “misure preventive” di estrema gravità come il carcere. Quasi tre mesi di galera nelle condizioni inumane delle carceri italiane che conosciamo molto bene, e tutto questo ad una persona non certo più giovane. Ci sono assassini che ne hanno fatti di meno. Da noi, se tranci la vita a un gruppetto di ragazzi perché ti sei messo al volante di un SUV, ossia di un vero e proprio carrarmato, fatto di cocaina o di alcool, tra una cosa e l’altra, se ti va bene, dopo pochi anni sei fuori. Quasi un anno di arresti invece per qualcuno che era stato semplicemente accusato di un reato prima ancora di aver trovato una sia pure piccola prova. E questa sarebbe giustizia?

Il quarto:

Ed ora lo Stato con una mano, quella dei magistrati competenti sui casi di «ingiusta detenzione», lo indennizza con 58mila euro di «equa riparazione» e 100mila euro di «danni morali» per i 247 giorni agli arresti (in carcere dal 25 giugno al 12 agosto 2002, e poi ai domiciliari fino al 26 febbraio 2003); ma con l’ altra mano l’ Avvocatura dello Stato ha il coraggio di impugnare il risarcimento, sostenendo siano troppi soldi.

Anche questo è qualcosa che ho già visto, per cui non mi stupisce assolutamente. Non lo commento neppure perché si commenta da solo, ma lo schema è un classico ormai nel nostro sistema giudiziario: «oltre al danno anche la beffa».

Che conclusioni trarne? Fate vobis, perché io le mie le ho già tratte da tempo e non saranno appelli alla comprensione e a una visione “più oggettiva” — più di così? — che siano in buona o mala fede, a farmi cambiare idea. Parliamoci chiaro: questo non è un caso isolato. Forse è più eclatante di altri, ma il problema è proprio che di casi del genere ce ne sono a migliaia, ma dato che i danni non sono così ingenti, o quanto meno non da meritare un articolo su un quotidiano, di essi neppure se ne parla. Ma la malagiustizia è come la malasanità: alcuni casi gravisimi vanno sui media, ma la maggioranza di quelli contro cui combattiamo ogni giorno, neppure vengono menzionati. Nel loro insieme il quadro è tuttavia drammatico, anzi, tragico. Ma nessuno fa niente perché tutti hanno paura dei magistrati: avvocati, politici, giornalisti. E il motivo è semplice: quando non si tratta di faide interne, se qualcuno di loro sbaglia, al massimo lo trasferiscono a far danni altrove, ma chi ne è stato vittima non si spesso vede riconoscere neppure il diritto a vedere i propri diritti ripristinati e i danni subiti rimborsati. Dalla criminalità almeno si può sperare che lo Stato ci difenda: dalla malagiustizia no.

Commenti (16) a «Malagiustizia»

  1. utente anonimo ha detto:

    Ma da chi vuoi che ti arrivino? dai maniscalchi? dagli autoriparatori?
    Solo chi vive tutti i giorni la realtà dei Tribunali può esprimere un giudizio competente ( anche se, non per questo, tale giudizio non possa essere discusso e criticato).
    Tu Dario, in modo umanamente comprensibile ma metodologicamente del tutto inaccettabile, sei portato a trasferire i tuoi casi ( vorrei dire dolori )personali come se essi fossero lo specchio della Giustizia. 
    A nessun singolo Giudice è dato il potere di "risolvere" le conflittualità isteriche che spesso si riversano nelle aule dei Tribunali. Essi devono, al contrario, fornire la risposta di legalità del caso concreto. Niente di più e niente di meno. Nel farlo devono usare ( applicare ) le norme giuridiche e per farlo devono usare le strutture che sono loro messe a disposizione.
    Pensi che io creda che tutto vada bene e siamo nel migliore dei mondi possibili? Certamente no. Qualunque sistema è perfettibile ma in genere puoi fidarti se ti dico che la qualità delle decisioni dei magistrati è complessivamente buona….
    E dispiace molto vedere persone del tuo livello e della tua cultura che proprio non vogliono capire…

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    @anonimo #1

    Casi personali? Certo, anche quelli, ma perché parlare di qualcosa che si è potuto toccare con mano è ben diverso da parlare per sentito dire, ma la mia posizione non si basa solo su quelli. Sono presidente di un movimento che da anni lotta per far sì che nel nostro sistema giuridico esista un vero affido condiviso (non congiunto o alternato, ma condiviso, ovvero disegnato per funzionare ANCHE e SOPRATTUTTO in caso di conflitto). Quindi di casi ne ho visti moltissimi e sono tutti della stessa stregua di quello presentato dal Corriere. Nei confronti di molti padri separati impegnati socialmente e politicamente si sono scatenate vere e proprie rappresaglie e a qualcuno hanno addirittura messo della droga sotto il sedile della macchina per incastrarlo. Poi, scoperto il trucco e assolto il genitore, le persone coinvolte non sono state condannate a causa di un errore formale… Ora, pensi davvero che tutto questo sia stato fatto in buona fede o sia stato solo una coincidenza? Onestamente…

  3. utente anonimo ha detto:

    Nel 1987 tramite referendum si provò a presentare il problema della responsabilità civile dei magistrati, la legge VAssalli del 1988, di fatto, rendeva il magistrato non perseguibile direttamente perché occorreva ricorrere comunque all'arma della causa contro lo Stato.

    In base alla legge 13 aprile 1988, n. 117, il cittadino vittima di provvedimenti giudiziari caratterizzati da
    1 – una grave violazione di legge;
    2 – l'affermazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti del procedimento;
    3 – la negazione di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento;
    4 – l'emissione di un provvedimento concernente la libertà della persona fuori dei casi consentiti dalla legge oppure senza motivazione;

    ha diritto ad un risarcimento del danno.

    Il cittadino ha anche diritto al risarcimento del danno in caso di diniego di giustizia, che significa omissioni o ritardi ingiustificati nelle sentenze o in altri provvedimenti.

