Polvere di blog



È finito il BlogFest 2008. Bene. Sono stati decretati i vincitori del Macchianera Blog Awards 2008. Aribene. Sapete chi ha vinto il premio per il Miglior Blog 2008? Indovinate un po’? Ma sì, proprio lui! Il Grillone Nazionale: Beppe Grillo! Bene? Mah, se lo dite voi…

Perché? Perché quello di Grillo non è un blog, eccco perché. Certo, è basato su una piattaforma di blogging, assomiglia a un blog, odora persino come un blog, ma non lo è. Un blog è un luogo dove ci si mette in gioco in prima persona portando in rete contributi, magari anche discutibili, ma assolutamente personali e originali.

Grillo non scrive sul suo blog: c’è una redazione che lo fa per lui. Gli articoli pubblicati poi, sono raramente originali. Alcuni sono addirittura obsoleti, altri sono reperibili su decine di blog e siti ben prima che vengano pubblicati dal Grillone Parlante. Altri ancora non sono diversi dalle chiacchiere che sento sotto casa, al bar. Per non parlare dei commenti. Centinaia, migliaia, tutte oasi nel deserto. Ognuno dice la sua e ignora quello che dicono gli altri. Lui poi, o meglio quelli della sua redazione, ignorano tutto e tutti. Non c’è dialogo, non c’è confronto. Sembra una di quelle passerelle al telegiornale dove bisogna riportare tutte, ma proprio tutte, le opinioni di tutti. Alla fine ti chiedi: ma di che diavolo stavano parlando?

La rete invece è rapida, è pervasiva, è provocatoria. Ci sono migliaia di blog sconosciuti ai più che producono articoli molto più forti e validi di quelli di Grillo, ma appunto nessuno li legge. Perché? Perché non è il blog che ha reso famoso Grillo, ma Grillo che ha reso famoso il blog.

Prendi un VIP, gli fai un blog, gli metti dietro tre ragazzotti, ci butti dentro qualche articolo arrapante, e quello scalerà tutte le classifiche in pochi giorni. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo dimostrato la potenza della rete, della democrazia digitale? No: abbiamo semplicemente riabbassato la rete allo stesso livello dei media tradizionali, dei gossip, dei «Chi l’ha visto» e di «Un giorno in Pretura», il tutto condito da un pizzico di «Amici» e accessoriato dalla «Hit parade» dei soliti noti in un bel calderone autoreferenziale che sa parlare ormai solo di sé stesso.

Non è la rete il «Grande Fratello», ma è il «Grande Fratello» che ormai sta ridefinendo Internet. «Lo stiamo perdendo!» sta urlando il dottore, guardando il web allinearsi e conformarsi alla realtà. Ma nessuno lo sente. E così eccoci con i festival, con le passerelle di politici e imprenditori che «incontrano la blogsfera», con i premi e le classifiche. Tra un po’ avremo al Biennale Digitale di Venezia, il tutto ben normalizzato e perfettamente integrato in quel sistema sociale che ha già fagocitato scrittori, artisti, filosofi e pensatori. Un momento! Che «incontrano la blogsfera»? Evvai! Ma allora adesso abbiamo anche i rappresentanti! Perché non allora un bel Sindacato Unitario Blogger Italiani, il SUBI, che poi l’omofonia con la radice di subire ci viene proprio a fagiolo? Perché prima o poi accadrà anche questo: un bel gruppetto di blogger, sempre quelli, sempre gli stessi, opportunamente selezionati, che verranno intevistati dai media, parteciperanno alle tavole rotonde, parleranno per tutti di tutto. E così abbiamo normalizzato e conformato anche la democrazia digitale.

La blogsfera ormai assomiglia a un cosmo di bolle che galleggiano in un mare di polvere. Ogni bolla è formata da quei blog che si citano in continuazione a vicenda, formando una sorta di vere e proprie lobby digitali, scalando le classifiche di Technorati in un disperato tentativo di competere con la blogsfera americana. Si rafforzano, si parlano addosso, si premiano e si classificano a vicenda. Le bollicine più piccole sono blog personali, che parlano di tutto e di più, legandosi ad altri non in base ai contenuti, ma ad amicizie, vere o presunte che siano. Blogroll, liste di link, scambio di antipixel: tutto fa brodo per un po’ di effimera di celebrità. Poi, alla fine, i contenuti sono sempre gli stessi. Infine la polvere: centinaia, migliaia di blog e siti interessanti con contenuti veri ma letti alla fine da pochi amici perché quello che conta non è ormai ciò che scrivi, ma chi sei. Eppure è lì la rete, quella vera, quella del milione di sconosciuti che scrive, che si apre agli altri, che crea e inventa ogni giorno qualcosa di nuovo: un’opinione, una ricetta, la cronaca di un giorno normale.

Sbeffeggiati dai giornalisti, ignorati dai Blogger con la "B" maiuscola, sconosciuti ai media, sono loro i veri rappresentanti della rivoluzione digitale, gli YOU ai quali si riferiva il «Time». È quella la rete che conta, proprio perché non conta nulla. Si dice che il potere corrompa, e questo vale anche per la rete, perché in rete il potere è l’essere visibili, essere degli influencer, e la corruzione è perdere l’opportunità che ci ha dato la rete di creare una vera democrazia digitale per ricreare in essa le stesse lobby, gli stessi gruppi di potere, la stessa struttura elitaria e autopoietica che vediamo tutti i giorni nella realtà.

