Essere liberali oggi



La recente squalifica di Di Canio per aver fatto il saluto fascista durante una partita mi dà lo spunto per una serie di riflessioni che da tempo desideravo riportare in un articolo. Probabilmente quanto mi accingo a scrivere scandalizzerà molti, ma credo sia importante affrontare il problema perché credo i tempi siano maturi per una riflessione in tal senso.

Premetto che io sono un liberale, non nel senso partitico del termine, ma in quello filosofico e politico. Credo cioè che ogni individuo debba poter decidere della propria vita secondo quelli che sono i suoi principi, assumendosene in toto la responsabilità e le conseguenze. Credo altresì che lo Stato debba mantenere al minimo la sua ingerenza nella vita dei cittadini, limitandosi a garantire determinati principi e diritti e a tutelare i più deboli e le minoranze, in modo che la libertà del singolo non incida sulla libertà degli altri. In realtà il discorso è molto più complesso e andrebbe declinato in modo più specifico, dato che ogni principio, incluso quello appena enunciato, ha a ragione le sue eccezioni e, quindi, una certa flessibilità è d’obbligo. Comunque qui mi preme puntualizzare il fatto che fisiologicamente sono contrario a qualunque forma di estremismo, di discriminazione e di prevaricazione sugli altri.

Detto questo, veniamo al punto. Personalmente penso che leggi come quella che per anni ha impedito ai discendenti maschi della casa reale di entrare nel nostro Paese o come quella che considera illegale qualsiasi manifestazione a favore dell’ideologia fascista, siano profondamente sbagliate. Sebbene giustificabili da un punto di vista storico come reazione a eventi terribili, è mia opinione che in un Paese veramente democratico si debba permettere a chiunque di manifestare la propria opinione persino quando essa è estrema e non condivisa dalla maggior parte dei cittadini.

Perché?

Essenzialmente per due motivi.

Il primo è che se iniziamo a differenziare fra idee e idee, allora domani potremmo trovarci a vedere ostracizzate anche ideologie molto meno estreme di quelle qui considerate. In fondo, solo pochi secoli fa, essere ateo a Roma, ad esempio, non era molto diverso che essere fascista oggi in Italia. Accettare eccezioni al principio che stabilisce che ogni individuo ha il diritto di esprimere la propria opinione, ovvero porre dei vincoli alla libertà di espressione, è estremamente rischioso. Non intendo dire che non debbano esserci regole, ma se si stabiliscono, allora devono avere dei razionali molto forti.

Persino affermare che vale come regola quella che «un’opinione non debba essere offensiva nei confronti di un individuo o di un gruppo di individui», in linea di principio perfettamente condivisibile, può diventare un’arma a doppio taglio. Se infatti per una persona civile il principio che non bisogna offendere persone appartenenti ad altre etnie o fedi, politiche o religiose, è sacrosanto, è anche vero che chiunque potrebbe affermare che una certa idea, peraltro ineccepibile nella forma, in realtà lo offende. Facciamo un esempio pratico. Immagino che la maggior parte delle persone che mi stanno leggendo siano d’accordo con me che dare dello sporco negro a una persona di colore o affermare che gli ebrei sono esseri inferiori sia assolutamente inaccettabile in un Paese civile. Di fronte ad affermazioni del genere io sarei il primo a dirmi nero ed ebreo, anche se non lo sono, fosse solo per solidarietà. Ma se l’affermazione fosse invece che Dio non esiste? Per un religioso, cattolico, islamico o ebreo, un’affermazione del genere è una bestemmia e non ci sarebbe poi da stupirsi se si considerasse offeso da tale affermazione. Certo, oggi, riguardo all’ateismo c’è molta più tolleranza di una volta anche negli ambienti religiosi, ma se un’associazione religiosa di carattere più integralista iniziasse a chiedere a gran voce di punire tali affermazioni in quanto offensive della fede che sostiene, come si dovrebbe comportare il legislatore? Ecco allora che dare delle regole che limitino la libertà di espressione non è poi così facile.

Sia chiaro: una cosa è dire che un ebreo è un essere inferiore, una cosa è discriminare una persona di fede ebraica sul lavoro o in ambito sociale. La prima è un’affermazione, per quanto deprecabile, la seconda una violazione dei diritti di un individuo e di conseguenza assolutamente condannabile e perseguibile. Quello su cui voglio farvi riflettere è: come faccio io legislatore a stabilire un principio super partes che, indipendentemente dai miei principi, dalla mia fede, dalle mie opinioni, stabilisca per tutti un confine fra ciò che si può dire e ciò che non si può dire? Attenzione: sto parlando solo di opinioni, non di diffamazione o di altri reati legati alla parola, ovvero all’affermare qualcosa. Ci sono altri aspetti del parlare che sono e devono essere regolamentati, come è il caso del reato di diffamazione. Qui stiamo solo considerando il fatto di poter affermare liberamente «Io credo in questo», «Io ritengo che questo sia giusto», «Io penso che questo sia sbagliato».

