e-politics



Come succede immancabilmente in prossimità delle elezioni, il dibattito politico si è subito acceso, caratterizzato da una serie di attacchi più o meno diretti di una parte nei confronti dell’altra e viceversa. Si va da questioni di vera o presunta ingerenza in attività finanziarie al solito conflitto di interessi, tanto che persino la questione irachena è passata in secondo piano.

Ancora una volta si parla di tutto e di tutti, tranne che di programmi. Non che il dibattito ignori del tutto i problemi del Paese, ma questi sono trattati a grandi linee e affrontati a colpi di slogan, nel più classico stile della crociata. Lavoro, economia, Mezzogiorno, tasse, ambiente, famiglia, scuola e sanità: tutto fa brodo, purché serva ad attaccare l’avversario e soprattutto sia mirato a un elettorato ben definito, ovvero serva raccogliere consensi e quindi, ovviamente, voti.

Le soluzioni prospettate sono le solite, ovvero si parla di aumentare i posti di lavoro, di aiutare le imprese a superare la crisi economica, di sostenere le aree depresse, di migliorare la sanità, di ridurre le tasse, di aiutare le famiglie, specialmente le più povere. Ovviamente ci si guarda bene dal dire come si intenda fare tutto ciò e soprattutto dove si troveranno i soldi per farlo, ma questo sembra essere un dettaglio secondario a giudicare dai discorsi dei vari politici.

Qualcuno arriva persino a parlare di programmi, ma quali siano questi programmi nessuno lo sa con esattezza. D’altra parte, qualcuno di voi ricorda di aver letto nelle precedenti consultazioni elettorali un programma chiaro e dettagliato in grado di metterlo in condizione di votare con cognizione di causa? Non so voi, ma quelle rarissime volte che sono riuscito a mettere le mani su un programma politico prima delle elezioni, mi sono ritrovato davanti a pagine e pagine di chiacchiere per lo più inconcludenti, di soluzioni senza capo né coda che, quando anche davano una vaga idea di come ci si aspettasse di raggiungere determinati risultati, non giustificavano né i costi né i tempi. Anzi, non li menzionavano neppure! Elenchi di iniziative, analisi di fattibilità, calendari dei tempi e stima delle risorse e delle competenze: tutto ciò sembra essere lontano anni luce dal modo in cui i nostri politici sono soliti affrontare i problemi del Paese.

Il fatto è che il nostro è ancora un Paese di contradari, di guelfi e ghibellini, e quindi i due schieramenti si aspettano, giustamente, che gli elettori di destra votino centrodestra e quelli di sinistra votino centrosinistra. Così tutti gli sforzi sono concentrati su due obiettivi: evitare che i propri elettori si spostino troppo verso il centro o verso la falange più estrema del proprio schieramento, e cercare di portare dalla propria parte gli indecisi e quelli che in passato non sono andati a votare o hanno votato scheda bianca. Pensare che un elettore di destra possa votare centrosinistra o viceversa è assolutamente inconcepibile nel nostro Paese. In fondo il nostro è un voto di pancia, se vogliamo di cuore, raramente di testa.

A questo punto, a che servono i programmi? Nel migliore dei casi a fare scena. Molto più importanti sono piuttosto gli accordi interni, le alleanze dietro le quinte, le spartizioni dei posti che contano nel caso si vinca. In tutto questo gioco gli elettori sono gli ultimi a entrare in campo: di loro ci si preoccuperà solo nelle ultime settimane.

Finora è sempre stato così. A voi sta bene? A me no!

E allora ecco la mia proposta, una proposta che lancio sia al centrodestra che al centrosinistra. Anzi, non è una proposta: è una vera e propria sfida:

che i due schieramenti si mettano in gioco in rete
pubblicando i loro programmi e permettendo a tutti gli elettori
di commentarli e criticarli prima che vengano consolidati.

In pratica l’idea è quella di realizzare un blog — sì, proprio un blog — nel quale ogni singolo tema presente nel proprio programma sia pubblicato in modo che possa essere commentato dagli elettori via Internet. Ogni tema avrà un responsabile che terrà traccia di tutti i suggerimenti e le critiche e che, eventualmente, provvederà a modificare la proposta iniziale in base ai suggerimenti ricevuti. Il blog dovrà prevedere la registrazione, ovvero non saranno ammessi commenti anonimi, ma nessun commento dovrà essere rimosso a meno che non sia offensivo o fuori tema. Non ci dovrà cioè essere alcuna azione di censura, soprattutto nei confronti degli elettori dello schieramento opposto.

