Qualcosa da chiarire



In un commento ad uno dei miei tanti articoli, una certa Marisa mi pone una serie di domande relativamente al mio impegno e soprattutto al mio modo di pormi nei confronti del grave problema dell’affidamento esclusivo. Dato che il commento in questione non era attinente all’articolo e dato che in effetti Marisa pone una serie di domande che meritano considerazione, ho pensato di riportare il suo commento in un nuovo articolo e di dar qui una risposta.

Nota: mi scuso se l’ho fatto senza contattarla preventivamente ma Marisa non ha lasciato un indirizzo di posta elettronica o l’URL di un blog, e dato che comunque il suo è un commento pubblico e non un messaggio privato, ho ritenuto non ci fossero problemi a darne maggiore evidenza.

Allora, Marisa mi domanda:

Mi sono permessa di fare una passeggiata nel tuo spazio, ho notato che una buona percentuale è dedicata alla carenza legislativa sul «Diritto di famiglia» e tu ti senti un padre negato… Sono rimasta colpita da questo fatto perché in te leggo una straordinaria capacità di comunicazione oltre che una mentalità e una personalità aperta, laica ed equilibrata. Mi domando dunque: come può una persona così brillante sotto molti punti di vista non riuscire a comunicare con la propria famiglia? Perchè tu, con la tua cultura (che non paventi ma che hai davvero) e con l’umiltà con cui la poni, senza far sentire gli altri (me compresa) dei banali… non riesci a trovare un accordo che metta in equilibrio uno degli aspetti più importanti della vita di due genitori… la crescita dei propri figli. Perché hai bisogno di ricorrere a strumenti legislativi o peggio ancora all’associativismo (l’Italia è un paese associativista per eccellenza, tipico di una società conservatrice quale è la nostra)… Scusami se mi sono permessa, non giudicarmi invadente ma anche io come te, ho vissuto e vivo conflitti sulle responsabilità genitoriali con il padre dei miei figli al quale, non è mai passata per un solo istante l’idea di tenerli con se anzi li ha letteralmente abbandonati e come sai, da noi la maggioranza dei papà fa questo tipo di scelta 🙂

Scusandomi ancora per la mia curiosità ti invio gli auguri sinceri di buona vita sperando di poter continuare a comunicare con te… Ciao grazie

Nessun problema, Marisa. Ho creato questo blog proprio perché si potesse discutere di tutto, senza tabù o pregiudizi, purché lo si faccia con civiltà e rispetto reciproco. Tu poni diverse domande. Cercherò di rispondere a tutte nei limiti di quello che si può fare in un singolo articolo. La problematica è infatti molto complessa e non basterebbe un libro per esaurirla, anche perché non coinvolge solo problemi di natura legislativa e giuridica, ma anche sociali, psicologici, culturali e religiosi.

Iniziamo con distinguere fra caso personale e battaglia sociale. Desidero mantenere ben distinte le due cose, anche perché anche se la battaglia sociale nella quale sto cercando di dare un contributo dovesse avere successo, probabilmente aiuterà coloro che oggi sono ancora sposati e non hanno idea della Spada di Damocle che pende loro sulla testa. Chi oggi lotta per questa riforma, come Abramo, difficilmente vedrà la Terra Promessa.

