Alcool, droga e motori



Sto guardando il telegiornale, come tutte le sere. Più o meno son sempre le stesse cose: un po’ di politica, un po’ di cronaca, qualche notizia dall’estero. Ormai è un rito quotidiano, da compiere in mezzo a mille altre cose: preparare la tavola, cucinare la cena, sparecchiare, leggere la posta elettronica. Una notizia però attira la mia attenzione. Sarà il mio vissuto o forse la battaglia che continuo a portare avanti contro una certa magistratura e certi giudici nell’ambito degli affidi dei figli in caso di deparazione e divorzio, ma quando si parla di Giustizia mi si rizzano le orecchie, qualunque cosa stia facendo. Devo essere diventato intollerante alle ingiustizie o forse lo sono sempre stato; ultimamente, tuttavia, l’intolleranza deve essersi trasformata sempre di più in una vera e propria allergia, con tanto di sfoghi, non certo cutanei ma diciamo, piuttosto, scrittorei.

Lo so, non serve a niente scrivere. Il mio blog non è certo famoso come quello di Grillo e molti blog di gossip o di informatica raccolgono più visite in un giorno che io in una settimana. Scrivere questo articolo non cambierà nulla, ma in fondo uno sfogo è solo uno sfogo, no? A che altro può servire?

La notizia è di quelle che si meritano pochi secondi al telegiornale. Nulla a che vedere con le primarie del PD, le peripezie di Del Piero o l’ennesima marchetta su l’ultimo film di quel regista o libro di quell’autore, tutte notizie capaci di tener banco al TG per vari minuti. Insomma, in fondo qui si tratta solo di incidenti, cose che accadono… Già, perché di queste cose ne stanno accadendo sempre più spesso, quasi una al giorno. A cosa mi riferisco? Che sbadato, non l’ho detto. Mi riferisco al fatto che il giudice minorile per le indagini preliminari di Milano non ha convalidato il fermo per omicidio volontario nei confronti del 17enne che si trovava alla guida della moto che ha investito e ucciso il piccolo Renzo Giacomella, 3 anni. Oh, sia chiaro, una decisione impeccabile, dato che quella in cui è avvenuta la tragedia era una strada vicinale, accessibile ai proprietari dei fondi vicini e non una pista ciclabile. Che diavolo ci faceva quella donna con i suoi bambini in bicicletta su quella strada? Roba da criminali, tanto che il giudice ha persino disposto che i competenti servizi del territorio adottino un percorso di sostegno psicologico in favore del minore che in moto ha travolto il bambino e, visto che ci siamo, della sua famiglia. In fondo un ragazzo ha tutto il diritto di guidare al buio una moto a fari spenti e senza targa senza trovarsi tra i piedi qualche deficiente con la bicicletta, no? In quanto all’omissione di soccorso e alla successiva fuga, che il piccolo potesse essere solo ferito gravemente e avesse potuto essere salvato portandolo subito all’ospedale, non poteva neppure passargli per la mente in quel momento. Povero caro. Ma forse il giudice ha ragione, forse è un bravo ragazzo e si è trattato solo di uno sfortunato incidente. In fondo quella era una pista ciclabile solo di fatto, non ufficiale. D’altra parte in Italia di piste ciclabili ufficiali se ne contano sulla punta delle dita. Le biciclette vanno, per la maggior parte del tempo, sulle strade normali a rompere le scatole agli automobilisti, come direbbe Gioele Dix in Zelig.

Con una Giustizia così ci sono buone speranze quindi anche per l’uomo che ieri pomeriggio ha travolto con un fuoristrada di grossa cilindrata una macchina con tre anziane a bordo, uccidendone una e ferendo le altre due, ubriaco e sotto l’effetto della cocaina. Se non altro lui è ora in una cella di sicurezza e accusato di omicidio colposo aggravato, sempre che qualche giudice non decida, che so, dato che è difficile che possa reiterare il reato avendo avuto la sospensione della patente per due anni, che possa essere liberato e messo agli arresti domiciliari. Dove potrebbe d’altra parte andare anche a finire il ventottenne che oggi ha travolto un’intera famiglia di sei persone uccidendo un un bimbo di soli 10 mesi e mandando la madre in coma in ospedale. Il giovane, che guidava in stato di ebbrezza, tanto per cambiare, attualmente è ricoverato presso il nosocomio di Pollenatrocchia con traumi ritenuti guaribili in 30 giorni. Per questi ultimi due casi voglio proprio vedere quali saranno le decisioni del GIP e soprattutto quando sarà emessa una pena e di quanto sarà. Le scommesse sono aperte. Due anni? Un anno? Sei mesi? Una pacca sulle spalle e via?

Colpa dei giudici? No, certamente: loro applicano la legge. In effetti su questo avrei qualcosa da ridire, sapendo bene di come alcuni giudici si possano permettere il lusso di fregarsene altamente dell’applicazione della legge quando questo torna a loro favore, ma questa è un’altra storia. E allora? Allora cambiamola una volta per tutte la legge, e facciamo sì che l’omicidio colposo susseguente a un incidente stradale, quando il guidatore che ne è responsabile sia sotto gli effetti dell’alcool o di altre droghe, venga equiparato all’omicidio preterintenzionale. Chissà, forse allora qualcuno si limiterà a ubriacarsi o a sniffare una pista di coca in casa, lasciando la macchina o la moto in garage. Così i giudici potranno finalmente condannare questi criminali senza farsi venire qualche patema d’animo. Poveri cari.

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Commenti (3) a «Alcool, droga e motori»

  1. utente anonimo ha detto:

    Caro Dario, ho raggiunto questo blog attraverso il falso-blog di Mastella (che pubblica i commenti che gli fanno comodo e quindi ho smesso di leggerlo).

    La tua proposta è sacrosanta ma temo non avverrà mai perchè in questo paese (nota la p minuscola) tutto si dimentica troppo presto (ricordi la promessa di pene severe per i tifosi dopo la morte dell’ispettore Raciti?).

    La tua proposta potrebbe vedere la luce solo se qualche ubriaco per sbaglio uccide qualcuno della casta politica o qualche suo parente (per la legge dei grandi numeri magari prima o poi accade).

    D’altronde ho appena scoperto che nell’ultima finanziaria la Casta ha avuto il coraggio di tagliare anche il nostro contributo del 5 per mille alle associazioni di volontariato (vedi http://web.vita.it/ap/alziamoiltetto). Ormai non ci sono più limiti in questo paese.

    Cordialmente,

    Stefano Gevinti.

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Forse non cambierà nulla a seguito di questa mia proposta, ma intanto diciamola, e ridiciamola, e ripetiamola, e facciamola rimbalzare nei blog, nei forum, in rete. La parola può essere molto forte, ma serve il contributo di tutti.

    Ad esempio, ho dato evidenza alla tua segnalazione sulla petizione relativa al tetto sul 5 per mille in un altro post di questo blog. Merita, e quindi bisogna farla conoscere. Anche questo è impegno civico.

  3. utente anonimo ha detto:

    A parte che chiunque giri in stato di ebrezza di vario tipo è a rischio di omicidio preterintenzionale (almeno secondo la definizione di omicidio di secondo grado) e non viene utilizzata.

    La cosa migliore sarebbe l’ aumento di pena per l’ omicidio colposo così si evita che i giudici di fare cose del genere. E sarebbe una soluzione per le morti bianche (circa 850 da gennaio ad oggi) perchè il delitto di omicidio colposo è uguale a non punito.

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