Miti a confronto



Il Maggiolino e la Cinquecento: due miti dell’automobile. Sebbene molto diverse nella forma e nelle caratteristiche, queste due macchine erano accumunate da una peculiarità: avevano una personalità. Entrambe erano caratterizzate da una forma assolutamente originale, entrambe erano state pensate per avere la più estesa diffusione possibile, erano auto veramente popolari e la gente ricambiò immediatamente questa visione decretandone il successo.


Vecchio Maggiolino

Vecchia Cinquecento

Ma i tempi cambiano e così i gusti degli automobilisti. Nuove tecnologie fanno diventare di serie quelli che una volta erano optional, popolari caratteristiche una volta considerate un lusso per pochi. Non solo: la concorrenza si fa sempre più agguerrita e sul mercato dell’automobile sbarcano i giapponesi. Così anche la Volkswagen e la Fiat decidono di rinnovare i vecchi modelli e nascono così il nuovo Maggiolino e la nuova Cinquecento.

Ma qui le scelte divergono. Mentre i tedeschi riescono a rinnovare il Maggiolino alineandolo alle esigenze e ai gusti moderni mantenendo tuttavia una sorta di continuità con il passato, la Fiat non riesce a trovare niente di meglio che lanciare sul mercato una macchinetta del tutto anonima che, con la vecchia Cinquecento non ha proprio nulla a che spartire. E meno male che dovremmo essere noi italiani a essere rinomati per fantasia e senso estetico. E invece la scelta giusta la fanno proprio i tedeschi, spesso tacciati di scarsa fantasia ed eccessiva concretezza.


Nuovo Maggiolino

Nuova Cinquecento

Così, non solo la Fiat perde un mito, associando un marchio di prestigio come quello della Cinquecento a una scatoletta che è una brutta copia delle tanto contestate — allora — giapponesi, ma perde l’occasione di creare una vera e propria Smart ante litteram. Già, perché se la Fiat avesse immesso sul mercato un’utilitaria moderna, economica, di dimensioni e consumi contenuti ma con una dotazione di serie di tutto rispetto sul piano tecnologico e una disponibilità di colori e interni ad ampio spettro, avrebbe saturato il mercato che è oggi della Smart con almeno cinque anni di anticipo. Forse la Smart non sarebbe neppure comparsa sul mercato, in quelle condizioni.


Cinquecento 2006?

Chissà se i dirigenti della Fiat hanno imparato la lezione. Forse sì, dato che per il 2006 si parla già di una nuova utilitaria più allineata alla mitica automobile uscita nel 1957. A dir la verità, al Salone di Ginevra del 2004 è stata presentata con il nome Trepiùno, ma la forma è sostanzialmente quella. Speriamo, comunque, che sia solo un nome temporaneo. Già, perché sarebbe veramente una beffa se la Fiat, seppure in pesante ritardo, avesse capito quanto è importante mantenere una certa continuità nell’evoluzione di un prodotto di successo e poi, stupidamente, perdesse questa continuità proprio nel nome stesso del prodotto. Vorrebbe dire non aver capito nulla.

Ma forse è comunque troppo tardi. La Smart ha già saturato il mercato delle miniauto di fascia alta, le giapponesi e soprattutto le coreane sono ben salde in quello di fascia media e presto arriveranno le cinesi a saturare anche quello di fascia bassa. Ci sarà posto per la Trepiùno? Speriamo. La casa automobilistica italiana ha annunciato che presto immetterà sul mercato venti nuovi modelli. La cosa mi lascia perplesso. Forse sarebbe stato meglio lanciarne solo cinque ma pensati per avere successo. Ma forse pretendo troppo da una classe dirigente che negli ultimi anni non ha certo dimostrato capacità di innovazione e competitività.

Commenti (10) a «Miti a confronto»

  1. utente anonimo ha detto:

    Vi sono coloro(in ogni campo) che vivono sugli allori di idee…. già sviluppate e non più originali (forse per non assumersi rischi)cercando di raccattare le briciole dei successi altrui…con imitazioni, spesso tardive e di cattivo gusto e qualcuno che ha, coltiva e sviluppa idee nuove.(nonostante vincoli di ogni tipo e,in particolare di ordine burocratico ed economico).Temo però che anche il pubblico,ormai troppo condizionato dalla mediocrità, non sappia,forse, più di tanto apprezzarle e un abbassamento generale di “visione estetica e artistica” favorisca questa seconda ipotesi. Forse ormai manca anche una visione “popolare” perchè nell’egocentrismo economico e morale conseguente ad una società avanzata e tecnologica la prima cosa che si rischia di perdere è il concetto di personalità, confuso spesso con quello “persona”.sinceri complimenti per il blog. Arturo

  2. Aribandus ha detto:

    Personalità, esatto, sagge parole.