Il caso personale

Sul mio caso personale mi dilungherò il meno possibile anche perché non è questo il modo e il luogo per trattarlo. Tuttavia tu poni alcune questioni che meritano risposta. Il primo punto da comprendere è che non c’è bisogno di due fazioni per fare una guerra: ne basta una. Qualunque siano i motivi, le cause, le responsabilità e di chi, poco importa una volta che la guerra è iniziata. Se questa fazione decide di ferirti, di fare qualcosa di sbagliato, e trova nella Legge una sorta di autorizzazione a procedere, non c’è argomento, non c’è buona volontà o disponibilità che serva. D’altra parte, pensa al tuo caso. Tu sei giustamente convinta che il tuo ex dovrebbe occuparsi attivamente dei figli, visto che sono anche suoi. Pensi forse che potresti riuscire a convincerlo solo con le parole e dimostrando tanta disponibilità? Purtroppo la vita non è una favola, dove i buoni vincono sempre e tutti vissero felici e contenti. In effetti il mio impegno sociale è iniziato quando mi sono reso conto che il problema non era quello che stava facendo la mia ex, ma il fatto che il sistema non solo le permettesse di farlo, ma ci metteva su il cosiddetto carico da novanta. E chiudo qui il discorso perché, per quanto abbia sofferto e soffra tuttora e per quanto sono state fatte nei miei confronti molte cattiverie, non ritengo sia corretto discuterne qui. Il mio problema è appunto mio, e intendo risolverlo nei modi e nei luoghi previsti cercando di tenere sempre a mente che il primo e fondamentale obiettivo è quello di fare gli interessi della mia bambina, quelli veri, quelli che solo un genitore può realmente comprendere e che nessun giudice e tantomeno un avvocato potrà mai capire, perché nessuno di loro potrà mai amare mia figlia come la amo io.

La battaglia sociale

E veniamo alla seconda parte della risposta. Perché ricorrere alla Legge, perché alle associazioni? Innanzi tutto perché gran parte del problema è causato dall’attuale legge o, in certi casi, come la sottrazione internazionale di minori, dalla mancanza di opportune leggi e accordi internazionali. Non entro in merito dei dettagli perché ne ho parlato in diversi articoli e comunque puoi trovare tutta la documentazione che ti può servire proprio sui siti delle varie associazioni (i puntatori li trovi in fondo al presente articolo). Ci sono stati migliaia di morti, fra omicidi e suicidi dovuti al degrado e alla disperazione prodotti non dalla separazione in sé, come qualche giornale si ostina a scrivere, ma proprio dalla disparità di trattamento che la legge prevede fra genitore affidatario e genitore non affidatario. Che poi nel 90% dei casi quest’ultimo sia il padre deriva di fatto da un pregiudizio sociale, ma là dove è stata la madre ad esse privata dei figli, la situazione si è evoluta nello stesso modo, tanto che dei 274 suicidi avvenuti negli ultimi 5 anni, 4 erano di donne, guarda caso non affidatarie.

Non c’è nulla di più doloroso per un genitore che vedersi strappare via un figlio, nulla di più ingiusto che vedersi negare il proprio ruolo non per aver commesso chissà quale crimine o reato, ma per il semplice fatto che la legge afferma che così deve essere, che a fronte di una separazione, in caso di conflitto fra i coniugi, ai figli deve essere negato un genitore. Essere genitori è un impegno che prendiamo con i nostri figli, non con il compagno o la compagna, sposato o meno che sia. Come tale è un impegno che né separazione né divorzio può cancellare. Riprendo qui le tue parole: «…il padre dei miei figli al quale, non è mai passata per un solo istante l’idea di tenerli con se anzi li ha letteralmente abbandonati…». Ebbene, la riforma di legge che tanti genitori separati, me incluso, stanno cercando di far approvare, non solo ribadisce che un genitore non può impedire all’altro di essere tale — cosa che implica molto di più che pagare un assegno mensile o portare ogni tanto i propri figli ai giardinetti — ma impone a entrambi di occuparsi dei propri figli. D’altra parte la legge già obbliga, giustamente, i genitori sposati o conviventi a occuparsi dei figli, per cui non si vede motivo perché non debbano continuare a farlo anche se separati. Cosa ha a che vedere la separazione con i figli? Quella è una questione fra adulti. Loro hanno diritto a continuare ad avere entrambi i genitori, i loro genitori. Un papà o una mamma che ti vuole veramente bene non potrà mai essere sostituito dal nuovo compagno della mamma o dalla nuova compagna del papà, per quanto siano delle brave persone.

