Colpo grosso della Adobe



Dopo la recente acquisizione da parte di Corel della Jasc, l’azienda produttrice del famoso programma Paint Shop Pro, ora è la volta di Adobe a mettere a segno un colpo di indubbio effetto: l’acquisizione di Macromedia, un azienda che ha nel suo portafoglio prodotti come Flash e Dreamweaver. Il tutto per la modica cifra di 3,4 miliardi di dollari.

Purtroppo il mercato globale dell’informatica è un mercato che vede del tutto assenti le aziende italiane, le quali si accontentano di vivacchiare sulle commesse di qualche grossa azienda o più spesso di qualche ministero o ente pubblico producendo prodotti di nicchia generalmente nell’ambito della contabilità o della gestione della filiera produttiva. Tutto il resto è d’importazione.

Quel filone è ormai perso, così come molti altri quali quello dell’energia e quello farmaceutico. Si potrebbe pensare che si sia imparato qualcosa, e invece no. Infatti, mentre continuiamo a gloriarci del nostro Made in Italy e dell’ingegno italiano, soprattutto per quello che riguarda l’abbigliamento, che tuttavia va fa fatica a mantenere il passo con la produzione dei Paesi emergenti, e l’agroalimentare, che comunque rappresenta un mercato poco significativo nel mondo, ci stiamo lasciando sfuggire i settori industriali del futuro, soprattutto quello delle biotecnologie, delle nanotecnologie e dei materiali avanzati. Il tutto per ignoranza, incompetenza, analfabetismo scientifico e culturale.

D’altra parte, da un Paese che demonizza gli OGM ma poi si cura con i prodotti omeopatici, che altro ci si può aspettare?

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Commenti (4) a «Colpo grosso della Adobe»

  1. utente anonimo ha detto:

    Che vuoi che ti dica… sarà lo sfascio della scuola e dell’università che dura ormai da decenni 🙁

    Se a questo aggiungi un sistema bancario che ti da soldi solo se dimostri di non averne bisogno, la FIAT che ci è costata miliardi, una classe politica che confonde il pareggio di bilancio con l’economia sana…

    Beh, che ti aspettavi?

  2. absinthfreespirit ha detto:

    MADE IN ITALY DI COSA POI? oramai non abbiamo più niente di made 🙁

  3. evdea ha detto:

    Nah… e’ il tiramm a campa’ tutto italiano… abbiamo buoni cervelli, infatti li esportiamo subito i cervelli, il problema fondamentale e’ la totale assenza di una classe dirigente realmente preparata e sveglia a tener su il mercato informatico… ma in fin dei conti che ci aspettiamo dai dirigenti delle software house che per anni hanno venduto perline e pezzi di vetro a prezzi esorbitanti ad altri dirigenti che non avevano idea alcuna di cosa stavano comprando?

    Perche’ specializzarsi se riesci a vendere scarto come oro ad uno che pur di non ammettere di non sapere e dover accettare di necessitare di una formazione di base finge di conoscere e tu ne fai cio’ che vuoi? Ok ok … sto buona…

    SE esistono scandali di aziende venditrici di scatole non funzionanti con venditori becchini impettiti che vanno in giro col portatilino aziendale, impeccabili, astuti incantatori di serpenti che sanno tutto di tecniche di comunicazione e e poco e niente del linguaggio che usano per implementare?? Pero’ hanno un nome americano e il marchio figo… nessuno si interroga perche’ nel giro di pochi anni lo abbiano cambiato pero’!

    Scusa lo sfogo…

  4. Dario de Judicibus ha detto:

    Scusa lo sfogo…

    E perché…? Questo è un posto libero, finché si mantiene un certo stile, come fai tu. Qui sei la benvenuta.

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