Warner Villane



Oggi sono andato con mia figlia a vedere l’ultima pellicola di Harry Potter. Spettacolare, sicuramente il migliore della serie. Non è tuttavia dello spettacolo che vorrei parlarvi, ma del cinema, o meglio, dell’organizzazione che gestisce la catena di cinema presso il quale veniva proiettata la pellicola: il Warner Village.

I Warner Village sono stati fra i primi a sviluppare un’offerta di cinema multisala con tutta una serie di servizi al contorno, come ad esempio la prenotazione via Internet e il pagamento via carta di credito. Ci sarebbe dunque da aspettarsi che dal punto di vista dell’organizzazione e dell’efficienza siano ben rodati e, soprattutto, che abbiano una politica che metta al centro il cliente. E invece sentite un po’ cosa è successo…

Siamo arrivati alle 12:30. Il primo spettacolo iniziava alle 13 e, dato che ci aspettavamo una certa ressa, essendo il secondo giorno di programmazione a Roma, abbiamo ben pensato di entrare in un orario un po’ insolito, quando la maggior parte dei romani probabilmente sta ancora prendendo il caffé, dopo aver pranzato.

In effetti, quando siamo arrivati davanti alle vetrate del Warner Village «Parco de’Medici», ci saranno state solo una cinquantina di persone davanti agli ingressi, peraltro ancora chiusi. Ci siamo messi in fila. La giornata era abbastanza fredda e soprattutto tirava un vento alquanto fastidioso, ma non tale da essere insopportabile. C’erano tuttavia moltissimi bambini, anche piccoli, e certo quel clima non era l’ideale per loro. D’altra parte, dato che lo spettacolo avrebbe dovuto iniziare alle 13, ci aspettavamo tutti di entrare entro pochi minuti. Certo, all’inizio si sa che ci sono sempre almeno una ventina di minuti di pubblicità, ma in questo genere di cinema si inizia in genere a entrare comunque in orario, perché hanno una pianificazione piuttosto rigida.

Invece alle 12:50 eravamo ancora tutti lì, a gelare dal freddo. Intanto la fila si era ingrossata. Adesso c’erano almeno duecento persone, circa, quasi tutte venute per vedere Harry Potter, dato che era l’unico film in programmazione a quell’ora. Ad ogni modo noi eravamo fra i primi, per cui non ci siamo preoccupati più di tanto.

Alle 13 in punto, un altoparlante ha interrotto i vari mugugni che già si alzavano dalla folla, annunciando che in Sala Uno — quella nella quale era prevista la programmazione del film che volevamo vedere — stava per iniziare lo spettacolo. Non è difficile immaginarsi le facce di tutte quelle persone e i vari commenti al sentire l’annuncio in questione, soprattutto considerando che eravamo ancora tutti chiusi fuori. All’interno, ogni tanto si intravedeva qualcuno uscire da una porta ed entrare in un’altra, ma di aprire le porte neanche a parlarne. Per il resto il cinema era completamente deserto e alle casse non c’era ancora nessuno. Molti di noi hanno allora pensato che fosse successo qualcosa, che ci fosse stato cioè qualche problema tecnico — cose che possono succedere — ma ci stupiva il fatto che nessuno ci venisse a dire cosa effettivamente era successo e quando saremmo potuti entrare. Magari quell’altoparlante avrebbe potuto essere usato in modo più intelligente. Qualcuno, intanto, aveva già iniziato ad andarsene.

Finalmente, alle tredici e un quarto, ovvero ben qundici minuti dal previsto inizio dello spettacolo, si sono aperti i portoni e oltre trecento persone, intirizzite da freddo, si sono riversate all’interno dell’edificio. In alto, sui pannelli luminosi, compare in chiaro «Harry Potter e il Calice di Fuoco», sala 1, 13:00, posti liberi 233.

Beh, ci siamo detti, vorrà dire che avranno ritardato la proiezione. Passano altri cinque minuti. In alto il pannello resta bloccato sulle 13, ma i posti liberi sono scesi a 188. Nessun problema: davanti a noi abbiamo solo un paio di coppie. Fino a quel momento, nonostante il freddo, il ritardo, l’essere stati completamente ignorati, l’avevo tutto sommato presa a ridere. In fondo ero lì per godermi il film con la mia bambina e la mia compagna. Comunque, finalmente, dopo un altro paio di minuti tocca a noi. Dietro, la fila è ancora molto lunga. Nel frattempo noto che dal pannello luminoso lo spettacolo delle 13 è scomparso. Ahi… brutto segno.