E veniamo alle associazioni. Come mai è così difficile far passare la riforma? Credo che quanto abbia espresso prima sia condivisibile da molti, eppure, quando si tratta di metterlo in pratica, ecco comparire un sacco di ostacoli. Soprattutto iniziano a essere pubblicati articoli o vengono fatte alla radio e alla televisione affermazioni, da parte di esperti e addetti ai lavori che pur affermando a gran voce come si voglia sempre e comunque «fare l’interesse del minore», finiscono inevitabilmente per negare la possibilità di escludere dal nostro ordinamento la vergognosa pratica dell’affidamento esclusivo quale norma piuttosto che eccezione.

Riprendo di nuovo le tue parole: «…e come sai, da noi la maggioranza dei papà fa questo tipo di scelta.» Veramente io so qualcosa di diverso. So ad esempio, che la maggior parte degli avvocati dissuade fin dall’inizio il padre a non fare alcuna richiesta in tal senso, so che io stesso ho dovuto parlare con ben 12 avvocati prima che qualcuno prendesse in considerazione il mio caso dato che io ero determinato a mantenere la potestà di mia figlia, ovviamente congiuntamente alla madre. Dodici avvocati si sono rifiutati di patrocinarmi senza neppure leggere le carte o analizzare il caso perché, loro parole, «a Roma non esiste alcuna possibilità per un padre di non venire escluso dalla genitorialità». Ovviamente nessuno di loro era intenzionato a patrocinarmi in una causa persa. La mia unica colpa? Essere di sesso maschile.

Il punto, cara Marisa, è che sulle separazioni e divorzi, specialmente quando in gioco c’è l’affidamento dei figli, c’è un giro d’affari multimiliardario (nota bene: in euro). In Norvegia una legge analoga a quella che stiamo proponendo noi, ha ridotto di oltre il 30% la conflittualità e, dato che gli avvocati guadagnano in proporzione al numero di udienze e al protrarsi della causa, minore è il conflitto, minore è il guadagno. Quanto fa secondo te il 30% di un paio di miliardi di euro all’anno? Questa non è una battaglia fra mamme e papà, come qualcuno, volutamente, sta cercando di farla passare. Questa è una battaglia fra genitori separati che vogliono occuparsi dei propri figli, e lobby professionali molto potenti e ben ammanicate sia nel mondo della politica che in quello dei media, che vogliono lasciare tutto com’è. Ecco perché sono nate le associazioni. Anzi, i motivi sono due. Il primo, quello originario, è stato quello di aiutare chi si veniva a trovare di colpo sbalzato in un vero e proprio incubo. Hai idea di quanti genitori che si sono rivolti a noi avrebbero potuto, se non aiutati, trovarsi a ingrossare quella triste lista di suicidi e morti ammazzati? Il secondo è quello di proporre un cambiamento radicale sia in ambito legislativo che in quello giuridico. E per far ciò è necessario essere uniti. Non ci sono solo papà che salgono sui monumenti vestiti da Batman. Ci sono centinaia di papà che hanno speso ogni minuto non dedicato al lavoro e ai propri figli — al primo per sopravvivere, dato che a volte il divorzio mette in ginocchio il genitore non affidatario, al secondo per quel poco che purtroppo viene concesso loro — ogni minuto, dicevo, a organizzare conferenze e convegni sull’argomento, a parlare a magistrati, avvocati, psicologi, giornalisti e politici, a scrivere articoli, a spingere con forza una proposta che era stata presentata per ben quattro legislature, e che ora abbiamo fatto approvare dalla Commissione Giustizia e che martedì 8 marzo verrà discussa in aula alla Camera. E già i nostri avversari hanno preparato decine di emendamenti per vanificarla completamente. Senza associazioni nessuno di noi singolarmente avrebbe potuto ottenere un simile risultato.

Marisa, spero di aver risposto esaustivamente alle tue domande. Ora ti lascio perché devo preparare un comunicato stampa in vista della discussione di martedì prossimo. Un abbraccio.


