Un programma troppo debole



In questi ultimi mesi ho partecipato con sincero interesse alle discussioni sul sito dell’Unione, la «Fabbrica del Programma», che avrebbe dovuto produrre il programma politico del centrosinistra per le elezioni del 2006.

In buona parte mi sono limitato a leggere le varie proposte di carattere realmente riformista che tanti cittadini, non solo di centrosinistra, hanno presentato all’Unione. Dove ho ritenuto farlo sono intervenuto con commenti e idee. Naturalmente ho fatto anch’io qualche proposta. In particolare ho proposto un intervento più concreto nell’ambito della riforma dell’affido condiviso.

La legge recentemente approvata, infatti, è più che altro una dichiarazione di intenti e non un vero e proprio strumento giuridico ispirato al principio di bigenitorialità. Essa lascia ancora troppo spazio al giudice di poter riproporre l’affido esclusivo per il solo fatto che esista conflittualità fra i coniugi, ignorando del tutto il fatto che l’affido condiviso era stato disegnato proprio per i casi conflittuali, gli unici nei quali ha senso che lo Stato intervenga nelle questioni relative alla separazione.

Purtroppo, di tutto ciò, nel Programma 2006, non ho trovato traccia. Non solo termini come «bigenitorialità» e «affido condiviso» non sono mai menzionati nel programma, ma di fatto non si parla mai di divorzi, di separazioni, di affidamenti. Il problema è totalmente ignorato. Gli unici cenni che si trovano alle separazioni e agli affidamenti in tutto il corposo documento li troviamo a pag. 67, là dove dice:

«Le nostre soluzioni puntano ad unificare le attuali diverse giurisdizioni che si occupano di famiglia, di figli e di minori in una struttura specializzata, nella quale abbiano un ruolo significativo i giudici onorari, con competenze in relazione all’affidamento dei minori, alla separazione fra i coniugi e scioglimento dei matrimoni, alle adozioni e, più in generale, alla tutela dei minori.»

Come si vede, un discorso fumoso, che dice tutto e il contrario di tutto. In effetti, leggendo l’intero documento, ci si trova di fronte a un programma ben diverso da quello che sarebbe potuto venir fuori dalle tante proposte presentate sul sito. Gli argomenti sono trattati in modo troppo generico, aperto a qualsiasi interpretazione. Si dice cosa si vuole affrontare ma non come, e senza il come è evidente che un programma di questo tipo valga ben poco. Riforme vere, come l’abrogazione degli ordini professionali, non sono assolutamente affrontate, limitandosi ad affermazioni come

«Pur riconoscendo come fondate queste peculiari esigenze di garanzia nella prestazione di alcuni servizi professionali, riteniamo tuttavia che in alcuni settori si debba intervenire per meglio rispondere alle esigenze e agli interessi dei cittadini e degli utenti. …[omissis]… A questo proposito bisogna valutare se le restrizioni rispondano alle esigenze dei fruitori dei servizi professionali o se non si dimostrino una mera difesa delle posizioni di rendita.»

Frasi generiche, che non hanno il coraggio di proporre un reale cambiamento, adatte quindi a non scontentare nessuno, soprattutto un potenziale elettore. Già, perché prendere una posizione chiara, precisa, vuol dire andare contro gli interessi di questa o quella lobby, come quelle degli studi legali per le separazioni o i potenti ordini professionali (avvocati, medici, giornalisti, farmacisti, per nominarne alcune). Vuol dire cioè rinunciare a voti pesanti, voti che al contrario si vogliono a tutti i costi. E se oggi, come opposizione in odore di governo, l’Unione non ha il coraggio di fare la cosa giusta perché potenzialmente controproducente in termini elettorali, che tipo di governo dovremmo aspettarci in futuro dal centrosinistra?

Per quanto riguarda la politica energetica, il programma appare più dettagliato, ma anche carente. Si indicano sì degli obiettivi, ma non si fa assolutamente alcun cenno sulla fattibilità degli stessi e sulle iniziative che dovrebbero permettere di raggiungerli. In particolare si afferma:

«…riteniamo che vadano intensificati glisforzi di ricerca sul "sequestro del carbonio", sull’idrogeno "verde", sulle celle a combustibile. Una ripresa del programma nucleare in Italia oggi non è proponibile. Circa l’energia nucleare, il nostro impegno per la riduzione del rischio è orientato a produrre: – azioni di messa in sicurezza del combustibile e delle scorie esistenti in Italia; – la partecipazione in sede internazionale alla ricerca sul nucleare pulito di nuova generazione.»