    La Costituzione repubblicana, all'articolo 28, stabilisce che i funzionari dello Stato debbano rispondere anche civilmente "degli atti compiuti in violazione della legge". La Corte Costituzionale ha ripetutamente affermato che questo articolo della Costituzione riguarda anche i magistrati.

    Ma il punto è sempre che il magistrato, anche il cattivo magistrato, non paga mai… vogliamo ricordare il caso Tortora:

    Felice Di Persia è diventato membro del Csm e procuratore capo a Nocera Inferiore.
    Lucio Di Pietro è diventato procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia e Procuratore generale a Salerno.
    Diego Marmo è diventato procuratore generale presso il tribunale di Torre Annunziata.
    Luigi Sansone è presidente di Cassazione.
    Orazio Gattola è presidente di sezione a Torre Annunziata.

    Solo Caselli gridò allo scandalo…

  4. utente anonimo ha detto:

    Caro Dario,

    provo sinteticamente a spiegarti perchè l'esempio da te citato riportato dal Corriere, non è un esempio di malagiustizia ma al contrario la prova che la Giustizia ( intesa come risultato consacrato in una sentenza definitiva ) abbia invece funzionato bene.
    Avviso te e gli altri lettori che questo è un discorso PURAMENTE TECNICO.
    Sono' perfettamente consapevole che 8 anni per venirne fuori sono un tempo "inaccettabilmente lungo" ma ciò è detrminato da fattori che poco hanno a che fare con le leggi ed i giudici e molto ( tutto) con l'organizzazione burocratica della macchina.

    Tuttavia prova a farti queste semplici domande:
    – il pubblico ministero che riceve la notizia criminis( in questo caso le denunce minimo dei genitori di 2 minori) secondo te  cosa ha fatto? ( o cosa doveva fare?)
    Avrà certamente acquisito le testimonianze dei genotori e probabilmente quelle dei minori ( con metodi protetti e con l'ausilio di psicologi)
    – anche un idiota capirebbe che questa fase di indagini debba essere segreta e svolta senza che l'indagato ne abbia notizia.
    – se all'esito il pm si convince della concretezza degli elementi indizianti deve fare solo una cosa: chiedere al gip un provvedimento cautelare.
    – il GIP ( che è giudice , non parte come il PM ) se ritiene fondati gli elementi e ritiene che si debba emettere una misura cautelare la emette.
    Sino a qui l'indagato ignorava( DOVEVA IGNORARE spero che su questo non mi debba dilungare in spiegazioni) il procedimento in itinere a suo carico.
    Ma nel momento stesso in cui la misura cautelare viene emessa…..egli viere reso edotto sia della accusa che degli elementi di indagine acquisiti in modo da poter esplicare in pieno il suo diritto di difesa.
    Da qui scattano dei tempi…….a favore dell'indagato per poter valutare le prove del pm e portare le sue prove contrarie e c'è un giudice ( tribunale della libertà  che può velocemente valutare la situazione anche alla luce di quanto allega a difesa l'indagato.
    – in questo caso, credo, il trib della libertà ha revocato la custodia in carcere e concesso i domiciliari. in circa 2 mesi…..tempo ragionevole per consentire una prima delibazione.
    – Sono seguiti 2 gradi di giudizio dove – nessuno sa cosa sia effettivamente successo nel processo – le accuse hanno perso consistenza….
    – la sentenza di appello, favorevole all'imputato, è diventata "cosa giudicata"
    – da qui nasce l'esigenza ( ed è regolata appunto dalla legge sulla ingiusta detenzione ) di dare un indennizzo ( che è cosa diversa dal risarcimento ) a chi abbia dovuto subire, nel corso di un processo che lo ha visto poi assolto, un periodo di restrizione della libertà.
    – per chi appena capisce di legge non è difficile capire la differenza che c'è tra ingiusta detenzione ed errore giudiziario. l'errore giudiziario si ha quando una Sentenza( definitiva ) condanna un innocente. famoso il caso gallo che negli anni 50 diede luogo ad una ipotesi nuova di revisione del processo.
    Un tale era condannato definitivamente per l'omicidio del fratello e…dopo 20 anni questo fratello- presunto morto- ricompare vivo e vegeto.

    Coclusioni: se certi discorsi li fa una casalinga di voghera o un tranviere di bari, li posso capire; che li faccia una persona di Cultura come te Dario…..molto ma molto meno.

    E che tu sia presidente di associazioni che si occupano di questo mi mette i brividi. Ad ognuno le proprie competenze.

    Ma tu, te la sentiresti di affrontare una operazione a cuore aperto solo perchè hai letto tutto sulla materia e tuo padre è stato cardiopatico????

    Per favore …le leggi lasciale ai Giuristi ( non ho detto agli avvocati….)

    E' evidente che l'impegno "politico" a favore di una idea non è assolutamente in discussione, siamo in democrazia e siamo liberali.

    Ma almeno i risvolti tecnici, lasciali a chi è "attrezzato" metodologicamente e culturalmente..

    Con amicizia Davide

  5. Dario de Judicibus ha detto:

    Caro Davide,

    quanto hai scritto è molto chiaro e dettagliato e te ne ringrazio. Solo alcune considerazioni:

    «anche un idiota capirebbe che questa fase di indagini debba essere segreta e svolta senza che l'indagato ne abbia notizia.»

    Questo va bene, ma fino a un certo punto. Arriva un momento in cui è necessario informare l'indagato perché esiste sempre la possibilità che sia tutta una montatura. Se così non fosse, posso pensare a enne modi diversi di incastrare te o qualsiasi altra persona.«se all'esito il pm si convince della concretezza degli elementi indizianti deve fare solo una cosa: chiedere al gip un provvedimento cautelare.»E qui NON sono assolutamente d'accordo: testimonianze e indizi NON possono essere sufficienti per mettere in galera un individuo, anche come misura cautelare. Ci vogliono riscontri oggettivi. Nello specifico, non esisteva alcun elemento medico che avvalorasse l'accusa. Se non si ragiona così, qualunque donna può facilmente accusare un uomo di stupro e farlo mettere in galera solo in base all'accusa.

