È solo una favola…



Vi racconto una storia.

C’era una volta un uomo che, sentendosi leso nei suoi diritti, si rivolse alla Giustizia Civile. Alle udienze però la controparte continuava a non presentarsi e così passò un mese, tre mesi, poi sei e infine un anno. Un giorno, passando per il Tribunale, vide la controparte uscire dall’ufficio del giudice salutandolo cordialmente e scoprì non solo che si conoscevano, ma che erano grandi amici. Nonostante questo volle dare fiducia alla Giustizia e continuò la causa. Qualche tempo dopo ci fu un’udienza e l’uomo si presentò con il suo avvocato, ma anche questa volta nessuno della controparte si presentò e così l’udienza fu rinviata. Quando tuttavia, diversi mesi dopo, l’uomo tornò in tribunale, scoprì che non c’era più alcuna udienza. Perplesso, chiese di vedere il fascicolo, e scoprì con sua sorpresa che la causa era stata chiusa d’ufficio perché «entrambe le parti non si erano presentate all’ultima udienza», firmato il magistrato di cui sopra. A questo punto l’uomo si arrabbiò e chiese a un penalista se fosse possibile denunciare il magistrato. Non era forse quello un falso in atto pubblico? Tuttavia l’avvocato lo sconsigliò, perché il magistrato avrebbe potuto facilmente affermare che si era trattato di uno spiacevole errore e lo avrebbe denunciato per calunnia. Allora l’uomo chiese se poteva quantomeno segnalare la cosa al Consiglio Superiore della Magistratura, ma l’avvocato gli disse che anche così avrebbe potuto essere denunciato per calunnia. «Ma io non intendo calunniare nessuno. Voglio solo limitarmi a esporre i fatti, e quelli sono evidenti. Ho dei testimoni che possono confermare che quel giorno mi sono presentato in aula. Si trattasse veramente di un errore, sarebbe comunque da segnalare. Come fanno ad accusarmi di calunnia? Qualsiasi giudice, vedendo l’esposto, potrà immediatamente verificare che non vi è alcuna calunnia.» «Questo non ha importanza» rispose l’avvocato «Anche se in modo strumentale, potrebbe sempre essere accusato di calunnia. Certo, alla fine probabilmente l’assolverebbero, ma nel frattempo potrebbero passare anche sette anni e difendersi le potrebbe costare anche diecimila euro.» «Beh, almeno alla fine potrò chiedere i danni, giusto?» «Assolutamente no. I danni in penale si possono ottenere solo se si è stati incarcerati ingiustamente per un lungo periodo, e spesso non basta neanche quello.» Così l’uomo tornò a casa cercando di capire cosa doveva fare: fare la cosa giusta, ovvero mandare un esposto al CSM col rischio di vedersi denunciato strumentalmente per calunnia e passare i successivi anni a spendere migliaia di euro con il rischio pure di essere condannato, o lasciar correre, permettendo a un magistrato corrotto di farla franca?

La storia non dice come va a finire. Come in molte favole quell’uomo è ancora nella sua casa a domandarsi cosa fare. Eppure, come in molte favole, chissà, forse anche in questa c’è un fondo di verità.

Comunque, non vi preoccupate. Queste cose in Italia non succedono. È solo una favola, solo fantasia. Dormite sereni…

Nota bene: eventuali riferimenti a fatti o persone realmente esistenti dovrà evidentemente ritenersi puramente casuale, dato che è risaputo che nella realtà la Giustizia trionfa sempre.

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Commenti (9) a «È solo una favola…»

  1. utente anonimo ha detto:

    Mi ricorda tanto un vecchio film, sparito di circolazione: ‘Cittadino in attesa di giudizio’ con Alberto Sordi.
    Ma penso che nessun altro se lo ricordi, peccato…

  2. utente anonimo ha detto:

