Senso unico



Prendo spunto da un articolo riportato sulla rivista in rete Punto Informatico riguardo alla pubblicazione su YouTUBE di un video del Ministro Antonio Di Pietro.

Premetto che non è scopo di questo articolo entrare in merito al contenuto del video in questione, né è mia intenzione dibattere sull’utilizzo di un canale di comunicazione come YouTube da parte di un Ministro del Governo italiano. Non vedo infatti alcun motivo per cui un Ministro non possa accedere e utilizzare tecnologie innovative come i blog o i podcast, solo per fare due esempi. Desidero piuttosto attirare l’attenzione del lettore su un altro punto.

Il fatto che un politico utilizzi un nuovo canale di comunicazione, infatti, non dovrebbe a mio avviso sorprendere. In fondo i politici hanno sempre cercato di sfruttare ogni mezzo possibile per comunicare dato che è un’esigenza più che lecita per un politico quella di far conoscere il proprio pensiero e di comunicare con gli elettori. D’altra parte, se un Papa può registrare un CD musicale non si vede perché un Ministro non possa utilizzare YouTube.

Il problema è che questo genere di comunicazioni rimane sempre e comunque unidirezionale, ovvero dall’alto in basso. Lo possiamo vedere nei vari siti istituzionali dei Ministeri così come in quelli dei partiti e dei singoli parlamentari, nei gruppi di discussione di siti come quello dell’Ulivo o nei blog che sempre più politici e altri personaggi di rilevanza politica, come Beppe Grillo, hanno pubblicato qua e là nella rete. Ora, il punto è: nessun dubbio che moltissime persone leggano ciò che politici e altri personaggi scrivono e dicono tramite questi canali, ma questi personaggi leggono o no ciò che la gente scrive sugli stessi? Diversi esperimenti fatti in passato su vari blog e forum mi hanno portato a concludere che non solo i politici non leggono i loro stessi blog, ma che nella maggior parte dei casi le redazioni che pubblicano per conto loro articoli e scritti a loro firma, non hanno il compito di interagire con i visitatori e di trarre beneficio da tali discussioni. Persino la famosa Fabbrica del Programma di Prodi ha influito sul programma dell’Unione in misura quasi insignificante rispetto alla necessità di mettere d’accordo le singole componenti della coalizione.

Certo non si può pretendere che un politico passi il tempo attaccato al computer per discutere in prima persona con la gente, ma spesso in molti siti manca persino la possibilità di commentare gli articoli o di spedire un messaggio di posta elettronica e, quando si scrive loro, ben raramente si riceve una risposta e se succede si tratta di una sorta di risposta predefinita, un po’ come avviene sempre più spesso con i call center di tante aziende.

Eppure in altri Paesi, come in USA, ad esempio, i deputati dedicano un giorno alla settimana per incontrare i propri elettori e chiunque, ma proprio chiunque può chiedere e ottenere un appuntamento. Non è quindi poi così impensabile che un parlamentare e persino un Ministro possa dare a una delle tante persone che lavorano per lui il compito di selezionare commenti di una certa rilevanza ai quali rispondere direttamente, mettendosi davvero in gioco, e non semplicemente stare sulla passerella, sia essa televisiva o in rete.

La mancanza di comunicazione bidirezionale con il mondo della politica rappresenta un baratro che separa eletti ed elettori e contribuisce sempre di più a quella divisione nel Paese che porta sempre più persone ad avere l’impressione che chi ha il potere, di qualunque parte sia, si disinteressi dei loro problemi a meno che non possano essere utilizzati e a volte strumentalizzati all’interno del dibattito politico.

Alla fine la sensazione è che tutti questi personaggi abbiano solo trovato un altro canale da sfruttare, un altro sistema di comunicazione da utilizzare, ma che non ne facciano davvero parte come ne facciamo noi, che in rete non solo leggiamo ma scriviamo, non solo scarichiamo ma carichiamo contributi, che della rete siamo il vero asse portante tanto che tutti noi siamo stati nominati persona dell’anno dalla prestigiosa rivista Time.

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