Secondo punto. Quanto crediamo veramente nei valori democratici e liberali che dovrebbero essere alla base della nostra società? Se io impedisco a qualcuno di esprimere un’idea che considero assolutamente sbagliata, dannosa, inaccettabile, allora forse è perché ho paura che tale idea possa prendere piede, possa fare proseliti. Ma se è così, quanto sono realmente convinto della superiorità dei miei principi, della loro bontà? Fintanto che le cose rimangono sul piano del confronto ideologico, impedire a un altro di affermare la propria opinione vuol dire in un certo senso umiliare la nostra, considerarla non sufficientemente forte, valida, da poter resistere al confronto.

Se pensiamo di aver ragione, allora dobbiamo avere il coraggio di metterci alla prova, di non nascondere ciò che consideriamo sbagliato, di non sopprimerlo nella sua espressione ma solo nella sua realizzazione. Facciamo un esempio. Chi mi sta di fronte afferma che le donne non devono avere le stesse opportunità degli uomini sul lavoro? Faccia pure, ma se prova a discriminare una persona, solo perché di sesso femminile, allora dovrà risponderne davanti alla legge e alla comunità. Qualcuno a questo punto potrebbe dire: «Ma se fare una certa cosa è illegale, allora perché non dovrebbe esserlo anche affermarla?» Il motivo è semplice: se stabilissimo il principio che solo perché una certa cosa è illegale non si avesse il diritto di affermare che invece è giusta, la nostra società si arroccherebbe in un immobilismo giuridico che impedirebbe qualsiasi cambiamento ed evoluzione sul piano legislativo. Se le leggi cambiano, se nuove leggi rimpiazzano leggi precedenti, è perché ci sono individui che attirano l’attenzione dell’opinione pubblica su quelle leggi e quelle norme che non corrispondono più alle aspettative dei cittadini, aspettative che cambiano con il modificarsi e l’evolversi della nostra società. In una società è fondamentale poter contestare apertamente una legge, fermo restando che va rispettata fintanto che non viene abolita o modificata.

In definitiva, più consideriamo sbagliata un’ideologia e più dobbiamo avere il coraggio di confrontarci con essa. Proibirla è inoltre il modo migliore per renderla interessante, per farla diventare terreno di conquista di chiunque non si riconosca nel nostro modo di pensare. Una legge può obbligare qualcuno ad adottare un certo comportamento, non a ritenerlo giusto. Se vogliamo che i principi democratici e liberali abbiano il primato sugli estremismi e gli assolutismi, allora non possiamo imporli, ma dobbiamo far sì che tutti li comprendano e li facciano propri come libera scelta. E se qualcuno la pensa diversamente, che lo dica, apertamente, purché con quel minimo di correttezza ed educazione che deve contraddistinguere qualsiasi confronto ideologico. Solo contrapponendo i principi in cui crediamo a chi la pensa diversamente, diamo la possibilità a chi è al di fuori del confronto di giudicare gli uni e gli altri e di prendere quindi una posizione a riguardo.

Riassumendo: è importante dare a tutti la possibilità di esprimere e manifestare le proprie opinioni perché (1) non esiste alcun criterio valido per stabilire se una certa opinione ha diritto di essere espressa o meno, (2) perché permettere a tutti di esprimere la propria opinione è il banco di prova di qualsiasi società civile. E quanto più quella opinione la si ritiene sbaglia, aberrante, inaccettabile, tanto più essa deve essere visibile, evidente a tutti, esposta al giudizio degli altri e alle loro critiche. Non permettere ciò potrebbe essere interpretato come un segno di sfiducia in ciò in cui si afferma di credere, un’incapacità di dimostrare la bontà dei propri principi sul piano razionale, arrivando addirittura a leggittimizzare in quanto discriminata proprio quella ideologia che consideriamo sbagliata. Il miglior modo per combatterla non è quindi quello di impedirne l’espressione, ma piuttosto di portarla alla luce ed esporla in modo che tutti possano comprenderne i limiti e la pericolosità.

Commenti (23) a «Essere liberali oggi»

  1. erpaolo9 ha detto:

    Ciao,

    Ho cercato di leggere con attenzione il tuo articolo, spero di averlo compreso.