Sulla questione dell’idrogeno vorrei solo ricordare come sia un vettore energetico e non una sorgente di energia. Sulla questione del nucleare pulito, in particolare le centrali a neutroni veloci, non si capisce perché si debba partecipare solo alla ricerca in sede internazionale e non svilupparne anche in Italia. L’energia è una risorsa strategica, per cui ben vengano le collaborazioni internazionali, ma ogni Paese deve acquisire una propria indipendenza energetica se non vuole che in futuro eventuali dipendenze si trasformino in vere e proprie armi di ricatto economiche da parte di altri Paesi, anche "alleati".

Per concludere, non vorrei davvero scoprire a posteriori che l’unico cambiamento ottenuto con un governo di centrosinistra è nella rete di relazioni e di interessi economici e politici che andrà a sostituire quella corrente messa su dal centrodestra. Non che sia così ingenuo da pensare che non accadrà, ma almeno qualche vera riforma, fatta realmente negli interessi dei cittadini, sarebbe auspicabile. Così come stanno le cose il mio giudizio non può essere che uno:

«Tutto da rifare».

Ma anche si avesse il coraggio di farlo, ci sarà il tempo per riscrivere il programma? Ho paura di no. E poi l’autocritica non va più di moda, e riscrivere il programma vorrebbe dire esporsi alle critiche del centrodestra, per cui dubito che venga anche solo presa in considerazione un’opzione del genere. Il fatto è che il vero riformismo è lontano anni luce dalla mentalità dei politici italiani di qualsiasi schieramento. Il vero riformista riforma innanzi tutto sé stesso, prima degli altri. Ma lo spettacolo dato da un centrosinistra sicuro del successo, che già si contende al suo interno, se non le poltrone, almeno i ruoli di protagonista, non lascia sperare bene. E così, fra un governo che ha già dato prova di incompetenza e uno che si appresta a seguirne le orme, l’elettore che ancora pensa prima di mettere quella fatidica crocetta, piuttosto che fare a priori una scelta di parte, si trova con la matita spuntata e il morale sotto terra.

La democrazia dovrebbe essere libera scelta, ma se la scelta è questa, allora siamo messi davvero male.

Commenti (2) a «Un programma troppo debole»

  1. Logan71 ha detto:

    Concordo con te, tranne che per una frase che non ho capito (diciamo così…): “…fra un governo che ha già dato prova di incompetenza e uno che si appresta a seguirne le orme…” ???

    A dire la verità la sinistra è già stata al governo: Prodi e D’Alema hanno dato prova di sè.

    Prodi ci ha provato, e l’hanno silurato dopo poco. D’Alema ha governato, facendo cose quasi da destra, tanto che gli è stato chiesto più volte di “dire qualcosa di sinistra”. E ora dovrei credere quando dicono che Prodi governerà per i 5 anni della legislatura? Dovrei credere ad un “programma dettagliato di quasi 300 pagine”, che dice tutto e niente, e, soprattutto, non dice COME?

    La cosa triste è che davvero andiamo a votare il meno-peggio… non dovrebbe essere così…

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Beh, un governo non è solo il Presidente del Consiglio, anche se personaggi come Berlusconi e Prodi sembrano spesso dimenticarlo. C’è sempre la speranza che qualche buon Ministro capiti, quantomeno per caso…

Nessuna retrotraccia o avviso a «Un programma troppo debole»

Si prega di usare Facebook solo per commenti brevi.
Per commenti più lunghi è preferibile utilizzare l'area di testo in fondo alla pagina.

Commenti Facebook

Lascia una risposta





Nel rispetto delle apposite norme di legge si dichiara che questo sito non ha alcun scopo di lucro, non ha una periodicità prestabilita e non viene aggiornato secondo alcuna scadenza prefissata. Pertanto non può essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge italiana n. 62 del 7 marzo 2001. Inoltre questo sito si avvale del diritto di citazione a scopo accademico e di critica previsto dall'Articolo 10 della Convenzione di Berna sul diritto d'autore.