Sitografia

Alcuni siti di associazioni e movimenti di genitori separati:

Associazioni ed Enti per la Paternità
Crescere Insieme
EX On-line
Ge.Fi.S. – Genitori di Figli Sequestrati
GESEF
Padri ad Ore
Papà Separati

Comments (5) to «Qualcosa da chiarire»

  1. Ciao Dario, grazie per la tua risposta e vorrei scusarmi ancora se con il mio commento ho dato l’impressione di voler entrare nel tuo privato, non era mia intenzione credimi 🙂

    Tornando al nostro confrono, ritengo che ogni caso sia una caso a se ma che la legge debba avere carattere di universalità. La nostra legislazione è certamente carente sul piano internazionale, molto meno su quello nazionale perchè comunque, al primo posto, c’è la tutela dei minori e l’obbligo della responsabilità di entrambi i genitori. La separazione è un passaggio doloroso per tutti, in primis per i ragazzi ma, per arginare in parte questo trauma, occorre l’equilibrio dei genitori…. la norma può auitare certamente laddove il dialogo è difficile ma sono convinta, che non potrà mai sostituirsi ai comportamenti dei due genitori….. In buona sostanza Dario, nessuna legge o associazione insegnerà mai il mestiere di genitore e questo, l’ho imparato a mie spese….Il nostro, come ti ho fatto capire nel precedente commento, è un paese tradizionalista, conservatore e clericale pertanto, è quanto meno scontato che i minori vadano alla madre….Nei paesi cosiddetti laici in inghilterra ad esempio, il 75% delle separazioni ha l’affidamento congiunto…Come vedi è una questione di cultura ma bene fai a batterti perchè questa cultura cambi. Pienamente d’accordo sull’analisi relativa al guadagno degli avvocati e aggiungo: quando una separazione avviene in una condizione sociale medio bassa, ad esmpio 2 stipendiati statali, l’avvocato lavora per quello che guadagna cioè molto poco e, laddove esiste la colpa quindi la giudiziale, puoi star certo che l’avvocato fa di tutto per trasformarla in consensuale senza vantaggi per nessuno minore compreso….Io mi sono difesa da sola in un giudizio d’appello laddove il mio avvocato non riteneva ci fossero elementi per agire… Abbiamo vinto l’appello…Concludo ringraziandoti per la tua squisita ospitalità e spero che torneremo a confrontarci presto 🙂

    Un caro saluto Marisa

  2. Marisa, tu affermi che l’attuale legge è carente molto meno su quello nazionale perchè comunque, al primo posto, c’è la tutela dei minori e l’obbligo della responsabilità di entrambi i genitori.

    Non è assolutamente così. L’obbligo di responsabilità per entrambi i genitori non è previsto dalla legge attuale. In quanto alla tutela dei minori, non essendone stati definiti i criteri di valutazione, è un concetto fumoso usato in modo strumentale dagli studi legali per far passare sentenze discriminanti e penalizzanti per il genitore non affidatario.

    Mi domando… quanto conosci effettivamente della legge attuale? Cosa sai esattamente del problema, a parte ovviamente la tua esperienza personale? Tieni presente che quanto scrivo è il risultato di sette anni di impegno sociale in merito e all’analisi di centinaia di casi.

    Dici anche nessuna legge o associazione insegnerà mai il mestiere di genitore. Verissimo. Ma si può almeno evitare che una legge neghi il diritto alla genitorialità ad uno dei due genitori. Altrimenti non ti viene neanche data l’opportunità di “esercitare” tale mestiere. Quello che stiamo cercando di cancellare è la pratica vergognosa dell’affidamento esclusivo.

    Il nostro poi non è un paese tradizionalista, conservatore e clericale, se non per chi vuole che lo sia. Il nostro è un Paese laico e come le donne si sono conquistate il diritto a pari dignità e opportunità nel mondo del lavoro, gli uomini stanno lottando per vedersi riconoscere lo stesso nella famiglia. Forse che useresti tali argomentazioni se dovessero servire a sostenere affermazioni del tipo le donne devono restare a casa ad occuparsi dei figli e lasciare agli uomini il compito di lavorare?