E così adesso abbiamo il festival e, immancabilmente, gli sponsor, e con quelli arriveranno i soldi, la politica, il controllo. Cosa succederà? Succederà che qualcuno si comprerà una o due piattaforme di blogging, assolderà alcuni dei blogger più visibili per fare da specchietto per le allodole creando un bel piedistallo su cui metterli, ci aggiungerà un aggregatore opportunamente "orientato" e attiverà i giusti canali promozionali per dare al tutto un bel po’ di visibilità, finché blog diventerà sinonimo di quella piattaforma. Qualcuno, imperterrito, continuerà a rimanere al di fuori, ma alla fine la maggior parte si allineeranno, un po’ come tutti quelli che vanno sulle piattaforme di blogging dei vari quotidiani in rete solo perché sperano così di avere un po’ più di visibilità. Si creerà una grande bella bolla che brillerà di luce propria eclissando così tutti gli altri finché diventerà l’unica voce, un po’ come è successo con i motori di ricerca e con Google oppure con Wikipedia.

Già oggi in America c’è chi pensa che se un’informazione non si trova attraverso Google non esiste o è falsa, che se un libro non si trova via Amazon non è mai stato pubblicato, se non è scritto su Wikipedia non è vero, non è mai successo. Un po’ come mia nonna, che pensava che se una cosa la diceva il radiogiornale, allora doveva essere vera. È così facile formare l’opinione pubblica, isolare le voci fuori dal coro, controllare l’informazione. Sta succedendo anche in rete: è solo questione di tempo. Così, mentre su Codice Internet si sta discutendo su come rendere più popolare la rete, più accessibile a tutti, qualcuno si sta preparando per quel momento, quando una rete più popolare e accessibile sarà sufficientemente appetibile, almeno quanto lo è stata prima la stampa e poi la televisione. L’indipendenza della rete ha i giorni contati e se ancora esiste è solo perché non è ancora sufficientemente diffusa. Possiamo fare qualcosa a riguardo? Potremmo, se volessimo, ma bisognerebbe resistere alla tentazione di partecipare a eventi come il famoso incontro di Bernabé con i blogger, o quantomeno parteciparvi sul serio, facendo le domande che non devono essere fatte, dicendo le cose che non devono essere dette, e magari facendolo attraverso un blog, in modo da coinvolgere tutta la blogsfera, e non diventare complici di un evento mediatico a uso e consumo di interessi imprenditoriali.

Commenti (6) a «Polvere di blog»

  1. Gasolinedreams ha detto:

    Sono una che nel suo blog scrive cose personali, probabilmente noiose, un po’ smoccolose e tipiche di una donnetta romantica, nonostante l’età. Cose che nulla hanno a che fare con il sociale o con il mondo che ci circonda. E’ un blog intimistico il mio, di cui giustamente non frega niente a nessuno. Ho letto quello che hai scritto, sono arrivata a te dal blog della redazione di virgilio e volevo solo dirti che concordo con ogni tua singola parola. Ho aperto il blog quattro anni fa, quando ancora non era così di moda, quando lo spirito era un altro, quando chi scriveva buttava tutto se stesso ed i propri pensieri in rete, solo per il bisogno di comunicare e condividere. Un altro mondo, nel quale ormai siamo rimasti in pochi. Il resto è solo business e numeri. Scusami l’intrusione, come detto sono solo una qualsiasi, ma leggere il tuo post, fuori dal coro, è stato un bel leggere. Gas

  2. utente anonimo ha detto:

    Sante parole e aggiungo che mai evento fu una sfilata di blogstar alle prese con un incontenibile ego. Che l’adv camp è stato una passerella di presentazioni commerciali, che l’incontro sulla formazione informazione non aveva nulla da invidiare a miss italia. Ho investito tempo e denaro e torno senza aver appreso nulla, anzi con la sensazione spiacevole di appartenere a un mezzo che sempre di più sta assomigliando agli altri media.

  3. utente anonimo ha detto:

    troppa improvvisazione e poca qualità. Un proverbio arabo ci insegna che “quando parli il tuo discorso deve essere migliore di quello che sarebbe il tuo silenzio” invece a RDG tutto volevano parlare o vedere di essere visti. L’informazione è una cosa seria così come lo è la pubblicità.

    Sarà per la prossima volta per ora…bocciati.

  4. utente anonimo ha detto:

    Sono perfettamente d’accordo con te… Questi premi, queste feste, questi eventi mondani dei blog, tutto questo chiacchiericcio, le lustrine e le paiette del miglior blog di informazione (ovvvio… Travaglio) e del blog con la grafica più bella, …

    Ci manca solo Pippo Baudo, Vespa e Maria De Filippi ed ecco che la TV si è trasferita in Rete!!!

    Il blogging è un altra cosa, è fatto di spontaneità, di passione, di individui che si mettono in relazione grazie alla Rete e condividono gratuitamente informazioni e conoscenza…

    Perché questo non si capisce? Perché cercare di riproporre sempre gli stessi schemi triti e ritriti?

    Avrei voluto scrivere questo piccolo post sotto al tuo nel blog del Blogfest, ma indovina? Hanno chiuso i commenti…

    Io ci credo nella vera forza del blogging e spero che queste degenerazione in atto non ne mini tutto il sistema…

    salpetti

  5. Ossimorosa ha detto:

    Il blog è interessante quando resta tale, se si fa il salto nel commerciale allora non ha più senso. Non ho bisogno che qualcuno premi dei blog per pensare che sono meritevoli di essere letti, la maggior parte racconta solo se stesso e si nutre delle identiche informazioni, modellate e digerite in serie.

    Ma queste sono visioni personali.

  6. utente anonimo ha detto:

    non posso che essere d’accordo. Del resto mi pare inevitabile che anche in rete si ricreino le stesse “dinamiche di potere” che esitono nella stampa, in tv o in politica… Io non vado mai agli incontri dei blogger, ma perché questi dovrebbero rimanere immuni da tali dinamiche?

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