Addio Leonardo




Castello di Amboise
Foto: Thomas Magliery

Il tempo non è certo dei migliori. Il cielo è scuro e nell’aria si sente chiaramente odore di pioggia. Siamo appena arrivati al castello d’Amboise e come ormai è consuetudine da qualche giorno, ci apprestiamo a visitare l’ennesima teoria di stanze più o meno arredate e di guglie e terrazze che volgono lo sguardo verso una campagna ricca di paesini e campi coltivati.

Siamo nella valle della Loira e qui i castelli non mancano. Sono più di trecento ma noi abbiamo previsto di vederne solo una decina, i più belli e famosi. E che siano belli non c’è alcun dubbio, anche se dopo un po’ finiscono per assomigliarsi un po’ tutti quanti. Non è vero, naturalmente. Ognuno ha le sue caratteristiche peculiari e alcuni sono davvero dei piccoli gioielli, ma è un po’ come abbuffarsi di dolci: per quanto buoni — non me ne vogliano gli appassionati di arte e architettura — dopo un po’ non se ne può più.

Il castello di Amboise non è particolarmente grande, o almeno non lo è la parte rimasta. Gran parte dell’edificio infatti, fu distrutta durante il Primo Impero francese. Comunque inizia a piovere con una certa intensità, per cui entriamo ben volentieri nell’ala superstite e iniziamo la visita. Quando torniamo a veder le stelle, o più propriamente il cielo grigio del tardo pomeriggio, il nostro sguardo viene attirato da una chiesetta in un’angolo del cortile. Non ci sono cartelli o indicazioni ma, visto che siamo lì, perché non entrare?

E qui la sorpresa. La chiesetta in sé non è gran che, ma in un angolo c’è una lapide. Ci avviciniamo e rimaniamo di stucco: sulla lastra di pietra, piuttosto semplice a dir la verità , c’è un’effige scolpita, quasi del tutto consumata, tanto che solo una gran chioma di capelli e una lunga barba rimangono a testimoniare il volto del defunto; più sotto un nome:

LEONARDO DA VINCI

Rimaniamo perplessi. Ricordavo infatti che Leonardo fosse morto in Francia, dove era stato invitato da Francesco I nel 1517, ma non ricordavo che fosse stato sepolto proprio nel Castello di Amboise. In effetti Leonardo era morto il 2 maggio 1519 nel maniero di Clos-Lucé, non distante dal luogo dove eravamo, ma era lì che era stato sepolto anche se, cinquant’anni dopo la sua morte, le sue spoglie erano andate disperse durante i disordini che videro contrapporsi per motivi religiosi ugonotti e cattolici. Nel 1863 furono trovati dei resti fra le rovine della chiesetta di San Fiorentino dove era stato inumato, resti che furono trasferiti nella piccola capella dove sono tuttora, ma non è detto che siano veramente i suoi.


Cappella con la tomba
Foto: Dario de Judicibus

Quest’ultimo fatto venni a saperlo solo la sera, quando tornai in albergo e mi collegai ad Internet col portatile della mia compagna; sotto quella lastra, molto probabilmente, non ci sono più le ossa del grande genio e artista italiano, eppure, nonostante questo, devo dire di essere rimato molto colpito da quella scoperta, dal vedere quella tomba, praticamente ignorata dalla maggior parte dei turisti che, arrivati fin lì, davano appena un’occhiata di sfuggita alla piccola cappella dove non un cartello, non un’indicazione, segnalava la presenza di quella semplice lapide. Sinceramente penso che Leonardo meriterebbe qualcosa di più. Il fatto che le sue spoglie siano probabilmente andate perdute non è un buon motivo per lasciare dimenticato quell’ultimo segno del suo passaggio sulla terra. Altrove personaggi meno famosi e importanti si vedono attribuire ben altri onori e le loro tombe sono visitate da milioni di persone. Per Leonardo, invece, niente.

Ma perché stupirsi? Non è certo colpa dei francesi, che semmai lo ospitarono quando in Italia ormai non si sentiva più benvoluto; non il primo e non l’ultimo, purtroppo, dei nostri cervelli a lasciare la penisola. Spetterebbe piuttosto a noi italiani proporre qualche iniziativa per dare maggiore visibilità a quella tomba lontana. Il fatto è che da noi la Scienza è vista come una sorta di fastidiosa necessità, preferendo l’intellighentia italiana di gran lunga l’arte e le discipline umanistiche, dove affermazioni e idee non devono passare il vaglio di un metodo, ma possono esser espresse da sedicenti esperti senza dover render conto a nessuno dei loro contenuti. In quanto alla gente, la maggior parte degli italiani preferisce la Tecnologia alla Scienza, la prima fonte di meravigliosi gadget futuristici da sfoggiare quale status symbol, la seconda troppo astrusa per esser compresa e quindi vista con sospetto e spesso demonizzata. OGM, nucleare, biotecnologie, tutti complotti che sette di scienziati pazzi tramano per avvelenare la nostra vita e alterare l’ambiente in cui viviamo. Una discriminazione secolare, si può ben dirlo, supportata ancor oggi da una visione integralista e distorta della religione che vorrebbe farci tornare al periodo pre-darwiniano e cancellare ogni scoperta che non sia perfettamente allineata ai dogmi della fede.


Tomba di Leonardo da Vinci
Foto: Isabella de Judicibus

Non è un caso se un’altro grande scienziato del passato, Galileo, fu ostracizzato e umiliato non più di quanto non si faccia oggi con i nostri scienziati che i media riscoprono solo quando hanno successo all’estero. Come ebbi già modo di affermare in un articolo del 2005, «Cervelli in fuga», il problema non sono i soldi, ma il venir considerati degli stregoni, il vedere il proprio lavoro continuamente criticato da chi preferisce affidarsi a presunti maghi e pratiche mediche alquanto discutibili, ormai sempre più spesso "benedette" anche dal Servizio Sanitario Nazionale.

Addio Leonardo, riposa in pace se ti riesce, e volgi lo sguardo altrove, perché questo Paese che ha dimenticato anche il tuo sepolcro non ti merita, né merita nessuno di coloro che seguendo le tue orme e quelle di Galileo, Volta, Marconi, Fermi e tanti altri, deve continuare la sua eterna migrazione in terre straniere per vedersi riconoscere la propria capacità e competenza.

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Commenti (2) a «Addio Leonardo»

  1. utente anonimo ha detto:

    mmm… Leonardo fu anche un grande artista, prima ancora che un grande scenziato…

    V.

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Leonardo era un uomo del Rinascimento e quindi un amante della conoscenza. Che fosse scienza od arte aveva ben poca importanza. Questo è quello che ha perso il nostro Paese: la capacità di sognare, di amare, di esultare…

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