Quel femminismo che sta con i papà



Riporto qui di seguito la traduzione di un articolo di Rachel Alexander, una collaboratrice del sito Ifeminist, il sito della femminista radicale Wendy McElroy, oggi ottantaduenne, una delle prime protagoniste del movimento femminile americano. Rachel Alexander ha lavorato per anni in un centro di assistenza legale per la violenza domestica.

L’articolo originale è stato pubblicato l’8 agosto 2002 con il titolo «Child Custody: Where Men Hit a Glass Ceiling», sottotitolo «A libertarian perspective on fathers’ rights when it comes to child custody.».

Sebbene l’articolo si rifaccia sostanzialmente a quella che è l’esperienza diretta dell’autrice negli Stati Uniti d’America e rifletta quindi le peculiarità e alcuni aspetti della cultura americana, è impressionante la sua attualità con quella che è la situazione corrente nel nostro Paese, e dimostra come esista ancora un componente del movimento femminista che si rifà ai principi originari del femminismo, ovvero quelli intesi a sviluppare nella nostra società una cultura di pari dignità, opportunità, diritti e doveri, come dimostra il fatto che sostenga pienamente la lotta di quegli uomini che rivendicano pari condizioni e trattamento all’interno dell’ambito familiare, così come le donne hanno fatto per il mondo del lavoro.

Il muro di gomma degli uomini: l’affido dei figli.
Rachel Alexander
8 agosto 2002

Per gli uomini, l’affido dei figli si è rivelato uno scontro contro un muro di gomma. «È terribile allontanare un bambino da sua madre!» Già sentito? Certo, è il messaggio con cui le femministe, nonché alcuni conservatori, hanno sempre martellato la società. Non si è mai sentito però l’equivalente: «È terribile allontanare un bambino da suo padre», perché le femministe non si battono nello stesso modo per i padri.

È invece molto probabile che, a proposito di padri, vi capiti di sentire un’altra frase di rito: «Sono tanti i padri rimasti senza un soldo.» Le femministe hanno modificato con successo leggi e atteggiamenti sociali riguardo all’affido e alla cura dei figli dei separati, ma invece di esaminare caso per caso capacità e manchevolezze dei padri, la legge assume sbrigativamente che essi siano tutti di serie B.

Donne, se proprio non avete avuto successo nella vita, leggete bene questo articolo perché qualcosa sicuramente vi riuscirà bene, e pure con l’appoggio del sistema. È tutto gratis: soldi, assistenza legale, tribunali a favore. Ancora meglio se non lavorate, o lavorate saltuariamente. Vi basta restare incinte!

Uomini, a voi posso solo dare un consiglio: se avete figli, pregate di rimanere in coppia. Triste dirlo, ma la legge è proprio a questo punto.

Quando una coppia con figli si separa, il tribunale esamina solo pochi elementi al fine di decretare l’affido, i cosiddetti interessi del bambino, in base ai quali è altamente probabile che la donna ottenga la custodia e gli alimenti. Tra questi fattori, i più importanti sono due: stabilire chi è più capace di prendersi cura del bambino e se uno dei due genitori è mai stato violento.

Bene, sembra tutto regolare, ma in realtà questi fattori sono stati scelti proprio perché svantaggiano i padri. Ci sono numerosi altri fattori, ugualmente seri, che potrebbero sfavorire le madri, o perlomeno entrambe i genitori in ugual misura, come l’abuso di droghe, ma di essi non c’è traccia negli statuti degli interessi del bambino (deve esistere una condanna per droga da scontare in prigione — che è assurdo — una madre, pur assumendo metadone quotidianamente, ha potuto sottrarre l’affidamento dei figli al padre — la corte non sapeva nulla delle sue abitudini!).

Prendersi cura del bambino non implica la capacità di provvedere finanziariamente ai bisogni del bambino. Però dovrebbe, dato che oggi ci sono almeno tante donne quanti uomini che lavorano fuori casa. Un sacco di donne separate con figli non hanno ambizioni e passano il tempo sedute in casa a guardare le soap opera, ma il raggiro legale è che per la legge questo significa prendersi cura dei figli, mentre andare a lavorare no. E dato che la maggior parte degli uomini lavora a tempo pieno, essi perdono.

L’altro raggiro legale che determina padri perdenti garantiti è la violenza domestica. Le donne si sono abituate a chiamare la polizia ogni volta che mariti e fidanzati perdono le staffe, facendo uso e abuso di un servizio a spese dei contribuenti con tasso di crescita allarmante. Murray A. Straus, sociologo e condirettore del Family Research Laboratory all’Università del New Hampshire, riferisce che in almeno 30 ricerche sulla violenza domestica, alcune delle quali condotte da egli stesso, le donne risultano colpevoli tanto quanto gli uomini, eppure queste informazioni non sono rese pubbliche e vengono minimizzate sia dalla polizia che dalla magistratura.

