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Una premessa: quanto riportato in questo articolo non ha nulla a che vedere con il fatto che nella vicenda alla quale si riferisce siano coinvolti un politico del centrodestra e un giornale del centrosinistra. Altrettanto avrei detto se fosse stato il contrario. Qui è non è una questione di partiti ma di princìpi.

I FATTI

  1. L’Unità pubblica un’intervista a Mario Limentani, un ex deportato nei campi nazisti, che accusa il padre di Storace di averlo picchiato.
  2. In una conferenza stampa Francesco Storace accusa l’Unità di aver pubblicato una notizia falsa, fosse solo perché all’epoca il padre aveva 12 anni e viveva a Sulmona.
  3. Sempre nella conferenza stampa Francesco Storace chiede le dimissioni del Direttore dell’Unità Antonio Padellaro.
  4. Nel pomeriggio il Direttore dell’Unità ammette l’errore e fa le sue scuse al Presidente della Regione Lazio.
  5. In un articolo già pubblicato sul sito dell’Unità e che verrà stampato domani, Antonio Padellaro afferma che si dimetterà subito se altrettanto farà Storace per lo scandalo Laziomatica.

L’OPINIONE

Sulla vicenda non intendo commentare, almeno per quello che riguarda l’aspetto più prettamente politico. Ci hanno già pensato in tanti. Su due punti, tuttavia, vorrei spendere alcune parole.

  1. Che i politici italiani abbiano fatto dell’attacco personale all’avversario uno stile di vita piuttosto che concentrasi sul dibattito politico e sul confronto di programmi e proposte è purtroppo una triste realtà. Ma che un giornale, per quanto di parte, utilizzi in modo strumentale una notizia che, vera o falsa che sia, nulla ha a che vedere con l’uomo politico né con il suo programma, è semplicemente vergognoso. Se anche il padre di Storace avesse fatto quello che si è falsamente affermato, non esiste alcun motivo di imputare al figlio alcunché. Già solo questo dovrebbe essere un motivo più che valido perché Antonio Padellaro si dimetta, e senza condizioni.
  2. Il fatto tuttavia che a fronte di una serie di affermazioni che si intendeva utilizzare per influenzare una campagna elettorale già abbastanza conflittuale di per sé, non si sia fatto nemmeno quel minimo di controlli che dovrebbero essere un dovere per qualsiasi giornalista, tanto da cadere nel pacchiano errore di attribuire un fatto a qualcuno che all’epoca aveva solo 12 anni, non è solo un’indicazione di malafede ma anche di incompetenza e superficialità nello svolgere la propria professione. D’altra parte, purtroppo, i nostri giornali sono pieni di svarioni anche piuttosto grossolani, il che la dice lunga sul perché in Italia la gente legga poco i quotidiani e i giornalisti condividano con politici e avvocati la triste classifica dei professionisti di cui ci si fida di meno. Per questo, quindi, non solo Antonio Padellaro ma anche l’autrice dell’articolo, Luana Benini, dovrebbe dare le dimissioni e possibilmente cambiare mestiere.

Comments (10) to «No comment»

  1. StellaVega says:

    Un commento sull’aggressività, che mi dispiace dire, noto negli ambienti di sinistra: nel mio piccolo, anch’io, avendo sviluppato idee indipendenti di destra, mi sono trovata in enorme difficoltà. Gli ambienti culturali ti snobbano, trovi in giro unsopportazione veramente sorprendente per quello che dovrebbe essere una norma: esprimere liberamente la propria idea politica.

    Non parliamo poi di ciò che succede in alcuni ng politici. (http://dxsx.splinder.com/tag/newsgroup)

    Mi piacerebbe avere uno scambio di idee su questa difficoltà che io vivo.

    salutoni

    Stella VeGa

  2. braviblog says:

    Perfettamente d’accordo con te. E bravo anche per come hai esposto i fatti, seguiti e staccati dalla tua pinione che, ripeto, condivido. Io ho un blog prevaqlentemente politico e quando non si occupa di ciò, svaria su cinema e letteratura. Mi vieni a trovare. Detto fra noi, trovo solo racconti di diari di adolescenti o poco più, che va bene, per carità, non è una critica. Però mi farebbe piacere dal tuo punto di vista cosa pensi delmio blog che si trova all’indirizzo braviblog.splinder.com

    ciao Matteo.