    «il GIP ( che è giudice , non parte come il PM ) se ritiene fondati gli elementi e ritiene che si debba emettere una misura cautelare la emette»

    A me risulta che il 50% delle condanne in primo grado viene rivoltata in appello perché il fatto non sussiste o non ci sono prove dei fatti. A te risulta? Perché sarebbe interessante capire come si faccia a condannare qualcuno in mancanza di prove. Una prova è qualcosa di oggettivo. Il vero problema è che il metodo investigativo adottato da alcuni PM è sbagliato: si costruisce una teoria accusatoria e poi si cercano gli elementi che la sostengano. Posso dimostrarti che con questo metodo, 7 volte su 10 trovi tali elementi anche se il fatto non è stato commesso. Il metodo giusto analizza tutti gli elementi, anche quelli apparentemente insignificanti, e convalida la teoria solo se si incastrano tutti. Si basa sul principio di falsificabilità ed è quello ch eè usato in ambito scientifico (e quindi in teoria anche dalla scientifica). A me è capitata una situazione in cui il giudice, per non perdere tempo, si è rifiutato di far fare un rilevamento sul posto dal quale sarebbe stato chiarissimo come si erano volti i fatti. Si è basato solo su alcune foto, peraltro poco chiare. Questa è ignavia. Un magistrato ha il dovere di verificare i fatti.

    «Ma nel momento stesso in cui la misura cautelare viene emessa…..egli viere reso edotto sia della accusa che degli elementi di indagine acquisiti in modo da poter esplicare in pieno il suo diritto di difesa.»

    Diritto di difesa un accidente: ti schiaffano in galera con un'accusa di pedofilia, il che ti fa perdere il lavoro e quindi lo stipendio. Nessunamico sarà disposto a farti un prestito e tanto meno le banche. Come lo paghi l'avvocato? E ammesso che hai soldi da parte, quanto potrai pagarlo? Certo non puoi permetterti il miglore, anzi, neanche la metà di quello. Ci si difende una meraviglia dall'interno di una cella.

    «Da qui scattano dei tempi…….a favore dell'indagato per poter valutare le prove del pm e portare le sue prove contrarie e c'è un giudice ( tribunale della libertà che può velocemente valutare la situazione anche alla luce di quanto allega a difesa l'indagato.»

    3 mesi di galera e 247 in tutto di arresti sarebbe veloce? Un problema di procedura? Vogliamo fare una scommessa? Trovami una procura che mi permetta di analizzare le loro procedure e ti dimostro che si possono ridurre i tempi del 50% senza bisogno di far approvare una legge in Parlamento. Ci stai? Ricordati cosa faccio di mestiere…

    «in questo caso, credo, il trib della libertà ha revocato la custodia in carcere e concesso i domiciliari. in circa 2 mesi…..tempo ragionevole per consentire una prima delibazione»

    Un accidente ragionevole. Mi spieghi perché in altri Paesi sono ridotti a un terzo o meno e hanno MENO magistrati e personale di noi? Non è solo il penale. Ad esempio, i tempi di risoluzione delle controversie commerciali sono di 1210 giorni in Italia a fronte dei 331 necessari in Francia e dei 394 in Germania.

    «L'errore giudiziario si ha quando una Sentenza( definitiva ) condanna un innocente. famoso il caso gallo che negli anni 50 diede luogo ad una ipotesi nuova di revisione del processo. Un tale era condannato definitivamente per l'omicidio del fratello e…dopo 20 anni questo fratello – presunto morto – ricompare vivo e vegeto.»

    È qui che non ci capiamo. In altri Paesi sarebbe impensabile condannare qualcuno per omicidio senza una prova certa dello stesso, come ad esempio il cadavere. Senza corpo non si può e non si deve condannare una persona a meno che non esista comunque una prova oggettiva dell'avvenuto delitto. Quello non è un errore giudiziario: è mancanza di giustizia. Ch epoi sia dovuta ai giudici o alle leggi, poco importa perché dimostra solo quanto l'Italia sia un Paese incivile e primitivo.

    «Conclusioni: se certi discorsi li fa una casalinga di voghera o un tranviere di bari, li posso capire; che li faccia una persona di Cultura come te Dario…..molto ma molto meno.»

    Beh, allora dovresti forse farti venire il dubbio che forse qualche valido motivo per fare queste affermazioni ci sia. Tu vivi da troppo tempo nel mondo della "giustizia" per anche solo prendere in considerazione che ci sia un modo diverso di fare le cose. Tu affermi che la giustizia c'è perché formalmente tutto torna, ma forse è proprio nei principi fondanti della giustizia italiana che c'è qualcosa di sbagliato, come nel caso da te menzionato. Se un sistema giudiziario ammette la condanna in terzo grado senza uno straccio di prova, e la parola prova ha un senso oggettivo e ben definito, allora il sistema è sbagliato anche se funziona come ci si aspetta.

    «Per favore …le leggi lasciale ai Giuristi ( non ho detto agli avvocati….)»

    Questa è un'affermazione che ho sempre trovato un paradosso. Evidentemente dimentichi un aspetto: in una democrazia chiunque può essere eletto, qualunque mestiere o conoscenze abbia. Questo vuol dire che in una democrazia le leggi NON sono fatte da giuristi, ma da cittadini qualunque di ogni ceto sociale e ogni tipo ci professione, dalla casalinga al fruttivendolo. Inoltre la legge non ammette ignoranza, e questo vuol dire che in una democrazia le leggi dovrebbero essere così chiare che dovrebbero essere comprese da chiunque. ma se, come dici tu, le leggi bisogna lasciarle ai giuristi, come si può pretendere che qualsiasi cittadino, anche solo dotato di titolo di studio della scuola dell'obbligo, possa rispettarle? Come si fa a rispettare ciò che non si capisce? Questa è la grande contraddizione in cui sei immerso: da una parte un sistema dove a fare le leggi è il popolo e le leggi sono fatte per il popolo; dall'altra la pretesa che invece siano campo esclusivo di pochi esperti unici quindi a capire il loro significato. PENSACI.

