Ma quanti sono?



Dunque, vediamolo un po’ questo Governo…

R. Prodi, Presidente del Consiglio (Leader dell’Unione) [67 anni]
M. D’Alema, Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri (Ds) [57 anni]
F. Rutelli, Vicepresidente del Consiglio e Ministro dei Beni Culturali (Margherita) [52 anni]
G. Amato, Ministro dell’Interno (area Prodi) [66 anni]
T. P. Schioppa, Ministro dell’Economia (ministro tecnico) [66 anni]
C. Mastella, Ministro della Giustizia (Udeur) [59 anni]
G. Fioroni, Ministro dell’Istruzione (Margherita) [48 anni]
C. Damiano, Ministro del Lavoro (Ds) [58 anni]
A. Parisi, Ministro della Difesa (area Prodi) [66 anni]
P. De Castro, Ministro delle Politiche Agricole (Margherita) [48 anni]
A. Pecoraro Scanio, Ministro dell’Ambiente (Verdi) [47 anni]
A. Di Pietro, Ministro delle Infrastrutture (Italia dei Valori) [55 anni]
L. Turco, Ministro della Salute (Ds) [52 anni]
P. Gentiloni, Ministro delle Comunicazioni (Margherita) [52 anni]
L. Lanzillotta, Ministro degli Affari Regionali (Margherita) [57 anni]
P. Bersani, Ministro delle Attività Produttive (Ds) [55 anni]
L. Nicolais, Ministro della Funzione Pubblica (Ds) [64 anni]
A. Bianchi, Ministro dei Trasporti (Indipendente di sinistra) [61 anni]
B. Pollastrini, Ministro delle Pari Opportunità (Ds) [58 anni]
P. Ferrero, Ministro delle Politiche Sociali (Rif. Comunista) [45 anni]
V. Chiti, Ministro dei Rapporti con il Parlamento e Riforme (Ds) [59 anni]
R. Bindi, Ministro della Famiglia (Margherita) [55 anni]
E. Bonino, Ministro degli Affari europei (Rosa nel pugno) [58 anni]
F. Mussi, Ministro della Ricerca universitaria (Ds) [58 anni]
G. Melandri, Ministro dei Giovani e dello Sport (Ds) [44 anni]
G. Santagata, Ministro del Programma del governo (Area Prodi) [56 anni]

Cosa dire? Non entrerò in merito dei singoli personaggi. Non avendoli ancora visti all’opera nel loro nuovo ruolo, rimando un giudizio a posteriori, diciamo fra sei mesi. Per ora mi limiterò ad alcune considerazioni di massima che ritengo tuttavia importanti.

Ci sono troppi ministeri, molti dei quali con evidenti sovrapposizioni o con interdipendenze. Sarebbe stato più logico metterli sotto uno stesso ministero e quindi suddividere al suo interno specifiche responsabilità, assegnandole ad altrettanti sottosegretari. Mi sembra evidente come la scelta del Governo attuale nasca dalla necessità di fornire abbastanza poltrone a tutti, in modo da evitare attriti all’interno dell’Unione.

Ad ogni modo, io avrei fatto i seguenti accorpamenti:


INTERNI E FUNZIONE PUBBLICA: Interni, Affari Regionali, Funzione Pubblica, Immigrazione
ESTERI: Esteri, Affari europei, Italiani nel mondo
ECONOMIA: Economia, Finanza
GIUSTIZIA: Giustizia
ISTRUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE: Istruzione, Ricerca universitaria, Informatica, Innovazione
INDUSTRIA, SERVIZI E AGRICOLTURA: Lavoro, Pari Opportunità, Politiche agricole, Attività produttive, Politiche energetiche
DIFESA: Difesa
AMBIENTE, CULTURA E SPORT: Beni culturali, Ambiente, Sport, Spettacolo
SALUTE E PREVENZIONE: Salute
COMUNICAZIONE E TRASPORTI: Trasporti, Comunicazioni, Media, Infrastrutture, Logistica
POLITICHE SOCIALI: Politiche Sociali, Pari Opportunità, Famiglia, Sottrazioni Internazionali, Giovani
RIFORME E ISTITUZIONI: Rapporti con il Parlamento e Riforme, Programma del governo

