Scripta manent… in capsa



Ho appena letto sul blog di di Loredana Lipperini un articolo di Sergio Fanucci che si lamenta, giustamente, di come la critica letteraria e la piccola e grande distribuzione privilegino principalmente le grandi case editrici e quelle, pur piccole, che sono legate a progetti politici e sociali ben definiti, generalmente di sinistra, ma non solo.

In effetti un libro di scarsa qualità pubblicato da Mondadori o da Rizzoli vende diversi ordini di grandezza di copie più che qualsiasi ottimo libro edito da qualche casa minore, a meno, appunto, che non sia una di quelle impegnate o legate a una certa intellighentia. Questa mentalità non discrimina solo tutti gli altri editori, ovvero quelli che non rientrano nelle due categorie suddette, ma anche specifici settori letterari, come ebbi modo di affermare in un altro articolo su questo stesso blog: «Letteratura di serie B».

Ma proviamo a vedere le cose dal punto di vista degli scrittori. Lo sapete qual è la prima cosa che un editore vi chiede di fare se puta caso decide di pubblicare un vostro testo? Semplice: di usare uno pseudonimo straniero, possibilmente anglosassone. Specialmente se avete scritto un romanzo. Ma in questo caso siete già fortunati, perché almeno l’intenzione di pubblicare il libro c’è. Magari solo 5.000 copie, giusto per non andar fuori con l’accuso nel caso non venda, ma c’è.

Certo, uno si potrebbe chiedere… ma il mio libro, come lo vendi se poi non gli fai uno straccio di pubblicità? Qualche tempo fa una mia lettrice ha raccomandato uno dei miei libri su un forum. Apriti cielo. Sembrava che avessi commesso io un qualche peccato capitale. E allora quelli che vanno in televisione e a un certo punto, non si sa come, spunta una copia dell’ultimo libro appena pubblicato? Che coincidenza, vero? Per non parlare dei nostri telegiornali — RAI o Mediaset non fa molta differenza — che ogni tanto annunciano l’uscita dell’ultimo libro di quel tal giornalista o quel tal altro politico. Neanche fosse una notizia da prima pagina. E alcuni scrivono con i piedi. O forse è coi piedi che pensano, non so… a volte mi viene il sospetto, specialmente quando poi aprono bocca.

Ma attenzione: fino adesso abbiamo parlato di libri pubblicati. Facciamo un passo indietro, perché prima, lo devi trovare qualcuno che te lo pubblichi, il libro. Come? Oh, è semplicissimo: mandi il testo o anche solo il piano dell’opera e qualche capitolo a tutta una serie di editori. Mandare è semplice, gli indirizzi si trovano anche in rete. Quello che è difficile è avere una risposta. Già, perché il problema è che neanche ti rispondono in molti casi. Quelli che lo fanno, a mio avviso, e che magari ti spiegano anche il perché il vostro libro non gli interessa, sono quelli più seri. Non i più famosi magari, ma sicuramente i più onesti. Mi è capitato infatti di ricevere alcune lettere di risposta che mi spiegavano, ad esempio, che in quel particolare anno la loro linea editoriale non prevedeva il tema da me affrontato o quella specifica tipologia di romanzo. Può dispiacere, ma almeno sai di parlare con gente seria. Altri, soprattutto le case editrici più note, neanche si prendono la briga di risponderti.

Andrebbe bene se fossi tu il problema, ovvero se il tuo testo facesse schifo o comunque non fosse un gran che. Il fatto è che a certe case editrici potresti mandare anche la Divina Commedia: il risultato sarebbe comunque lo stesso. Silenzio. Poi ti capita di incontrare qualcuno che conosce bene i dietro le quinte di certi editori e scopri che non è poi così difficile essere pubblicati: basta conoscere le persone giuste. A Roma soprattutto politici, ma anche uno scrittore famoso può andare bene, o magari solo un imprenditore, purché ben messo a denaro, o comunque qualcuno ammanicato nel settore. Non che questo garantisca la pubblicazione, però! Anche qui c’è presentazione e presentazione. Se vogliamo c’è tutta una gerarchia da rispettare. C’è la presentazione che ti garantisce la pubblicazione e quella che fa sì che almeno leggano il testo che hai scritto, quella che ti dà diritto a un po’ di pubblicità sui giornali e quella che ti assicura persino una bella recensione su qualche autorevole rivista se non addirittura un’intervista. Già, perché in Italia non ci sono solo le interviste a chi è famoso, ma anche le interviste per diventare famoso. Miracoli dei media!

