Ordini professionali? No, grazie.



Avete mai provato a fare causa a un avvocato? Una causa civile, intendo, magari perché vi ha calunniato o diffamato, o anche peggio. Beh, non ci riuscirete, specialmente se il suddetto avvocato è un ex-membro del Consiglio dell’Ordine.

Intanto non troverete nessun avvocato che faccia parte dello stesso ordine a livello regionale disposto a patrocinarvi. Se vi darà una mano lo farà nell’ombra, chiedendovi di non comparire in alcun modo, non solo per un’eventuale causa, ma persino per un semplice esposto all’Ordine. Già, perché l’Ordine obbliga i propri membri a lavare i panni sporchi in casa ed evitare qualsiasi causa in tribunale ogni qual volta possibile, soprattutto se la parte resistente è un avvocato. Se poi l’esposto lo mandate da soli, non fatevi grandi aspettative: nonostante l’Ordine abbia l’obbligo di rispondere entro un certo periodo, la vostra pratica potrebbe scomparire in qualche meandro burocratico o potreste semplicemente ricevere un mero «esposto archiviato» senza alcuna motivazione. In pratica l’Ordine può prmettersi il lusso di violare la legge senza temere alcuna conseguenza. Dopotutto, se non riuscite a fare causa a un suo membro, potete pensare seriamente di denunciare penalmente l’intero Ordine? Pura fantasia.

Ammesso poi che si arrivi in aula, se siete fortunati dovrete rivolgervi a un professionista di un’altra regione. Quelli della stessa se ne staranno bene alla larga. Ma se la vostra controparte è un ex-membro o un membro del Consiglio dell’Ordine, o magari un amico, parente, amante o conoscente di un membro o addirittura del Presidente dell’Ordine, allora avrete problemi a trovare qualcuno disposto a patrocinarvi persino a livello nazionale. Se gli chiederete il perché, nel migliore dei casi vi risponderà che «non vuole avere problemi»: leggerete nei suoi occhi la paura, quasi fosse minacciato da un’organizzazione criminale.

Ricapitolando: paura, omertà, insabbiamenti, ricatti, minacce… Ma stiamo parlando di un’istituzione democratica o di qualcos’altro? A me queste parole qualcosa lo ricordano, ma se proprio vogliamo evitare provocazioni eccessive, quantomeno non si può non parlare di corporativismo. Oltretutto l’Ordine, lungi dal garantire il rispetto di qualsivoglia deontologia professionale, fa da blocco in ingresso all’accesso alla professione da parte dei praticanti, tenendo limitata l’offerta sul mercato e quindi garantendo la domanda ai tanti ricchi studi legali che ti fanno pagare €10.000 solo per esserti seduto davanti all’avvocato per un primo consulto esplorativo.Tanto loro non pedono mai: che la causa la vincano o la perdano, loro pigliano comunque lo stesso compenso, senza contare che il sistema protezionistico applicato dall’Ordine garantisce comunque a tutti una domanda consistente. Nessuno di loro corre il rischio di rimanere senza clienti, finché fa parte del sistema.

Gli ordini professionali sono un’anomalia tutta italiana, che non ha equivalente all’estero e lontana anni luce dal libero associazionismo che dovrebbe caratterizzare le categorie professionali in un Paese civile. Nessun Governo, tuttavia, ha avuto finora il coraggio di abolirli. E così noi continuiamo a vivere in un sistema basato sull’ingiustizia e sull’ipocrisia, al cui confronto il nostro Medioevo è un esempio di illuminata civiltà.

Commenti (4) a «Ordini professionali? No, grazie.»

  1. Perchiazzi ha detto:

    ma fare causa al proprio avvocato è una metacausa?

  2. pociachi ha detto:

    La mia storia racconta le vicissitudini di un impiegato/esattore tredici anni di inchiesta.Gli Avvocati alle udienze sono più di 22 e tutto quello che ne segue……

  3. utente anonimo ha detto:

    hai ragione…sono una brutta razza gli avvocati specialmente per una cliente donna si sentono in diritto di pretendere “qualcosa” da te e se non ci stai ti ricattano mandando tutto all’aria…sarà una vera fortuna se a questo punto riuscirò a prendere i soldi della mia causa di lavoro!!!

  4. Dario de Judicibus ha detto:

    Anonimo #3, la tua sembra proprio una brutta storia e so, per esperienza personale, che non è possibile fare causa o denunciare penalmente un avvocato anche quando hai le prove, perché nessun avvocato appartenenete allo stesso ordine regionale è disposto a patrocinarti.

    Esiste una regola non scritta che obbliga gli avvocati a cercare di lavare in casa i propri panni prima di andare davanti a un magistrato se la questione è nei confronti di un collega. Mi è stato confermato da avvocati diversi in situazioni diverse — ma non lo ammetteranno mai in pubblico — almeno cinque volte.

    Non sarà un’organizzazione criminale, ovviamente, ma io, sul piano etico, questa la chiamo mafia.

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