Storia di Sergio



Vorrei che leggeste una storia, così come riportata attraverso le parole del protagonista della stessa. Prima, tuttavia, alcune considerazioni.

  1. Quella che state per leggere è una storia vera, senza esagerazioni o modifiche di sorta. Potete crederci o meno, questa è una vostra scelta, ma le cose sono andate esattamente come sono state raccontate. È tutto documentato.
  2. Secondo, non si tratta di un caso isolato o di una eccezione: di storie così ce ne sono a centinaia, migliaia, e alcune si sono concluse con un suicidio o con un omicidio/suicidio causato dalla disperazione alla quale è stato portato il protagonista. Nessuno parli di pazzia: sarebbe solo un modo per lavarsene la coscienza e le mani. Se si porta una persona sull’orlo della disperazione, non ci si stupisca poi se si comporta da disperato. Non è il caso della nostra storia, anche perché il protagonista sta tuttora combattendo con le unghie e con i denti perché sia fatta giustizia, ma il vero problema è che in Italia la Giustizia non esiste.
  3. E siamo al terzo punto, il più preoccupante. I responsabili di quello che è successo sono ancora lì, al loro posto, pronti a far danni e far soffrire altre persone, altri bambini. Sono degli intoccabili e nessuno farà o dirà mai nulla pubblicamente nei loro confronti, perché fanno parte di una corporazione, quella dei Magistrati, di fronte alla quale persino la Casta sfigura. In questa storia, neppure il protagonista, osa farne nomi e cognomi.

Storia di Sergio

Non è bello scoprire che il coniuge ti tradisce, dolore, umiliazione, senso di impotenza che ti prende quando pensi a tutto quello che hai costruito, la tua famiglia. Mesi di silenzi a pensare cosa fare mentre ormai tutto intorno a te si sta sgretolando. Allora le chiedi: «Ma cosa stai facendo?» e ti senti rispondere: «Chi io? niente perché?».

Lei nega tutto. È inutile raccontare tanti particolari, ho messo il telefono sotto controllo e ho scoperto che erano tre e non uno. Inevitabili le discussioni, litigi, ho subito maltrattamenti, 4 aggressioni con il coltello, mia moglie ha persino tentato e minacciato di gettare giù da 6° piano la mia bambina.

Perché a fronte di un comportamento del genere non è stato fatto nulla? Chi erano gli assistenti sociali che hanno seguito la vicenda? Perché non sono intervenuti? Ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di discriminazione di genere per la quale se è il padre ad essere violento, allora è un criminale, se è invece la madre, è solo una vittima della società?

Ho detto a mia moglie: «Sarai la rovina dei nostri figli, vattene da casa!». Ed è così che mi sono ritrovato in carcere con la falsa accusa di abusi sessuali su mia figlia di 9 anni e altre mille false accuse di violenza e maltrattamenti. Ho fatto 60 giorni di carcere; sapete voi cosa è un carcere? No, non lo sapete.

Le guardie mi volevano spezzare le mani con un bastone, solo perché suonavo il campanello per chiedere un collirio da mettere nei miei occhi pieni di lacrime. Il 5° giorno in carcere un Giudice mi ha interrogato e mi ha detto: «Lei abusa di Giulia, sua figlia minore» ed io guardando il Giudice negli occhi ho detto: «Non ho capito! ..perché io sono qui?» e il Giudice: «…perché lei abusa di sua figlia minore».

Chi è questo giudice? Perché ha atteso ben 5 giorni prima di interrogare Sergio? Su che basi oggettive, ovvero riscontri verificati, è stato effettuati prima l’arresto e poi sono stati dati i domiciliari? E chi erano quelle guardie? Perché non sono state messe sotto inchiesta?

Ho cominciato a piangere, a singhiozzare, non capivo le domande del Giudice, non ricordo cosa ho risposto ma alla fine dell’interrogatorio il Giudice ha detto: «Rimandatelo a casa questo qui». Ed è così che dopo 15 giorni di carcere mi sono fatto 45 giorni di arresti domiciliari in casa di mia madre.

Il resto è peggio di ciò che ho appena raccontato compreso il fatto che uscito dagli arresti domiciliari, ho scoperto e documentato che il poliziotto che mi ha personalmente arrestato usciva con mia moglie.

Chi è questo poliziotto? Perché non è stato messo sotto indagine per verificare un eventuale interesse personale nella vicenda? Perché non è stato sospeso e non gli è stato imposto di stare lontano da Sergio, dalla ex-moglie e soprattutto dalla bambina?

Nell’incidente probatorio mia figlia che MAI ha formulato l’accusa ha detto: «il mio papà mi vuole bene ed io pure gli voglio tanto bene». In tribunale al termine dell’interrogatorio mia figlia piangendo, è corsa verso di me, mi si è buttata in braccio dicendomi: «Aiutami papà, aiutami! ma cosa vogliono questi da me?».