L’obiettivo, tuttavia, non è quello di verificare se i vari partiti siano veramente in grado di pianificare iniziative valide, quanto piuttosto metter su un meccanismo che sia in grado di convogliare le competenze che sono distribuite nel Paese in modo da generare realmente tali iniziative. Un blog di questo tipo, infatti, qualunque siano le proposte iniziali dei vari partiti, porterà tutti coloro che sono veramente esperti dei vari problemi a confrontarsi con tali proposte e fra di loro. Questo comporterà inevitabilmente un dibattito che, se ben gestito, confluirà in una serie di iniziative sicuramente molto più concrete e fattibili di quelle che possono ideare a tavolino politici il cui unico indicatore è il potenziale gradimento dell’elettorato.

In pratica, se qualcuno ad esempio facesse una specifica proposta sulla riforma della scuola media, si troverebbe a dover rispondere di essa a chi nella scuola dell’obbligo insegna magari da molti anni, a presidi, professori, genitori, forse persino agli stessi studenti. Nessuna idea balzana passerebbe inosservata, ogni proposta sarebbe analizzata al microscopio da chi ha un’esperienza diretta in materia. Ovviamente ci sarebbero ancora mille posizioni discordanti, ma si avrebbe comunque un filtro su quelle che non hanno né capo né coda, sulle belle idee senza concretezza, sulle fantasie irrealizzabili. In pratica sarebbe come collegare insieme in rete decine di migliaia di cervelli, migliaia di competenze, esperienze, conoscenze. Una rete di conoscenza capace di portare veramente il dibattito politico fino alla base della piramide, di coinvolgere gli elettori fin dall’inizio, di metterli a confronto con i candidati e le loro idee, di dare un contributo sostanziale allo sviluppo del nostro Paese.

Se pensate che questa idea sia valida, allora pubblicizzatela, fatela conoscere anche a chi non naviga in rete. Questo Paese non supererà questo momento di crisi grazie a questo o quel governo, non sarà né il centrosinistra né il centrodestra che risolveranno i nostri problemi, esattamente come non li hanno risolti tutti i governi precedenti. Riusciremo a farcela solo se smetteremo di considerare la politica di pertinenza dei soli politici di professione. La politica è una cosa che ci riguarda tutti e solo se riprenderemo noi direttamente in mano le redini di questo Paese riusciremo a portarlo fuori dall’attuale contingenza. Ognuno di noi è esperto in qualcosa, non importa se si abbia una laurea o solo la licenza elementare. Ognuno di noi può dare il proprio contributo in ciò che meglio conosce. Dobbiamo solo avere il canale giusto per portare tale competenza là dove possa essere usata in modo profittevole. Ecco perché questa volta non è fra i vari partiti che ci deve essere il confronto, ma fra ogni singolo partito e tutti gli elettori. Un confronto sui programmi, un confronto non solo su cosa si debba fare ma sul come, non solo sui perché ma sui quando e sui quanto, perché un’idea, per poter essere realizzata, va quantificata, misurata, confrontata con l’ambito nel quale dovrà esistere. Le affermazioni di principio possono essere molto belle, ma non hanno mai risolto alcun problema.

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Commenti (20) a «e-politics»

  1. utente anonimo ha detto:

    Non è proprio vero che sempre i programmi dei partiti siano così vaghi, nè che mai siano stati discussi in rete. Non ho con me i riferimenti precisi, ma nel lontano 2000 o poco dopo, ci fu un esperimento molto interessante di discussione ed emendamento in rete del progetto del PDS (quello curato da Ruffolo). La piattaforma non era il blog, che ancora non esisteva, ma su http://www.vie.it era possibile appunto emendare un testo base con proprie aggiunte o commenti. Una cosa molto utile.

    Peraltro, a questo scopo mi sembra che più che il blog sarebbe utile usare strumenti di tipo wiki.