In pratica avrei ridotto a 12 i ministeri. Ovviamente questo non vuol dire che un ministero inglobato all’interno di un altro perda necessariamente di significato o importanza, ma solo che le tematiche aggregate richiedono una visione e una strategia comune. Da notare come il Ministero delle Pari Opportunità è presente in due aggregati diversi: uno che riguarda il lavoro, ed uno che riguarda la famiglia. Pur essendo infatti la tematica comune, le condizioni al contorno sono diverse e richiedono interventi specifici. Inoltre, negli accorpamenti, ho aggiunto sottoministeri che sono stati a mio avviso ignorati, o almeno non affrontati specificatamente. Ad esempio l’innovazione, lo spettacolo, la finanza (soprattutto in termini di controllo), le politiche nergetiche. Alcuni problemi, come quello dell’immigrazione, richiederebbe una maggiore attenzione. È stato posto sia nel Ministero degli Esteri che in quello degli Interni, perché va visto sia in termini di accordi con altri Paesi, che di accoglienza e integrazione culturale, nel rispetto delle specifiche identità culturali.

Ci sono ancora ministeri senza portafoglio. Non ha senso: una responsabilità ha senso solo se si ha il potere di attuare iniziative specifiche. A mio avviso tutti i ministeri, così come li ho aggregati al punto precedente, dovrebbero avere un portafoglio. Questo permetterebbe di intervenire specificatamente e in modo efficace in tutti i comparti, inclusi quelli, come le Pari Opportunità o la Funzione Pubblica, finora penalizzati dalla mancanza di un portafoglio.


Troppe poche donne e in ministeri secondari. Non è mia abitudine ragionare in termini di uomini e donne e soprattutto non ho mai sostenuto l’idea delle quote rose. A mio avviso, a ricoprire un ruolo di responsabilità ci dovrebbe andare la persona più adatta, indipendentemente dal genere. Devo tuttavia rilevare come questo Governo non si è mostrato particolarmente più riformista dei precedenti nello scegliere i ministri. Non si capisce infatti perché nel nostro Paese non possa andare una donna agli Interni o al Ministero del Lavoro e un uomo a quello delle Pari Opportunità o della Famiglia. Mi sembra che ancora una volta la cultura imperante sia fortemente sessista e che sia il maschilismo che il vetero-femminismo ragionino in termini di potere e non di pari dignità.


Due vice-premier sono inutili, a mio avviso. Si definisca quale fra i vari ministri debba sostituire il premier nel caso questi venga meno o sia impossibilitato a decidere in situazioni d’emergenza. Ad esempio, potrebbe essere il Ministro degli Interni. Dopodiché si va avanti così, con un premier, dodici ministri, e i sottosegretari che servono.

Comments (8) to «Ma quanti sono?»

  1. AndreaAmsterdam says:

    Quote rosa…mi interesserebbe discuterne un po’ piu’ approfonditamente. Io sono caldamente a favore e quindi vorrei sapere la tua opinione. Ho letto la tua biografia e il tuo supporto alla bigenotorialita’: come credi di riequilibrare lo squilibrio esistente nella nostra societa’ (nel caso dei genitori tipicamente a sfavore degli uomini)? Sebbene sia d’accordo con te sul fatto che un ruolo deve essere ricoperto in base alle competenze e indipendentemente dal sesso credo anche che alle volte bisogna forzare la situazione in qualche modo per rompere il circolo vizioso nel quale ci troviamo. Poche donne nel parlamento e nel governo percio’ poche donne motivate a entrare in politica percio’ poche donne tra cui scegliere per il governo percio’…. etc. etc.

    Ritengo che le quote rosa possano aiutare in questo senso. E’ un mezzo un po’ “artificiale” se vogliamo, ma sicuramente smuoverebbe qualcosa. In alcuni paesi e’ stato usato con ottimi risultati.