    Ho alcune obiezioni da muovere alle teorie che esponi:

    Innanzitutto tu asserisci che proibire l’espressione di un idea equivalga a non essere

    convinti della propria.

    Provo a rigirarti la frittata, io sono assolutamente convinto di un’idea, della sua

    imprescindibilità (non parlo di superiorità, attenzione), in questo caso dell’idea di

    assoluta parità tra ogni tipo di uomo/donna, senza possibilità di eccezioni. Mettiamo che ci

    sia un idea che va in contrasto con questo mio principio, idea tra l’altro surrogata da un

    approccio violento che mira a sopprimere la mia, che faccio??? Permetto a questa idea di

    essere teorizzata, conformata, rinforzata da teorie scientifiche (inesatte), o la

    bandisco???

    Se mi trovo in un salotto a discutere con pochi individui di sicuro affronterei oralmente il

    mio interlocutore; ma potrei permettere cortei di seguaci dei quest’idea, che distribuiscono

    volantini magari mendaci???

    Ti faccio un esempio pratico, io sono un antiproibizioista sulla droga, per me tutte le

    droghe dovrebbero essere legalizzate (non discuto qui dei tempi e delle modalità). Come

    antiproibizionista non permetterei MAI cortei di eroinomani che distribuiscono oppio!!!!

    Non è che posso azzerare la società, crearne una ideale dove chiunque entra in possesso

    dell’oppio si va a documentare sui suoi effetti prima di assumerlo; se decido di legalizzare

    l’eroina lo faccio tenendo conto della mia impotenza (nell’immediato) sull’alto numero di

    potenziali eroinomani (persone depresse o con forti traumi familiari o caratterialmente

    deboli o emarginate, etc. etc.).

    Nello specifico lo stato italiano è fondato sull’idea di cui sopra (assoluta parità tra ogni

    tipo di uomo/donna, senza possibilità di eccezioni), uno stato deve avere dei principi forti

    (se vogliamo l’anarchia possiamo discuterne, ma non mi sembra questo il forum adatto) ed

    un’idea contraria a questo principio dello stato italiano è il Fascismo.

    Indipendentemente da quanto dice Berlusconi in questi giorni, il fascismo è un’ideologia che

    ha nei suoi capisaldi: razzismo, persecuzione dell’avversario e censura delle opinioni

    contrarie. Il fascismo perfetto si è inoltre realizzato per 20 anni (censura, confino, leggi

    razziali) nel nostro paese, senza che dalla sua caduta nessun post-fascista (vero) abbia

    rinnegato Mussolini (il padre dell’ideologia fascista). Io stato non posso

    ingarellarmi” (fare a gara) con la propraganda fascista, anche perchè devi

    considerare che il razzismo non l’ha inventato il fascismo, è un sentimento storicamente

    tipico dell’uomo (e degli animali in genere), che ha la sua radice nella paura della

    diveresità. Non ho sudiato legge, ma credo di non dire una grossa balla se sostengo che leggi

    e articoli costituzionali dichiaratamente antirazzisti siano pane degli ultimi 2 secoli,

    forse fanno eccezione solo gli stati uniti d’america dove comunque apartheid e genocidio

    degli indiani sono durati fino al XX sec.

    Dico questo per sottolineare come un messaggio razzista possa attecchire molto più facilmente

    di uno antirazzista, ed estirpare un credo razzista è molto più difficile che reprimerlo sul

    nascere. Beninteso poi che Di Canio è stato squalificato per un turno, non è stato mandato al

    confino…

    A mio giudizio il sillogismo che tu esponi:



    – Si ha evoluzoine giuridica con la critica alle leggi

    – L’antifascismo è legge

    – L’abolizione delle leggi antifasciste è evoluzione

    E’ inesatto, innanzitutto per renderlo logicamente coerente dovremmo sostituire la

    fase conclusiva con:



    – La critica delle leggi antifasciste è evoluzione

    E già qui ci discostiamo dalla tua tesi perchè si parla appunto di critica e non di

    abolizione.

    La critica – e mi auguro che entrambi per critica intendiamo una messa in discussione

    NON distruttiva – (se no che facciamo, mettiamo continuamente a ferro e fuoco

    l’intero ordinamento giuridico??) , dicevo, la critica delle leggi antifasciste riporta, a

    mio avviso, a quanto ti dicevo sopra, circa la il loro stretto legame con le basi

    dell’ordinamento costituzionale italiano.

    Il nostro ordinamento giuridico, proprio perchè non fascista, permette la discussione sulle

    leggi intifasciste, tu ad esempio non puoi essere incriminato per il post che hai fatto nel

    tuo blog.