    Ciò detto, sono d’accordo. Sarebbe assai bello costruire il “programma” in rete. Pur senza farsi troppe illusioni, perché in politica non è sempre possibile definire prima ogni dettaglio, nè fare programmi che siano articolati legislativi…

    E perchè in genere chi interviene “dal basso” tende ad essere altrettanto se non più vago e ideologico di chi scrive dall’alto. basta guardare molti forum politici, inclusi certio tentativi pensati proprio per l’elaborazione programmatica (per esempio su http://www.versoil2006.org/ c’erano dei forum così scarsi che sono stati tolti, e non mi sembra che i forum de http://www.lafabbricadelprogramma.it siano eccezionali…)

  2. Nonostantetutto ha detto:

    Forse non lo sai ma Romano Prodi ha da tempo un blog.

    http://www.romanoprodi.it/

    Quindi la tua proposta vale solo per il centro destra ;-))

    Un saluto.

    Rob.

  3. ricknf ha detto:

    niente da fare, caro dej…

    mi trovi d’accordo con te su molte posizioni, ma qui temo tu stia sbagliando…

    la democrazia ha fallito.

    nel mondo, ma più in particolare in italia.

    se negli altri paesi sta attraversando il declino di una lunga agonia, in italia non ci siamo permessi neppure l’agonia.

    in effetti potrei più correttamente dire che la democrazia non ha fallito genericamente.

    diciamo meglio: la democrazia ha fatto il suo tempo, esaurendo la sua funzione di meccanismo funzionale al patto sociale, nella gran parte dei paesi occidentali.

    in italia invece ha proprio fallito, perchè ha fatto il suo tempo senza aver adempiuto alla funzione che le era propria.

    la democrazia, si dice, non è perfetta, ma è il miglior compromesso finora trovato per far funzionare le comunità.

    è vero, è un compromesso che è necessario attraversare, nella storia di una comunità, per poter stabilire una scala di valori e stabilizzare una scala di competenze, ma una volta fatto questo, i difetti del sistema democratico mandano in cancrena i meccanismi sociali che si prefiggevano di salvare…

    tutti i popoli devono passare dalla democrazia, ma essa non è un punto di arrivo.

    in italia, paese di veline e “troppo belli”, di “più uguali” e di “più furbi”, la democrazia non è riuscita a fare quel che doveva, e forse è il caso che si cominci a dirlo fuori dai denti, con serenità e tranquillità, per passare oltre…

    queste proposte, sensatissime, non sono destinate a far frutto, e d’altra parte vedi come già altri si sono appropriati dell’idea da te avanzata, fagocitandola in quel sistema che secondo te doveva evitare: nei link proposti nei commenti precedenti vedi ombra di quella concretezza da te agognata? vedi scadenze realistiche, senza fronzoli, finalmente un “facciamo che” onesto e reale?…

    sto scrivendo un trattatello sul fallimento della democrazia, appena sarà più organico sarei felice di avere un tuo parere in merito…

  4. Dario de Judicibus ha detto:

    Peraltro, a questo scopo mi sembra che più che il blog sarebbe utile usare strumenti di tipo wiki.

    Se non sbaglio il wiki permette di modificare direttamente la pagina, quindi anche ciò che hanno scritto gli altri. Se è così, non mi sembra il caso. Il dibattito politico tende ad accendere gli animi e, come si può vedere sui newsgroup di politica, a volte la gente tende a comportarsi in modo improprio.

    Credo che il blog sia uno strumento più adatto a mantenere un minimo di disciplina, ma forse mi sbaglio. Questi strumenti evolvono con una rapidità tale che è difficile star dietro a tutte le novità.

  5. Dario de Judicibus ha detto:

    perchè in genere chi interviene “dal basso” tende ad essere altrettanto se non più vago e ideologico di chi scrive dall’alto. basta guardare molti forum politici, inclusi certio tentativi pensati proprio per l’elaborazione programmatica (per esempio su http://www.versoil2006.org/ c’erano dei forum così scarsi che sono stati tolti, e non mi sembra che i forum de http://www.lafabbricadelprogramma.it siano eccezionali…)

    Concordo. Tuttavia, se i partiti prendessero l’impegno serio di interagire con i commentatori e di tener conto di tutti i suggerimenti seri, allora credo che potrebbero attrarre competenze da ogni parte. Sarebbe cioè necessaria una campagna promozionale per portare questi strumenti all’attenzione di tutti.