«Tre biglietti, per favore.» «Non si può più entrare.» ci rispondono con tono alquanto brusco «Vi metto sullo spettacolo delle 14:45.» A questo punto comincio a irritarmi. Faccio notare che, uno, ci hanno tenuto al freddo per quasi un’ora e ci hanno fatto entrare ben 15 minuti dopo il previsto inizio dello spettacolo senza darci alcuna spiegazione; due, che ci sono sicuramente ancora almeno un centinaio di posti liberi, se non di più; tre, che il film non è ancora iniziato, dato che la pubblicità è quasi sempre di almeno 20, 25 minuti. Chiedo quindi di entrare lo stesso perché non ho alcuna intenzione di aspettare lì oltre un’ora, soprattutto se si pensa che nell’atrio del cinema non c’è alcun posto per sedersi e che le uniche panchine sono fuori, dove il clima ora si è fatto decisamente gelido.

Il cassiere, invece, mi restituisce i tre vaucher del carnet preacquistato e mi dice scortesemente di togliermi dai piedi e di far passare gli altri. A questo punto mi arrabbio sul serio e gli rispondo che non mi sposterò da lì finché non mi avrà fatto i biglietti per lo spettacolo che sta per iniziare. Allora questo esce dalla cassa, fa il giro del botteghino e mi si piazza davanti con l’evidente intenzione di intimidirmi. Sarà anche un ragazzone alto un buon palmo più di me, stile buttafuori, ma io non sono il tipo da farmi intimidire da un maleducato solo perché passa le serate in palestra. Così gli ripeto che non mi sposterò finché non mi chiamerà un responsabile. Dietro di me — devo dire con un certo stupore — la folla, invece di borbottare per il mio comportamento, si mette a fare il tifo: d’altra parte sono rimasti anche loro al freddo per quasi un’ora e anche loro si sono resi conto che perderanno comunque lo spettacolo delle 13, per cui sono decisamente tutti piuttosto irritati.

In quel momento è intervenuto un dirigente che ha tirato indietro il cassiere e mi ha detto che la regola imponeva che nessuno potesse entrare a spettacolo iniziato. Gli ho ricordato che lo spettacolo sarebbe sicuramente iniziato se avessero perso altro tempo a fare i biglietti, mentre la mia compagna giustamente gli faceva notare che comunque quello era un problema nostro, non suo: non sarebbero stati pochi secondi di proiezione già iniziata a rovinarci il film. Così, vedendo che eravamo determinati, il dirigente ha autorizzato il cassiere a darci i biglietti, cosa che ha fatto in modo ben decisamente sgarbato, rifiutandosi per giunta, all’inizio, di dare alla mia bambina il previsto omaggio, un album di figurine. Inutile dire che l’ho preteso, anche se tutto sommato non sarebbe cascato il mondo se non l’avessimo avuto. Era diventata una questione di principio.

Così siamo entrati nella sala. Ci credereste? Primo, almeno un terzo della sala era ancora vuota; secondo, ci siamo dovuti sorbire altri 5 minuti di pubblicità prima che iniziasse lo spettacolo. Se invece di fare tante storie si fossero dati una mossa a dare i biglietti, quantomeno per scusarsi del ritardo che era dovuto solamente a loro, almeno un’altra decina di famiglie avrebbe potuto tranquillamente vedere lo spettacolo delle 13, invece di dover aspettare un’altra ora e più al freddo.

Il film, come ho già deto, è stato veramente bello e ce lo siamo goduti un mondo. In quanto al Warner Village, in futuro, vedremo di evitarlo e di sconsigliarlo ai nostri amici, almeno fintanto che non avranno imparato cosa significa cortesia ed educazione.

Etichette: , , ,

Commenti (3) a «Warner Villane»

  1. mc2033 ha detto:

    E’ il problema di tutte quelle strutture, aziende o negozi, che arrivano al punto di “non aver bisogno dei clienti”. Un cliente perso, per quante persone possa poi influenzare col suo giudizio negativo, non scalfirà mai i loro utili, loro lo sanno, e purtroppo i loro dipendenti lo hanno capito…

  2. raccoss ha detto:

    Multisala? Io li evito: piuttosto basta cinema. Tanto i piccoli sono già falliti. I grandi possono anche attaccarsi al ca… volo.

  3. utente anonimo ha detto:

    La colpa non è del Warner Village ma di chi gestisce quel cinema a marchio Warner Village. In altre parole: è un problema ancora una volta dell’Italia.

    Infatti i miei amici all’estero elogiano la qualità e professionalità della catena Warner Village.

Nessuna retrotraccia o avviso a «Warner Villane»

Si prega di usare Facebook solo per commenti brevi.
Per commenti più lunghi è preferibile utilizzare l'area di testo in fondo alla pagina.

Commenti Facebook

Lascia una risposta





Nel rispetto delle apposite norme di legge si dichiara che questo sito non ha alcun scopo di lucro, non ha una periodicità prestabilita e non viene aggiornato secondo alcuna scadenza prefissata. Pertanto non può essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge italiana n. 62 del 7 marzo 2001. Inoltre questo sito si avvale del diritto di citazione a scopo accademico e di critica previsto dall'Articolo 10 della Convenzione di Berna sul diritto d'autore.