  6. utente anonimo ha detto:

    Caro Dario,

    provo a seguire il tuo metodo di replicare ( chiosando su pezzi del ragionamento ) e cercherò di essere massimamente sintetico ( cosa non agevole )

    «anche un idiota capirebbe che questa fase di indagini debba essere segreta e svolta senza che l'indagato ne abbia notizia.»

    Questo va bene, ma fino a un certo punto. Arriva un momento in cui è necessario informare l'indagato perché esiste sempre la possibilità che sia tutta una montatura. Se così non fosse, posso pensare a enne modi diversi di incastrare te o qualsiasi altra persona.«se all'esito il pm si convince della concretezza degli elementi indizianti deve fare solo una cosa: chiedere al gip un provvedimento cautelare.»E qui NON sono assolutamente d'accordo: testimonianze e indizi NON possono essere sufficienti per mettere in galera un individuo, anche come misura cautelare. Ci vogliono riscontri oggettivi. Nello specifico, non esisteva alcun elemento medico che avvalorasse l'accusa. Se non si ragiona così, qualunque donna può facilmente accusare un uomo di stupro e farlo mettere in galera solo in base all'accusa.

    il momento in cui è necessario avvisare l'indagato, è stabilito dalla legge e, al più tardi ( ma spesso molto prima ) nel momento di eseguire la misura cautelare. Mi dispiace constatare la tua ENORME ingenuità unita alla scarsissima conoscenza della materia giuridica. Gli indizi ( gravi precisi e concordanti) sono quanto la legge richiede ( e non potrebbe essere altrimenti ) unitamente alle esigenze cautelari ( pericolo di fuga pericolo di reiterazione del reato o preicolo di inquinamento delle prove) per l'emissione di una misura cautelare.
    Forse tu (e tanti come te) non rieci a comprendere la differenza che c'è tra presunzione di innocenza ( principio sacro) ed esigenze cautelari. Considera che i processi penali, ma anche civili, si fanno per ACCERTARE FATTI e per farne discendere CONSEGUENZE GIURDICHE, secondo la legge. Tu saresti contento e riterresti giusto se un "presunto" assassino, sturpatore, ladro possa restare libero tutto il tempo necessario per assicurargli, in tre gradi di giudizio, un processo esente da errori? Solo appellandomi alla tua grande ( ed in perfetta buona fede) "ignoranza" ( senza alcuna offesa, solo in senso latino) posso cercare di capirti. Ovviamente ci sono la stragrande maggioranza di reati che non prevedono nessuna misura cautelare. Per esempio se tu mi dici "Davide Vaffanculo" commetti il reato di ingiuria ma, pur essendo prevista una pena detentiva fino a 6 mesi di carcere, nessuno e dico nessuno potrebbe mai metterti dentro. Persino se tu mi picchiassi di fronte ai carabinieri ( tranne che se mi procuri lesioni gravi ) potresti mai essere sottoposto ad una misura cautelare. 
    Sulle testimonianze pio Dario hai letteralmente bestemmiato! La testimonianza infatti ( cioè il racconto di un fatto avvenuto alla presenza di una persona che è estranea al processo, o che è solo parte lesa) è, insieme ai documenti ed alle perizie, una delle prove su cui i giudici devono basarsi per formare il loro convincimento. Ricordati che il nostro processo è diventato di riito accusatorio nel 1989, vuole che la prova si deve formare nel dibattimento. dove sia PM che avvocati difensori. possono porre al teste tutte le domande che ritengono utili. Ma prima del dibattimento secondo te il PM può o non può, deve o non deve, sentire la persona che dichiara di aver assistito al fatto? la risposta è scontata : DEVE! e lo fa redigendo un atto che si chiama "sommarie informazioni testimoniali" E' poi evidente che quello stesso soggetto sulle cui dichiarazioni il PM deve lavorare, dovrà tornare in dibattimento a ripetere il racconto rispondendo anche alle domande degli avvocati. In questo regime di contraddittorio, sotto gli occhi del giudice che si forma la prova: quelle dichiarazioni diventeranno prova nel processo.

    «il GIP ( che è giudice , non parte come il PM ) se ritiene fondati gli elementi e ritiene che si debba emettere una misura cautelare la emette»

    A me risulta che il 50% delle condanne in primo grado viene rivoltata in appello perché il fatto non sussiste o non ci sono prove dei fatti. A te risulta? Perché sarebbe interessante capire come si faccia a condannare qualcuno in mancanza di prove. Una prova è qualcosa di oggettivo. Il vero problema è che il metodo investigativo adottato da alcuni PM è sbagliato: si costruisce una teoria accusatoria e poi si cercano gli elementi che la sostengano. Posso dimostrarti che con questo metodo, 7 volte su 10 trovi tali elementi anche se il fatto non è stato commesso. Il metodo giusto analizza tutti gli elementi, anche quelli apparentemente insignificanti, e convalida la teoria solo se si incastrano tutti. Si basa sul principio di falsificabilità ed è quello ch eè usato in ambito scientifico (e quindi in teoria anche dalla scientifica). A me è capitata una situazione in cui il giudice, per non perdere tempo, si è rifiutato di far fare un rilevamento sul posto dal quale sarebbe stato chiarissimo come si erano volti i fatti. Si è basato solo su alcune foto, peraltro poco chiare. Questa è ignavia. Un magistrato ha il dovere di verificare i fatti.

    A me non risulta che siano il 50%. Ma è evidente che se la corte di appello confermasse tutte le sentenze di primo grado sarebbe…..inutile la sua stessa esistenza. Quanto alle sentenze "riformate" bisogna distinguere le cause della riforma: quelle davvero "ribaltate" sono molto poche. in molte si applica la prescrizione o altro tipo di estinzione del reato, tipo la remissione di querela.

    «Ma nel momento stesso in cui la misura cautelare viene emessa…..egli viere reso edotto sia della accusa che degli elementi di indagine acquisiti in modo da poter esplicare in pieno il suo diritto di difesa.»