    Conosco ad esempio molti insegnanti che avrebbero potuto dire la loro se fossero stati interpellati prima che la Riforma Moratti venisse messa in opera. Gente con anni di esperienza e capace di dare suggerimenti validi.

  6. Dario de Judicibus ha detto:

    Forse non lo sai ma Romano Prodi ha da tempo un blog.

    Lo so benissimo, ma il punto non è il blog in sé, ma come viene strutturato e usato. Tanto per cominciare il blog di Prodi è di Prodi, appunto, e non della coalizione di centrosinistra. Secondo, quel blog è usato come canale comunicativo e l’interazione con i visitatori è limitata. Ad esempio, la maggior parte degli articoli non prevedono la possibilità di essere commentati. Terzo, io sto parlando di un sistema di cui il blog è solo l’elemento di contatto. Per metter su quello che ho proposto è necessario creare un’organizzazione, dei ruoli, dei processi; bisogna assegnare a ogni tema un responsabile, garantire che tutte le idee valide siano valutate, che quelle migliori siano integrate nel programma in modo da mantenerlo coerente.

    L’obiettivo nascosto della mia proposta è costringere concretamente la politica a parlare di soluzioni e non di problemi, oltre che a confrontarsi con chi quelle soluzioni sa analizzare e valutare.

  7. Dario de Judicibus ha detto:

    ricknf, io non so se la democrazia in Italia abbia fallito o meno. D’altra parte io non ho neanche il mito della democrazia, che non considero affatto il punto di arrivo di un sistema sociale.

    Tu dici, giustamente, come la democrazia sia il miglior compromesso finora trovato per far funzionare le comunità. A mio avviso questo è vero solo in parte. A volte la democrazia non è la soluzione migliore, o comunque non lo è quella che basa le sue scelte sulla cosiddetta maggioranza.

    Il punto, tuttavia, è un’altro. Vogliamo piangerci addosso, dichiarare fallimento, chiuder bottega, o vogliamo piuttosto continuare a provare, insistere senza lasciarci abbattere dalle sconfitte e dalla cruda analisi della realtà?

    Ci sono Paesi nel mondo in cui la corruzione è tale che quella in Italia, al confronto, è quasi ridicola. Ci sono dittature sanguinarie, Paesi dover i diritti umani non esistono neppure sulla carta. Cosa dovrebbero fare quelle persone? Dirsi che tanto nulla potrà cambiare, qualunque cosa possano fare?

    I diritti che abbiamo oggi e che diamo per scontati, quelli ai quali siamo così abituati da permetterci di dire — io per primo — che in Italia non c’è libertà o giustizia, quando il non avere veramente libertà o giustizia è ben altra cosa, sono stati conquistati con il sangue da persone che quei diritti non li hanno mai ottenuti, ma che hanno lottato per le generazioni future, cioè per noi.

    Allora credo sia importante che noi si lotti per fare trentuno visto che qualcuno ha dato la vita per farci avere trenta.

    A qualcuno la mia proposta potrà sembrare banale, a qualcun altro presuntuosa, ma se fallirà non sarà perché in alto non la si è accettata, bensì perché in basso non la si è sostenuta.

  8. ricknf ha detto:

    Ci sono Paesi nel mondo in cui la corruzione è tale che quella in Italia, al confronto, è quasi ridicola. Ci sono dittature sanguinarie, Paesi dover i diritti umani non esistono neppure sulla carta. Cosa dovrebbero fare quelle persone? Dirsi che tanto nulla potrà cambiare, qualunque cosa possano fare?

    no, quelli sono i paesi che devono ancora a rrivare alla democrazia: come dicevo, la democrazia è un passo fondamentale nella storia sociale di una comunità, ma non ne è il punto di arrivo.

    noi ci siamo già arrivati, credo sia ora di passare oltre, visto che peraltro in italia la democrazia non si riesce a farla funzionare decentemente…

