Un papavero contro la malaria



Una buona notizia dall’Australia. Peccato che nel nostro Paese la ricerca genetica sia stata messa culturalmente al bando e spesso ostacolata anche sul piano legislativo. Questo è un esempio di quello che piante geneticamente modificate possono fare per l’umanità, e purtroppo anche un esempio di quello che stiamo perdendo in Italia a causa dell’ignoranza e della malafede di pochi esaltati.

BIOTECH: AUSTRALIA, SPENTO UN GENE PAPAVERO ANTI-MALARIA

(ANSA) – ROMA, 17 NOV – Spegnendo un solo gene nel papavero da oppio è nato il primo papavero anti-malaria. È il frutto di un esperimento sulla pianta di papavero (Papaver Somniferum) compiuto da Philip Larkin della CSIRO Plant Industry di Canberra, in Australia. La notizia è apparsa questa settimana sulla rivista Nature Biotechnology. …[omissis]… In questo ultimo studio invece un gene chiave con cui il papavero produce morfina e composti simili è stato spento con tecniche di ingegneria genetica cosicché, da una parte la pianta è divenuta incapace di produrre la droga, dall’altra ha acquisito la capacità di accumulare un composto chimico che serve come base per antimalarici. Poiché le fonti di tale composto scarseggiano, hanno spiegato gli esperti, la trovata potrebbe rappresentare il seme per far crescere i primi campi di papavero da anti-malarici. …[omissis]… I papaveri biotech messi a punto in Australia potrebbero crescere in campi farmaceutici anti-malaria ed alimentare un nuovo mercato di questa materia prima.

Per l’articolo completo vedere: Yahoo Notizie (Adnkronos) 15/11/2004 59.d.h

Comments (2) to «Un papavero contro la malaria»

  1. quellachenonsei says:

    ahi ahi, due tabù per i nostri politucoli governanti, ricerca genetica e oppio in un colpo solo, in un paese all’ultimo posto per l’utilizzo della morfina per il controllo del dolore!
    m.

    (non ho mai le parole adatte per chi si trova nella tua situazione, io madre mancata per scelta e poi per forza, avendo comunque provato la ferita della separazione)

  2. Grazie… quellachenonsei… Grazie per le parole che non hai ma che vorresti avere. E’ sufficiente.

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