Il grave errore del Presidente Napolitano



Uno dei compiti del Presidente della Repubblica è quello di effettuare un esame obiettivo della rispondenza o meno di un provvedimento legislativo di urgenza alle condizioni specifiche prescritte dalla Costituzione e ai principi da essa sanciti, e quindi decidere se sottoscrivere o meno tale provvedimento. Non sta al Presidente della Repubblica quindi entrare in merito sul contenuto dello stesso per qualsivoglia altro aspetto, per quanto esso possa essere discutibile.

Se Giorgio Napolitano si fosse quindi limitato a firmare il decreto interpretativo senza altri commenti, le uniche critiche sollevabili sarebbero state sulla valutazione in oggetto, ovvero sull’effettiva costituzionalità o meno del decreto in questione, materia sicuramente molto tecnica e non alla portata di tutti.

Tuttavia il Presidente della Repubblica non si è limitato solo a far questo e, di fronte alle tante critiche che gli sono piovute addosso da politici e comuni cittadini, ha sentito il dovere di dare delle spiegazioni, pubblicando sul sito del Quirinale una lettera che spiegasse le ragioni della sua scelta. Un grave errore sul piano istituzionale, che lo espone ancor più a critiche, dato che a questo punto ogni cittadino ha il diritto di commentare quanto da lui scritto e di evidenziare eventuali punti deboli del suo ragionamento.

In particolare, scrive il Presidente della Repubblica, «non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito presso la corte d’appello di Milano».

Di fronte a questa affermazione, sorge spontanea una domanda che giro a questo punto allo stesso Presidente al quale ho doverosamente segnalato il presente articolo: ma se a incorrere in questo errore, invece che il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, fosse stato un qualsivoglia altro candidato, magari di una lista minore, e una lista assolutamente secondaria, di minoranza, avrebbe firmato lo stesso?

Certo, in tal caso nessun giornale avrebbe dedicato alla vicenda più di un trafiletto, sicuramente il Governo si sarebbe guardato bene dal riunisi d’urgenza per presentare il cosiddetto decreto interpretativo e, di conseguenza, probabilmente Lei, Presidente Napolitano, non si sarebbe trovato di fronte alla difficile incombenza di decidere se firmare o meno un provvedimento del genere. Ma se fosse comunque successo, Lei avrebbe lo stesso firmato?

Lo chiedo perché le sue parole non parlano di diritti e principi generali, a tutti sempre e comunque applicabili, ma evidenziano il fatto che tutto ciò sia successo a uno dei partiti maggiori, addirittura a quello che al momento ha in Parlamento la maggioranza, il che fa pensare che se fosse accaduto tutto questo all’anonimo Mario Rossi invece che alla Polverini e a Formigoni, la sua scelta avrebbe potuto essere diversa.

Caro Presidente, a noi comuni cittadini lo Stato non perdona nulla. Se sbagliamo una riga sul 730, anche in buona fede, ci ritroviamo a pagare multe e interessi, quando chi ha evaso le tasse può tranquillamente riportare i proventi in Italia pagando un ridicolo 5%. Se ci troviamo a chiedere giustizia in un tribunale, la otteniamo, se siamo fortunati, dopo anni di sacrifici e di spese legali, ma spesso chi è dall’altra parte di soldi ne ha di più, si può permetere avvocati migliori e così finiamo anche per rimetterci e perdere la causa. Eppure chi ha ucciso, ferito, rubato e rapinato, può trovarsi fuori di galera dopo solo due o tre anni grazie ad amnistie e indulti vari ormai diventati una pratica ricorrente per “risolvere” la crisi carceraria. Non parliamo poi dei condoni e delle depenalizzazioni che hanno caratterizzato la cronaca politica italiana negli ultimi anni.

A noi, caro Presidente, una firma sbagliata può costare molto cara e nessuno si sogna certo di emettere un decreto interpretativo caso mai dovesse succedere. Ma si dice che la legge sia uguale per tutti. Probabilmente è vero. La legge è la stessa per tutti, anche quella che afferma che ciò che non vale per noi, per altri vale. Perché il problema, caro Presidente, è che è la stessa legge ormai a stabilire l’ingiustizia e la discriminazione, come ha fatto per decenni l’articolo 155 del codice civile in materia di separazioni e affido dei minori e come, purtroppo, continuano a fare tuttora molti giudici nonostante la nuova legge sull’affido condiviso, non da tutti applicata.