    I diritti che abbiamo oggi e che diamo per scontati, quelli ai quali siamo così abituati da permetterci di dire — io per primo — che in Italia non c’è libertà o giustizia, quando il non avere veramente libertà o giustizia è ben altra cosa, sono stati conquistati con il sangue da persone che quei diritti non li hanno mai ottenuti, ma che hanno lottato per le generazioni future, cioè per noi.

    oh caro dej, sfondi una porta aperta!!!

    sottoscriverei ogni giorno della mia vita futura questa frase, e avendone la possibilità proporrei una legge perchè venga scritta cento volte al giorno dagli alunni delle scuole sulla lavagna, come bart simpson…

    il punto è proprio questo: la democrazia è stata fondamentale per farci stabilizzare in questa condizione di libertà e giustizia, creando nel contempo una scala di valori necessari perchè questa condizione si mantenga nel tempo.

    in italia tutto questo è riuscito a metà, fallendo proprio perchè la costruzione dei valori non ha avuto buon esito: noi siamo il paese in cui il professore che riprende l’alunna che usa il cellulare durante il compito in classe viene denunciato dai genitori della pulzella, siamo il paese dei parenti delle vittime, dei manifestanti contro gli inceneritori che però si indignano dell’immondizia nelle strade, degli attivisti che urlano “assassini” ai poliziotti ma si schifano quando nessuno gli cerca l’auto rubata sotto casa…

    siamo tra l’altro uno dei pochi paesi europei in cui le banche hanno i metaldetector all’ingresso…

    Allora credo sia importante che noi si lotti per fare trentuno visto che qualcuno ha dato la vita per farci avere trenta.

    sono d’accordo, come spesso accade, con te…

    ma non credo che questo sia più possibile mantenendo il sistema rappresentativo democratico indiretto in italia.

    perchè tale assetto istituzionale funzioni è necessario che la base popolare sia omogenea e soprattutto consapevole, che abbia idea della propria identità, e che abbia appunto dei valori.

    i rappresentanti di ignoranti maleducati senza memoria della propria storia, cosa vuoi mai che siano se non ignoranti maleducati senza memoria della propria storia a loro volta?

    la democrazia in italia è minata da quella vecchia barzelletta, “ma come mai i generali sono così? perchè li scelgono tra i colonnelli…”

    d’altra parte, pur non permettendomi di metterti in bocca parole non tue, mi sembra che in una qualche maniera tu la pensi come me:

    es.1

    Il dibattito politico tende ad accendere gli animi e, come si può vedere sui newsgroup di politica, a volte la gente tende a comportarsi in modo improprio.

    …credi che in un ambiente di gente “democratica”, con una cultura democratica, necessaria al funzionamento di un sistema democratico, questo succederebbe? gli italiani non sono ferrati in autori francesi, eppure hanno avuto 300 anni per studiarsi la lezione…

    es.2

    Conosco ad esempio molti insegnanti che avrebbero potuto dire la loro se fossero stati interpellati prima che la Riforma Moratti venisse messa in opera. Gente con anni di esperienza e capace di dare suggerimenti validi.

    …e questa si chiama “meritocrazia”, che per nostra sfortuna non ha nulla a che vedere con la democrazia…

  9. ricknf ha detto:

    scusa, non ero poi arrivato al punto: con tutta la pappardella di prima intendevo dimostrare che la tua ottima proposta non ha alcuna possibilità di avere seguito in italia, e ne ha scarse in qualunque altro paese ad oggi, 16 agosto 2005 a.d.

  10. Nonostantetutto ha detto:

    La politica, c’insegnò il cinema di Francesco Rosi, è una fatto di numeri non d’ideologie.

    Ho paura che la tua proposta sia da considerarsi velleitaria. In parte dispersiva. sicuramente suggestiva ma decisamente utopistica.

    Poi se credi ancora nei ruoli e nei processi e non nelle persone, soprattutto in politica, allora, secondo me, sei veramente un essere assolutamente ignaro di dove sia andato a finire il paese … e non solo dal punto di vista politico.

    Non riescono a dicutere in un parlamento, dove sarebbero anche pagati profumatamente per farlo … figuriamoci su un blog …

    E poi fammi un esempio in Italia di qualcosa che funzioni con ruoli e processi …

    Un saluto.

    Rob.

