La Giacca del Deputato



Qualche tempo fa mi ero recato presso gli uffici della Camera dei Deputati, a Palazzo Marini, per incontrare una persona. All’ingresso mi venne cortesemente fatto notare che, non portando una giacca, non mi era possibile entrare neanche se fossi stato accompagnato dal deputato in questione. Nonostante l’invito, non ci fu modo di superare l’impasse: la regola era ferrea. Al più si poteva soprassedere sulla cravatta, ma non sulla giacca.

Mentre chiarivo la questione con il mio ospite, con il quale poi andai a prendermi un caffé presso il vicino bar, divenuto per l’occorrenza un’accogliente sala riunioni, vidi entrare dall’ingresso un paio di signore le quali, espletate le formalità del caso, poterono salire indisturbate. Nessuna di loro portava un abito formale, non dico un tailleur, ma neanche un vestito. Una aveva un normalissimo top di quelli come se ne vedono tanti per strada, l’altra una camicetta e un paio di pantaloni comuni. Insomma, agli uomini veniva fatto obbligo di portare giacca e cravatta, mentre le donne potevano entrare con un normale abbigliamento informale.

Inutile dire che ancora una volta la tanto sbandierata parità di trattamento fra uomini e donne era stata disattesa, e per giunta proprio da un’istituzione come la Camera dei Deputati. Ora, nulla da dire sul fatto che in certi contesti si debba esibire un abbigliamento che presenti un minimo di eleganza e di stile, ma il fatto che tale abbigliamento debba essere, per gli uomini, associato sempre e comunque a giacca e cravatta è decisamente assurdo e ridicolo.

Oltretutto non c’è abito più scomodo della giacca, salvo forse la gonna lunga stile Mortisia, e accessorio più inutile della cravatta. Non è solo una stupida imposizione, ma una limitazione alla possibilità per un uomo di abbigliarsi con fantasia, di essere al contempo elegante e comodo, di sperimentare nuovi colori o nuovi stili, magari di taglio non occidentale. Già, perché se alla Camera non lo si specifica, in altri posti non solo si impone giacca e cravatta, ma persino lo spezzato è tabù, e l’abito deve rigorosamente uniformarsi a pochi tristissimi colori: nero, ardesia, grigio, blu scuro, verde "malinconia", come amo chiamarlo.

Viceversa, quando gli obblighi di questo genere riguardano le donne, allora si grida allo scandalo, alla discriminazione maschilista, in testa a tutti il nostro Ministro delle Pari Opportunità che forse dovrebbe togliere dal nome del suo dicastero il termine «Pari» e aggiungere dopo opportunità «Femminili», visto che finora delle discriminazioni contro gli uomini non si è mai voluta occupare, e ce ne sono più di quante si creda, ben più gravi della ridicola regola della giacca di cui si sta parlando.

Quando invece è nei confronti degli uomini che si inventano regole assurde e limitanti, allora tutto tace. I bravi maschietti vestono in giacca e cravatta, lavorano fino a tardi, portano i soldini a casa, e se non lavorano sono dei falliti incapaci di occuparsi della famiglia, non dei casalinghi. Come genitori il loro ruolo deve essere confinato a quello del «Guarda che se non fai il bravo, quando torna a casa, lo dico a papà» e se si separano allora via, in mezzo a una strada, senza più casa e soprattutto senza più figli, tanto loro che se ne fanno di un padre?

Ad ogni modo, la prossima volta che mi recherò alla Camera dei Deputati credo che mi metterò una bella giacca, rosa shocking, ovviamente, una cravatta gialla con disegnati sopra dei bei puffi blu e, dato che nulla si menziona riguardo alla parte inferiore dell’abbigliamento, un bel kilt stile highlander, rigorosamente senza mutande, come vuole la tradizione scozzese.

Pensate mi faranno entrare?

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Commenti (13) a «La Giacca del Deputato»

  1. utente anonimo ha detto:

    Con o senza la cornamusa?

    Antonello Leone

  2. Dario de Judicibus ha detto:

    Purtroppo senza, per ragioni di sicurezza. Sembra che possa essere usata nei confronti di qualche deputato in modo… improprio.

  3. Marifra ha detto:

    Condivido tutto ciò che hai scritto. Mi piace il tuo blog, tornerò a “trovarti”. Frà

  4. Marifra ha detto:

    La galleria fotografica è meravigliosa. Complimenti, uno spettacolo! Frà

  5. utente anonimo ha detto:

    Parole sacrosante!
    Ma sarei curiosa di sapere come verrebbero trattati gli alti esponenti del clero cattolico che si presentassero per entrare in quel palazzo. Si chiederebbe a un cardinale di portare la giacca?

