Contra privilegia



«La Legge è Legge, e va rispettata, anche quando non la si ritiene giusta». Questo principio, condiviso in tutte le democrazie, si basa su due considerazioni: la prima è che se il semplice considerare ingiusta una legge giustificasse la sua violazione, un Paese precipiterebbe rapidamente nell’anarchia, dato che non esiste alcuna legge, per quanto condivisa dai più, che non sia ritenuta ingiusta da qualcuno; la seconda è che, in un Paese democratico, esistono comunque diversi strumenti atti a contrastare sul piano politico le leggi considerate ingiuste e quindi a modificarle ed emendarle, non solo dalla maggioranza, ma a volte persino da gruppi di minoranza.

Esiste tuttavia una situazione molto particolare che fa pensare come, in certe circostanze, il semplice aver approvato una legge non dovrebbe essere considerata una condizione necessaria e sufficiente alla sua attuazione. Provate a immaginare che domani il Parlamento voti all’unanimità una legge che dà il diritto a qualsiasi senatore o deputato di ricevere gratuitamente dallo Stato una casa del valore di almeno 800.000 euro. È evidente che una legge del genere sarebbe ben più che ingiusta, ma un vero e proprio olatraggio a tutti coloro che hanno lavorato un’intera vita per farsi una casa, o hanno cercato di farsela senza riuscirci. Eppure, di fronte a una legge del genere, noi non abbiamo alcuna possibilità di intervenire. Non possiamo impedire che venga applicata, perché non esistono gli strumenti per farlo; non possiamo penalizzare chi l’ha votata alle elezioni successive, perché votata da tutti i partiti e i parlamentari; non possiamo chiedere che venga annullata con un referendum perché raccogliere il numero di firme necessarie nei tempi richiesti è alla portata ormai solo di una struttura ben organizzata e diffusa sul territorio. Ma soprattutto potremmo trovarci impotenti perché potremmo non venirlo a sapere mai. Tutto ciò che sappiamo, infatti, ci arriva dai mezzi di informazione, e questi sono quasi tutti legati a gruppi di potere politici ed economici, collegati a loro volta a doppio filo a questo o a quel partito. Dunque una legge del genere potrebbe passare nell’indifferenza dei più. Neanche il tam tam nella Rete sarebbe sufficiente.

Fantapolitica? Un esercizio di speculazione filosofica? Non direi, viste le leggi che sono state approvate negli ultimi anni e che hanno visto perfetta sintonia di intenti fra maggioranza e opposizione. Oltre agli innumerevoli aumenti di stipendio, la quantità di privilegi che i parlamentari si sono concessi a suon di leggi negli ultimi anni è veramente notevole e spesso ingiustificata. Ad esempio, ai conviventi dei parlamentari è stata estesa da tempo la pensione di reversibilità, eppure alla convivente di uno dei caduti di Nassiriya sono stati negati i risarcimenti dovuti ai parenti delle vittime. E ancora, è più di 10 anni che ai parlamentari è concesso di estendere la pensione integrativa anche al convivente, mentre a tutti gli altri italiani, escluse alcune categorie professionali, questo non è permesso. E ancora: deputati e senatori hanno recentemente approvato una norma che estende l’assistenza sanitaria ricchissima di cui godono anche ai parenti lontani e acquisiti, persino ai suoceri. Lo sapevate? Se n’era parlato alla televisione o sui giornali? Ci sono stati mai dibattiti seri a riguardo?

Certo, il mestiere del parlamentare è molto delicato, o almeno dovrebbe esserlo, per cui è più che giusto che queste persone abbiano delle facilitazioni quando operano nell’ambito delle loro funzioni. Ma perché un deputato o un senatore deve poter usufruire gratuitamente del trasporto aereo e ferroviario anche quando è in vacanza, magari per tutta la famiglia? Perché non dovrebbe pagare il pedaggio autostradale come tutti? Come possono i nostri deputati e senatori parlare, come fanno spesso, di sacrifici quando loro per primi si sottraggono anche alle spese più elementari che caratterizzano la realtà quotidiana di tutti noi?

È evidente che esiste una sola soluzione a questo problema, una soluzione così ovvia e naturale nella sua concezione che il fatto che non sia mai stata presa in considerazione dimostra la malafede della nostra classe politica, indipendentemente dalla specifica fazione. Sarebbe infatti sufficiente che al Parlamento non fosse permesso di approvare alcuna normativa che riguardi la remunerazione e gli eventuali benefici degli stessi deputati e senatori. Tali norme dovrebbero essere invece di competenza di un organo autonomo e indipendente, quale ad esempio la Corte dei Conti. Ovviamente il Parlamento continuerebbe ancora a legiferare su stipendi, pensioni e altre tematiche che potrebbero coinvolgere gli stessi parlamentari, ma solo ed esclusivamente nell’ambito di norme più ampie, che riguardino tutti i cittadini e non solo deputati e senatori. In questo modo si eviterebbero "tentazioni" pericolose e si restituirebbe legittimità a Camera e Senato, legittimità che — è mia opinione — il Parlamento ha perso quando coloro che ci rappresentano hanno usato il potere che è stato dato loro per favorire innanzi tutto i propri interessi.

Commenti (2) a «Contra privilegia»

  1. Ranmaz ha detto:

    per non parlare del barbiere gratis che i senatori hanno e i deputati no…

    ovviamente primo provvedimento all’unanimita’ della Camera: Barbiere gratuito per tutti.

    che schifo.

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Ranmaz ha scritto: «…per non parlare del barbiere gratis che i senatori hanno e i deputati no…»

    Beh, immagino che tale politica sia all’insegna del risparmio: è infatti più probabile che ad essere pelati siano i senatori piuttosto che i deputati…

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