Le donne abusano anche delle ordinanze di allontanamento. Un recente articolo su Human Events riferiva di uno studio governativo secondo il quale meno della metà delle ordinanze di allontanamento conteneva una presunta violenza fisica. Invece di trovare una soluzione allo scontro, o lasciare il loro uomo, le donne preferiscono le scappatoie, costringendo i contribuenti a pagare per le loro chiacchiere ogni volta che trovano un poliziotto o un magistrato disponibile. Naturalmente, in molti casi è la donna ad aver causato lo scontro fisico, ma tutto questo non viene riportato sui registri dibattimentali. Gli uomini vittime di violenza domestica sono derisi.


«È TERRIBILE ANCHE ALLONTANARE UN BAMBINO DA SUO PADRE»

Un giovane padre che ha tentato di ottenere gratuitamente l’assistenza legale da un centro per la violenza domestica è stato mandato via suscitando ilarità. Contro un altro giovane padre, che era stato picchiato dalla ex fidanzata, è stata usata l’argomentazione della violenza domestica per giustificare l’allontanamento da suo figlio. Per le madri è facile ottenere assistenza legale gratuita in una causa di affidamento.

Volantini che pubblicizzano servizi legali per le donne si possono trovare dappertutto, nei bagni per signore, negli studi medici, negli edifici pubblici. I centri di assistenza legale aiutano tante donne nelle cause di divorzio e di affidamento, al punto che di recente hanno dovuto limitare la rappresentanza nei casi di affidamento ai casi con presunto abuso.

Molte facoltà di legge mettono a disposizione delle donne centri per la violenza domestica, che offrono assistenza legale per i divorzi, gli affidamenti e le ordinanze di allontanamento. Raramente si verifica se sussistono i requisiti di reddito; una donna può dichiarare di non guadagnare abbastanza, e ottenere assistenza legale sulla parola (come alla Pianificazione Familiare).

Le leggi a tutela dei figli non si utilizzano soltanto per provvedere ai costi per farli crescere, ma anche per garantire alla madre un tenore di vita uguale a quello che avrebbe se vivesse ancora col padre del bambino! L’assurdità della situazione è evidente da questo esempio: una donna tradisce il marito e chiede una separazione consensuale, ottiene l’affidamento dei figli e i benefici dello stipendio del marito, aumenti compresi, fino a quando il figlio non compirà 18 anni, quindi tutti i benefici economici come se fosse ancora sposata: potrebbe persino pretendere il mantenimento (ma questo è un argomento per un altro articolo), e lo perderebbe solo se dovesse risposarsi!

Perché una ex moglie dovrebbe avere la garanzia dello stesso tenore di vita di suo marito a distanza di anni dal divorzio? In assenza di problemi di salute, perché non considerare il genitore con il migliore tenore di vita il più idoneo a prendersi cura del bambino? In questo modo non si costringerebbe uno dei genitori a pagare anche per l’ex coniuge.

Normalmente però le leggi non considerano la responsabilità finanziaria del genitore tra gli interessi del bambino. Le agenzie governative considerano la tutela dei minori uno dei loro compiti più importanti, e il dovere di impegnarsi nella causa è propagandato come altamente morale con metodi quasi nazistoidi.

Ma che cosa vuol dire esattamente tutelare il bambino? Secondo gli incartamenti degli affidi significa premiare con un bel po’ di soldi il genitore che ottiene la custodia; qualcuno crede davvero che ci sia bisogno di 800 dollari al mese per tirar su un bambino? Nella maggior parte dei casi la madre ottiene la custodia e guadagna molto meno del padre. In base alle linee guida della tutela del minore, se la madre guadagna 20.000 dollari all’anno e il padre 40.000, e hanno un figlio, il padre dovrebbe pagare 535 dollari al mese per gli alimenti del figlio (la formula addiziona i redditi dei due coniugi, stabilisce una cifra casuale di mantenimento che riassume la loro idea di quanto costa mantenere il bambino — nel nostro caso 800 dollari — infine fa pagare al genitore non affidatario in percentuale pari alla sua quota di stipendio — nell’esempio 66%).

Qualcuno crede davvero che le madri che si rivolgono ai tribunali per ottenere gli alimenti sono il tipo di madre che spende 535 dollari al mese per un figlio e in più altri 265 dollari al mese dei propri (specialmente se ha più di 5 anni e va a scuola)? Nessuno controlla queste cifre, ed è molto difficile che un tribunale richieda un qualche tipo di contabilità alle madri. Una di queste signore, madre di un bambino di 6 anni, ha dichiarato di risparmiare per un impianto al seno.