    Sono convinto che è difficile, anzi impossibile, riuscire a far capire ad una persona cosa significa avere a che fare con la giustizia italiana. Nella mia modesta esperienza personale, ho avuto due episodi di rilievo nella mia vita: la prima nel Civile, come attore ed una nel Penale come persona lesa. Nella prima, il tutto si consumò dinanzi ad un Giudice di Pace e la seconda non andò mai oltre la denuncia tramite la Polizia Postale verso la Procura della Repubblica. In entrambi i casi, io ero la persona lesa e in tutti e due i casi mi sono sentito una persona lesa non una ma dieci volte. Ed ho dovuto lasciar perdere e rinunciare a salvaguardare i miei sacrosanti diritti. Non oso immaginare cosa significa entrare nelle spire della magistratura italiana da imputato o da convenuto. Non pensiamoci nemmeno e non pensiamo neanche che sia tutta colpa dei magistrati, come viene facile negli ultimi anni in Italia. Il problema è il sistema ed il sistema non l’hanno scelto i giudici del Csm o i singoli magistrati, ma la politica. Non limitiamoci ad incatenare il mostro, andiamo a scovare dove si nasconde il Dottor Frankestein; è lui l’artefice del disastro ed è lui che dovrebbe pagare per tutto e per tutti.

    Antonello Leone

  3. utente anonimo ha detto:

    assurdo!!! è proprio così assurdo!!! assurdo assurdo….

  4. rizia ha detto:

    Io credo che la favola dovrebbe finire con il cambio dell’avvocato da parte della persona lesa, forse ancora non ha trovato chi ha abbastanza “forza” per combattere per la giustizia.

  5. Dario de Judicibus ha detto:

    Purtroppo non è così. In questi casi bisogna stare attenti perché gli avvocati non rischiano nulla, chi rischia è l’assistito, per cui un avvocato poco professionale potrebbe spingere il suo cliente a fare azioni che sa già porterebbero nel migliore dei casi a un nulla di fatto solo per intascare l’onorario, mentre un avvocato più onesto potrebbe sconsigliare il suo cliente a procedere sapendo già quale sarà l’esito dell’azione. Il problema è di natura etica, ancor prima che giuridica, ovvero l’attuale sistema giudiziario è al di sopra di qualsiasi possibilità di controllo: un giudice ha ampie possibilità di danneggiare un cittadino senza subirne conseguenza alcuna, a meno di non farlo in modo così smaccatamente aperto e incauto che sia possibile dimostrare il dolo.

  6. Dario de Judicibus ha detto:

    Tutto è possibile:anche che ci possano essere giudici corrotti, ciò non toglie che il giudice debba rispondere semplicemente all’osservanza assoluta della legge, essendo indipendente nel suo giudizio e che l’organizzazione amministrativa del settore giudiziario debba essere una cosa del tutto separata! Non confondiamo capre con cavoli; sempre che non intendiamo sottoporre l’indipendenza della Magistratura al Presidente del Consiglio in carica.Sarebbe la più deteriore delle ” dittature!!!!”

  7. Slowfinger ha detto:

    Il problema è che una cosa è l’indipendenza e una cosa è l’arbitrio. Quello giudiziario è un potere anomalo, perché al potere esercitato non corrisponde altrettanta responsabilità. In pratica i giudici — e vorrei ricordare che giudici non sono solo i magistrati, ma spesso, nel Civile, anche molti avvocati — non rispondono dei danni che provocano quando esercitano il loro potere in modo superficiale, con incompetenza o addirittura con pregiudizio. Solo il dolo è punito ed è estremamente difficile per un cittadino dimostrarlo. Non è ammissibile che questa situazione continui solo perché si ha paura che venga strumentalizzata da questa o quella parte politica. Comunque va risolta.

  8. Dario de Judicibus ha detto:

    Già, le strumentalizzazioni (e contro-) politiche sono la circostanza più frequente (e visibile) per riflettere sui meccanismi di controllo del potere giudiziario, ma forse simili storie rappresentano la parte sommersa di un iceberg…

  9. Anonimo ha detto:

    Esatto. In effetti, l’attacco politico ai magistrati è così comune che quando si attacca un magistrato si finisce per gridare allo scandalo. In realtà nelle aule dei nostri tribunali si perpetrano molte ingiustizie, e i cittadini che ne sono vittime non hanno alcun modo di difendersi.

    Pensate che nel Civile non è possibile richiedere di cambiare giudice o tribunale anche se si sa a priori che quel giudice o quel tribunale discrimina in base al sesso, al colore della pelle o alla religione.

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