    Diritto di difesa un accidente: ti schiaffano in galera con un'accusa di pedofilia, il che ti fa perdere il lavoro e quindi lo stipendio. Nessunamico sarà disposto a farti un prestito e tanto meno le banche. Come lo paghi l'avvocato? E ammesso che hai soldi da parte, quanto potrai pagarlo? Certo non puoi permetterti il miglore, anzi, neanche la metà di quello. Ci si difende una meraviglia dall'interno di una cella.

    Il diritto di difesa Dario….è sacro. Se non hai soldi per pagarlo sei ammesso al patrocinio a spese dello stato, puoi nominare un avvocato e se questi accetta l'incarico, la percella ( al minimo della tariffa e pagata dopo parecchio tempo) la paga lo stato. L'avvocato può visitarti in prigione ogni volta che vuole e approntare la difesa migliore. E' assolutamente evidente che se hai i soldi potrai andare nella clinica di lusso mentre se non li hai sarei curato dal sistema sanitario nazionale. Io stesso sono stato più volte difensore pagato dallo stato ed ho svolto il mio compito dignitosamente. Ti immagini Totò Riina che dicesse " voglio stare fuori dalla cella per difendermi meglio" ????? Purtroppo ( è questa credo sia la fonte dei tuoi guai ) tu vorresti difenderti da solo è questa è ( per te) una vera jattura. ( ma so che sei in buona fede e dunque del tutto inconsapevole del clamoroso autogol che fai )

    «Da qui scattano dei tempi…….a favore dell'indagato per poter valutare le prove del pm e portare le sue prove contrarie e c'è un giudice ( tribunale della libertà che può velocemente valutare la situazione anche alla luce di quanto allega a difesa l'indagato.»

    3 mesi di galera e 247 in tutto di arresti sarebbe veloce? Un problema di procedura? Vogliamo fare una scommessa? Trovami una procura che mi permetta di analizzare le loro procedure e ti dimostro che si possono ridurre i tempi del 50% senza bisogno di far approvare una legge in Parlamento. Ci stai? Ricordati cosa faccio di mestiere…

    Dario, non si tratta di procedure, ma di carico di lavoro eccessivo e mal distribuito. In Italia ci sono troppi tribunali e troppe procure. Alcuni sono tranquilli, altri al collasso. Ma non farmi fare una lezione sul "giudice naturale" Sono questioni di CAPITALE IMPORTANZA. ma troppo troppo tecniche per uno come te…..

    «in questo caso, credo, il trib della libertà ha revocato la custodia in carcere e concesso i domiciliari. in circa 2 mesi…..tempo ragionevole per consentire una prima delibazione»

    Un accidente ragionevole. Mi spieghi perché in altri Paesi sono ridotti a un terzo o meno e hanno MENO magistrati e personale di noi? Non è solo il penale. Ad esempio, i tempi di risoluzione delle controversie commerciali sono di 1210 giorni in Italia a fronte dei 331 necessari in Francia e dei 394 in Germania.

    Te lo spiego subito: hanno meno "litigiosità. A parte che potrei raccontarti una causa civile che feci in germania oltre 10 anni fa. Anche io speravo meglio….ma….

    «L'errore giudiziario si ha quando una Sentenza( definitiva ) condanna un innocente. famoso il caso gallo che negli anni 50 diede luogo ad una ipotesi nuova di revisione del processo. Un tale era condannato definitivamente per l'omicidio del fratello e…dopo 20 anni questo fratello – presunto morto – ricompare vivo e …

  7. Dario de Judicibus ha detto:

    Gli indizi ( gravi precisi e concordanti) sono quanto la legge richiede ( e non potrebbe essere altrimenti ) unitamente alle esigenze cautelari ( pericolo di fuga pericolo di reiterazione del reato o preicolo di inquinamento delle prove) per l'emissione di una misura cautelare.

    Una prima considerazione (meglio spezzare, se no scriviamo dei poemi): il problema non è nei termini, «precisi e concordanti» piuttosto che i vari pricoli; tutto molto logico, ma bisogna che a fronte della valutazione data il giudice porti motivazioni valide. Perché il PM ritiene ci sia pericolo di reiterazione? Su quali basi afferma che gli indizi sono davvero concordanti e non fatti concordare? Ho visto un caso in cui gli indizi erano concordanti semplicemente perché quello discordante era stato ignorato. Poi, in appello, è diventato chiave. Mi dirai: visto che la Giustizia funziona? In appello è stato assolto. Dopo quanti anni però? Ci sono accuse che sono peggio della galera finché ti stanno sulla testa.

    C'è troppa discrezionalità nel definire le motivazioni. la logica è una scienza, non un'opninione. Esistono ragionamenti validi e falsi sillogismi. se il magistrato deve usareq uesti strumenti, li deve anche conoscere bene e questo NON HA NULLA a che vedere con il Diritto. Ignorare un indizio perché non torna non è un metodo corretto. Non pretendo un metodo scientifico, ma un metodo sì, e deve essere lo stesso per tutti. Usare lo stesso metodo non toglie autonomia al magistrato, ma dà garanzie di evitare errori madornali. Si fa in tutte le professioni rischiose, come quelle che operano con gli esplosivi.

    Vorrei che provassi a fare uno sforzo per capire quello che sto dicendo perché è qualcosa che sta on top al diritto e vale per qualsiasi attività di analisi e decisionale. Esiste una materia che sia chiama Problem Solving and Decision Taking che insegna proprio questi metodi e sono assolutamente applicabili al giudicare. A mio avviso i magistrati dovrebbero studiarli in aggiunta ale materie che già studiano. Sono MOLTO importanti.

  8. Dario de Judicibus ha detto:

    Tu saresti contento e riterresti giusto se un "presunto" assassino, sturpatore, ladro possa restare libero tutto il tempo necessario per assicurargli, in tre gradi di giudizio, un processo esente da errori?