  11. ricknf ha detto:

    …l’auto rubata sotto casa…

    UH! …siamo anche il paese in cui gli assassini uccidono nelle piazze e nessuno riesce a vederli, e poi tutti questi ciechi (anzi, non-vedenti, e stavolta è davvero così…) vanno pure a votare: ma non hanno difficoltà a vedere il giusto simbolino da crocettare..?

    E poi fammi un esempio in Italia di qualcosa che funzioni con ruoli e processi …

    la prostituzione!

    va benone, e fa fatturato…

    va bene, scusate, la pianto…

    :)))

  12. Dario de Judicibus ha detto:

    … ma non credo che questo sia più possibile mantenendo il sistema rappresentativo democratico indiretto in italia.

    Condivido in pieno quanto dici. In effetti non è tanto un problema di democrazia quanto di come la si realizza.

    Ad esempio, a me piace molto il sistema francese dove il popolo elegge direttamente sia il presidente della repubblica, che è anche capo del governo, sia il parlamento. Non solo questo dà maggiore potere al popolo, ma può portare a situazioni molto interessanti, come quella in cui il parlamento va a uno schieramento, il governo all’altro. Maggiore equilibrio vuol dire minore rischio di abuso del potere.

  13. Dario de Judicibus ha detto:

    Poi se credi ancora nei ruoli e nei processi e non nelle persone, soprattutto in politica, allora, secondo me, sei veramente un essere assolutamente ignaro di dove sia andato a finire il paese … e non solo dal punto di vista politico.

    Non è che io creda, semplicemente mi dò il diritto di non accettare.

    Vedi, una cosa è essere realista, non ingenuo, un’altra è essere passivo e accettare supinamente ciò che è. Io posso anche darti ragione su ciò che è oggi la politica in Italia, ma non accetto che questo mi faccia rinunciare a perseguire gli obiettivi che ritengo validi.

    Tu dici che la mia proposta è pura utopia. Va bene, è possibile. Ma quanti la pensano come me? E se questi quanti, invece di fare il discorso che fai tu, dicessero: proviamoci?

    Il vero problema non sono i nostri politici: siamo noi.

  14. Nonostantetutto ha detto:

    No guarda casomai sei tu, il vero problema, non noi, parla al singolare please.

    Il tuo disegno non è praticamente attuabile perché propone un istituto di democrazia diretta per una questione che non è possibile delegare a milioni di persone.

    Non esiste al mondo una nazione democratica che lasci decidere il popolo, sul programma di governo, sugli ndirizzi politici e nemmeno sulle costituzioni.

    E non è un caso, è una scelta precisa ed irrinunciabile.

    Tu vuoi cambiare le cose?

    Scrivendo o peggio farneticando proposte assurde su un blog?

    Ma dai !!!

    Se le vuoi cambiare veramente, esci in strada, prendi una tessera di un partito e fai il politico.

    Impegnati, ma veramente.

    Io da giovane l’ho fatto il PCI.

    Ho conosciuto Berlinguer che veniva spesso a quelle che erano chiamate basi.

    Io l’ho fatta la politica non l’ho teorizzata.

    E ti assicuro che una cosa del genere è un bene che non venga attuata.

    Perché più che consensi genererebbe conflitti.

    Soprattutto oggi, con i movimenti secessionisti messi in atto dalla Lega.

    Apri gli occhi, scendi sulla terra e combatti le battaglie con le arimi giuste, non è detto che la gente non ti voti.

    Un saluto.

    Rob.

  15. Dario de Judicibus ha detto:

    Il tuo disegno non è praticamente attuabile perché propone un istituto di democrazia diretta per una questione che non è possibile delegare a milioni di persone.

    Ma hai letto con attenzione la proposta? C’è forse scritto da qualche parte che è previsto una sorta di voto per scegliere le varie iniziative del programma? Si parla di milioni di persone o di consultazione popolare?

    Non è niente di tutto questo. Quello che ho proposto è un sistema di Knowledge Management (gestione della conoscenza) come esiste nelle grandi imprese o in certi ambiti governativi negli USA e in altri Paesi. L’obiettivo è focalizzare competenze specifiche su specifici problemi. Un po’ quello che succede in un newsgroup tecnico come it.hobby.fai-da-te, con la differenza che esiste un coordinatore e che la discussione è monitorata per estrarre i suggerimenti e le critiche valide, in modo che permettano la modifica della proposta originale.

