Income on the net: a gift to the crime



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Giovanni ha 42 anni, una moglie e due figlie, una delle quali è disabile. La bambina ha subito un trauma alla nascita e adesso deve fare due volte al giorno fisioterapia per riprendere gradualmente l’uso del braccio destro. Per il resto è una famiglia felice, onesta, che vive di quello che guadagnano i genitori, lui impiegato presso un’azienda d’informatica, lei segretaria part-time. Assieme arrivano a stento alla fine del mese perché, lavorando entrambi, hanno bisogno di una badante per la piccola che ancora non va a scuola, senza contare che la fisioterapia costa e solo in parte è coperta dal servizio sanitario nella loro regione. Così Giovanni nel tempo libero fa altri lavori, i cui redditi, puntualmente, dichiara sul 730. È un uomo onesto e non ha mai evaso neanche un euro di tasse.

Un giorno l’uomo torna a casa e si trova davanti due balordi che lo costringono ad aprire la porta e, dopo aver immobilizzato e legato la moglie e la badante e chiuso le figlie in uno sgabuzzino, iniziano a chiedergli di tirare fuori i soldi. Il pover uomo ha ben poco in casa e anche sul conto aperto presso la locale cassa cooperativa ha poco più di un migliaio di euro. Quelli tuttavia non vogliono sentir ragione: dicono che è pieno di soldi, che li ha nascosti da qualche parte. Così lo pestano a sangue, violentano la moglie e dopo aver preso quelle poche cose di valore che ci sono in casa e aver devastato il resto per ripicca, se ne vanno così come erano arrivati.

L’uomo, una gamba e varie costole rotte, il volto che è una maschera di sangue, riesce ad afferrare il telefono e a chiamare la polizia. Dopo una ventina di giorni, grazie anche alle telecamere di un vicino bancomat che aveva ripreso i due malviventi in fuga, questi vengono presi e arrestati. A casa di uno dei due viene ritrovata ancora parte della refurtiva che — tanto poco valeva — non erano riusciti ancora a piazzare. I criminali confessano e si viene a sapere perché non avessero creduto a Giovanni quando affermava che non erano ricchi, sebbene fosse comunque evidente che la famiglia non nuotasse nell’oro: i due avevano cercato in rete tutte le famiglie con un reddito superiore a una certa somma e dato che nelle liste pubblicate dal Governo non risultavano certo né le spese per la badante né quelle per la fisioterapia, si erano convinti di poter fare un facile colpo presso una famiglia agiata della medio-borghesia. In fondo la casa di Giovanni era abbastanza bella, anche se in effetti era piuttosto vecchia, dato che era della sua famiglia da diverse generazioni e lui l’aveva ereditata dal padre. Per quegli uomini lui era un uomo ricco, o almeno così risultava in rete.

Quella di Giovanni potrà anche sembrare una situazione piuttosto particolare, ma vi assicuro che di situazioni del genere se ne possono trovare quante ne volete in Italia. Una cosa infatti è quello che si guadagna e una cosa è quello che si riesce a risparmiare. Ogni famiglia ha i suoi problemi. Basti pensare ai mutui, che possono erodere uno stipendio anche del 50%. Sapere quanto guadagna qualcuno vuol dire ben poco se non si sa quanto deve spendere per vivere. C’è chi hai i genitori anziani a carico, o un disabile a casa, oppure i figli grandi disoccupati. Una volta guadagnare 5.000 euro in due voleva dire essere agiati; oggi si può non arrivare alla fine del mese.

Non è chiaro perché si vogliano pubblicare i redditi delle persone in rete né quali dati saranno in effetti resi pubblici. Il fisco ha già gli strumenti per sapere chi dichiara troppo poco per il mestiere che fa e non sarà la pubblicazione di questi dati che permetterà allo Stato di individuare grandi e piccoli evasori. Probabilmente si gioca su una proposta demagogica che piace alla gente perché ognuno è curioso di sapere quello che guadagnano il vicino di casa o il collega di lavoro, ma da un punto di vista pratico non solo non ha senso, ma porterà caos e probabilmente parecchi problemi. Caos perché arriveranno migliaia di denunce di ogni tipo da parte di persone convinte che questo o quello siano degli evasori, e non si capisce bene come farà la Guardia di Finanza a gestirle tutte. Se poi non saranno anonime, ci saranno anche migliaia di denunce per diffamazione, una volta risultato che non c’era sotto alcuna evasione, senza contare le false denunce per vendette, faide, semplice invidia.