    Ho già scritto molto, non ti muovo le mie obiezioni sulla tesi “Leggi antifasciste” = “Leggi

    anti Ateismo”, ti rimando per questo alla rilettura del pricipio di uguaglianza tra tutti le

    donne/uomini (prima le donne, non sia mai qualche femminista mi legge…).

    Prevengo una critica:

    1) “Allora vietiamo anche il pugno chiuso” se pensate questo allora mi date ragione in tutto,

    altrimenti avreste confutato la mia esposizione. So di rischiare di passare per altezzoso ma

    se questo è il pensiero che vi viene (complimenti per la pazienza, vi siete letti tutto il

    post), scrivete semplicemente “Mi spieghi allora perchè non vuoi vietare il pugno chiuso?”,

    però finiamo fuori tema e vi dovete leggere un altro lunghissimo post.

    Saluto chi ha avuto la pazienza di leggere,

    eP9

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Provo a rispondere ai vari punti, uno alla volta.

    Innanzitutto tu asserisci che proibire l’espressione di un idea equivalga a non essere convinti della propria.

    Non è esatto: io dico che a volte proibire l’espressione di un’idea può nascondere il timore di affrontarla, timore che spesso nasce dal fatto di non essere abbastanza sicuro di poter sostenere la propria, di idea. Che poi tale paura nasca da dubbi inespressi sulla propria posizione o semplicemente dal fatto che, pur convinti, non ci si senta in grado di sostenere il confronto in sé, di spiegarsi, di esprimersi, dipende da persona a persona.

    Questo per quanto riguarda l’individuo. Ben più grave, a mio avviso, è la situazione se la proibizione è a livello sociale. In questo caso, soprattutto su idee nate in tempi passati, non si dà la possibilità alle nuove generazioni di confrontarsi con quell’idea, li si porta a negarla a priori in quanto proibita ma non si permette loro di mettere alla prova le proprie.

    Ti faccio un esempio: quante volte ti è capitato di essere sicuro di qualcosa ma, quando hai provato a spiegarlo a un’altra persona, di trovarti in difficoltà? Non sto parlando ora di idee, ma semplicemente di nozioni. Non so, fisica, matematica, grammatica… Si sa che il miglior modo per verificare quello che sappiamo, è spiegarlo agli altri. Ebbene, il miglior modo di verificare la giustezza delle nostre affermazioni è quella di confrontarle con chi la pensa diversamente.

    In fondo è quello che stiamo facendo tu ed io qui.

    Guarda invece che cosa è successo sul blog di Libero che ha riportato il mio articolo: oltre 600 commenti, la maggior parte dei quali erano più che altro atti di fede da una parte e dall’altra e offese alla controparte. In effetti, alla fine, il 90% dei commenti non erano su quello che avevo detto, come invece hai fatto tu qui, ma sul gesto in sé. Si erano dimenticati completamente dell’articolo per scannarsi a vicenda. Che valore aggiunto ha portato tutto ciò al dibattito, alla comprensione del problema? A mio avviso nulla.

  3. Dario de Judicibus ha detto:

    Permetto a questa idea di essere teorizzata, conformata, rinforzata da teorie scientifiche (inesatte), o la bandisco???

    Sicuramente non la bandisco. Bandire un’idea è come creare un martire: è controproducente. Perché bandirla? L’idea in sé, per il solo fatto di essere espressa, non è pericolosa. Lo diventa se ciò che si esprime viene poi messo in pratica da qualcuno. Questo può avvenire per due motivi: o perché quel qualcuno si convince che quell’idea è giusta, oppure perché gli conviene farlo. Nella maggior parte dei casi si tratta del secondo caso. Per fortuna i veri fanatici sono sempre pochi: tutti gli altri sono degli opportunisti.

    Ora, prendiamo i due casi. L’idea sbagliata fa proseliti. Perché? Forse perché contiene un messaggio allettante, perché fa leva su qualche aspetto del nostro io che la rende convincente. In questo caso bandirla la rafforza. Bisogna piuttosto costringere chi la promuove al confronto. Nel confronto i facili slogan servono a poco e se quell’idea è veramente sbagliata non sarà difficile dimostrarlo. Ma questo solo se lo è veramente e soprattutto le idee che gli si contrappongono sono forti, convincenti. Per rinforzare un muscolo lo si allena in palestra, per rinforzare la mente si studia, per rinforzare un’idea la si mette alla prova contro chi la nega. Ecco allora che se bandiamo quell’idea, indeboliamo noi stessi e rafforziamo gli altri, permettiamo loro di essere più preparati, aumentiamo la loro capacità di fare proseliti. Come un bambino si oppone a tutto ciò che dicono i genitori quando passa per l’adolescenza, per il puro spirito di contrapposizione, ognuno di noi ha dentro il desiderio a volte di opporsi alla regola, alla norma. Lo spirito ribelle è in ognuno di noi. Usato bene è una grande forza, ma se non indirizzato bene può essere preda di idee sbagliate ma molto allettanti, soprattutto perché proibite.