    Tutto ciò non ha nulla a che fare con democrazia, maggioranza e simili. Si tratta solo di sfruttare il fatto che in un Paese come il nostro di gente competente che ha la conoscenza e l’esperienza per analizzare e a volte risolvere i vari problemi ce n’è tanta. Tutta questa conoscenza può migliorare sensibilmente un programma elettorale portandolo a essere, da un mucchio di chiacchiere e slogan a uso e consumo della specifica elezione, a un vero e proprio studio di fattibilità di iniziative atte a migliorare il nostro Paese.

  16. Dario de Judicibus ha detto:

    Se le vuoi cambiare veramente, esci in strada, prendi una tessera di un partito e fai il politico.

    Come no. E dopo che ti sei prostituito e hai fatto il portaborse a qualche idiota che non capisce un accidente ma che ha gli appoggi giusti, ti inchinerai davanti alle esigenze del partito accettando supinamente di sostenere quelle iniziative che in quel momento fanno più comodo anche se sai che sono tutte fesserie e che non risolveranno niente.

    È questo modo di pensare che ha portato il nostro Paese allo sfascio. In Italia di politici così ce ne sono già tanti. Uno in più o in meno non fa alcuna differenza.

  17. Dario de Judicibus ha detto:

    Apri gli occhi, scendi sulla terra e combatti le battaglie con le arimi giuste, non è detto che la gente non ti voti.

    Primo, io sono anni che faccio politica. La faccio da indipendente perché non c’è nessun partito che corrisponda alla mia visione liberale della società, e comunque ogni partito pretende che la propria coscienza venga DOPO le esigenze del partito stesso.

    Secondo, quello che io sto teorizzando, come dici tu, è il fatto che i cittadini non devono occuparsi di politica solo a ridosso delle elezioni, ovvero pensare di aver esaurito il loro compito mettendo una crocetta su una scheda.

    ricknf diceva giustamente che è arrivato il momento di andare oltre la democrazia così come si è realizzata e consolidata nei Paesi più civilizzati. Per quanto mi riguarda questo andare oltre passa per la consapevolezza che un cittadino deve fare politica ogni giorno. La fa quando segnala le inefficienze della pubblica amministrazione, o quando sostiene un’iniziativa sociale che trova valida, la fa con il volontariato, la fa, soprattutto, facendo, più che manifestando. O meglio, manifestare va anche bene, ma da solo non basta. Bisogna fare, agire, impegnarsi attivamente e proattivamente.

    E non è prendendo la tessera di un partito che lo si fa.

    Tu dici che sono ingenuo. Beh, io penso che siano ingenui tutti quelli che credono veramente che i vari partiti italiani vogliano fare gli interessi di questo Paese. I partiti sono solo organizzazioni autopoietiche, ovvero che vivono per se stesse, pensano solo ed esclusivamente alla propria esistenza e a tal scopo giustificano qualsiasi cosa. Basta vedere cosa è successo con la questione delle firme false…

  18. ricknf ha detto:

    CLAP CLAP CLAP!!!

    impeccabile….

  19. utente anonimo ha detto:

    Caro Dario sono d’accordissimo su tutto quello che hai scritto.

    Come è possibile concretizzare la tua proposta?

    In che maniera ognuno di noi può darsi da fare realmente per farla diventare realtà?

    Come possiamo pubblicizzarla?

    Come è possibile in mezzo a così tanti giornalisti di parte far passare una notizia così “apartitica” come la tua?

    Sai bene che i politici non investono il loro tempo (né tanto meno il loro denaro) in iniziative che non hanno un immediato riscontro di voti…

    Zingaro

  20. Dario de Judicibus ha detto:

    Possiamo usare il TAM TAM di internet. Si tratta solo di creare il giusto livello di rumore su questa idea, magari attraverso i propri canali, amici, conoscenti. Se si fa sempre riferimento all’articolo originale si creerà un punto di riferimento per studiare e migliorare questa idea, in modo che cessi di essere una mia idea e diventi l’idea di tanti.

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