C’è da aggiungere che il pagamento degli alimenti per il bambino scoraggia ambizioni e responsabilità personali. Non invoglia il genitore affidatario a lavorare di più e a progredire, perché un aumento salariale ridurrebbe i pagamenti dell’altro genitore. È come l’assistenza statale — più lavori, meno ne hai diritto. E la penalità è doppia, perché nemmeno il genitore non affidatario è motivato a lavorare di più. Più guadagni, più devi dare all’altro genitore.

Vogliamo davvero beneficiare le madri separate, in pratica regalare soldi a donne che fanno sesso, invece di lasciarle soffrire per le conseguenze? Tutti sanno che fare sesso senza impegno porta a sfasciare le famiglie e a causare traumi emotivi, specialmente se ci sono bambini. Tutti sanno che facendo sesso si resta incinte. In qualche modo, la tutela dei minori è semplicemente una forma impropria di prostituzione — le donne sono incoraggiate a fare sesso e a ricevere soldi da qualsiasi uomo che riesca a metterle incinte.

Dopo, l’uomo non ha più contatti con la donna se non per pagare gli alimenti al bambino, o per le visite limitate che riesce a procurarsi. Invece di insegnare alle donne a evitare il sesso facile, la nostra società incoraggia il sesso attraverso la distribuzione gratuita e l’educazione all’uso dei preservativi, nonché con l’accesso alla Pianificazione Familiare a spese dei contribuenti. Le donne finiscono per capire che possono fare del sesso facile senza conseguenze, perché avranno sempre a disposizione come rete di salvataggio il portafoglio di un uomo, grazie alla lunga mano dell’autorità morale di un’agenzia governativa a tutela dei minori.

Che cosa sono esattamente i padri rimasti senza un soldo? Molti padri spiantati sono semplicemente uomini che attraversano difficoltà finanziarie, o perché hanno perso il posto o semplicemente perché non riescono a pagare 800 dollari al mese di alimenti al figlio. Certamente esistono uomini che rigettano ogni responsabilità verso i figli, ma questo non significa che tutti i padri debbano essere trattati da criminali, sorvegliati dagli Sceriffi e portati in galera.

Perché i padri sono ritenuti responsabili e le madri no? Il disinteresse dei conservatori per il diritto di famiglia può essere una delle cause di questi pregiudizi contro i padri. I conservatori hanno sempre evitato di entrare nel merito del diritto di famiglia a causa della loro forte avversione al divorzio e anche perché nel loro tradizionale modo di vedere le madri sanno allevare i figli meglio dei padri. Conseguentemente, le femministe di sinistra hanno trovato qui campo libero.

È interessante notare la tipologia di femminismo che si è imposto in questo campo, non la versione che incoraggia gli uomini a essere più sensibili, bensì quella che include prostituzione e promiscuità sessuale rampante fra le componenti dell’uguaglianza. Non c’è dubbio che gli sforzi delle femministe su questo tema siano stati guidati sia dalla convinzione che le madri sanno allevare i bambini meglio dei padri, sia dal risentimento per gli uomini che usano le donne per fare sesso e poi le abbandonano. Ma condannare indiscriminatamente tutti gli uomini non tiene conto di alcune cose.

In primo luogo, quegli uomini si risposano e si rifanno una vita. E anche lo stipendio della nuova moglie finisce nel conteggio dei redditi per gli alimenti! Così la punizione del padre finisce per diventare la punizione di un’altra donna completamente innocente. In secondo luogo, si crea risentimento e ulteriore lotta tra i genitori, perché quello dei due che deve pagare cercherà di cambiare la situazione per stizza contro l’altro. I tribunali del diritto di famiglia ne sono intasati

Qual è la soluzione, allora? Per cominciare, che ne direste di smetterla con gli alimenti al bambino tra genitori che reclamano entrambi l’affidamento? Se qualcuno davvero desidera i suoi figli, troverà anche il modo di sbarcare il lunario: tirar su un bambino non costa così tanto come si sente dai lamenti della gente.

Il messaggio è semplice: «Se non potete permettervi un figlio, astenetevi dal fare sesso!» Per l’affidamento di estranei, le famiglie ricevono circa 300 dollari al mese per bambino: non è una gran cifra, ma nessuno si lamenta di non ricevere 800 dollari al mese. Perché non affidare i figli al genitore finanziariamente più solido, o in ultima analisi abolire gli alimenti? In questo modo nessun genitore sarà costretto a mantenere l’altro.

Inoltre, si diffonderebbe tra i genitori il messaggio di essere ambiziosi, di favorire i propri figli appoggiandosi all’etica del lavoro, e non quello attuale di impigrirsi e guadagnare meno. Se la madre lavora di giorno e il padre di sera, allora il padre si occupi dei figli di giorno, senza mandarli all’asilo. Ci sono soluzioni senz’altro più praticabili di quella di affidare i figli alla madre solo perché se ne sta a casa a non fare niente, usando il padre come pozzo di soldi.