Come so queste cose? Ho scritto alcuni libri che mi sono stati pubblicati. Ovviamente non sono diventato né ricco né famoso. Non credo siano male, non spetta a me giudicarlo, ma sicuramente sono in grado di giudicare molti altri libri che ho letto e che, pur non valendo niente, hanno venduto decine di migliaia di copie in tutta Italia. Io vado avanti a qualche migliaio l’anno, se mi va bene. Ovviamente molto dipende dal fatto che il libro in molte librerie semplicemente non c’è. Se chiedi perché i librai dicono che la colpa è del distributore il quale accusa l’editore che, ovviamente, si lamenta, come già detto, delle librerie. E tu resti lì come un fesso perché ancora non capisci che l’hai scritto a fare quel libro, magari la notte, facendo le ore piccole. In realtà lo sai perché. Perché ti piace scrivere, perché ami scrivere, perché non puoi fare a meno di scrivere. È una droga. Ammettiamolo: noi scrittori siamo tutti dei drogati.

Ho ancora molti altri libri nel cassetto, ma non avendo né santi in Paradiso né un parente famoso o nel mondo dello spettacolo, la trafila è quella sopra riportata: scrivi e scrivi, scrivi e scrivi, scrivi e aspetti… inutilmente. Sembra la canzoncina di Dory, la pesciolina smemorata del cartone animato «Alla ricerca di Nemo». E allora caro dottor Fanucci, fa bene a lamentarsi, ha sicuramente ragione, ma c’è chi sta messo peggio. Vede, non è lei in fondo alla catena alimentare e neanche i lettori: ci siamo noi, noi piccoli scrittori semisconosciuti che nei libri mettono anima e cuore per poi vedersi ignorati da un sistema nel quale qualsiasi idiota può pubblicare, purché faccia parte del giro giusto.

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Commenti (4) a «Scripta manent… in capsa»

  1. thedude73 ha detto:

    per me hai ragione, però ti diranno di non piangerti addosso… che chi è bravo emerge lo stesso e altre amenità del genere, preparati…

  2. utente anonimo ha detto:

    Beh, no, non ho intenzione di dire nulla del genere: solo ribadire che cominciano ad esserci altre strade. Una su molte: i lettori residenti vicini ai Wu Ming, da cui, per dire, è venuta la pubblicazione del romanzo di Girolamo Di Michele, presso Einaudi. Per chi fosse interessato, si trovano qui

    http://www.iquindici.org/news.php

    La Lipperini

  3. utente anonimo ha detto:

    Sempre bello questo blog, ben fatto graficamente e con contenuti interessantissimi. Mi permetto umilmente di fare due piccoli appunti:

    1) La pagina non è XHTML 1.0 valido. ci sono degli errori, che il validator potrà indicarti.

    2) L’uso dell’orologio Java rallenta un po’ il caricamento della pagina. So che, se l’hai messo, vuol dire che ti piace, però ha i suoi lati negativi.

    Ovviamente sei libero di ignorare queste cose, a casa tua fai quello che vuoi.

    MG55

  4. Dario de Judicibus ha detto:

    MG55, apprezzo sempre critiche come le tue. Per quanto riguarda l’XHTML, in realtà il mio template è conforme, ma Splinder mette alcune righe in testa alla pagina per far comparire la barra nera e purtroppo questo invalida tutta la pagina. Riguardo all’orologio in effetti mi piace. Certo, se ce ne fosse uno più leggero, magari in JavaScript… 😉 Chi lo trova me lo faccia sapere. Mi serve con la DATA!

    Grazie

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