    Laura

  6. utente anonimo ha detto:

    Condivido appieno il tuo disappunto circa l’abbigliamento che deve essere uniformato sia per gli uomini che per le donne. Approvo il senso di ribellione e, di fatto, l’eleganza non sta nella giacca.
    Ma… mi chiedo…perchè una menzione così spavalda sulla ghettizzazione maschile? Stai generalizzando, spero…
    Bell’articolo.
    Cristina

  7. Dario de Judicibus ha detto:

    Perché quando si parla di Pari Opportunità le si pensa sempre “al femminile” e ci si dimentica che il maschilismo penalizza anche gli uomini relegandoli in un ruolo che impedisce loro di esprimersi come meglio preferiscono. Se la donna si è guadagnata lottando il diritto a un proprio spazio nel mondo del lavoro e in altri campi storicamente considerati “maschili”, l’uomo ha tutto il diritto di conquistarsi un ruolo che oggi gli viene spesso negato nella famiglia e in tutti quei campi strumentalmente considerati “femminili”. Perché ad esempio un uomo che decide di fare il casalingo, essendo solo la moglie occupata, viene considerato ancora a tutti gli effetti un “mantenuto”, tanto che ci sono state sentenze in tribunali che riclassificavano l’uomo che si occupa della casa come “un fallito che non sa neanche mantenere la famiglia”?

  8. utente anonimo ha detto:

    Forse hai ragione. Quando penso, parlo, scrivo, rifletto sempre ciò che sono io. Faccio molta fatica a pensare che, di fatto, le cose stanno in altro modo. Però trovo abbastanza “generico” dire che “viene considerato”. Certo è uso comune immaginarsi l’uomo quale elemento portante di una famiglia. Ho imparato a mie spese che non è così. Insieme si è una vera famiglia. Sentendosi davvero una coppia. Vivendo come tale. Ma quando ci si ritrova da soli, quando la famiglia è “aperta” (come piace tanto dire oggi) ci si rende conto di potercela fare anche con le proprie gambe.
    Non ti nego che avrei sicuramente preferito delegare molte delle incombenze, che mi sono accorse nel tempo per quello che riguardava l’impegno verso i miei figli, al loro padre. Ma lui non la pensava come te. Un uomo è un uomo. Lavora. Porta i soldi. E si disinteressa dell’andamento dei propri figli. La donna? Se è necessario deve lavorare. Seguire bene i figli e dimenticarsi d’esistere…
    Non ho centrato bene la questione, lo ammetto senza rileggere, ma era più una sorta di sfogo…
    Io avrei voluto avere la forza di poter “mantenere” la mia famiglia nella consapevolezza di avere a casa un uomo che si sarebbe occupato con amore, devozione ed impegno a tutto il resto. Credimi.
    Cristina

  9. acqualuna ha detto:

    errata corrige.
    non “aperta” ma “allargata”…

  10. Dario de Judicibus ha detto:

    E’ triste pensare a una famiglia in cui un uomo condivide con la sua donna le incombenze di casa come ad una famiglia “allargata”. In una famiglia TUTTI, moglie, marito, FIGLI (!) dovrebbero dividersi le varie incombenze.

    Come ho scritto nel mio libro sui “buoni genitori”, in una casa non esistono faccende da uomo o da donna, ma solo cose da fare, e chi può le faccia.

  11. Dario de Judicibus ha detto:

    P.S. Mi spiace che tu non abbia potuto contare sul tuo uomo per quanto riguardava il tirar avanti la famiglia (a parte il “portar soldi a casa”). So che molti ancora la pensano così, ma non si cambierà mai questa mentalità se si penalizzano per primi proprio quegli uomini che già la pensano diversamente.

  12. acqualuna ha detto:

    Per famiglia “allargata” intendevo composta da due famiglie.
    Ormai siamo divorziati.
    Oggi, sicuramente, la mia visione di famiglia è cambiata.
    Di sicuro, però, è stato l’uomo stesso a “chiudersi” nella condizione di elemento spalla. Seppure determinante, nella storia, il suo ruolo è stato ben differente da quello che tu, noi (se vuoi), intendi e non è semplice estirpare dei “credo popolari” dalla mentalità degli italiani.
    Ammetterai, comunque, che in molti uomini continua a restare vivo il ruolo assegnatogli dalla storia e se ne compiacciono.

  13. Dario de Judicibus ha detto:

    E questo è stato uno dei fattori “vincenti” del maschilismo: si è fatto credere all’uomo che avesse solo da guadagnarci e così non ha capito che cosa stava perdendo. Prima o poi scriverò un’articolo sul ruolo degli -ismi nella società…

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