    Probabilmente no, se lo ritenessi tale, ma se fosse davvero innocente? Se i tempi della giustizia fossero veloci, allora quello che dici potrebbe avere un senso, ma con i tempi attuali una precausione diventa di fatto una condanan e questo NON è accettabile. E poi, se permetti, potrei accettare più facilmente che un presunto assasino sia in libertà fino alla condanna definitiva piuttosto che accettare che un criminale condannato possa essere liberato dopo pochi anni perché a tutta una serie di attenuanti e riduzioni si è poi aggiunto un indulto deliberato SOLO perché non si vogliono spendere soldi in carceri e la situazione attuale delle nostre prigioni è quella che è.

    Il punto, Davide, è che tu parli "sulle carte", come usi dire tu stesso, ma la realtà non è fatta di carta e finché non la provi sulla tua pelle non puoi renderti conto di quanto sia sbagliato questo sistema. Dici di avere molta esperienza perché hai passato la vita nelle aule dei tribunali, e te ne do atto, ma né tu né i giudici avete mai toccato davvero con mano le conseguenze di certe decisioni quando poi si è fuori da quelle aule. La decisione preventiva di un giudice può distruggere la vita  un uomo e quella non gliela ridai più indietro.

  9. Dario de Judicibus ha detto:

    «quelle dichiarazioni diventeranno prova nel processo»

    Mi spiace, ma è qui che divergiamo. Una testimonianza NON può essere una prova, a meno che non concordi con riscontri comunque oggettivi. Mi rendo conto di quanto possa essere frustrante per l'unico tesdtimone di un fatto non provabile altrimenti sentire queste parole, ma se una testimonianza concordante con gli indizi fosse probante, allora non sarebbe difficile testimoniare il falso volutamente, in modo concordante con gli indizi, per incastrare un innocente.

    Probabilmente il problema fra noi è che tu dici che c'è giustizia perché questa funziona esattamente come previsto secondo determinati principi: io non trovo validi alcuni di quei principi, quindi il mio affermare che non c'è giustizia non vuol dire che l'attuale giustizia sia incoerente con i principi in questione, ma che alcuni principi su cui si basa non li condivido affatto.

  10. Dario de Judicibus ha detto:

    «Se non hai soldi per pagarlo sei ammesso al patrocinio a spese dello stato»

    Affermazione del tutto teorica. Sei ammesso al patrocinio se sei nullatenente, ma il problema è nel mezzo, come al solito, ovvero hai qualche soldo da parte ma non sei affatto benestante. In quel caso al patrocinio non ti ammettono, sei costretto a svenarti (nullatenente lo sarai a fine processo) e sai BENISSIMO che con pochi soldi puoi permetterti un avvocato di medio calibro, il che spesso vuol dire finire condannato, almeno in primo grado. E anche qui, parlo su un caso reale… 🙁

  11. utente anonimo ha detto:

    che dirti Dario?
    tremo al pensiero di una Giustizia "de iudicibusiana". Ma posso stare tranquillo che, per fortunam questo non accadrà.

    E voglio chiarire un concetto: io non sono per niente contento di come funziona la macchina giudiziaria italiana ( e romana che conosco meglio).
    Ci sarebbero tantissime cose da fare. Ma esse vanno nel senso opposto a quello che dici tu. Occorre senza dubbio garantire un carico di lavoro più equilibrato e trovare dei sistemi per disincentivare la litigiosità.

    Con uno che è convinto ( la giudico la madre di tutte le bestemmie ) che la testimonianza non è una prova, è assai difficile replicare. Siamo su due pianeti diversi.

    La Giustizia, Dario, il tutte le epoche storiche, in tutti i sistemi del mondo, ha sempre avuto necessità di ricorrere ai testimoni. Ed in tutte le epoche storiche ed in tutti i sistemi del mondo, si è sempre avvertita la necessità di combattere gli effetti della falsa testimonianza ( che ovunque è un reato) ma anche della testimonianza fallace ( anche se in buona fede). I Giudici, al di là di quello che pensi tu, sono attrezzatissimi culturalmente per discernere, anche se come esseri umani possono sbagliare.

    Dario, le carte di cui tu parli rappresentano la vita delle persone. Io non vado in tribunale come osservatore o come giornalista: ci vado come avvocato e quindi quelle carte rappresentano, tecnicamente, quei pezzi di vita che devono entrare nei processi per ottenere la miglior risposta di giustizia possibile.

    Io capisco che tu ( come tanti ) hai dell'avvocato l'immagine di uno che si arricchisce sulle disgrazie atrui, totalmente indifferente al esito del suo lavoro. ( tanto vince o perde, la parcella la chiede ugualmente- dici tu).

    Se appena appena tu uscissi fuori dalla tua "paranoia" e riflettessi che un avvocato non è quello che deve fornirti la risposta di giustizia ( a quella è preposto il giudice ) ma solo quello che deve rappresentare , nel miglior modo possibile al Giudice le tue istanze.

    Certo spesso gli avvocati non svolgono bene la funzione di filtro, che sarebbe essenziale per deflazionare la sgangherata macchina della Giustizia, ma ciò non è attribuibile totalmente alla loro malafede.

    Ogni paese ha il govermo ( e la Giustizia) che si merita.

    Noi purtroppo, oltre che essere il paese dei poeti e dei navigatori, siamo anche il paese dei "superlitigiosi". ( e poi dei piagnoni)

  12. Dario de Judicibus ha detto:

    @Davide
    «Io capisco che tu ( come tanti ) hai dell'avvocato l'immagine di uno che si arricchisce sulle disgrazie atrui, totalmente indifferente al esito del suo lavoro. ( tanto vince o perde, la parcella la chiede ugualmente- dici tu).»

    Non è così in tutti i Paesi. Ma il punto non è questo: non vedo assolutamente nell'avvocato uno che si arricchisce sulle disgrazie altrui, ma parto dal presupposto che la maggior parte delle persone, soprattutto nel mondo professionale, opera per obiettivi e su incentivo. Se il vincere o perdere ha un effetto (parziale) sull'immagine ma non sul portafoglio, in situazioni difficili (ad esempio se si rischia di inimicarsi un giudice che poi si incontrerà di nuovo in altre cause) si sarà tentati a fare un passo indietro. Questo non è tipico degli avvocati ma di qualunque professione, specialmente in un paese clientelare come il nostro, dove troppo spesso certi risultati dipendono anche dalle relazioni e la politica entra ovunque, anche, purtroppo, nelle aule dei tribunali, dalle quali dovrebbe essere tenuta fuori.