    In quanto agli opportunisti, se non dai loro un’idea, se ne costruiranno un’altra ad hoc. Proibire un’idea in quel caso non serve, perché non ci credono: la usano solo. E non solo quelle cattive: in fondo lo stesso Cristianesimo, fondato sull’amore per il prossimo, è stato più volte strumentalizzato per giustificare terribili stragi e genocidi.

  4. Dario de Judicibus ha detto:

    Come antiproibizionista non permetterei MAI cortei di eroinomani che distribuiscono oppio!!!!

    Chi distribuisce oppio non sta manifestando, sta spacciando droga. Non confondiamo il libero esprimere un’opnione con il commettere azioni illecite e magari anche dannose.

  5. Dario de Judicibus ha detto:

    Nello specifico lo stato italiano è fondato sull’idea di cui sopra (assoluta parità tra ogni tipo di uomo/donna, senza possibilità di eccezioni)

    Non è del tutto vero. Al momento il principio di pari opportunità viene applicato, per strumentalizzazione politica, a senso unico, ovvero solo quando è la donna ad essere discriminata. Là dove invece la discriminazione colpisce l’uomo, come nel caso degli affidamenti di minori nelle cause di separazione, nessuno ha il coraggio di intervenire.

    Purtroppo una cosa sono i principi e una cosa è la loro realizzazione, spesso sottomessa a interessi di potere, politici ed economici.

  6. Dario de Judicibus ha detto:

    Io stato non posso “ingarellarmi” (fare a gara) con la propraganda fascista, anche perchè devi considerare che il razzismo non l’ha inventato il fascismo, è un sentimento storicamente tipico dell’uomo (e degli animali in genere), che ha la sua radice nella paura della diversità.

    Non è solo paura della diversità. Leggi Gli -ismi su questo stesso blog.

  7. Dario de Judicibus ha detto:

    A mio giudizio il sillogismo che tu esponi:

    – Si ha evoluzione giuridica con la critica alle leggi

    – L’antifascismo è legge

    – L’abolizione delle leggi antifasciste è evoluzione

    Scusa, ma io non mai esposto un tale sillogismo. Innanzitutto perché io parlo di libertà di espressione, non di legittimità del fascismo. Se per leggi antifasciste si intendono leggi che si oppongono a tutti quei principi che hanno caratterizzato il fascismo, come ad esempio le leggi razziali, credo si sia tutti d’accordo che vanno non solo mantenute, ma sostenute. Ma attenzione: non è tanto il fascismo in sé che si sta negando, quanto le sue fondamenta, per cui qualsiasi persona che si rifà a uno o più di quei fondamenti e li mette in pratica va punita. Credo sia importante legare la legge ai principi piuttosto che all’ideologia, altrimenti qualcuno potrebbe far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta, semplicemente cambiando il nome all’ideologia.

    In secondo luogo perché io non affermo che contestare una CERTA legge sia giusto. Affermo che sia giusto POTER contestare le leggi. Poi, ogni contestazione va giudicata sui motivi della stessa. Altrimenti si potrebbe dire che è giusto contestare, che so, la legge sulla pedofilia, o quella che punisce lo stupro. Non è differenza da poco.

    Ma quegli articoli delle leggi antifasciste che puniscono l’esprimere idee fasciste, allora, secondo me, dovrebbero essere eliminati, per i motivi già esposti. La libertà di espressione, come tutte le libertà, ha un prezzo: quello di riconoscere a chi le nega quegli stessi diritti che loro vorrebbero negare a noi. Questo è quello che rende differente la persona civile dall’incivile. Nella vecchia metafora del Bene contro il Male, il Bene segue le regole in cui crede anche se questo lo penalizza contro un Male che non ha scrupoli a usare qualsiasi trucco. Per questo stare dalla parte del Bene è più difficile.

  8. andreac007 ha detto:

    Sottoscrivo ciò che afferma dejudicibus nel suo articolo. In fondo se andassero punite le idee e le affermazioni….bisognerebbe arrestare alcune centinaia di persone che in queste ore hanno risposto nel blog di libero….Al bar (o sui blog) si possono dire molte cose l’importante è che non portino o non siano dette con il fine di realizzare fatti ed azioni che ledano o possano ledere altre persone. Non credo che Di Canio avesse queste intenzioni e non credo che un saluto posso essere ritenuto punibile. Ah, comunque……Buon Natale

  9. Dario de Judicibus ha detto:

    Mi spieghi allora perchè non vuoi vietare il pugno chiuso?