    Vorrei inoltre far notare che a prescindere dalla mia o tua opinione Prodi ha detto esplicitamente di essere a favore delle quote rosa ma nella formazione del governo NON ha dato un segnale in questo senso. E questa non gliela perdono facilmente. Era solo una promessa elettorale?

    Per il resto condivido tutte le tue osservazioni: troppi ministeri, inutili quelli senza potafoglio e inutile avere due vice premier. Saluti

  2. AndreaAmsterdam says:

    Ancora sulle quote rosa: ho appena letto il tuo post “Poche donne al potere” dell’ 8/3/2005. Condivido la tua opinone sul fatto che in Italia esiste un problema culturale: il merito lascia il passo alle conoscenze e non ha il riconoscimento che dovrebbe. Continuo pero’ a pensare che alle volte le leggi (purtroppo o per fortuna) possono spingere in certe direzioni. Un esenpio: ritengo che un premier che giustifica l’evasione fiscale e un governo che depenalizza truffe come il falso in bilancio non rendano un paese piu’ civile.

  3. Andrea,

    credo tu abbia ragione quando dici che la legge dovrebbe orientare a dare più spazio alle donne nell’ambito della politica. D’altra parte quello che mi fa specie è come tutti i partiti, ma soprattutto quelli di sinistra, si affannino a sbandierare il loro presunto femminismo ma poi siano i primi a limitare fortemente il numero di donne nelle liste e comunque ad escluderle dalle poltrone più importanti.

    D’altra parte, consideriamo anche questo: se vai a vedere le liste in una qualunque elezione, le donne sono in genere un terzo circa dei candidati. In ogni lista, tuttavia, solo uno o due candidati sono eletti, comunque meno di un quarto. Le lettrici, d’altra parte, sono circa la metà degli aventi diritto al voto. Il che vuol dire che se anche solo il 75% delle donne votasse per una donna, quasi l’80% degli eletti sarebbero donne! Ma questo non succede. Perché?

    Detto questo, torniamo alle quote rosa. In effetti, prima di parlarne, dovremmo decidere di cosa stiamo parlando. Sono state proposte varie alternative di soluzione sotto questo nome. Dimmi tu quale ti sembra appropriata e discutiamone.

  4. AndreaAmsterdam says:

    Io partirei proprio dall’ultima proposta di legge sulle quote rosa, quella che tu giustamente citi e che e’ stata miseramente affossata dal maschilismo parlamentare, specchio del maschilismo della societa’ italiana.

    Se non vado errato la proposta era di inserire almeno un candidato donna ogni due uomini. Essendo le liste bloccate si sarebbe arrivati nei fatti ad una rappresentanza parlamentare femminile di circa un terzo. Non sono sicuro sui dettagli, ma a me questa sembra una proposta accettabile.

    Ti segnalo due link al riguardo, una e’ una intervista ad Emma Bonino (http://web.radicalparty.org/pressreview/print_right.php?func=detail&par=13693) e uno e’ un articolo di Valeria Pelli (FI) (http://www.ragionpolitica.it/testo.4009.html). Entrambe sono contrarie a questa proposta anche se con argomentazioni differenti. Non li discutero’ completamente (altrimenti dovrei fare un post di 2 Mega).