Se la bambina era abbastanza grande da essere interrogata, perché non si è minimamente tenuto conto della sua deposizione? Sono stati coinvolti degli psicologi? Se sì, come mai la vicenda è andata come è andata?

Il giudice della separazione, ha assegnato la MIA casa e i figli a mia moglie alla quale passo ancora il mantenimento per lei.

Chi è questo giudice? Perché non ha minimamente considerato gli atteggiamenti violenti della donna, le parole della bambina, le accuse false e strumentali rivolte nei confronti di Sergio? Nelle separazioni non esiste più il concetto di colpa, ma certamente l’atteggiamento della donna non la candida quale "genitore più idoneo" per l’affidamento. Di nuovo un caso di discriminazione di genere da parte dei magistrati?

Era il 6 giugno 2003, sono trascorsi 5 anni e da allora, vivo in un ripostiglio di 7,3 metri quadrati con un letto una scrivania ed una sedia al 7° piano su un terrazzo. Assolto da tutte le false accuse, gli avvocati ed i tribunali mi hanno tolto 25.000 euro e non è finita.

Se le accuse erano false, perché la donna non è stata condannata per diffamazione? E per quale motivo non c’è stato il giusto risarcimento della vittima di tali accuse che ha perso sostanzialmente tutto e si trova in una situazione di indigenza economica? Chi è il procuratore e perché ha ignorato completamente il caso?

Il 2 aprile 2008 mia figlia, che posso vedere solo 10 ore la settimana, ascoltata dal giudice della separazione ha detto: «Mi avete tolto il mio papà da 5 anni, voglio stare più tempo con il mio papà».

Chi è quest’altro giudice? Perché non applica la legge 54/2006 sull’affido condiviso?

Tutto il resto è normale storia di una separazione tra coniugi dove i papà non contano nulla e se non ti ha ucciso la tua donna, ci pensano dopo il Tribunale dei minori, Le Associazioni sociali, psicologi, avvocati e il giudice della separazione. Ci pensano anche giornali e Tv che continuano strumentalmente a pubblicizzare che l’uomo è violento. Non so se di più o di meno, i figli vengono uccisi insieme ai papà.

Perché i media non si occupano seriamente del caso? Non è abbastanza folkloristico? Aspettano che Sergio si ammazzi o che l’ex-moglie faccia qualcosa di pericoloso nei confronti della bambina per sguazzare poi in falsi e presunti retroscena?

Gridando «rivoglio i miei figli», mi sono incatenato il 12 settembre 2007 davanti al Tribunale dei minori di Taranto. Gridando «rivoglio i miei figli», mi sono incatenato il 30 gennaio 2008 per 4 giorni davanti al Tribunale civile di Taranto. Gridando «rivoglio i miei figli», giorno 4 maggio 2008, salirò a 50 metri di altezza su un edificio di Taranto e incatenato, lancerò migliaia di volantini per raccontare di 2.000 papà che come scrivono i giornali, si suicidano ogni anno in Europa.

Un giorno lontano quando morirò se non mi uccideranno prima, vorrei che i miei organi fossero donati a Giudici bisognosi ma… non ho più occhi per piangere, non ho più i polmoni per gridare, ho il fegato avvelenato dal tempo, mi è rimasto ben poco ma anche se ferito e sanguinante, ho un grande cuore che batte solo per i miei figli. Chissà se quel giudice con il mio cuore capirebbe quanto male ha fatto ai papà, ai loro figli ed a tutta la società.

Non avete nessun diritto di togliere i figli ai papà.

RIDATEMI I MIEI FIGLI! RESTITUITE AI BAMBINI I LORO PAPÀ.

SERGIO NARDELLI di Taranto, uno dei tanti papà.

Facciamo nomi e cognomi e inchiodiamo i veri colpevoli alle loro responsabilità. Magistrati, avvocati, poliziotti, psicologi, assistenti sociali: dovrebbero essere una garanzia per tutti i cittadini onesti, e invece, a leggere questa incredibile storia, sembrano essere loro i veri criminali.

Commenti (4) a «Storia di Sergio»

  1. utente anonimo ha detto:

    In questa Italia posso solo dirti: …..tu scendi dalle stelle………

  2. utente anonimo ha detto:

    il tempo e passato i tuoi figli sono cresciuti. Vorranno vedere un papà che è riuscito nonostante tutto a farcela. concentrati ora su un lavoro che ti permetta di trovarti una casa per poterli accogliere quando sarà il momento e passare dell ore felici insieme.con stima ed affetto nicola

  3. antares666 ha detto:

    Esiste soltanto una soluzione ai mali e alle ingiustizie del mondo: non accoppiarsi, non procreare.

  4. Dario de Judicibus ha detto:

    Non vedo cosa abbiano a che vedere la stupidità, l’incompetenza, la malafede e l’ignoranza con la procreazione. Il problema non è non fare figli, ma educarli nel modo corretto, e soprattutto non dare a chi non ha né la competenza né la giustezza morale posizioni di potere che possano essere usate per fare del male agli altri.

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