    Su quest’ultimo aspetto, che ho visto riportato in molti dei commenti su Libero, ci sono da fare due considerazioni.

    La prima è che fare il saluto romano non è reato, quindi l’intera polemica sui vari tipi di saluto è del tutto irrilevante. Riporto a riguardo una sentenza della Cassazione: «Il saluto romano, di per sé solo insufficiente ad integrare gli estremi del reato previsto dall’art.5 Legge 20 giugno 1952, nr. 645, acquista rilevanza se fatta da persona armata di manganello in occasione di un comizio elettorale,

    per il pericolo di suscitare nel pubblico suggestioni ed incitamenti miranti alla riorganizzazione del disciolto partito fascista.» Cassazione, 18 gennaio

    1972, 704 – Un’altra sentenza della Cassazione del 23.6.1988 ha dato analogo parere.
    . Tant’è che Di Canio non è stato perseguito dalla Procura, ma squalificato, ovvero si è agito nei suoi confronti come si sarebbe agito nei confronti di qualunque giocatore avesse fatto un gesto offensivo che nulla ha a che vedere con il calcio nei confronti di qualsivoglia idea o persona. In fondo nessuno si scandalizza se viene squalificato un giocatore che sputa verso un arbitro, no?

    Il secondo punto è che questa diatriba sui saluti rispecchia la vecchia cattiva abitudine degli italiani di fare barricata e di usare come arma il classico: «Se tu fai questo, allora io faccio quest’altro» oppure «Se io non posso fare questo, allora tu non puoi fare quello». Sembra di vedere litigare dei mocciosi, non delle persone adulte. Cosa si possa, si debba, non si possa e non si debba fare dovrebbe essere basato sulla condivisione di principi, non sull’equilibrio di privilegi. Due ingiustizie non fanno una cosa giusta, per cui non è la stessa cosa affermare «Entrambi possono fare il saluto che vogliono» o «Nessuno può fare alcun saluto». O fare un saluto che ricorda un’ideologia responsabile di molti eccidi è giusto, oppure è sbagliato, e quale delle due dipende da considerazioni non legate alle singole ideologie, ma a criteri oggettivi e condivisibili. Criteri che dobbiamo fare MOLTA attenzione a come debbano essere definiti, perché in fondo anche il Cristianesimo in passato è stato usato in modo strumentale per giustificare il massacro degli Incas o la messa al rogo di eretici e streghe, ma non per questo qualcuno pensa di mettere al bando il segno della croce.

  10. erpaolo9 ha detto:

    Salve dejudicibus,

    Purtroppo in questo momento sono al lavoro e non ho il tempo materiale di rispondere. brevemente posso dirti (mi permetto di darti del tu) che per quanto riguarda il primo punto, cioè il confronto delle idee, mi trovo pienamente d’accordo con te, mi fa piacere che tu abbia risposto punto per punto proprio perchè credo si abbia crescita solo confrontando le proprie idee.

    Riguardo l’ultimo punto, sulla proibizione del pugno chiuso, forse ci siamo capiti male, alla fine del mio post ho messo in ballo l’argomento per evitare che venisse tirato fuori come replica. Le considerazioni che fai tu sono più che eusastive, volevo solo evitare che la discussione sviasse su altri temi, non traghettarcela.

    Ti saluto promettendoti una risposta più ampia non appena avrò tempo.

    eP9

  11. Guinness ha detto:

    Sic transit gloria mundi…

    Dissertazioni simili a quelle riportate più sopra sono identiche a quelle utilizzate da Josip Stalin e da Adolf Hitler per commettere tutti gli eccidi che hanno commesso…

    Alla faccia dell’essere liberali…

  12. Aribandus ha detto:

    il post non fa una piega

  13. Dario de Judicibus ha detto:

    Guiness, puoi spiegarti meglio? Voglio dire, se ritieni che alcune delle mie affermazioni non siano corette, mi aspetto che tu cerchi di confutarle con argomentazioni puntuali.

    Inoltre, una cosa è affermare un concetto, una cosa strumentalizzarlo. Chiunque può utilizzare un’affermazione CORRETTA in modo strumentale per dare una pseudogiustificazione di un’azione SCORRETTA, ma questo non vuol dire che quell’affermazione sia meno corretta. Pensa solo a come la Bibbia è stata strumentalizzata in passato per giustificare eccidi e torture.