    In particolare Valeria Pelli dice “noi donne siamo in grado di farcela benissimo da sole a competere con i colleghi maschi”. Ora: tanto di cappello alle donne che riescono a farcela da sole. Potrei usare a questo proposito una espressione tipicamente maschilista gratificando queste donne come donne dotate di attributi maschili (come se il miglior complimento per una donna fosse dirle che e’ brava quanto un uomo). Pero’ io non ci credo. Non ci credo proprio. Io credo che la maggioranza delle donne da sole non ce la fanno e non ce la faranno mai. La mia esperienza sara’ anche limitata ma vivo in un ambiente tipicamente maschile e maschilista (ho studiato alla facolta’ di ingegneria e lavoro nel software): le donne devono lavorare il doppio per avere lo stesso rispetto che hanno gli uomini. E non e’ giusto. Per questo credo che una legge come le quote rosa non renda “riduttivo” il successo di una donna. Io la vedo invece in un altro modo: offire nei fatti le stesse opportunita’ degli uomini. Qualcuno la chiama discriminazione positiva. La Bonino la reputa ridicola ed e’ spaventata da quote rosa a tutti i livelli. Neanch’io vorrei mai arrivare alla situazione degli stati uniti dove le minoranze sono “tutelate” da leggi antidiscriminatorie che nei fatti servono a molto poco e diventano solo forma e non sostanza, diciamo pero’ che confido in un minimo di buon senso e nel fare un passo alla volta.

    Uno dei miei modelli e’ la Svezia: li’ la parita’ tra i sessi si e’ raggiunta a tutti i livelli. Sono le leggi antidiscriminatorie ad aver cambiato le cose o e’ la societa’ che e’ maturate e ha chiesto ai suoi governanti di creare leggi apposite per garantire tale effettiva parita’? Non parlo solo di politica ma anche del mondo del lavoro e della famiglia. Non ho una risposta a questa domanda ma credo che da qualche parte bisogna incominciare. In Italia io incomincerei con le leggi, e in particolare con la politica. Forse imporre il 50 per cento della rappresentanza femminile e’ ancora prematuro (nel senso che sarebbe difficile farlo pasare in Parlamento) ma almeno un terzo mi sembra fattibile. E se poi sara’ il caso o no di estendere le leggi ad altri campi lo vedremo in seguito.

    La Bonino poi parla della cooptazione come metodo di avanzamento in contrasto con la meritocrazia, che e’ lo stesso discorso che fai tu. Purtroppo non posso che darvi ragione, le quote rosa non sono una soluzione a questo problema e sinceramente non saprei da dove cominciare al riguardo. So bene come é la situazione in Italia: fatta la legge, trovato l’inganno. Al posto degli amichetti ci saranno le amichette, ma chissa’ che le amichette non siano un po’ meno imbecilli degli amichetti.

    E’ probabilmente vero che anche le quote sono una cooptazione (come dice la Bonino) ma e’ come dire che la discriminazione e la discriminazione positiva sono la stessa cosa. “La parita’ tra i sessi si avra’ solo quando al posto di un uomo incompetente si mettera’ una donna altrettanto incompetente”. Non sara’ il massimo ma, di nuovo, per eliminare l’italica raccomandazione a tutti i livelli in questo momento non ho una risposta.

    Credo che l’osservazione della Bonino sia anche la risposta alla tua domanda: perche’ non vengono votate le donne dalle donne? “Perché c’è sempre qualcuno che decide, i segretari di partito, gli editori di giornali o televisioni, di enti locali o finanziari”. Loro sanno garantire visibilita’ ed eleggibilita’ (nel caso politico) a chi vogliono loro. Io aggiungerei anche che la cultura maschilista non e’ solo patrimonio degli uomini….

    Scusa se sono stato prolisso, e’ la prima volta che scrivo in un blog…

  5. [AndreaAmsterdam]

    …ho studiato alla facolta’ di ingegneria e lavoro nel software…

    Per quanto riguarda i collegamenti da te indicati, mi riservo di leggerli con calma in modo da poter rispondere al tuo commento nel modo più completo possibile. Come ho già detto, non sono favorevole in linea di principio ad approcci protezionistici; tuttavia capisco e potrei condividere un’iniziativa temporanea volta a stimolare un cambiamento culturale, purché non diventi un diritto acquisito.

