Brenda e il computer



Riporto dal sito dell’«AGI» la seguente notizia:

«È giallo per il computer nell’acqua»

(AGI) – Roma, 20 nov. – C’è un giallo nel giallo nella morte di Brenda, il trans trovato senza vita questa mattina in via Due Ponti. La Squadra mobile ha sequestrato un computer nell’appartamento del transessuale brasiliano, un computer pieno d’acqua, immerso nel lavandino. I Vigili del Fuoco, intervenuti per domare l’incendio, hanno operato in una zona diversa da dove era il computer e solo in una ristretta area. Dunque, chi ha riempito d’acqua il computer? Forse la stessa persona che ha causato l’incendio e che non voleva far perdere i dati contenuti nella memoria del pc.


La stessa domanda l’ho sentita porre da SKY TG 24 questa sera. Vediamo di chiarire una cosa: ci sono aziende che sono capaci di estrarre dati da un disco fisso completamente distrutto da un incendio veramente serio o schiacciato da una pressa. Assumere che mettendo un computer in un lavello pieno d’acqua per qualche ora si possa fare qualcosa di più che renderlo temporaneamente inservibile è sostanzialmente irrealistico, quindi, due sono le cose: o la persona che l’ha fatto di computer non ci capiva nulla, oppure è solo una scena.

Al di là infatti del fatto che se voglio non far trovare un PC me lo porto via e non lo immergo nell’acqua di un lavandino — il che tra l’altro mi dice che era o un portatile o un desktop piuttosto piccolo e quindi facilmente asportabile — ci fosse stato anche un buon motivo per non sottrarlo e lasciarlo lì, dovendo dare fuoco al locale, il computer lo avrei messo proprio dove ho versato l’accellerante in modo da farlo bruciare. Mettendolo nel lavandino pieno d’acqua sembra quasi che uno voglia appunto preservarlo dalle fiamme sapendo che il danno prodotto dal liquido non avrebbe assolutamente impedito agli inquirenti di estrarre i dati dal disco fisso.

A questo punto, fossi negli investigatori, prenderei davvero con le pinze qualsiasi dato dovessero trovarci dentro perché ho tanto il sospetto che sia esattamente quello che voleva chi ha compiuto il curioso atto.

Commenti (2) a «Brenda e il computer»

  1. utente anonimo ha detto:

    Il che, se non leggo male quello che hai riportato, è esattamente ciò che sostiene l’autore dell’articolo: "…che non voleva far perdere i dati…"
    Andrea

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Appunto. Ed è uno dei pochi ad averlo suggerito. Per cui, facciamo MOLTA attenzione a non prendere per oro colato quello che c’è in quel PC… sarò diffidente, ma non fidarsi è SEMPRE meglio.

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