  14. erpaolo9 ha detto:

    Salve dejudicibus,

    Anche se in ritardo ritorno su quanto abbiamo discusso.

    Vorrei provare a esporti la mia idea in maniera diversa:

    In linea di principio potrei essere d’accordo con te, anche perchè personalmente non temo confronti, ed idee contrarie alle mie più che temerle le affronto.

    Io credo che quanto tu scrivi e sonstieni sarebbe condivisibile se ad esempio da noi fossero censuarate le pagine del fascismo sui libri di storia o se si proponesse di abbattere il foro italico a Roma.

    Una persona in Italia può dichiararsi fascista, può srivere un libro nel quale dare una propria lettura del ventennio e/o sostenere che un altro periodo fascista potrebbe giovare all’Italia.

    Io credo che sia importante mantenere solidamente in vita la relazione che c’è tra fascismo, leggi raziali, censura, assolutismo, etc.

    Per il fascismo non può valere il discorso che fai per il cristianesimo e la bibbia (la gente è stata bruciata sul rogo perchè eretica), questo perchè il fascismo è legato tout-court al razzismo e all’intlleranza. Il razzismo non è una strumentalizzazione del Fascismo.

    Se da un lato sono d’accordissimo con te sul discorso che fai sull’opportunismo in una delle repliche al mio commento, dall’altro ritengo che fare un saluto romano e/o dire “i negri sono inferiori” sia fondamentalmente la stessa cosa. Che la giustizia sportiva intervanga a stgmatizzare un comportamento simile mi sembra sia positivo.

    Che poi Di Canio dica che è un saluto che appartiene al suo popolo si commenta da se, manco fosse il figlio di Ottaviano Augusto.

    Se ci trovassimo a 100 anni dall’ultimo episodio di razzismo in Europa potrei avvicinarmi alla tua tesi, ma così non è.

    Non credo che la causa del persistere di fenomeni razzisti sia il fatto che questi siano proibiti; per sentirsi “Ribelli” è sufficiente andare contro quanto socialmente accettato e, fortunatamente, il razzismo è socialmete inaccettato.

    Per venirti incontro ti posso dire che a mio giudizio si potrebbe tranquillamente ri-pubblicare il mein kampf, magari non pubblicizzandolo come verità assoluta.

    Ti saluto,

    eP9

  15. Dario de Judicibus ha detto:

    Per il fascismo non può valere il discorso che fai per il cristianesimo e la bibbia (la gente è stata bruciata sul rogo perchè eretica), questo perchè il fascismo è legato tout-court al razzismo e all’intlleranza. Il razzismo non è una strumentalizzazione del Fascismo.

    In realtà il fascismo non era razzista inizialmente. Il fascismo nasce dal socialismo e quindi ha origini a sinistra. Questo può confondere, dato che noi siamo abituati a pensare alla sinistra come alla parte riformatrice e alla destra come a quella conservatrice dell’arco costituzionale. In realtà sinistra e destra sono semplificazioni che rischiano di fuorviare. In genere io preferisco analizzare ogni movimento culturale o politico come un caso a sé stante, evitando etichette che nulla aggiungono all’analisi.

    Il problema delle leggi razziali è sorto con l’alleanza fra Hitler e Mussolini, tanto che inizialmente ci fu una certa ritrosia sia ad approvarle che ad applicarle. Molti italiani, anche fascisti, aiutarono gli ebrei a salvarsi dai campi di concentramento. Per assurdo sono più razzisti i fascisti moderni, molti dei quali non conoscono neanche la storia del fascismo, che quelli originari. Poi, purtroppo, il legame con il nazismo portò l’Italia in quella spirale di violenza e orrore che ben conosciamo. Spesso mi chiedo che sarebbe successo se Mussolini si fosse alleato con Churchill. Sicuramente saremmo stati invasi dai nazisti… Inutile porsi il problema. Le responsabilità fasciste sul discorso del razzismo sono CHIARE, su questo non ci piove, ma il fascismo era nazionalista, non razzista, originariamente. Non so se concordi.

    In quanto alla tua affermazione la gente è stata bruciata sul rogo perchè eretica, non l’ho capita. Non è che stai in qualche modo scusando tali atti in quanto i condannati erano eretici, vero? Oppure ho capito male?

  16. Dario de Judicibus ha detto:

    Che la giustizia sportiva intervanga a stgmatizzare un comportamento simile mi sembra sia positivo.

