Diamanti naturali: un mito artificiale



Parliamo di diamanti.

  • I diamanti sono le pietre più preziose del mondo.
  • I diamanti sono estremamente rari.
  • Il valore del diamante dipende dal fatto che è la pietra più dura che esiste.

Ebbene, queste tre affermazioni sono assolutamente false.

Il valore dei diamanti è un fatto puramente commerciale. Non sono più rari di molte altre pietre, anzi, non sono per nulla rari. Semplicemente la maggior parte dei diamanti non vengono immessi sul mercato. Le caratteristiche sicuramente peculiari del diamante poco hanno a che vedere con il suo prezzo sul mercato. Non sono io ad affermarlo, ma è lo stesso Nicholas F. Oppenheimer, presidente della De Beers, forse la più famosa compagnia mineraria che estrae, lavora e distribuisce diamanti nel mondo. Sue le parole «I diamanti non rendono più veloce un motore, non fanno volare più in alto gli aeroplani. Caso unico fra le materie prime, il diamante sostanzialmente non ha valore materiale per l’uomo.»

Ogni anno vengono infatti estratti non più di 26.000 chilogrammi di diamanti, mentre sono 100 le tonnellate di diamanti sintetici prodotti. Il commercio dei diamanti è controllato da un cartello di produttori, il CSO, riconosciuto a tutti gli effetti a livello internazionale, che fino a poco tempo fa faceva capo alla De Beers attraverso la quale passava circa l’80% della distribuzione mondiale. Dopo il 2000, tuttavia, questa percentuale è scesa sotto al 50% a favore, almeno in parte, di una compagnia russa chiamata Alrosa. La maggior parte dei diamanti viene da miniere in Sudafrica, Africa Centrale e Russia; il resto principalmente da India, Canada, Australia e Brasile.

A questi vanno aggiunti i cosiddetti diamanti di sangue, ovvero diamanti estratti in zone di guerra e venduti sul mercato clandestino, ovvero al di fuori del controllo del suddetto cartello, per finanziare guerre, rivolte, attività illegali e criminali. Esistono varie iniziative a livello internazionale per proibire il commercio di tali diamanti sulla base del fatto che servono a finanziare attività illegali, ma resta il dubbio che esse non abbiano sempre alla base solo motivazioni etiche, dato che non discriminano fra attività criminali, ad esempio, e rivolte armate contro dittatori e tiranni, ma piuttosto che servano a mantenere comunque il controllo del mercato nelle mani di pochi operatori.

Fino al XIX secolo la maggior parte dei diamanti venivano dall’India e il diamante non era considerato un bene di valore come avviene oggi nella maggior parte dei Paesi. Questa immagine è il risultato di una campagna promozionale realizzata a metà del XX secolo dall’agenzia pubblicitaria N. W. Ayer & Son, posseduta dalla De Beers. Nasce allora il famoso slogan «un diamante è per sempre». Il successo di questa campagna, che continua tuttora, nasce dal fatto di non aver pubblicizzato tanto uno specifico marchio quanto il diamante in sé. In pratica, si è creato dal nulla il mito che il diamante sia una pietra estremamente preziosa e di valore, ma tutto ciò non ha alcuna corrispondenza con la realtà.

Non è facile trovare pubblicazioni che riportino stime attendibili delle risorse diamantifere mondiali, anche solo limitandosi alle miniere già conosciute, ma la quantità di diamanti estraibili eccede di diversi ordini di grandezza quella effettivamente estratta. È un dato di fatto che la produzione venga tenuta volutamente bassa proprio per mantenere alto il prezzo delle singole pietre. Tanto per fare un esempio, la miniera di diamanti del lago Argyle, situata nell’Australia Occidentale, produce dai sette agli ottomila chili di diamanti grezzi all’anno. Di questi, solo il 5% viene selezionato per l’industria orafa di qualità, mentre il resto è utilizzato a scopi industriali o per orificeria a basso costo. Si tratta quindi di una miniera di grandi dimensioni ma con diamanti di non eccelsa qualità. Tuttavia varie stime fanno ritenere che la miniera in questione abbia ancora un potenziale di circa 240.000 chilogrammi, il che vorrebbe dire una vita media di poco più di 34 anni al ritmo di 7000 chili all’anno di produzione. Pochissimo invece si sa delle miniere africane o di quelle russe, almeno a livello di pubblica opinione.

I diamanti in sé, quindi, non hanno assolutamente il valore che viene loro attribuito. Il colore, la durezza, la purezza e tutti gli altri fattori che concorrono a generare il prezzo di un brillante, ovvero di un diamante tagliato, hanno senso solo all’interno di un contesto che mantiene artificiosamente alto il prezzo di una pietra oggettivamente bella ma che, altrimenti, varrebbe molto meno.

Commenti (3) a «Diamanti naturali: un mito artificiale»

  1. utente anonimo ha detto:

    Meglio rubini e smeraldi…

    Magnus

  2. utente anonimo ha detto:

    Ogni cosa in questo mondo non ha un valore specifico in se per se. E' l'uomo che glielo attribuisce. Secondo Voi un grammo di oro puro vale 33 Euro? Per me ne vale 5. Il costo di una Ferrari qualsiasi è di gran lunga più alto del prezzo di produzione aggiunto di una buona percentuale di guadagno. E' il mercato che fa il prezzo, anche per cose di poco conto. Se non c'è alcuna richiesta il prezzo è ZERO. I diamanti seguono lo stesso discorso.

  3. Dario de Judicibus ha detto:

    @Anonimo #2 – Con una differenza: una Ferrari è comunque un'automobile e l'oro è un metallo con caratteristiche peculiari che lo rendono utile in moltissimi casi. Inoltre di Ferrari ce ne sono poche, perché sono costruite a mano, e l'oro è affettivamente abbastanza raro sul nostro pianeta. I diamanti invece NON servono a nulla e sono tutt'altro che rari. Insomma, è una truffa bella e buona.

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