    Per quanto riguarda i Paesi del Nord Europa, molti hanno leggi come quella che vorremmo far approvare. Che coincidenza, vero?

  3. P.S. Grazie a te per essere venuta a trovarmi. Qui sei la benvenuta.

  4. Marisa

    🙂 Sai di cosa sono contenta? Non solo di avere il piacere di confrontarmi con te ma di sentire la passione che metti nelle cose che fai… Dario, la legge la conosco fin troppo bene purtroppo… Pur facendo un lavoro totalmente avulso dalle aule di tribunale,mi sono ritrovata nel mezzo del cammin della mia vita a studiarmi i codici civile, penale e penitenziario……Non ho dubitato neanche per un solo istante sulle tue conoscenze Dario, mai mi permetterei di criticare i tuoi studi e le tue battaglie sto solo cercando di dirti, tra le righe, che alla fine la legge che tutela il diritto di famiglia si gioca tutta sul denaro ovvero, quello che uno dei genitori deve pagare all’altro….E’ questo l’aspetto più triste… e credimi, mi sono battuta fino allo sfinimento per far capire che i figli non vivono solo con un pugno di euro al mese, ma hanno bisogno di entrambi i genitori per la loro crescita Dario… Non hai idea quanto possa essere facile far del male ad un ragazzo/a adolescente che non capisce l’abbandono del padre e non sa, che la legge su questo aspetto non è dalla sua parte…Come un figlio non sa, che se si caccia nei guai alla maggire età e un genitore non lo aiuta, se la deve cavare da solo/a….Io non posso raccontarti eventi duri della mia vita in cui mi sono ritrovata a studiare cose più grandi di me e mi sono accorta che il sistema giudiziario italiano, a tutto campo, fa acqua da tutte le parti… perchè a tutto pensa, meno che al rispetto della vita e al futuro dei nostri figli…. però, se un genitore salta una mensilità, si possono fare i decreti ingiuntivi…. Come è vero che se una madre, si ritrova sola ad affrontare un gigante chiamato “Magistratura” e chiede aiuto affincè l’altro genitore sia presente, ti senti rispondere che non è obbligato :)))E’ dura Dario sai? Ed è dura da ambo le parti :)Ti stimo per quello che fai ma sappi: che di papà come te… ce ne sono davvero pochi :))Grazie per la tua accoglienza, per un po’ sarò fuori ma quando rientro giuro che mi leggerò un po’ del vostro lavoro. Buona serata dario e serena notte :)Marisa

  5. Grazie Marisa. Data la tua competenza in materia, ritieniti pure autorizzata a intervenire ogni volta che vuoi a correggermi, se dico qualcosa di tecnicamente errato. Credo tu comprenda che per me è difficile mantenermi imparziale data la grande rabbia che provo e la forte sfiducia che ho nella Giustizia Italiana, ma ci provo.

    Ad ogni modo, se la nostra legge passa tuo marito sarà obbligato a prendersi cura dei propri figli, oppure perderà ogni diritto su di essi, anche se, mi sembra di leggere fra le righe, potrebbe non fare per lui alcuna differenza. Se è così me ne dispiace, sia per te che per tuo figlio. Vi auguro un po’ di serenità dopo aver passato momenti così difficili.

    Tieni tuttavia sempre presente una cosa: tu hai lui e lui ha te. Questo, tenetevelo stretto e non perdetelo. Anche se i magistrati e gli avvocati ragionano solo in termini economici – quanto hai ragione! – voi sapete che sono altre le cose che contano: l’amore, l’affetto, la solidarietà, l’amicizia, il fatto di sapere di avere qualcuno su cui contare. E anche se qualcun altro si è perso per strada, non voltatevi indietro, guardate avanti, perché insieme siete più forti.

    Un abbraccio.

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