Il vero problema, però, sarà quello che ha avuto Giovanni. Molta gente onesta, che paga fino all’ultimo centesimo le tasse, vedrà i propri redditi pubblicati in rete alla mercé di qualsiasi imbroglione, truffatore, malvivente e criminale voglia approfittarne. L’aver mantenuto un profilo basso, l’aver risparmiato magari per la scuola dei figli permettendosi ben poco, non servirà a difendersi da coloro che, a torto o ragione, vedranno in questa lista un invito al reato. Quando questo succederà, cosa faranno i vari Giovanni che si vedranno depredati, truffati, subiranno violenze, loro e la loro famiglia? Sinceramente non lo so, ma so che se qualcuno facesse del male alle persone che amo perché un balordo ha creduto che magari avessi un bel gruzzolo in banca o sotto il materasso, prenderei una mazza da baseball e la spaccherei sulla testa di quei bastardi di politici che non hanno saputo ideare nulla di meglio per combattere gli evasori. E questo perché non sono una persona violenta.

Comments (6) to «Income on the net: a gift to the crime»

  1. utente anonimo says:

    Articolo vergognoso.

  2. @anonimo#1 : perché? Non dai spiegazioni e, soprattutto, non ti firmi.

  3. Riporto qui il collegamento a un articolo del sito Libero-News.

  4. Riporto qui il collegamento a un articolo del sito Libero-News.

  5. utente anonimo says:

    Io faccio l’assessore comunale. Il mio reddito è pubblicato ogni anno sul giornale ed è anche online. Dovrei preoccuparmi? Secondo il tuo ragionamento non dovrebbero pubblicare nemmeno i redditi dei politici. O forse le loro famiglie possono rischiare?

  6. @anonimo#4

    Se vuoi il mio parere, non è opportuno che il tuo reddito sia pubblicato. Viviamo in un Paese in cui la criminalità è in costante aumento. Le persone davvero ricche hanno i soldi per proteggersi, quelle povere non rischiano più di tanto. Il problema è quella class emedio-borghese che una volta era agiata e che oggi rappresenta una sorta di neo-proletariato. Impiegati e quadri che guadagnano dai 1200 ai 2000 euro netti e che non arrivano più alla fine del mese. Queste persone possono diventare facili bersagli di gente che per 500 euro ti taglia la gola.

    Parliamoci chiaro: non si lotta contro l'evasione facendo sapere al vicino di casa o al collega di lavoro quanto guadagni. Questa è demagogia. Si combatte l'evasione ad esempio mandando in galera gli evasori, e non solo quelli grandi: evadi 1000 euro? Ti fai un giorno di galera. 

    Considera gli USA: lì, se emetti un assegno in bianco o cerchi di pagare con una carta di credito non coperta o se rubi una lettera dalla cassetta postale, vai in galera e non per un giorno solo. Da loro questo tipo di reato è quasi sconosciuto. Da noi c'è gente che ha tanti protesti da poterci scrivere un libro, i dipendenti delle poste ti aprono le lettere, le truffe con le cart eo gli assegni sono all'ordine del giorno.

    Chi è ricco non ha paura delle pene pecuniarie, specie poi se a fronte di milioni evasi paghi solo il 5%. È come quello con la BMW che va a 170 in autostrada: per lui la multa è un'estensione del pedaggio. Ritiragli la patente e le cose cambiano.

    È il fisco che deve conoscere i redditi. Iniziamo a mettere su una struttura informatica seria che permetta a tutte le amministrazioni di incrociare i dati. Incentiviamo la moneta elettronica e rendiamo tracciabili quanti più pagamenti possibili. Andiamo a mettere le mani nelle società di comodo, fra gli intermediari del mondo del calcio, negli studi legali e professionali. Facciamo sì che determinati beni non possano essere venduti se non in modo tracciabile, specie se di lusso. 

    Supponi anche che io sappia che tu guadagni 3000 euro al mese. Un giorno ti vedo a bordo di una Ferrari. Che faccio? Ti denuncio? In base a cosa? È tua? Te l'hanno regalata? Hai vinto alla lotteria e giustamente non lo vuoi far sapere? E se ti denuncio e poi tu sei pulito? Hai diritto a controdenunciarmi per diffamazione o chiedermi i danni se a causa della mia denuncia hai avuto guai seri?

    Mi spiace, ma il meccanismo di rendere ogni cittadino un poliziotto esiste solo nei sistemi totalitari, e finisce per fare più danni che bene.

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