    Mi chiedo da sempre cosa ci voglia alla Fiat per cambiare mentalità.

    C’è una cosa però che non mi piace della maggiorparte delle auto d’oggi, e cioè che in nome dell’aereodinamica più che del design, sono tutte simili e con linee arrotondate piuttosto che marcate. Sono quindi prive di quel particolare che, come in un volto umano, le rende uniche e in grado di creare un forte legame, anche emotivo, con chi le sceglie come proprie compagne di viaggio o, se vogliamo, come proprie amanti.

  3. utente anonimo ha detto:

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  4. utente anonimo ha detto:

    molto interessante e ben scritto!

    ciao!

  5. utente anonimo ha detto:

    Aggiungo solo una nota: forse più che il New Beetle ci sarebbe stata meglio la nuova Mini come paragone. Non solo perché è stato un successo commerciale – a differenza del Maggiolino-Maggiolone che ha fatto un po’ un mezzo flop – ma anche perché le dimensioni del veicolo e la funzione erano maggiormente paragonabili…

  6. utente anonimo ha detto:

    guarda che non mi trovi d’accordo nel giudizio dell’attuale fiat.

    Per me ha fatto passi da gigante con Montezemolo.E l’idea di 20 nuovi modelli (che poi sono distribuiti in vari anni e alcuni sono solo restyling) per me è sinonimo di ricchezza di idee,fantasia:italianità.Fiat ha sbagliato in passato e ha rischiato pesantemente…credo che il peggio sia passato e si stia rinnovando ottimamente.Per me l’ideale sarebbe il lancio di un auto pulita ecologicamente…ma credo che per queste ci faranno aspettare ancora tanto,forse troppo tempo….

  7. Dario de Judicibus ha detto:

    Anonimo del commento #7, puoi per favore firmare il commento, anche con uno pseudonimo, in modo da gestire i riferimenti incrociati? È l’unica regola del mio blog. Grazie.

    Allora, tu dici che la FIAT ha fatto passi da gigante con Montezemolo. Consideriamo alcuni fatti: iniziamo a parlare di competitività.

    Quante macchine Fiat vengono vendute all’estero? E non certo perché in Francia, Germania o Inghilterra, tanto per scegliere tre Paesi a caso, lo spirito nazionalistico faccia acquistare solo marche locali, tanto più che oggigiorno la proprietà di un’azienda passa da un gruppo a un altro con estrema facilità. Basti pensare alla Roll Royce. Di Renault, Peugeot e Citroen se ne vedono moltissime in Germania, così come in Francia abbondano le Audi e le Volkswagen. Il punto è che le automobili Fiat non sono competitive. Per troppi anni la Fiat ha giocato solo sul mercato italiano senza rendersi conto che un’azienda moderna deve saper competere a livello internazionale.

    Secondo punto: le soluzioni tecniche. Ci sono case, come la Renault, che hanno un dipartimento di Ricerca e Sviluppo semplicemente fantascientifico. Non solo creano in continuazione nuove soluzioni, ma le portano rapidamente sul mercato e con prezzi competitivi. La Fiat potrebbe sfruttare meglio l’esperienza Ferrari. Perché ad esempio non punta seriamente sul cambio automatico e sul cambio al volante? Eppure solo pochissimi modelli lo prevedono e comunque non di serie.

    Terzo punto: il design. Anche qui arriviamo continuamente in ritardo. Guarda la nuova Punto. Che ha di speciale? Solo un po’ di restyling. Non c’è il coraggio di rischiare nuove forme, di aggiungere caratteristiche che altri non hanno. Non è stata la Fiat a introdurre i tetti panoramici o l’accensione crepuscolare dei fari, la radio MP3 integrata o la ricomponibilità dei sedili. Tutte idee venute da fuori. Poi magari, dopo un paio d’anni, le ritrovi anche su una Fiat, ma intanto non è lei che guida il mercato: lei insegue.