  13. utente anonimo ha detto:

    OGGETTO: SIMULAZIONE DI DIFESA DEI DIRITTI DA PARTE DI GIUDICI E AVVOCATI.

    Desidero esporre un grave problema cagionato dalla non funzione della Giustizia civile di.Albenga

    Quanto dichiarerò è frutto purtroppo di lunghe e dolorose esperienze, iniziate da oltre 8 anni.

    Non c’è in me l’intenzione di diffamare ed offendere nessuno, ma soltanto raccontare la disperazione e quanto siamo costretti a subire.
    so benissimo che non crederà a quanto dichiaro, in quanto, un semplice cittadino, anche se racconta cose vere e dimostrabili, è destinato a non essere preso sul serio.
    E’ inutile insistere sul fatto che ci sono avvocati bravi e altri non bravi: la realtà dimostra che essi lavorano tutti per se stessi e non per la Giustizia.
    Cambiano le leggi, cambia il rito di procedura, ma avvocati e giudici civilisti applicano da sempre segretamente una propria procedura fatta di simulazione di difesa dei diritti dei comuni cittadini, e di costante violazione delle leggi e del Codice Procedura Civile.

    Nei studio privato di avvocati e nel tribunale accadono cose gravissime: il vero materiale di giudizio viene completamente alterato, , modificato prima di essere portato nelle cause in ruolo allo scopo di creare altri obiettivi lucrosi e abusivi, cartelle che sparisco e appaiono al momento che più a loro conviene

    Infatti, ciò che mi riferivano per telefono o nei loro studi non corrispondeva quasi mai a quanto scritto nelle memorie portate nelle cause in ruolo, scoperte a fine cause.

    Queste sono principali ragioni per cui esiste un alto numero di processi civili, la loro lungaggine e la non funzionalità della Giustizia.

    Vi sono decine di migliaia di processi civili arretrati, i quali durano dieci, venti ed anche trent’anni, oppure rimangono irrisolti dopo che gli avvocati hanno sfruttato la situazione fino all’ultima risorsa.

    Ciò che dichiaro non sono novità per autorità giudiziarie e politici italiani, i quali accettano, continuano a far finta di non sapere e non intervengono, per ripristinare la Giustizia.

    Quando protestavo e minacciavo i miei avvocati di denunciare e fare ricorso alle autorità giudiziarie, all’Ordine Avvocati, per omissioni, alterazioni di fatti e menzogne presenti nelle cause, mi ridevano in faccia, facendomi capire che da tali autorità, Anche in possesso di prove, un cittadino comune non viene difeso ed ascoltato, interessate a tutelare, non solo diritti e privilegi degli avvocati e giudici, ma anche gli abusi che essi commettono.

    Non poteva essere diversamente, visto che in passato, membri dell’Ordine avvocati e di altre autorità, sono stati avvocati e giudici che hanno contribuito a mal funzionare la Giustizia.

    Esiste un sistema diffuso di corruzione e abusi da parte di avvocati ben compatti tra loro, contro il quale un comune cittadino risulta impotente a difendersi.

    Il cittadino che denuncia i loro atti di abusi, anche con schiaccianti prove, viene pesantemente danneggiato economicamente e quasi distrutto moralmente, privandogli ogni diritto di proprietà.

    Una volta conferito il mandato e consegnato il materiale di giudizio, gli avvocati diventano padroni della questione, agendo di testa propria, senza che sia possibile opporsi ad un loro scorretto operato. Non lavorano per i diritti delle Parti che rappresentano.

    Non sempre le vittime sono messe in condizione di poter denunciare in quanto i legali sono molto esperti a non lasciare prove contro di loro e sistemano le cose facendo ricadere ogni responsabilità sul proprio assistito.

    Ma, ripeto, anche in possesso di prove, un cittadino comune non viene difeso ed ascoltato dalle esistenti autorità locali, attente a tutelare diritti, privilegi e abusi di avvocati e giudici.

    Alle Parti non è consentito chiedere e parlare personalmente ai giudici civilisti per meglio chiarire i fatti e contraddire tempestivamente in caso di necessità, le dichiarazioni dei difensori. Rivolgendosi ad un altro avvocato, non si prende l’incarico di farlo.

    Ho dovuto affrontare varie cause civili sia come attore che come convenuto.

    Spesso ho avuto la possibilità di consegnare in pochi giorni ai miei legali validi ed importanti elementi di giudizio. Tutto il materiale di giudizio da me fornito mostrava palesemente la questione, se avevo ragione o torto, se era il caso di avviare o continuare una causa.

    Per il forte interesse ad esercitare prestazioni, vi sono avvocati abili a produrre falsi elementi di giudizio utilizzati per attivare processi civili, contro i quali è faticosissimo difendersi. Pertanto avviano cause anche quando hanno sotto gli occhi fin dall’inizio la chiara questione e che non vi sono ragioni per attivare processi civili.

    Se depositassero in tribunale il vero materiale di giudizio in loro possesso e vi fosse stata una procedura corretta, i processi non sarebbero durati decenni.

    Nelle questioni civili, molto spesso, non è difficile constatare la Parte colpevole in quanto vi sono norme e dati di fatto precisi, al contrario di quanto possa accadere nelle cause penali.

    Gli avvocati difensori di ambo le Parti non lavorano come avversari ed interessati ad operare ognuno per il proprio cliente ed in favore della Giustizia, ma si scambiano i fatti dei loro clienti, e, in comune accordo, stravolgono la verità per trovare moventi per attivare processi civili.

    Infatti, spesso i difensori formulano segretamente, contro i propri clienti, atti di citazione d’accordo con colleghi delle contro Parti, ai quali affidano segretamente l’incarico di inviare un atto di citazione o chiedere altri provvedimenti mediante il giudice.