Come il caso di una madre che passava i suoi giorni di vacanza a casa seduta a fare la bella vita, eppure portava ugualmente il bambino all’asilo, con i soldi del padre! Per concludere, i tribunali dovrebbero esaminare con maggiore attenzione la violenza domestica, visto che è determinante nell’affidamento dei figli e le donne ne hanno abusato. Una violenza domestica può nascondere molto di più di quanto risulti dai rapporti della polizia o dalle udienze. Per esempio, la madre avrebbe potuto essere sotto l’effetto di droghe nel momento in cui si è rivolta alla polizia, come ogni giorno, eppure queste cose non si prendono in considerazione tra gli interessi del bambino, se non quando esiste una condanna per droga da scontare. Il tribunale dovrebbe esaminare anche se la madre allaccia abitualmente relazioni con uomini violenti, che può causare instabilità nella crescita del bambino.

Davvero è meglio che il figlio viva con una madre che salta da una relazione violenta e momentanea all’altra, invece di vivere col padre, la cui unica esperienza di violenza domestica è la dubbia ordinanza di allontanamento inflittagli per colpa della madre quando ancora erano insieme? Sfortunatamente, la legge non considera queste circostanze quando esamina gli interessi del bambino. A meno che non abbia un avvocato capace di dimostrare con prove alla mano l’esistenza di queste circostanze, e persuadere il giudice a tenerne conto anche se la legge non le menziona, un padre è semplicemente in balia della sorte. Ha raggiunto il muro di gomma.

Nota: l’autrice di questo articolo ha operato in un centro di assistenza legale per la violenza domestica e ha studiato quest’area in una facoltà di legge.

Commenti (5) a «Quel femminismo che sta con i papà»

  1. utente anonimo ha detto:

    Ma quante idiozie senza senso e senza un bricciolo di verità! Io sono una donna, madre separata, e ho vissuto l’inferno, insieme ai miei figli!…Non ho voglia di descrivere tutto ciò che mi è stato fatto dai giudici, avvocati, carabinieri…Oggi, ho 53 anni, e dopo avermi rovinata la salute con dei lavoro pesanti – ero costretta, per mantenere i figli, per i quali il padre benestante non sborsò mai una lira – oggi sto pensando al suicidio. Non ho mezzi, per sopravvivere, i figli sono maggiorenni e il padre? E’ presidebnte di una delle assocciazioni dei Padri separati…quali mettono in giro delle idiozie come questa appena letta!

    Vi saluto, bugiardi senza vergogna!

    Hana

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Hana, posso capire che la tua esperienza personale ti ponga in modo pregiudizievole nei confronti di questa situazione, ma per ogni caso come il tuo io ti posso portare un caso analogo in cui TU STESSA non avresti problema ad ammettere che a vivere un inferno è il padre e a essere la carnefice la madre. Quello riportato nell’articolo è l’esperienza di chi di casi così ne ha visti a migliaia. Le associazioni di genitori (tra noi ci sono padri e madri) ne hanno viste a decine di migliaia. Sono tante le donne che lottano con noi. Il fatto è che casi come il tuo o il mio NON dovrebbero accadere. La legge che abbiamo proposto avrebbe impedito a giudici ed avvocati di farti quello che ti hanno fatto. Perché le tue paroloe sono anche le nostre. C’è un sistema che si nutre delle nostre disgrazie, e ci si arricchisce. E’ quello il NOSTRO nemico.

  3. utente anonimo ha detto:

    Buona serata a tutti..

    Sono rientrata solo ieri da una conferenza e sono qui solo per caso.

    Mi riservo di leggere con calma quanto qui apportato per poter poi dare il mio modesto contributo ad un argomento che trovo alquanto interessante.

    Abbiate solo un pò di pazienza.

    Grazie

    Rossella

  4. Dario de Judicibus ha detto:

    Grazie Rossella. Premetto che trovo l’articolo della Alexander molto duro anch’io, che pure, essendo un papà separato di queli che lottano per cambiare legge e cultura, ho potuto verificare direttamente quanto detto dall’autrice. D’altra parte il problema non è fare a gara a chi è più cattivo, ma penalizzare i cattivi e premiare i buoni. Questa cultura e questa legge fanno esattamente il contrario. Se vuoi ne possiamo parlare. Noi papà abbiamo bisogno che tutte le donne che credono veramente nelle pari opportunità ci diano una mano: stiamo combattendo la stessa battaglia.

  5. utente anonimo ha detto:

    Articolo esemplare. Sfata un sacco di bugie su cui oggi campano in molti. Era ora. Complimenti all’autrice

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