La prossima volta, caro Presidente, si limiti a firmare il decreto e lasci da parte lettere e giustificazioni. Non ci farà sicuramente una migliore figura ma almeno, per poterla criticare, bisognerà quantomeno essere esperti di diritto costituzionale.

Commenti (5) a «Il grave errore del Presidente Napolitano»

  1. utente anonimo ha detto:

    Ciao Dario,
    fa molto piacere leggerti di nuovo. Era un pò che non pubblicavi un articolo.

    Comunque, in merito a ciò che scrivi, io personalmente mi ritrovo nelle parole usate da Sergio Romano in un suo ultimo editoriale sul Corriere quando dice che è necessaria una "soluzione condivisa", a patto che "la maggioranza smetta di lamentarsi, di andare in piazza e di invocare l'intervento di Napolitano, come se la colpa non fosse interamente sua".  E inoltre "bisogna che il rimedio non sia uno stratagemma furbesco, opera di qualche scaltro azzeccagarbugli". Anche se non è andata proprio come previsto ritengo che nella risposta, a mio parere necessaria, data dal Presidente della Repubblica venga chiarito il motivo di una scelta così estrema e che, come tu hai dimostrato, si presta bene a malintesi e ad esasperazioni. Napolitano nella sua lettera ribadisce infatti come fosse necessario trovare una soluzione in tempi brevi, e quella del decreto era l'unica via possibile.

    E' chiaro che il PD (o chi per lui) non potesse concorrere per le regionali tutto solo. Ma sono altrettanto chiari i problemi che una situazione del genere solleva. Problemi che già conosciamo da tempo: quelli di una casta politica a cui tutto, o quasi, è permesso mentre, come tu fai notare, "a noi comuni cittadini lo stato non perdona nulla". Come si può sciogliere un nodo del genere (la sinistra non poteva essere l'unica concorrente ma d'altro canto non si può continuare a permettere tutto alla nostra classe politica)? Non si può sciogliere (Napolitano lo fa accettando il decreto come ultima spiaggia, se vogliamo, in quanto una "soluzione condivisa" visti i tempi ristretti e l'amore che scorre tra le due fazioni politiche, era una cosa leggermente utopica). L'unica cosa che io mi sento di fare è di sperare che la gente si accorga chi sta votando. Tu onestamente voteresti delle persone talmente inette? Spero veramente che la gente apra gli occhi.

    p.s.: non mi aspettavo di scrivere tanto quindi se non ti dispiace quasi quasi riutilizzo ciò che ho detto qui nel mio blog (ovviamente ti linkerò a dovere :D); inoltre se hai tempo vorrei consigliarti questa lettura (http://bit.ly/cu7Awa), che io ho trovato interessante e, perché no, sapere cosa ne pensi …
    p.s.: non so perché una parte del testo è uscita in grassetto ???

    un saluto
    Alexandro

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Caro Alexandro, è un commento molto interessante il tuo, che fa riflettere. In effetti, se questo Stato sapesse rispettare di più i suoi cittadini, sarebbero ben più perdonabili scelte come quelle fatte dal Presidente. Ciò che mi porta a criticarle è la consapevolezza di come tale elasticità valga solo per pochi eletti e questo sinceramente mi fa pensare quanto davvero si sia lontani in Italia dai principi più basilari della democrazia, che forse non sarà il miglior sistema di Governo, ma almeno si basa su un principio di uguaglianza al quale vedo purtroppo applicare sempre più eccezioni.

  3. Dario de Judicibus ha detto:

    PS Hai ragione quando dici che è un po' che non scrivevo sul blog, ma ormai la maggior parte del mio tempo è divisa fra il tempo (poco) dedicato alla stesura del mio ultimo romanzo, che spero uscirà prima delle ferie estive, e il lavoro che mi permettere di vivere e quindi anche di scrivere.

  4. utente anonimo ha detto:

    Aggiungerei anche, cosa che non hai molto evidenziato, che un decreto governativo NON è una soluzione ragionevole al problema. Da parte mia, io penso che sia giusto che entrambi gli schieramenti si presentassero alle elezioni, al di là degli errori formali. Ma il fatto che questo venga permesso tramite decreto è letteralmente un abuso di potere. Non so se altre soluzioni fossero possibili, ma il punto è che lo stesso decreto non sarebbe stato fatto se l'errore fosse stato del PD. Consentire che una soluzione al problema venga effettuata tramite decreto, e quindi dal governo, che nella nostra repubblica è composto da esponenti della maggioranza, significa affermare il principio che questo problema possa essere risolto solo per chi si trova in posizione di maggioranza.

    Andrea

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