  3. mikecas says:

    Il giornalismo italiano, tranne rarissime eccezioni che fanno quasi scalpore, e’ arrivato ormai al livello in cui una notizia e’ considerata equivalente ad un pettegolezzo che, per definizione, non richiede e non puo’ avere verifica. Non vi e’ piu’ differenza, tutto e’ pettegolezzo.

    Per non parlare poi dell’assoluta incompetenza con cui vengono trattati argomenti che richiedono un minimo di conoscenze specifiche.

    Daro’ anche un’occhiata ai blog di chi mi ha preceduto nei commenti…

  4. blogchance says:

    Va bene, i giornalisti rincorreranno pure pettegolezzi, ma anche i politici non scherzano in quanto a lustrini per le allodole! E dai, che siamo tornati all’asilo Mariuccia? Se non ci fosse di mezzo la storia di un deportato, mi verrebbe da commentare questo triste duplice invito alla dimissione come “se non mi dai la palla chiamo la mamma.Beh, non hai visto il mio papà”—Dai, che si assumano la responsabilità di tirare avanti dignitosamente un paese e la sua informazione! Per il resto, concordo pienamente che un giornale serio selezioni le info importanti e non accosti su notizie opache…lasciamolo fare a chi ha più competenza in materia di gossip e pettegolezzi.

    fra

  5. mikecas says:

    e’ vero quello che blogchance dice dei politici.

    Solo che i politici devono in qualche modo farsi votare, esiste cioe’ un “filtro” di gradimento, mentre i giornalisti sono totalmente autoreferenziali

  6. ilperiscopio says:

    assolutamente d’accordo. mi trovo nella situazione in cui non so più cosa pensare della politica italiana. Scegliere il male minore e recarsi a votare? che tristezza.

  7. mikecas says:

    Si sceglie sempre il male minore, perche’ ognuno ha comunque le sue idee particolari, che non combaceranno mai perfettamente con quelle di qualunque altro.

    A meno che tu non sia un candidato e voti per te stesso… 🙂

  8. Qulache tempo fa, forse alcuni anni, mi trovavo a Miami e c’era in corso un dibattito piuttosto acceso riguardo le elezioni a Governatore. Come succede spesso negli States, i candidati in lizza erano sostanzialmente due. Uno era stato accusato, sembra a buon titolo, di corruzione, l’altro non mi ricordo per quale reato era indagato. Alla fine il ballottaggio fu comunque fra quei due. Non ricordo chi vinse, ma poco importa. Gli elettori si trovarono a dover scegliere comunque tra due personaggi comunque discutibili.

    In situazioni come questa io preferisco non votare, con la speranza che anche gli altri facciano lo stesso. Perché. Perché non votare non è una soluzione, in un Paese democratico, ma se questa scelta, invece di farla il 20% degli elettori la facesse l’80%, allora sarebbe un chiaro messaggio al mondo della politica che grida forte Così non va bene. O cambiate, o vi mandiamo a casa: tutti!.

  9. mikecas says:

    No, non votando non mandi a casa nessuno…

    Solo se potessi votare per un altro… ma allora sarebbe quello il “meno peggio”…

    Seriamente… non puoi uscire da questa situazione. Puoi spingere per far si’ che il meno peggio sia un po’ meno peggio, o forse molto meno peggio… ma lo puoi fare solo prima delle elezioni. Alle elezioni puoi solo votare il “meno peggio” tra chi c’e’, e non votare fa si’ che puoi ritrovarti uno un po’ piu’ peggio…

  10. Di nuovo: hai ragione se a non votare sono una piccola percentuale, ma seriamente, cosa succederebbe se a votare il 3 aprile fosse solo il 20% degli elettori? Non parlo dal punto di vista dei candidati, anche se ci sarebbe comunque un effetto di appiattimento sulle liste minori che rivoluzionerebbe lo scenario politico regionale, ma in termini di segnale politico sul piano nazionale.

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