    I fascicoli dei tribunali sono gonfi di memorie che il più delle volte i giudici non leggono nemmeno lasciando piena libertà ai difensori di commettere qualsiasi atto, non comportandosi, come suo dovere, da “super Partes”:

    Ogni provvedimento e dei giudici civilisti è voluto segretamente dai difensori di ambo le Parti, anche se nelle memorie depositate nel fascicolo risulta che ogni difensore domanda diritti ognuno per il proprio cliente.

    I giudici civilisti, quasi mai sono loro a decidere l’esito della sentenza o altri provvedimenti, ma sono in concreto gli avvocati di ambo le Parti in comune accordo a suggerire al giudice il tipo di decisione: persino la scelta di un C.T.U. viene suggerito dagli avvocati, il quale non è quasi mai preciso nelle sue relazione e perizie, dando agli avvocati la possibilità di fare mille interpretazioni. Spesso ignorano il contenuto dei fascicoli. Altre volte sono consapevoli degli abusi degli avvocati e non prendono provvedimenti disciplinari. Quando ho avuto la possibilità di contraddire le falsità degli avvocati ad alcuni giudici, le cause sono passate ad altri che ignoravano la realtà dei fatti.

    In altri processi civili, alcuni giudici, pur avendo fin dalle prime udienze tutti gli elementi per decidere, non hanno emesso sentenze in breve tempo ragionevole.

    in concreto esiste una simulazione di difesa dei diritti: dalle carte risulta che decidono i giudici, in realtà loro si limitano ad accogliere e copiare all’ultimo momento pari pari ciò che hanno già deciso i difensori di ambo le Parti in comune accordo.

    Nei casi in cui da parte degli avvocati vi sono forti interessi a riscuotere somme di denaro, solo in questi casi, i giudici emettono sentenze nel giro di tre mesi anche in questioni complesse.

    Ciò vuol dire che tutto dipende dalla volontà degli avvocati e non dal giudice.

    Con molta leggerezza emettono provvedimenti di sequestri e pignoramenti di beni immobili, Decreti Ingiuntivi e Sentenze non tenendo conto dei veri elementi di giudizio, ma in base a fatti alterati e falsi elementi preparati abilmente dagli avvocati, senza preoccuparsi di chiedere personalmente alle Parti come stanno realmente i fatti.

    Un simile comportamento reca enormi danni anche ad un cittadino onesto non più risarcito nemmeno se facesse ricorso fino all’ultimo grado di giudizio.

    Viene costantemente violato il C.P.C. in favore degli interessi degli avvocati: udienze inutili, rinvii, uso di strumenti e provvedimenti miranti a sottrarre denaro e beni immobili.

    Giudici ed avvocati commettono abusi nel loro operato approfittando della loro autonomia ed indipendenza del potere giudiziario, e per il fatto che non sono responsabili dei loro atti e paga lo Stato ogni loro errore.

    Vengono considerati errori anche atti di abusi, che pagano i cittadini con le tasse.

    A volte ho ricevuto una raccomandata dai miei legali in cui mi comunicavano di comparire personalmente davanti al giudice. Io ero disposto ad andare, ma i miei legali non volevano. E quando insistevo per presentarmi, mi dicevano che loro non si sarebbero presentati in modo che l’udienza senza il difensore sarebbe stata annullata. Forse il giudice mi aveva convocato per rispettare o far finta di rispettare qualche norma di procedura; ma poi hanno subito trovato il sistema per fare apparire me responsabile di non essermi presentata all’udienza.

    Più di una volta ho consegnato al mio legale fin

    all’inizio documenti di prova in mio favore che non sono stati portati nella causa in ruolo.

    Anzi, a distanza di tempo, il mio legale negò di aver ricevuto da me i documenti.

    Tale comportamento di numerosi avvocati mira invece alla possibilità di cambiare dichiarazioni e fatti secondo i loro piani, stando attenti a non lasciare prove contro di loro.

    Pubblicamente hanno pure il coraggio di denunciare che non vengono pagati sapendo che nessun cittadino è in condizione nemmeno di sottrarsi ai loro abusi.

    In più cause civili nascondono le prove al primo grado proprio alla Parte che ha ragione per costringerla ad appellare.

    A volte mi sono recato in tribunale per controllare personalmente gli atti del mio fascicolo per constatare se il mio legale avesse realmente depositate le prove in mio favore, visto che in precedenza sono stati omessi o spariti. Dal cancelliere seppi che non potevo …

  14. utente anonimo ha detto:

    contro la  mala giustizia occorre la giustizia fai da te.  se un giudice lascia libero un potenziale assassino che una volta libero uccide con 66 coltellate una giovane innocente, merita che quel povero padre privato della figlia, privi ora il magistrato di un suo conguinto, magari con 65 coltellate. Come diceva il gran maestro cui tanti magistrati si ispirano? "PUNIRNE UNO PER EDUCARNE CENTO"

  15. Dario de Judicibus ha detto:

    @anonimo #14 Non credo nella legge del taglione ma è vero che solo chi ha provato una determinata esperienza può comprendere chi ha vissuto un analogo evento. Non dico quindi che a giudicare un assassino debba sempre essere un giudice che ha visto un proprio caro ucciso, ma a volte si nota in alcuni magistrati un'incapacità di valutare propriamente i danni psicologici, morali e immateriali subiti. Un caso esemplare è quello delle separazioni dove l'aspetto economico viene considerato prevalente su quello affettivo mentre nella realtà la situazione è esattamente l'opposto.

  16. utente anonimo ha detto:

    Quando un avvocato inizia una causa e' come se si fosse conquistato un rateo di pensione.Sa che, male che vada, la causa durera'  almeno 10 anni; in questi 10 anni per ogni udienza che si terra' chiedera' soldi al cliente, piu' altri soldi per "studiare" il caso.E' normale che agli avvocati il sistema non dispiaccia, piu' durano i processi, vinti o persi,; piu' soldi incamerano che gli frega del cliente…l'importante e' la moneta.

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