    Perché non introdurre Internet su tutti i modelli offrendo un servizio a bassissimo prezzo di navigazione e ricerca di informazioni che sia competitivo rispetto ai costosissimi navigatori attuali? Oggi un computer integrato nell’auto per fare da GPS, da servizio informazioni, da telefono e radio insieme costa pochissimo alla produzione.

    Il fatto è che la fIat si crede al centro del mondo e non accetta né suggerimenti né confronti. E il caro Montezemolo sa solo lamentarsi perché lo Stato non gli abbassa le tasse o gli aumenta i finanziamenti. È dovuto andare fino a Londra per ottenere nuovi crediti, perché in Italia non glieli dà più nessuno.

  8. ricknf ha detto:

    invece sono d’accordissimo sul giudizio dell’attuale fiat.

    la fiat non manca di nuovi modelli.

    manca di innovazione e sopratutto di qualità.

    è inutile che mi tirino fuori venti modelli, tutti diversi nella forma e tutti uguali nella sostanza, che mi tirino fuori una nuova macchina all’anno ogni anno con un tastino in più all’interno di una plancia in plastica da imballaggi, che mi facciano prima il muso tondeggiante, poi spigoloso, poi ritondeggiante, poi rispigoloso…

    io ho avuto una uno ed una bravo.

    nella uno, mi esplose una candela, dissi “succede”, andai a prendere il sacchetto con gli attrezzi per cambiarla e la chiave candela che c’era non andava bene per il motore della mia uno; si ruppe, in tre anni, la marmitta, il motorino dell’alzavetro, spie varie…

    la bravo sono riuscito ad usarla per 15 mila km. dopo cominciò ad accusare problemi alla distribuzione irrisolti fino ai 75 mila, quando esasperato dalle visite al meccanico bimestrali, la vendetti. nel mezzo: vari interventiin garanzia, finchè c’era, il giorno dopo la scadenza, più nulla; ispezione di un tecnico da torino, cambio di sonde, di marmitta, di pompa… la soluzione migliore la trovò un meccanico ferrari, che mi mise una clip da penna in metallo sopra un sensore di pressione del collettore che si sporcava invariabilmente d’olio a causa di una guarnizione del motore che perdeva: vai a sapere quale, si fa prima a cambiare motore…

    in più spie a caso, airbag a caso, tergicristallo posteriore non funzionante, ecc…

    ora ho una toyota corolla: la linea è anonima, ma non brutta, in 60 mila km ho messo il gasolio e guardato il livello dell’olio un paio di volte. unico problema avuto, mi si è scrostata la cromatura del pomello del cambio, sostituito in garanzia, che per altro è di 5 anni e non due obbligati… prezzo ragionevole, tagliandi a prezzo bloccato…

    di certo non ha le linee tese della stilo, non è cattiva come la 147, non ha il pulsantino “city” per rendere il servoterzo più leggero, non è “seven speed” come la punto di qualche anno fa…

    acidenti sono disperato, come farò senza il “city”…??

    ecco, la fiat finchè non capirà questo paragrafo non riuscirà a sopravvivere…

  9. Aribandus ha detto:

    Per non parlare di un difetto della vecchia Uno, di cui non ho mai sentito parlare, ma che ho spesso notato e che ho pagato con un incidente praticamente mortale: la vecchia Uno aveva, e ha negli stessi modelli ancora in circolazione, un difetto alla centralina che controlla stop e segnalatori di direzione. Spesso, se si vuole svoltare e si mette la freccia, se contemporaneamente si preme anche il pedale del freno la freccia smette di lampeggiare e lo stop, e la freccia stessa, si abbassano di intensità (almeno del 50%).

    Sono sicuro che negli anni ci sono stati molti morti per questo motivo, perché chi sta dietro non solo non si accorge che la macchina davanti sta frenando, ma neppure che sta svoltando.

    Per questo motivo, a me è successo di prenderne una in pieno, in moto, a quasi 100 Km/h. Inutile spiegare, nella sfortuna, le 1000 fortune che ho avuto per rimanere vivo.

    Dopodiché, in altre Uno ho notato spesso questo difetto, di cui il guidatore non si accorge, perché anche se facesse il controllo, prima degli stop e poi degli indicatori di direzione, tutto funzionerebbe alla perfezione. A meno che non siano attivi contemporaneamente.

    E’ un difetto talmente diffuso tutt’oggi, in quest’auto, che non immagino cosa ha potuto significare nel passato in termini di vite umane, quado era l’utilitaria forse più diffusa in Italia.

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