    Su questo sono d’accordo con te. La mia critica, infatti, non era certo alla giustizia sportiva, che a mio avviso ha fatto bene ad intervenire e dovrebbe semmai intervenire più spesso non solo in casi così eclatanti, ma a fronte di qualsiasi comportamento offesinvo, verso chicchessia. Io criticavo chi voleva a tutti i costi condannare l’atto in se sulla base di considerazioni di principio, oltre che di diritto. Dal punto di vista del diritto, il saluto romano in sé non è reato, e quindi non condannabile. Dal punto di vista dei principi, ho preso spunto da questo caso per ribadire un concetto ch eio trovo importante e cioè che le leggi che proibiscono l’espressione di idee e ideologie, anche considerate sbagliate se non pericolose dai più, nel lungo termine sono controproducenti e altrettanto pericolose, potenzialmente.

  17. erpaolo9 ha detto:

    Ciao,

    Non ti curare della frase sulla Bibbia, era un tentativo, forse goffo, di ripetere per sommi capi quanto dicevi circa il fatto che travisandola e strumentalizzandola si è arrivati a commettere eccidi.

    Un po’ di storia del ventennio la so, so che le leggi razziali sono state una mossa “diplomatica”, ritengo però che queste abbiano trovato terreno fertile e fossero già presenti in nuce nell’ideologia fascista.

    Chiaro poi che si parla di circa 80 anni fa… l’idea di discriminazione era probabilmete concepita e discussa diversamente da come possiamo fare noi oggi.

    Per il resto concordo con quanto dici negli ultimi 2 commenti. Il tuo post si distingue comunque nettamente dal fiume di commenti che sono emersi sul caso, probabilmete la sua pubblicazione su Libero l’ha reso un po’ come una “legittimazione” del gesto, cosa che se ho ben capito non era nelle tue intenzioni.

    Ti saluto,

    eP9

  18. erpaolo9 ha detto:

    P.S.

    Scusami per i continui errori di battitura, da un lato scrivo di corsa dall’alro ho una tastiera durissima, la combinazione non è delle migliori.

    eP9

  19. Dario de Judicibus ha detto:

    Il tuo post si distingue comunque nettamente dal fiume di commenti che sono emersi sul caso, probabilmete la sua pubblicazione su Libero l’ha reso un po’ come una “legittimazione” del gesto, cosa che se ho ben capito non era nelle tue intenzioni.

    Infatti non lo era. Non solo: a me il gesto in sé interessava poco. L’ho usato solo come casus belli per ragionare sul tema della libertà di espressione. Purtroppo, anche se Libero, pubblicando il mio post, mi ha dato visibilità, il fatto che poi si possa commentare direttamente sul loro blog, mi ha impedito di gestire qui la discussione. Questo mi avrebbe permesso di indirizzarla in modo più costruttivo, invece che ritrovarmi un mare di commenti ripetitivi, contrapposti e purtroppo spesso solo di parte, l’una o l’altra. A rispondermi qui sono stati in pochi, e quasi tutti i commenti, ad eccezione di uno, pacati e condivisibili.

  20. 2001 ha detto:

    Ho molto rispetto per questa tua opinione: mi hai fatto riflettere, com’è facile fare un guaio cercando di fare bene.

    Grazie…..

    riguardo al commento che ho lasciato al post di Harry Potter: credo che “dopotutto lo farò lo stesso” 🙂

  21. Dario de Judicibus ha detto:

    Grazie, 2001, e grazie per aver capito questo articolo che tratta in modo forse provocativo un tema molto delicato.

  22. D3XT3R ha detto:

    Ciao dejudicibus, forse arrivo un po in ritardo, d’altronde ho scoperto solo ieri il tuo blog, mi sento di lasciare un commento perche la storia di Di Canio mi ha colpito, io personalmente sono daccordissimo con te e penso che la dura repressione che si fa col fascismo sia cmq frutto della paura di un’idea che forse forse non è poi cosi sbagliata come ci vogliono far credere…ciao

  23. Dario de Judicibus ha detto:

    Caro D3XT3R, per quanto riguarda il fatto se l’idea di base sia giusta o sbagliata credo ci sia da discutere, anche perché una cosa era il fascismo prima della guerra, un’altra durante la guerra, un’altra ancora sono le ideologie di estrema destra del periodo post-bellico. Non credo si possa discutere un tema così delicato a colpi di slogan, ma si dovrebbe parlarne inquadrandolo nei vari periodi storici. Essendo comunque un’ideologia sostanzialmente illiberale, per quanto mi riguarda, non mi sento di condividerla.

    D’altra parte, come liberale, non penso vada proibita un’idea solo perché si pensa sia sbagliata. Un buon liberale dà spazio anche alle idee antiliberali, finché parliamo di libertà di espressione. Se tuttavia tali idee portano a comportamenti intesi a colpire gli altri, allora questi vanno perseguiti.

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