    In quanto al tuo ambiente di lavoro, anch’io lavoro nel software, e da me le donne rappresentano una porzione significativa della dirigenza. Alcuni anni fa mi ritrovai in una catena manageriale che da qui arrivava fino negli USA ed era formata da sole donne, ovvero il mio capo era donna, lo era il suo capo, il capo del suo capo e la Vice President a livello World Wide. La cosa non mi ha creato alcun problema di sorta: non ha avuto alcuna incidenza sul mio lavoro. Per me non erano donne, ma capi, e li ho valutati per quello che erano, nel bene e nel male. Sicuramente nel mio ufficio di donne che guadagnano più di me ce ne sono parecchie, e ce ne sono di brave come di incompetenti, esattamente come gli uomini.

  6. [Andrea] Al posto degli amichetti ci saranno le amichette, ma chissa’ che le amichette non siano un po’ meno imbecilli degli amichetti.

    L’esperienza mi insegna di no. Anzi, mi insegna che alla fine chi ci perde sono le donne più in gamba se non hanno anche adeguati attributi. Quelle che vincono sono le più str…e, che innalzano la bandiera del femminismo quando fa loro più comodo, ma poi non esitano a sfruttare tutto il loro charme femminile, e magari anche di più, per scavalcare le colleghe più meritorie, oltre che i colleghi.

    Ti sei mai chiesta perché la tipica donna in carriera proposta da un certo vetero-femminismo guarda caso si veste come un uomo, si comporta come un uomo (anche dal punto di vista degli appetiti sessuali), ed è un gran bel pezzo… eccetera eccetera?

    Ma perché non abbiamo manager brutte o grasse o piatte, che sono dove sono perché hanno cervello? Perché sui tabelloni delle amministrative ormai si fa a gara, tra i politici emergenti, a mettere femminucce e maschietti che sembrano modelli o attori del cinema? E quelli brutti, dove sono?

  7. La parita’ tra i sessi si avra’ solo quando al posto di un uomo incompetente si mettera’ una donna altrettanto incompetente

    Splendida affermazione… mi sa che me la rivendo. Sì, in questo credo (purtroppo) che tu abbia pienamente ragione.

  8. AndreaAmsterdam says:

    Stavolta cerchero’ di essere breve…

    Non vorrei essere stato frainteso. Le donne brave e le donne incompetenti sono tante quanti sono gli uomini bravi e quelli incompetenti. Se dico che non ce la fanno da sole non e’ per mancanza di capacita’ quanto per l’ambiente ostile (leggi: maschilista) nel quale si trovano a interagire. Da qui la mia proposta di compensare questo squilibrio con leggi apposite. Per te il tuo capo sara’ solo il tuo capo, lo sarebbe anche per me a prescindere e sarebbe bello che fosse sempre cosi’, ma la mia esperienza e’ diversa: pochissime donne e spesso ostacolate.

    No, non deve essere un diritto acquisito. A quel punto si ricadrebbe nello stesso errore degli uomini: pretendere di essere avvantaggiati nella carriera rispetto alle colleghe donne per il solo fatto di essere uomini.

    Ed e’ lo stesso errore che compiono le donne in carriera pensando che una loro “mascolinizzazione” le aiuti. Di fatto ripropongono lo stesso modello maschilista. Ed e’ un vero peccato.

    Splendida affermazione

    Grazie, lo penso anch’io. La lessi da qulche parte molto tempo fa e mi colpi’ molto. L’ho messa tra virgolette proprio perche’ non e’ mia, quindi rivendila pure.

    Credo risponda anche alla tua domanda: “Perche’ … mettere femminucce e maschietti che sembrano modelli o attori del cinema?”. Probabilmente li’ si e’ gia’ raggiunta la parita’ in questo senso. Uomo o donna non importa, l’ importante e’ che sia attraente.

No trackbacks or pingbacks to «Ma quanti sono?»

Please use Facebook only for brief comments.
For longer comments you should use the text area at the bottom of the page.

Facebook Comments

Leave a Reply





In compliance with the appropriate provisions of the law I state that this site is no profit, has not a predefined recurrence and is not updated according to a deadline. It may therefore not be considered an editorial product under Italian law #62 of March 7th, 2001. In addition, this site makes use of the right of citation for academic and criticism provided in Article 10 of the Berne Convention on copyright.